Bibbiano di Reggio Emilia chiama

Mi scrive Mauro Lavaroni da Bibbiano di Reggio Emilia, è in cerca di compagni di viaggio per far partire un’Iniziativa di Transizione dalla sue parti.

Se siete interessati battete un colpo o spargete il messaggio.
Scrivete a Mauro a questo indirizzo:maurolavaroni [at] gmail.com

“In Transition” il film

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Il primo, vero film sul movimento di Transizione è finalmente pronto (qui sopra il trailer) e sarà proiettato in anteprima alla prossima Transition Network Conference a Londra il 23 maggio (posti tutti esauriti).

Ci sarà anche una versione in streaming live che andrà in contemporanea via web alle 1:45 pm GMT (direi alle 2:45 in Italia, ma se mi sbaglio con l’ora legale qualcuno mi corregga). L’indirizzo a cui collegarsi sarà questo.

Ovviamente al momento il film è in lingua inglese, entro fine anno uscirà una versione in DVD arricchita di molti extras. Per l’edizione italiana non so ancora dirvi, ma confidiamo di trovare una soluzione quanto prima.

Questo documentario della regista Emma Goude è stato pensato per un uso televisivo è ha una durata di un ora. Racconta la storia della generazione che ha guardato picco del petrolio e riscaldamento globale dritto negli occhi rispondendo a queste sfide con creatività, sensibilità e genio.

I commenti dopo il training OST

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Sono stato in giro per lavoro e ora che mi sono seduto al computer per raccontare l’esperienza di questo week end di Open Space ho trovato la mia casella un paio di commenti piuttosto ricchi che credo siano più utili delle mie considerazioni.

Ne esce un post un po’ corposo, quindi se avete fretta tornate un’altra volta. Se invece avete tempo, vi consiglio di farvi una tazza di te, caffè o di qualsiasi cosa possa farvi piacere e di scorrerlo con calma.

Per chi volesse scoprire tutto quello che è nato durante questa esperienza ecco il nostro Istant Report e il conseguente Action Plann (scaricalo in formato PDF). Vi ricordo che la nostra è stata un’attività “mista”, eravamo contemporaneamente in Open Space e in training, oscillando spesso tra il ruolo di partecipanti coinvolti e quello di allievi facilitatori in fase di apprendimento.

Francesca

Libero e responsabile. E’ così che si sente chi partecipa ad una riunione condotta sulla base del metodo Open Space. E’ questo un approccio alla partecipazione il meno strutturato possibile ma chiaro nella sua impostazione, che risulta potentissima: chi partecipa lo fa fintanto che lo vuole, nella modalità che preferisce e in condizioni paritetiche con tutti gli altri partecipanti; chi lo propone rinuncia ad ogni controllo od orientamento, rispetta i risultati e li valorizza; chi lo facilita non è strumento di controllo del processo ma riferimento simbolico costante dello spazio e delle regole alla base della riunione. Non vi è una conduzione “sapiente”, non ci sono tecnici o esperti del tema. L’ipotesi di base è che, dato un tema di interesse generale, tutte le idee, apporti, punti di vista, progetti che ne scaturiscono sono i migliori poiché gli unici “sostenibili” dai proponenti. In tal modo, le riunioni funzionano sempre e possibilmente con soddisfazione di tutti.

L’Open Space si rivela quindi un potentissimo strumento di attivazione delle energie diffuse nella comunità, i cui risultati possono restringersi all’aver parlato assieme in un contesto collaborativo, oppure svilupparsi nel tempo a differente livello – magari dando vita a gruppi di lavoro e progetto, o non svilupparsi affatto – senza trascinare iniziative su cui evidentemente non c’è il sufficiente interesse o coinvolgimento.

Qual è il problema: sono in genere di due, ma il primo sovrasta per dimensione culturale il secondo ed è la questione del controllo. Se si pensa ai processi di partecipazione o progettazione partecipata associati a momenti in cui le istituzioni territoriale formulano una strategia o un progetto urbano, culturale, o altro, il controllo su chi partecipa e sui risultati è una questione difficile da disattivare ed anzi, soprattutto al sud – dove la politica pervade la società nella maniera meno rispettosa dei ruoli e della cittadinanza, è una proposta eretica. Il controllo è diventato patologico nella pervasività raggiunta dalla politica ma anche l’unico modello culturale delle istituzioni, che non hanno colto la grande trasformazione alla base della società della conoscenza e dell’informazione, confinando il nostro paese alla retroguardia culturale, organizzativa e quindi economica.

