Notizia provenienti dal network internazionale del movimento di Transizione

Cile in Transizione!

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Nel ruolo di ponti tra quel che succede in Italia e la rete internazionale, diciamolo, ci piace tanto quando “notizie di transizione dal mondo” non significa “notizie di transizione da Totnes.”*

Questo video arriva dal Cile, personalmente mi e’ piaciuto tantissimo anche perche’ riprende gli stilemi del documentario “social” anglosassone, incluse le musiche tratte da In Transition 1.0, il tutto riplasmato sulla base delle risorse (naturali, musicali, alimentari, meccaniche, tessili…) e della societa’ locale – se non avete 38 minuti saltate all’ultima parte, dedicata alla saggezza indigena.

Il film e’ in spagnolo con i sottotitoli in inglese il che dovrebbe renderlo fruibile ai piu’ (anche prima che decida eventualmente di metterci le zampe il Rupo…) Enjoy!!

* Totnes, in Devon, Inghilterra, essendo residenza attuale di Rob Hopkins, e per molti altri validi motivi, e’ perennemente al centro di tutte le cose transizionare e transizionanti

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Carburanti: la scarsità è già qui?

Gli studi degli ultimi anni non sembrano lasciare molti dubbi sul fatto che entro un arco limitato di tempo dovremo confrontarci con una situazione di scarsità dei carburanti. Scarsità significa che non ce ne sarà abbastanza per soddisfare la domanda e che questo non riguarderà le aree del mondo che del petrolio non hanno mai goduto i benefici, ma riguarderà invece noi… il mondo industrializzato.

Sul quando questo accadrà non ci sono ancora certezze assolute. Nel 2010 lo United State Joint Forces Command USA scriveva nel suo rapporto annuale che dal 2012 la produzione non avrebbe più potuto aumentare mentre poneva nel 2015 una situazione di scarsità grave. Il documento dei Lloyds, che invece è redatto l’anno successivo, anticipa i problemi al 2013, non è un caso che nello stesso anno un gruppo di lavoro della House of Commons inglese inizi a lavorare sulle TEQs (grazie a Dario ora le abbiamo anche in italiano) come strumento di gestione e razionamento della risorsa.

Oggi sembra invece che, per quanto riguarda il carburante diesel, la scarsità si stia già manifestando. Max (Rupo) ha tradotto un post di Antonio Turiel che trovate pubblicato su Effetto Cassadra. Leggetelo perché è molto interessante e ci dà un’idea della velocità a cui lo scenario si sta muovendo (70 raffinerie in Europa hanno già chiuso o stanno per chiudere).

Che posso aggiungere? Se non c’è un’iniziativa di Transizione attiva nel luogo in cui vivete, fondatene istantaneamente una perché affrontare la scarsità di carburante senza un minimo di preparazione può essere veramente dura. Con un po’ di preparazione si può invece riscoprire l’immenso piacere della vita da bipede (io ne sono sorpreso ogni giorno, provate che è una roba super…) e forse godersi i vantaggi portati dalla riduzione dell’uso dei carburanti fossili.

In Transition 2.0 – il secondo film

Comunicazione quasi di servizio – Gli ordini del nuovo film “In Transition 2.0” sono aperti con almeno un paio di opzioni per acquisti collettivi. Transition Italia potrebbe (ma anche no) fare da collettore se qualcuno si fa carico di gestire la faccenda (ordini, smistamento, ecc.). Continua a leggere

In Transition 2.0: il film

Venghino, venghino siori. In anteprima mondiale, in contemporanea nei quattro angoli del pianeta (o almeno queste sono le intenzioni), il 2 febbraio prossimo ci sarà la proiezione del secondo lungometraggio dedicato al movimento di Transizione: titolo “In Transition 2.0”.

Per chi se lo chiedesse, sì, c’è già stato un 1.0, lo trovate qui con sottotitoli in italiano.

Ci si vede a Monteveglio (nel film c’è anche un pezzettino dedicato a noi), presso il Centro S. Teodoro via Abbazia 28 dalle ore 20:30 con inizio della proiezione alle 21:00 in contemporanea con Totnes e Lews (era inpossibile sincronizzarsi con altre località in fusi troppo diversi).

Il film che vedremo è un premontaggio in anteprima assoluta e non ha sottotitoli, quindi, come potete vedere e sentire dal trailer qui sopra, per capirci qualcosa bisogna conoscere la lingua piuttosto bene. Ma direi di prenderla più come scusa per rivedersi e fare un po’ di festa (Daniele porta la ricottaaaa… sono ormai dipendente).

