Articoli

Clima? Ci manca il coraggio!

Qualche giorno fa sono stato ad intervistare il climatologo Kevin Anderson a Bruxelles. L’occasione mi è stata fornita da un evento organizzato al Parlamento Europeo da Marco Affronte (e colgo l’occasione per ringraziarlo di aver creato questa opportunità). Quella che vedete qui è la parte “pubblica” dell’intervista, ovvero realizzata per l’autosomministrazione di chiunque abbia voglia di vedersela (attivate i sottotitoli in italiano e segnalatemi eventuali correzioni).

Ho poi girato anche del materiale pensato per un uso in ambiente facilitato, una parte specifica per il lavoro sperimentale che con ANCI Emilia Romagna facciamo con gli amministratori pubblici, i tecnici, ecc. e una orientata a transizionisti con un bel po’ di lavoro interiore già macinato (direi che con il gruppo trainers di Transition Italia valuteremo come meglio utilizzarle).

Ci tenevo molto a fare questo lavoro con lui proprio perché è uno dei pochissimi climatologi che si azzarda a superare i vincoli di espressione che il ruolo accademico impone. È anche caratterizzato da quella pragmaticità britannica che è uno dei tratti di fondo dell’approccio di Transizione ed è con questo spirito che affronta anche i temi “difficili” come la geoingegneria o il nucleare. Come scoprirete all’inizio dell’intervista, la sua è una storia un po’ particolare, non è nato “professore” e credo che questo faccia un po’ la differenza.

Anderson è stato di una disponibilità incredibile e, in verità, lui non ha messo alcun limite all’uso del materiale anche quando quello che dice è decisamente doloroso. È una persona che ha raggiunto una consapevolezza profonda rispetto a questa incredibile fase storica, ha una visione sistemica molto ampia ed è riuscito a raggiungere una relativa pace interiore nonostante tutto.

Chiacchierare con lui mi ha aiutato parecchio, credo che tutte le persone più consapevoli si chiedano un giorno sì e uno no (o magari anche tutti i giorni) se vale ancora la pena di impegnarsi per il cambiamento, visto che è possibile che si siano già superati molti margini di sicurezza. Allora ogni tanto è importante trovare nella relazione con qualcuno che è al tuo stesso livello di comprensione dei problemi delle ragioni per non lasciare andare tutto.

Quindi direi che per il momento la risposta è no, non è ancora tempo di tirare i remi in barca, si può ancora fare tutto e si deve provare a farlo perché è giusto, perché è importante, perché è incredibilmente interessante e divertente. Troviamo il coraggio.

Kevin Anderson in italiano

Mettetevi comodi, è lunghetta. Buona lettura.

Intervista a Kevin Anderson: “Riduzioni rapide e profonde delle emissioni potrebbero non essere facili, ma da 4 a 6°C in più sarebbe molto peggio”

Di Rob Hopkins. Da “Transition Culture”.

Kevin Anderson è il Vice Direttore del britannico Tyndal Centre ed è un esperto di tendenze delle emissioni di gas serra. Egli darà la lezione annuale al Cabot Institute, ‘Abiti Reali per l’Imperatore’ il 6 novembre a Bristol, che registra già il tutto esaurito. Speravo di essere in grado di andarci e di farvi una relazione qui, ma non posso più, quindi in sostituzione, ho parlato la scorsa settimana con Kevin via Skype. Gli sono molto grato per il suo tempo e per questa intervista onesta, vigorosa e che fa pensare.  Continua a leggere

Rob intervista Kevin Anderson

E siccome si parlava di clima, c’è una bella (si fa per dire) intervista di Rob Hopkins a Kevin Anderson che trovate qui nella versione per angloabili (ma Rupo è annoiato quindi forse sarà presto anche in italiano).

Tanto per farvi capire, comincia così (traduco al volo):

Rob: Puoi condividere con noi la tua analisi su “dove siamo” dal punto di vista del cambiamento climatico e su quale sarà la nostra traiettoria se continuiamo sulla strada attuale?

Kevin: Per quanto riguarda il discorso climatico, ho l’impressione che ci sia ancora una convinzione molto diffusa sul fatto che eviteremo un cambiamento climatico pericoloso limitando la crescita della temperatura media globale a questo magico limite di 2° C. Questo è l’obiettivo stabilito a Copenhagen e ribatito a Cancun e che molte nazioni del mondo si sono impegnate a raggiungere. Credo che l’idea retorica che non dobbiamo superare i 2° C sia ancora lì.

Ma ora non si tratta più delle emissioni che produciamo oggi. Se guardiamo alle emissioni già prodotte dall’inizio di questo secolo, e guardiamo a quello che probabilmente emetteremo nel prossimi anni, allora penso che scopriamo una storia molto diversa. È difficile immaginare che, a meno di un radicale e profondo cambiamento di attitudine rispetto alle emissioni, eviteremo un aumento di temperatura di 6° entro la fine del secolo.

Buona lettura del resto… (se vi serve un’idea di cosa vuol dire 6° C entro fine secolo, qui Luca Mercalli lo spiega bene all’inizio del documentario).