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Avviare un’Impresa di Transizione

Ciao a tutt*, poiché presto si terrà a Bologna un seminario sulla RiEconomy italica, ho pensato che sarebbe stato interessante avere un’idea di quanto sta succedendo nella “astronave madre” inglese e se può esserci in qualche modo di ispirazione. Buona lettura e buon anno a tutt*.

Da “Reconomy Project”. Traduzione di MR (h/t Federico Carocci)

Questo è il primo post di una serie sul processo di avvio di un’Impresa di Transizione. Su questo blog tenteremo di definire una Impresa di transizione e di guardare i primissimi stadi del “viaggio” in_the-_beginning2-352x198di start-up. Il nocciolo di questo post, e di quelli a seguire, formeranno una guida scaricabile per far partire un’Impresa di transizione che sarà disponibile all’inizio del 2015.

Cos’è un’Impresa di Transizione?

Negli ultimi anni c’è stata un’impennata delle Imprese Sociali, che commerciano a scopo sociale e reinvestono i propri profitti principalmente nell’impresa stessa. Un’Impresa di Transizione è semplicemente un tipo di Impresa Sociale che, mentre si occupa della sostenibilità dell’impresa, tende ad essere ancorata alla comunità locale e a soddisfare un qualche bisogno importante. Molte imprese commerciano a scopo sociale ma sono ancora una parte attiva di un sistema economico che sta degradando il nostro ecosistema e, mentre possono dimostrare una sostenibilità finanziaria, il loro utilizzo di risorse in particolare è insostenibile.

TE Principles

Principi di IT: suggeriamo che questi principi siano di ispirazione, scelti ed auto-valutati – non un qualcosa che richiediamo che ogni singola impresa abbracci sin dall’inizio. Questo non deve essere inteso come uno schema certificato.

Principi di IT: suggeriamo che questi principi siano di ispirazione, scelti ed auto-valutati – non un qualcosa che richiediamo che ogni singola impresa abbracci sin dall’inizio. Questo non deve essere inteso come uno schema certificato.

Un’Impresa di Transizione (IT) è un’entità commerciale finanziariamente fattibile* che soddisfa un reale bisogno della comunità, fornisce benefici sociali ed ha impatti ambientali benefici, o perlomeno neutri.

* fattibilità significa che perlomeno soddisfi i costi e significa che si può praticare lo scambio di cose che non siano denaro. Continua a leggere

Individuato il nostro “grande orecchio”

people

Ieri è stata una giornata molto importante per il Transition Network (l’organizzazione non profit che coordina Transition) e per la rete di Transizione (la miriade di gruppi che sperimenta sul campo in giro per il mondo questo approccio al cambiamento).

Un viaggio cominciato a Lione

Completando un percorso cominciato lo scorso anno a Lione, abbiamo individuato “the keeper of the global perspective” ovvero un membro del board (più o meno il consiglio di amministrazione) del Transition Network che si occuperà di mantenere attivo e costante l’ascolto dei segnali, delle esigenze, delle richieste, delle paure, delle aspettative che emergono in giro per il mondo.

Per la cronaca, Ellen Bermann è ora il nostro “grande orecchio”, occhi, cuore, mani e farà ufficialmente parte del board con questo specifico incarico di ascolto, le facciamo quindi i nostri migliori auguri e faremo di tutto per aiutarla in questo compito.

La cosa però veramente straordinaria e incoraggiante è che siamo riusciti a gestire questo processo a livello internazionale senza utilizzare meccanismi di democrazia rappresentativa e evitando le dinamiche competitive tipiche del nostro attuale sistema.

Ascolto non rappresentanza

Innanzitutto Ellen non rappresenta gli Hub di Transizione presenti nel mondo presso il board del Transition Network, ma si occupa di garantire un canale di ascolto (e questa è una piccola, grande rivoluzione). Quindi non è stata scelta attraverso un processo “elettorale” basato sul criterio di rappresentanza, ma attraverso un percorso ispirato alla sociocrazia e al metodo del consenso.

Si è trattato di scegliere la persona che a tutti è sembrata più adatta, sommando pensieri ed energie di tutti, idee, supporto, ecc. (l’esatto contrario di quanto accade nelle normali elezioni a cui siamo abituati). Abbiamo sviluppato collettivamente un protocollo sperimentale che definisse le modalità di individuazione della “persona più adatta” (sono servite tante videoconferenze e lavoro su documenti condivisi in rete, visto che gli hub sono ormai sparsi un po’ ovunque nel mondo).

Sommare invece che sottrarre

È stato necessario infrangere molte barriere formali e psicologiche, ma così a caldo mi pare di poter dire: si può fare ed è molto bello farlo così.

Non riesco nemmeno a spiegare quanto sia triste confrontare questo modo di procedere con la faticosa e guerresca campagna elettorale che caratterizza questi mesi prima del voto. La differenza tra sommare le energie per prosperare e farsi a pezzi l’un l’altro per vincere è davvero sostanziale (cioè di sostanza, tangibile).

Si può vincere tutti?

