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Un documentario per conoscere la Transizione

di Giulia Dedionigi, Carlotta Garancini e Simona Peverelli

Il nostro viaggio è iniziato dieci mesi fa.  Ci troviamo una sera, a mangiare qualcosa insieme e, quasi per caso, nasce l’idea di partecipare a un premio giornalistico. È intitolato a Sabrina Sganga, collega scomparsa da poco, e punta a raccontare diversi e nuovi stili di vita. Ci mettiamo a fare ricerche su internet, in cerca di buone idee. Incontriamo Totnes, Hopkins, le prime transition. “Se solo ci fosse qualcosa di simile in Italia”. Scopriamo dell’esistenza di realtà simili anche da noi e subito proviamo a metterci in contatto con qualcuno. Ci scontriamo con chi dice “Non si può raccontare la Transizione in un documentario”, ma anche con chi è entusiasta, almeno quanto noi. “Se vi va potete venire alla nostra festa del Baratto”. “Organizziamo una conferenza sulla permacultura, ci siete?”. Compriamo dei libri. Studiamo. Presentiamo il nostro progetto al premio Sganga. Lo vinciamo e ci arriva il finanziamento per realizzare il nostro lavoro. Qui incomincia l’avventura. E il gioco si fa serio.

Giulia, Carlotta e Simona al lavoro

Giulia, Carlotta e Simona al lavoro

‘Ricreazione’ è il titolo che abbiamo deciso di dare al nostro progetto. Ricreazione perché ci sembra che la transizione provi a ‘ricreare’ le città, le comunità, le reti tra le persone. Ricreazione, come l’intervallo a scuola, anche perché il nostro lavoro avrà un ‘narratore’ d’eccezione. Luigi, un professore di Firenze, che insieme a italiano, storia e geografia insegna ai suoi studenti anche la Transizione. È lui che, nel documentario, ci aiuterà a comprendere i concetti più complessi della transizione. Lo incontriamo un weekend di qualche mese fa. Continua a leggere

Che transizione per il quartiere?

Nel processo di Transizione capita di farsi domande del tipo: “ma che tipo di temi o iniziative interessano davvero gli abitanti della mia zona?” – e capita purtroppo anche (diciamocelo) di proporre stimoli che non vengono recepiti, eventi poco partecipati, e conseguente vortice di frustrazioni e arrabbiature*…. Una delle strategie che possiamo applicare per evitare questo rischio, e di farci piacevolmente stupire dall’immaginazione e dalle idee dei nostri (attuali e potenziali) compagni di percorso, piuttosto di tentare di imporre una visione individuale o ristretta, che sara’ sempre, per quanto visionaria, insufficente, e’ rivolgersi con apertura e curiosita’ al proprio territorio, mettendosi in ascolto, facendo delle domande (se ne parla bene anche in questo documento qui).

*dal film “In Transition 1.0”: La Transizione non puo’ andare al ritmo del transizionaro piu’ veloce…

Un bell’esempio nostrano viene dal lavoro in corso nel quartiere di San Lazzaro, a Fano, dove il “Gruppo Cittadini Attivi” ha distribuito questionari, raccolto bisogni, organizzato una festa e ora organizza pure il doposcuola di quartiere… Ecco un pezzo della loro storia: Continua a leggere