Al termine del film, chi vorrà, potrà farsi intervistare in video, queste interviste serviranno a creare il trailer definitivo. Si potrà inoltre twittare con le altre sale in cui c’è l’anteprima in contemporanea, fare commenti agli autori ecc…

La versione definitiva del film avrà invece i sottotitoli in moltissime lingue, quindi, per chi non capisce l’inglese basterà aspettare l’uscita definitiva.

Però questa è un occasione per celebrare, invitiamo quindi tutti i transizionisti e tutti quelli che hanno semplicemente voglia di passare una serata diversa. Invitiamo anche tutti gli amici giornalisti, blogghisti, videomakeristi, podcastisti, ecc. se vogliono passare di qui armati degli strumenti del mestiere sono benvenuti.

Alla fine abbiamo scelto di rimanere nella nostra solita sala, quella in cui abbiamo fatto il primo Transition Training in Italia 3 anni fa, quindi la capienza è limitata, ma visto che il film è in inglese… non ci immaginiamo certo folle oceaniche.

In ogni caso vi aspettiamo.

Occupy Winter

Cecilia ha tradotto per noi un articolo in cui l’autrice, Lindsay Curren, descrive dieci modi per portare la protesta nelle proprie case ossia per continuare a occupare Wall Street  anche in inverno. Sono consigli e azioni che già nel mondo delle città di Transizione circolano, cose che potremmo riscoprire per vivere più pienamente.

Una premessa: forse per pigrizia forse per indole non sono mai stata una “movimentista”, ho fatto ben poche manifestazioni in vita mia. Ho sempre la sensazione che in fondo le manifestazioni lascino il tempo che trovano, pur ponendo molte questioni interessanti. So bene che nei decenni scorsi grazie alle manifestazioni e alla dimostrazioni si sono raggiunti molti miglioramenti in campo sociale ma non sono mai andata oltre a qualche sciopero e a qualche raccolta di firme. Forse è una mia personale mancanza di fede.

Quest’anno però ho visto nascere negli Stati Uniti il movimento Occupy Wall Street, in cui sono confluite tante richieste diverse: maggiore distribuzione della ricchezza, il potere è di tutti e non solo del 1% della popolazione che anima il mondo dell’alta finanza, la sovranità alimentare…è un movimento senza leader che ha dato vita a insediamenti ispirati anche alle tecniche di permacultura, decrescita energetica, transizione. Il mio scetticismo verso l’accamparsi davanti a un palazzo continua ma ho trovato in rete un articolo in cui l’autrice, Lindsay Curren, descrive dieci modi per portare la protesta nelle proprie case ossia per continuare a occupare Wall Street  anche in inverno. Sono consigli e azioni che già nel mondo delle città di Transizione circolano, cose che potremmo riscoprire per vivere più pienamente.

Riporto di seguito una mia traduzione, segnalando che probabilmente alcuni riferimenti sono strettamente legati alla società americana.

Da Transition Voice, Dieci modi per continuare la protesta di Occupy Wall Street a casa, in inverno, di Lindsay Curren

10. Rinnovatevi

Essere attivisti oggi è faticoso, sia che lo si faccia in prima persona partecipando alle manifestazioni, sia come scrittori o artisti o in generale come organizzatori e sostenitori delle cause. Prendetevi del tempo per allontanarvi da tutto ciò, sempre con la volontà di ritornare prima o poi a un ruolo attivo, ma dopo aver ben curato altri aspetti di voi stessi. Nel movimento delle città di Transizione questo è chiamato “lavoro del cuore e dell’anima” ed è spesso facilitato da persone che volontariamente offrono un aiuto che potremmo definire ecopsicologico sotto forma di massaggi, conversazioni sulle opportunità, pasti, presenza nel gestire il processo di cambiamento e altre attività di sostegno che aiutano a rinnovare e a ravvivare gli attivisti. Se trovate qualcuno che vi offre questo aiuto, ricevetelo con gratitudine, abbandonandovi alla sua benevole disponibilità. Se semplicemente sentite il bisogno di arricchire voi stessi fermandovi per un periodo e per intero mettendo il silenziatore al vostro senso del dovere, fatelo. Il dedicarsi a una causa è lodevole; avere l’energia sufficiente per seguirla vuol dire sapersi regolare, sapersi governare. Rinnovatevi e poi tornate al lavoro. Lavorerete meglio.

