La transizione italiana sbarca sui quotidiani

Per la prima volta si parla in maniera eplicita di transizione anche in Italia. Il primo quotidiano a diffusione nazionale ad affrnotare l’argomento è stato Terra in un articolo pubblicato dalla “nostra” Daniela il 14 luglio scorso e che riportiamo qui di seguito:

FENOMENO TRANSITION

Le comunità locali sono in grado di trovare la strada per autosostenersi e soddisfare i propri bisogni fondamentali. Basta mettere in pratica un modello economico e culturale che riveda gli stili di vita nell’ottica della transizione verso una civiltà a basso impiego di energia. Una sfida ambiziosa, lanciata da alcune comunità del Regno Unito, d’Irlanda e di altre nazioni che hanno dato vita al Transition Network, formatosi di recente per sviluppare l’innovativo lavoro svolto nei luoghi che per primi hanno adottato il modello di transizione. Un modello che prepara ad affrontare nel modo migliore i disagi derivanti dal picco del petrolio e ad operare per mitigare i cambiamenti climatici e che si sta allargando a macchia d’olio, contando oggi circa 10mila iniziative livello mondiale,.
È innegabile che solo grazie alla grande disponibilità di energia del secolo passato è stato possibile alimentare il motore della civiltà contemporanea, basato sull’attuale modello economico-culturale industrializzato. Abbiamo raggiunto però il picco massimo della produzione possibile di petrolio, denuncia l’Aspo (Association for the Study of Peak Oil): d’ora in poi sarà sempre più costoso e difficile estrarre petrolio, fino a quando entreremo, nostro malgrado, nell’era “post-petrolio”.
Per gestire tale epocale passaggio, le città di transizione puntano alla stesura di un piano di azione per la decrescita energetica, sull’esempio di quello realizzato nel 2005 a Kinsale, in Irlanda, da un gruppo di studenti di permacultura sotto la guida di un loro docente, Rob Hopkins. “Kinsale 2021” – questo il nome del Piano – indica il modo in cui si potrebbe realizzare la transizione verso un basso consumo energetico, prendendo in esame la maggior parte degli aspetti della vita, incluso cibo, energia, turismo, istruzione e salute. Il tutto si traduce nella realizzazione di orti urbani, iniziative di trasporto condiviso e proposte per la diminuzione ed il riciclaggio dei rifiuti, promozione delle monete locali che consentono alle risorse economiche di rimanere all’interno dei territori. E poi ancora iniziative di progettazione partecipata degli spazi e delle risorse pubbliche, campagne per la tassazione delle buste di plastica per limitarne l’uso, banche del tempo, gruppi di acquisto… L’intero progetto è stato strutturato in modo da poter ispirare altre comunità nel loro processo di transizione. Il Piano d’azione per la decrescita energetica è stato formalmente recepito con voto unanime dal Consiglio comunale di Kinsale a fine 2005.
Un numero crescente di città si sta preparando a fare fronte in modo creativo e non traumatico alla fine del petrolio: l’elenco delle iniziative riconducibili al network viene aggiornato quotidianamente. Ormai il fenomeno dilaga in molte località europee, ma anche negli Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Sudafrica. E in Italia? Nei primi mesi dell’anno si è costituita Transition Italia per promuovere la cultura della transizione nel nostro paese, mettendo in rete le realtà che già operano a livello locale. “Abbiamo una trasversalità da gestire – sottolinea Ellen Bermann, presidente di Transition Italia – si deve riuscire a far rimanere la transizione un patrimonio di tutti, senza che nessuna forza in campo possa rivendicare primogeniture”. Il primo comune nel quale si è attivato un gruppo di transizione è quello di Monteveglio (Bo), dove in poco tempo alcune istituzioni locali hanno iniziato a collaborare sui temi della transizione. Ha iniziato a riunirsi un gruppo che lavora sul risparmio e sulla produzione energetica, con l’idea di costruire un grande impianto fotovoltaico. Sono stati creati orti e giardini gestiti collettivamente e si sta avviando una banca della memoria, con interviste agli anziani che conservano il ricordo di un mondo precedente al boom economico. Dopo Monteveglio è stata la volta della vicina Granarolo e di Lucca, che hanno attivato iniziative simili. Anche L’Aquila, appena poche settimane prima del sisma che ha colpito la regione, aveva aderito a Transition Italia. Nuovi gruppi si stanno rapidamente formando in altre regioni, in seguito a seminari e giornate informative organizzate dal network. Sono in molti ad aver deciso di prepararsi alla fine dell’oro nero, costituendo dei veri e propri laboratori in cui si impara a camminare sulla Terra in modo più “leggero” e consapevole.

Daniela da Milano