 

Continua su actanet.it assolutamente da leggere.

Deborah

Transition Italia esiste – è probabilmente questa l’impressione più forte che mi lascia la due giorni di formazione sull’Open Space Technology, allo stesso tempo momento di discussione sul network e sul suo possibile ruolo nella ricostruzione del tessuto sociale e urbano abruzzese. “Transition Italia esiste” ha voluto dire vedere incarnate personalità conosciute grazie alla grande rete, con conversazioni e scambi di cortesie ormai praticamente quotidiane, personalità che in questo fine settimana di sole Montevegliese diventano persone. “Preparatevi ad essere stupiti”, annuncia Gerardo, facilitatore dell’incontro, ma io lo sono già… Un cerchio di prevalentemente trenta-quarantenni, con qualche faccia più giovane e qualcuna più anziana, che trasmette fiducia, ottimismo, e impegno, pragmatico e creativo. Penso che abbiamo questo: una cultura condivisa.

Monteveglio – Locus miticus delle scorribande nella Transizione del Web, che scopro essere paese di boschi, Beghelli, baretti, pannelli solari, fagiani e partigiani. Come ricorda Cristiano, uno quando arriva in una Transition Town si aspetta di, beh, vederla, la transizione, invece si vede ben poco… Insomma, non c’è nessun cartello (ancora) che all’ingresso del paese da il benvenuto a “Monteveglio, città di Transizione”… però capisco l’humus fertile: un parco regionale sormontato da pittoresca abbazia, una grande ditta fornitrice di tecnologie alternative, e parecchio vino.

L’Abruzzo – E mentre Gerardo ci ripeteva la domanda-stimolo: Ricostruire l’Aquila – Come trasformiamo questa tragedia in una grande opportunità?, piano piano il gran foglio di lavoro si riempiva di proposte, dalle piccole e pratiche, alle grandi e programmatiche, passando per i molti dubbi. A ogni tavolo si chiedevano e richiedevano notizie di Gabriella e del gruppo abruzzese, dei loro sforzi prima del terremoto, delle loro richieste a noi, dei loro lutti. Dire che siamo qui “per loro” non sarebbe giusto – ma dire che siamo qui senza di loro, beh, non avrebbe senso per nulla.

Difficile dire cosa si sia concluso, anzi impossibile. Ciascuno ha le sue, di conclusioni. La mia impressione è che ne siamo usciti con un sentito comune di cosa potrebbe essere, la ricostruzione dell’Abruzzo. Potrebbe essere un momento fondamentale per la transizione della nostra povera Italia, potrebbe essere fiero rinascimento di valli e montagne trasformate in “eccellenze” energetiche, urbanistiche, educative, sociali. Quanto potrà essere grande il nostro apporto di formichine pensanti, non è chiaro – più volte è emersa l’idea di mettersi in contatto con un piccolo centro (e non Onna, poverini, loro hanno già il neo-partigiano Silvio con cui fare i conti, non ci viene proprio da travolgerli con i problemi del peak oil) a cui offrire competenze in termini di metodo e di visione di un futuro alternativo. Se a queste e altre idee, brevemente riassunte nei vari Report, ci saranno seguiti, beh, emergerà da queste pagine…

Intelligenza collettiva – L’OST ha molto a che vedere con alcune cose che mi piacciono. Mi ricorda il teatro, o meglio il laboratorio teatrale, il suo elemento di “spreco” – si “spreca” tempo, non si conclude niente, non si produce niente. Sistema estemporaneo, vive nel momento. Mi ricorda il sogno, che ci dicono servire per rielaborare i ricordi – ma che maniera folle, esuberante e sprecona di mettere in ordine dei file nella testa! Mi ricorda il rito magico, che intuisce, afferra, agisce e poco spiega. Mi ricorda che oltre alla ben evidente stupidità collettiva, abbiamo anche un’intelligenza collettiva.