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La Transizione e la metropoli

A tutti quelli che si chiedono se la Transizione ha senso in una grande città consiglio l’ultimo post di Rob sul gathering appena concluso a Londra. È ovviamente in inglese…

ASPO USA 2011

Si sta svolgendo in questi giorni il ritrovo USA dell’Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio (ASPO) e su The Oil Drum gli angloabili possono seguire i lavori grazie ai rendiconti sintetici che vengono pubblicati giorno per giorno. Sono discussioni spesso molto tecniche, quindi le consiglio solo agli appassionati del genere, ma emergono indicazioni interessanti.

Sto twittando quelle che mi saltano all’occhio, ma vi riporto qui quello che dice Bob Hirsch (famoso per il rapporto Hirsch del 2005), i concetti sono riassunti da Jonathan Callahan, uno degli editor di TOD:

Bob Hirsch, author of the 2005 Hirsch Report, opened the conversation by narrowing the focus. According to Hirsch: “We don’t have an energy problem in the short term. We have a liquid fuels problem.” In the longer term, Hirsch believes there are renewable solutions. But the current production plateau has been going on since 2004 and he anticipates decline will start in 1-4 years. He believes rationing is difficult, and that we may have to resort to X-to-liquids as we have a huge investment in equipment that requires liquid fuels. Electrification of transportation is a longer term solution. Bob anticipates a shock as we experienced in 73 and 79 along with panic, shortages, inflation, recession and unemployment. When peak oil enters public consciousness, Hirsch argues, climate change will fade in importance for many people.

Bob Hirsch, autore del Rapporto Hirsch del 2005, ha aperto la conversazione restringendo il campo. Secondo Hirsch: “Non abbiamo un problema energetico nel breve periodo. Abbiamo un problema di carburanti liquidi.” Nel lungo periodo Hirsch crede in una soluzione a base di energia rinnovabile. Ma l’attuale stagnazione della produzione [di petrolio n.d.t] è in corso dal 2004 e il declino comincerà in 1 – 4 anni. Pensa che il razionamento sia difficile, e che potremmo finire per affidarci alla soluzione X-to-liquids [ovvero ottenere carburanti liquidi da gas, carbone, biomasse  n.d.t] perché abbiamo un investimento gigantesco in attrezzature che richiedono carburanti liquidi. Il trasporto elettrico è una soluzione a lungo termine. Bob prevede uno shock simile a quello vissuto nel ’73 e ’79 accompagnato da panico, scarsità, inflazione, recessione e disoccupazione. Quando il pubblico diventerà consapevole del Picco del Petrolio, afferma Hirsch, il cambiamento climatico diventerà trascurabile per molta gente.

Post su TOD in cui trovate molte altre cose interessanti.

Già che ci sono vorrei farvi notare che il petrolio è nuovamente sopra i 100 dollari al barile.

Intervista a Hirsch, parte 1 – parte 2 (settembre 2010)

Cavalcando le onde del cambiamento

E’ appena uscito il nuovo video di Cultivate  , associazione irlandese che è legata alle Transition Towns e  che propone soprattutto strumenti di educazione come “The Powerdown Show”, un video che percorre le diverse fasi ed ingredienti della transizione in 10 tappe da 20 minuti.

“Surfing the Waves of Change” è un cartone animato di 9 minuti che usa la metafora del surf per introdurre il concetto di resilienza.  Enjoy!

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Transition Day a Palombara Sabina

Il 15 ottobre sarò a Palombara Sabina  a facilitare un TDay. E che cos’è un TDay? Una giornata per stare insieme ad approfondire (ma anche un po’ a vivere, a esperire) la Transizione. In questo caso grazie alla brillante organizzazione del gruppo TerraeMani, la mattina mi prenderò un po’ di tempo per raccontarvi cos’è il movimento, come funziona etc. etc., mentre nel pomeriggio, dopo uno degli imperdibili pranzi condivisi dei transizionari, decidiamo insieme a seconda del gruppo quali possano essere le attività più utili – magari un Open Space – per cominciare insieme a pensare come potrebbe essere un futuro in transizione nel territorio di Palombara (e nelle nostre teste).  Porte aperte a chi ne sa già tanto e a chi non ne sa ancora niente, a chi “l’ha portato l’amico” e a chi porta tutti i suoi amici, e anche ai bambini, con uno Spazio-Giochi dedicato.