 25 Aprile – La seconda giornata dell’incontro era il 25 aprile. Molti partecipanti arrivano con il Manifesto, tradendo una certa tendenza politica di un movimento apolitico. E noi, che andiamo all’orto per salvare la patria…

 Last day – Io e Alessandro ce se siamo andati prima della fine del Training, soprattutto perché avevamo deciso di aver bisogno di un giorno di riposo prima di tornare al lavoro lunedì. Insomma abbiamo fatto le “farfalle” (ruolo di chi nell’OST va in giro per lo spazio di lavoro senza apparentemente fare nulla) all’ennesima potenza. E più lasciavo andare il pensiero, più ammiravo il fatto che trenta persone disinteressate possano dedicare due giorni a seminare transizione su una terra che si vorrebbe strangolare nel cemento.

Mutamento – Mi è venuta in mente una cosa che ho imparato pochi giorni fa da un’amica artista. Mi ha raccontato, Tia dai capelli scompiglio, dei serpenti che cambiano pelle. Se un serpente è sano, ma proprio proprio sano, la vecchia pelle viene via integra, insieme, in un colpo solo. In caso contrario viene via a fatica, un pezzo per volta. E’ più difficile far nascere la nuova verità da un corpo malato. E’ faticoso il mutamento sul terreno che non è pronto. E noi siamo qui per questo, per preparare il terreno. A L’Aquila, Gabriella e i suoi hanno avuto poco tempo, troppo poco tempo. Sento un senso di urgenza e di giustezza. Perché come ebbe fumosamente a dire Victor Hugo, “nulla al mondo ha la forza di un’idea il cui tempo è venuto”.


La Transizione sul New York Times

Rob Hopkins segnala oggi sul suo blog una impressionante serie di articoli sulla Transizione usciti su importanti testate internazionali negli ultimi giorni. Il movimento sta pian piano trovando il suo spazio anche nei canali ufficiali di comunicazione, è un ottimo segno.

A chi può leggere in inglese consiglio caldamente questo lungo e dettagliato articolo di Jon Mooallem apparso sul magazine del New York Times. La trattazione apparentemente disinvolta rivela in realtà una non comune acutezza dell’autore che si è preso il disturbo di analizzare le idee e i metodi della Transizione in modo piuttosto profondo.

Vi segnalo al volo anche un pezzo di John Paul Flintoff sull’inglese Sunday Times, che Rob considera molto bello (io non ho ancora avuto il tempo di leggerlo) e direi che in genere c’è da fidarsi… 😉

Il Training OST e L’Aquila

Il Training per Facilitatori di Open Space Technology è confermato e ci sono posti liberi per iscritti dell’ultima ora, quindi se siete interessati fatevi sotto.

Ulteriori informazioni le trovate qui.

PENSANDO A  L’AQUILA

In questi giorni all’interno di Transition Italia ci siamo molto interrogati sul possibile ruolo del nostro network in una situazione critica come quella del terremoto che ha colpito l’abruzzo. Il dialogo è stato esteso a livello internazionale e sono giunti da tutto il mondo idee e suggerimenti di varia natura (appena possibile traduciamo tutto in modo da rendere questo materiale più facilmente consultabile anche al pubblico italiano).

Siamo rimasti in contatto con il Gruppo Guida di L’Aquila e alla fine abbiamo capito che, nonostante le nostre ridotte dimensioni in territorio Italiano, qualcosa va comunque tentato.

Come diceva Ugo Bardi nel suo intervento a Monteveglio, è sconcertante constatare come l’uomo abbia bisogno della tragedia e del sacrificio per attivare il cambiamento. Sarebbe ancora più sconcertante scoprire che a volte nemmeno la tragedia e sufficiente e vedere rinascere L’Aquila con la stessa disarmante commistione di scelleratezza, corruzione e faciloneria che l’hanno resa così fragile e vulnerabile.

C’è una città nuova da costruire, sarebbe veramente stupido non approfittare di questa occasione. Non basta ricostruire con criteri antisismici, si può e si deve immaginare il futuro e costruire in modo sostenibile, progettando un modello di una società futura a basso consumo energetico, coesa, solidale, resiliente e felice.

UNA SESSIONE DEDICATA ALL’ABRUZZO

Ecco perché una sessione del nostro Training sarà dedicata a L’Aquila e sarà aperta anche a chi non sta seguendo il programma di addestramento e gratuita. Basterà che ci diciate che volete partecipare scrivendo a questo indirizzo (corsi@transitionitalia.it) e attendiate una conferma (ci sono limiti di spazio fisico).

La domanda guida della sessione sarà:

RICOSTRUIRE L’AQUILA.
COME TRASFORMIAMO QUESTA TRAGEDIA IN UNA GRANDE OPPORTUNITA?

Venerdì 24/4
dalle ore 14:00 alle ore 19:00
Sabato 25/4
dalle ore 9:30 alle 11:00

Centro S. Teodoro
via Abbazia 28
Monteveglio (Bo)

Per chi non fosse pratico di Open Space non serve una preparazione specifica, basta portare sè stessi e le proprie idee (chi c’è è quello giusto), il resto viene da solo.

PER CHI È GIA’ ISCRITTO

A breve riceverete un messaggio con indicazioni su come trovare ospitalità o sistemazione per la notte.

Il futuro dell’agricoltura dal PCI

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Il Post Carbon Institute ha appena pubblicato un documento che va assolutamente letto “The Food and Farming Transition – Toward a Post Carbon Food System“.

In vista delle prossime elezioni amministrative lo consiglio caldamente a tutti coloro che aspirano al ruolo di amministratori perché il futuro alimentare del pianeta ce lo giochiamo in questi anni (per chi si occupa di Transizione oserei dire che è obbligatorio).

Il documento è ovviamente in inglese, ma il nostro team di traduzione ci sta già lavorando*, quindi chi ha problemi con le lingue abbia pazienza e cerchi nuovi traduttori volontari che diano il cambio a quelli che già lavorano ogni giorno per fare arrivare in questa remota provincia del mondo (parlo dell’Italia) le informazioni di base per costruire il futuro.

Credo si rivelerà uno strumento utilissimo per le Iniziative di Transizione nei rapporti con gli agricoltori e le istituzioni.

*Abbiamo chiesto l’autorizzazione al PCI, ma al momento non abbiamo avuto risposta…

Colin Campbell a Treviso. Dalla nostra inviata.

Ecco il reportage di Angelica che era presente alla conferenza di Campbell ed è riuscita a fargli le domande nate da una rapida sessione di “pensiero collettivo” fatta a colpi di email rimbalzate tra i transizionisti italiani.

La conferenza verrà messa in rete per intero entro la fine del mese sul sito www.festivaldellecittaimpresa.it.

Sono riuscita a piazzare tutte le 6 domande che mi avevate spedito via mail, che sono piaciute molto a C.C.

Sala piena.
C.C. ha fatto una presentazione in powerpoint di una ventina di minuti molto facile, dove ha toccato velocemente tutti i punti: quando e come si e’ formato il petrolio, come si trova e si sfrutta un giacimento e quindi cosa e’ significato per la nostra societa’ l’uso del petrolio (usando l’esempio degli schiavi-energetici). Ha poi parlato della differenza fra la fine del petrolio, nel senso dell’ultima goccia, e il picco petrolifero, cioè la fine dell’era del petrolio. E poi messo a confronto la mentalita’ di un geologo con quella di un economista e di un manager di una compagnia petrolifera, chiarendo che è un problema di limite naturale, non di tecnologia o di mercato e per questo e’ un problema che impone un cambiamento forte della nostra societa’.

Vi riferisco la sua risposta all’ultima domanda, su cosa pensa del movimento transition: ha risposto che secondo lui è una reazione logica quella di cercare di riportare l’economia ad un livello più locale e quindi meno dipendete dal petrolio. Interessante che a fine conferenza mi si e’ avvicinata sua moglie incoraggiandomi a fare Transition e raccontandomi quanto sia bella la loro esperienza (anche loro vivono in un villaggio in transizione) e quanto siano rimasti ispirati dall’ottimismo e dalla volontà di Rob Hopkins.
Ha parlato anche dell’esperienza delle monete locali come molto efficace nel creare questi legami locali.

E’ stata strana la reazione di alcune persone che avevo attorno. Una parte ha iniziato a mugugnare quando lui ha detto che il nucleare potrebbe essere una delle soluzioni che saremo obbligati a mettere in campo. Un’altra parte è rimasta alquanto incredula quando ha concluso la presentazione con una foto di un contadino del suo paesello che non possiede denaro, coltiva l’orto e secondo lui e mille volte piu’ felice delle persone che incontra in areoporto.

Dal pubblico poi hanno chiesto anche quale fosse lo scenario piu’ probabile: guerra continua, ritorno al passato…e C.C. ha prraticamente dett che lui è un geologo e parla di questo punto di vista, ci dice quello che lui vede accadere a livello di natura.