Educazione Democratica & Transizione – Report dal Devon

– Irene Stella, co-autrice del recente volume edito da Terra Nuova “Liberi di imparare“, racconta l’incontro tra le Transition Towns e i partecipanti all’International Democratic Education Conference, sotto gli alberi del Devon… –

In un posto incantevole tra gli alberi e i prati all’inglese del parco nazionale di Dartmoor nel Devon si sono ritrovati circa cinquecento (all’incirca per metà alunni e studenti) appassionati attivisti di educazione alternativa provenienti da ogni parte del mondo per partecipare alla IDEC (International democratic education conference). Ovvero una conferenza che si interessa di quella educazione diventata famosa con A.S.Neill e la sua scuola quasi centenaria Summerhill, che viene indicata con educazione democratica e in poche righe si può sintetizzare in un approccio che fa sì che “in qualsiasi contesto educativo, i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze abbiano il diritto di decidere individualmente, come, quando, che cosa, dove e con chi imparare e abbiano il diritto di condividere, in modo paritario, le scelte che riguardano i loro ambiti organizzati, in modo particolare le loro scuole, stabilendo, se ritenuto necessario, regole e sanzioni”.
Dopo aver seguito numerosi workshop proposti da chiunque avesse un’idea, un progetto da condividere o una domanda da fare ci siamo concessi una giornata dedicata alla scoperta del luogo in cui eravamo e ci siamo diretti a Totnes senza sapere che è una delle città simbolo delle Transition Towns.
Dopo circa 10 minuti era chiaro che quella cittadina fosse particolare: Continua a leggere

Pane e petrolio

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La BP, in Spagna (Valencia), regala un filone di pane a chi fa almeno 35 litri di benzina. Sì, avete capito bene, regala pane (solo se avete la carta punti BP eh..). Brutti segnali.

Via Petrolio

Uk: piano anti shock petrolifero

Il segretario Inglese per l’energia e il cambiamento climatico Chris Huhne ha stabilito lo studio di un piano di risposta allo shock petrolifero (Oil Shock Response Plan) in modo da proteggere l’economia del paese dalle conseguenze del Picco del Petrolio.

La stesura del piano è stata stimolata dal confronto con l’ITPOES, la task force creata da un pool di industrie inglesi per sollecitare il governo nei confronti della sicurezza energetica. I contenuti del piano sono ancora da definire, ma è molto significativo che in altri paesi i livelli governativi siano finalmente coinvolti nella risposta a questo problema epocale.

“In Transition” a Totnes – ecco il programma dettagliato!

Per la vacanza-seminario alla scoperta della “culla” della transizione – ecco il programma dettagliato giorno per giorno … Per chi teme di non riuscirci a stare economicamente, la struttura ospitante Sharpham propone anche la possibilità di avere qualche posto in tenda (propria) – il che ridurrebbe sensibilmente il costo totale.

Transition Network Conference 2011

Chi è interessato cominci a prendere appunti, la Conference 2011 si svolgerà  in luglio, dall’8 all’11 a Liverpool nel campus della Hope University.

Le prime informazioni le trovate qui e anche se il programma non è ancora stato costruito, se aveste voglia di andare magari potete cominciare a pensare al viaggio, ai voli low cost ecc.

Certamente è una bella occasione per incontrarsi tutti (da tutto il mondo), sarà forse il set principale per il nuovo film InTransition 2.0 e come sempre una grande festa. Ovviamente ci sarà una forte predominanza UK e l’angloabilità temo sia quasi indispensabile.

Altre news più avanti…

Bruxelles, il rientro…

Cerchiamo di  fare il punto su questa esperienza, a che è servito andare là? Perché ci hanno invitato? Ora che succede?

Alla fine della giornata di ieri era chiaro a tutti noi, non solo ai transizionisti, ma anche agli altri con cui abbiamo scambiato un po’ di idee, che lo scopo della giornata era molto istituzionale e non c’era una vera intenzione di dialogo. Sono state concesse “ben” 3 domande in tutta la giornata. E son stati 3 colpi di martello, tanto che son bastate a Peter Hall (Harvard University) per scherzarci sopra nel suo intervento del pomeriggio: “…ho visto pubblici più entusiasti rispetto al ruolo che le imprese possono avere in questo processo…”

Del dialogo

Il dialogo però, nella giornata precedente, quella dedicata ai seminari, c’è stato eccome. Peccato non esserci stati, i posti erano esauriti, ma un membro del nostro gruppo ha comunque partecipato (Fr).

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