E’ stata comunque molto bella anche se breve come presentazione. Ho preso contatti con l’aspo di Trento, che ho scoperto essere in buon numero e voglio approfondire un progetto di una valle del trentino, la valle del Primiero, che vuole diventare la prima oilfreezone, grazie a idroelettrico e biocarburante (erano presenti dei rappresentanti).
Molte persone mi hanno fatto domande dopo la conferenza e il giorno dopo incontrandomi per strada qui a Rovereto, la domanda è sempre quella: cosa accadra’? che si fa?
Mi rendo conto pero’ di quanto sia difficile per le persone superare la convinzione che una nuova tecnologia ci salverà tutti, permettendoci di continuare a vivere alla grande. Anche C.C. ha citato il famoso detto di mentalita’ spiccatamente economicista “l’età della pietra non e’ finito perche’ non c’erano piu’ pietre”.
(ah! per C.C. il picco del petrolio convenzionale c’è già stato l’anno scorso)

E’ stato bello avere C.C qui.

Angelica

Terremoto a L’Aquila

terremoto

Immagine Ansa

06/04/2009

Sembra veramente un disastro di proporzioni enormi. Al momento posso solo dirvi che Gabriella Liberatore, una delle anime del Gruppo Guida in quella città sta bene e così il resto della sua famiglia. 

Degli altri non so ancora nulla (se qualcuno per caso leggesse ci dia notizie). Stiamo anche valutando se possiamo fare qualcosa di utile, viste e le dimensioni del nostro network sarebbe in ogni caso una goccia nel mare, ma ogni mare è fatto di goccie, quindi perché no… (se avete idee fatecele avere).

Questo è il blog di Aquila Città di Transizione (al momento silente):
http://laquilaintransizione.wordpress.com/ 

Appena ho aggiornamenti li posto.

07/04072009

Ci stiamo interrogando su quale dovrebbe essere il ruolo del movimento di Transizione in questi tragici frangenti. Dopo una rapida consultazione con Ellen abbiamo deciso di coinvolgere tutto il Transition Network. Così Ellen ha scritto a Rob Hopkins che ha pubblicato il suo intervento sul suo blog.

I commenti e le idee stanno già arrivando.

Oggi sono riuscito a contattare via SMS Giulio del nostro Gruppo Guida. Sembra stiano tutti bene, anche se fuori casa e con case più o meno distrutte. Paradossalmente mi dice che al momento il desiderio più forte non è quello di cose materiali, vorrebbero solo che le scosse finissero.

La confusione è tanta e hanno problemi a mantenere in carica i cellulari, comunque sa che se ritiene che ora o più avanti ci sia bisogno del poco aiuto che possiamo dare mi farà sapere.

09/04/2009

Da Gabriella Liberatore:

caro Cristiano, come già sai io sono a Milano insieme a mia figlia, siamo tagliate fuori dalla tragedia, proprio poco fa abbiamo avuta la notizia che il fidanzato di mia nipote è l’ultimo estratto senza vita, il dolore il senso di angoscia e di impotenza ci chiudono la gola.Vorremmo almeno avere la forza di immaginare come potrà essere il futuro. In questo momento vorrei chiedere a voi aiutate me e Alessandra a superare questo terribile momento. Così vi chiedo apriamo una discussione e proviamo insieme ad immaginare come si può gestire un percorso di ripresa affinchè politica -corruzione- interessi privati- errori madornali non abbiano la meglio nell’interesse della città e di ogni cittadino. Cosa proporre comitati di cittadini come si organizzano finchè ognuno possa far sentire la sua voce.

Grazie Gabriella

 

English text
L’AQUILA’S EARTHQUAKE

06/04/2009

As far as we can see this is a true disaster. The only thing we know at the moment is that Gabriella Liberatore of our Steering Group in that town is safe but we have non news from the others. We are also considering a way to help, we know tha we are just a tiny network, but a drop in the sea is better than nothing.

I’ll keep this post uptated with the news I will receive today.

09/04/2009

Gabriella Liberatore, one of the members of Transition Italia’s steering group in L’Aquila, writes to Cristiano Bottone, of Transition Italia:
dear Cristiano, as you know I am in Milan with my daughter, we are far removed from the tragedy, yet a few moments ago we received news that my niece’s boyfriend was the last body to be extracted from the ruins – dead. Pain, anguish and a feeling of helplessness are leaving us breathless. We wish we had, at least, the strenght to imagine what the future will bring. Right now I would like to ask you to help me and Alessandra overcome this terrible moment. So, I ask: let us open a discussion, let us come together to imagine how to manage reconstruction. The vicious circle of politics – corruption – personal interests – terrible mistakes must not win over the city and the citizens’ interests. Let us assist those committees which are being and will be spontaneously set up by citizen, organize them, so that their voice will be heard.

Thank you
Gabriella

Transition Talk a Milano !


Siete di Milano o comuni limitrofi ? La crisi vi angoscia ? Non vedete vie d’uscita ? Vorreste un mondo sostenibile ma non sapete come fare ?
Allora non potete mancare all’incontro organizzato per il prossimo venerdì, 3 Aprile 2009, alle ore 18.30, presso ACTA, a Milano in Via Scarlatti 27 (MM Centrale / Caiazzo) per la presentazione del modello “Transition Town”. Interverrà Ellen Bermann di Transition Italia. Seguirà una Happy Hour conviviale per conoscere nuovi amici e iniziare a sviluppare una visione positiva del futuro ! 
Vi aspettiamo. Per adesioni e conferme prego chiamare il 02 66980931. Scarica il volantino

Una fattoria per il futuro

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Ecco il programma della documentalista Rebecca Hosking che sta per passare per la seconda volta in prima serata sul canale BBC2 in Inghilterra.

Pensare che una trasmissione di questo tipo possa andare in onda in Italia in questo momento è fantascienza pura, ma lo scenario e  i temi della Transizione stanno lentamente e inesorabilmente entrando a far parte della vita di milioni di Inglesi. È solo una questione di tempo, succederà anche qui.

Per il momento consiglio caldamente a tutti la visione (ovviamente l’audio è in inglese) e ho qualche remota speranza che canali satellitari come Cult o Current acquistino i diritti per l’Italia del programma e lo traducano.

Nel frattempo vediamo se si riesce a mettere in piedi una squadra di traduttori per fare i sottotitoli.

 

PS: temo l’abbiano rimosso.

Primo Transition Training a Milano !

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Save the date – nel weekend del 13 e 14 giugno 2009 si svolgerà il primo Transition Training a Milano, presso la Cascina Santa Brera (San Giuliano Milanese), in collaborazione con la Scuola di Pratiche Sostenibili. Per tutti coloro che desiderano avviare un progetto di transizione è un’occasione per approfondire l’approccio Transition Town ed anche per conoscere eventuali “compagni di viaggio”. Il training sarà facilitato da Ellen Bermann e Patrizia Pappalardo di Transition Italia. Per ulteriori info e programma dettagliato: www.scuoladipratichesostenibili.it/transitiontown.html 

Non mancate !!

La Transizione anche in Francia

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Anche i cugini francesi cominciano a unirsi alla festa. Ecco qui il loro sito internet appena sfornato: benvenuti!

Cercate Ellen a “Fà la cosa giusta”

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Questo sabato la nostra infaticabile Ellen Bermann si aggirerà furtiva tra i saloni di “Fà la cosa giusta“. Potreste riuscire a trovarla allo stand di Intermobility a quello di Arianna Editrice o presso quello della Scuola di Pratiche Sostenibili.

Se vi armate di pazienza e determinazione siamo sicuri che la troverete. Può essere un’occasione per fare quattro chiacchiere sulla Transizione, aprire un contatto e conoscersi…

Buona caccia.

Nasce il Southampton Pound

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Forse la più creativa fino ad ora tra le monete locali di Transizione e molto importante perché nasce in una grande città.

Ecco l’articolo del Southern Daily Eco.

Nel segno della Transizione

Endorsement Transition Network

Abbiamo tradotto in italiano (grazie a chi ha fatto il lavoro in modo così rapido e impeccabile e soprattutto così gratis) il manuale d’uso del marchio di adesione al Transition Network (lo vedete qui sopra).

Contiene tutte le istruzioni su chi può usarlo e come, vi preghiamo di leggerlo con attenzione e soprattutto di notare le terrificanti minacce per i trasgressori nell’ultima pagina.

Potete scaricarlo in versione PDF da questo link.

Vorrei incoraggiare tutte le Iniziative già attive ad utilizzarlo (anche se non sono ancora diventate ufficiali).