Tanto per capire la differenza, credo che Ellen troverà uno straordinario supporto proprio da parte degli altri candidati a questo ruolo, è molto probabile (se ne sta già parlando) che formeranno assieme un formidabile team in cui Ellen avrà una posizione formale ma assieme svolgeranno il loro compito di ascolto in modo ancora più efficace, vedremo…

Per contro, in un normale processo elettorale competitivo, uno vince, gli altri perdono e la guerra ricomincia… difficile che in questa dinamica si trovi posto per il bene comune.

Un altro interessante esperimento quindi e la procedura* individuata, che sicuramente va migliorata e perfezionata (è solo un inizio), potrebbe essere utilizzata in altri contesti, dal micro al macro. Anche questo lo vedremo…

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* Questo il documento sintetico che spiega la procedura sperimentata (è in inglese al momento).

Parlano di noi…

Sul sito del Transition Network ultimamente sono apparse (in inglese) un po’ di notizie su cosa stiamo combinando qui in Italia…

Qui Rob riprende un resoconto della Transition Fest di Settembre, con tanto di foto: http://www.transitionnetwork.org/news/2013-11-04/italy-stages-its-first-transition-fest

tuttifest

Mentre se scorrete verso il fondo del report internazionale di Settembre-Ottobre 2013 trovate un intervento da Appio Latino e (non poteva mancare) il video di Cristiano Bottone al TEDx di Bologna…. Se avete amici anglofoni che sono curiosi di avere qualche news dall’Italia in transizione, quindi, potete mandarli qui http://www.transitionnetwork.org/news/2013-11-13/septemberoctober-round-what-s-happening-out-world-transition

Sorprendente Bruxelles: premio EESC

Scusate il titolo, ma è che torno da questo viaggio davvero sorpreso, e lo dico in senso estremamente positivo. Diciamo che, di base, il pianeta UE con il suo roboante carrozzone mi lascia spesso molto perplesso, e quindi anche andare a ritirare questo premio mi sembrava, prima di tutto e più di tutto, un’occasione per fare un po’ di chiacchiere con Rob, Filipa e gli altri della delegazione TN.

Confesso che per me il premio era un po’ un aspetto collaterale, invece mi sono dovuto ricredere. Ho la netta sensazione che ancora una volta si sia passata una soglia evolutiva di questa formidabile, grande avventura e in questo post provo a spiegarvi perché e quali interessanti scenari si aprono ora.

Però andiamo con ordine e cominciamo dal principio.

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Un premio al Transition Network

È un piacere comunicarvi che il Transition Network si è aggiudicato il primo posto del premio “EESC Civil Society Prize” edizione 2012 (la quinta di questo premio).

È una bella notizia, anche se non sono mai molto propenso a dare troppo peso a queste cose. Significa però che tutto il lavoro e la ricerca fatte da migliaia di persone comincia a produrre effetti che le istituzioni possono rilevare. E questo è certamente un bene.

In Europa ci sono ormai oltre 500 Iniziative di Transizione in 23 Paesi, e questo a generare una cultura nuova, permette di procedere con la ricerca di modelli resilienti e felici e di fare tantissima sperimentazione. Può farci inoltre piacere pensare che in tutto questo l’Italia non è il fanalino di coda (beh… ogni tanto dai…).

Uno dei progetti presentati per il premio è infatti quello degli Streccapogn di Monteveglio che si sono evoluti da associazione ad azienda, offrono una minuscola (per ora) quota di lavoro sociale e stanno aprendo una strada per la produzione agricola sostenibile  e inclusiva delle realtà già esistenti che trovo davvero innovativa e “transizionista” (pare sia piaciuta anche a Bruxelles).

Quindi, piccolo spazio alla celebrazione per tutti i “transizionisti” italiani. Abbiamo fatto tanta strada in pochissimo tempo e questo nostro esperimento vale sempre più la pena di vederlo proseguire. Facciamo un po’ di festa (che tutte le scuse son buone), battetevi sulle spalle e fatevi le congratulazioni è una piccola soddisfazione di cui tutti dobbiamo godere.

Poi andiamo avanti cercando di non smettere mai di divertirci, anche se le cose d’ora in avanti diventeranno più veloci e difficili, ma sempre più interessanti…

La rete internazionale dei Transition Hubs

 

La transizione si attua a livello locale – nelle rispettive comunità – ed è lì che si stanno concentrando giustamente gli sforzi di gran parte degli sforzi da parte chi si ispira agli strumenti della transizione. Vero. Ma ci sono dei specifici contributi che stanno anche venendo su un livello più allargato – su scala nazionale. Ed è quello che è attualmente Transition Italia, come hub italiano. Subito in coda alla Transition Conference ci sono stati due giorni di lavoro tra chi rappresenta i diversi hub nazionali per trovare delle possibili sinergie e occasioni di confronto su quello che succede nei rispettivi paesi. 17 erano i hub rappresentati (UK, Svezia, USA, Canada, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio, Filippine, Lussemburgo, Hong Kong, Brasile, Israele e …. Italia).

Come tutti gli incontri di transizione che si rispettano, abbiamo iniziato a “mapparci” e conoscerci reciprocamente (quante iniziative in cada paese, come siamo organizzati, come stiamo vivendo questo particolare momento storico)

Tanti sono stati i temi affrontati (in modalità world café) tra cui  Continua a leggere

Chi siamo e cosa facciamo

chisiamo

È pronta la versione italiana di “Chi siamo e cosa facciamo”, un documento molto utile a comprendere meglio il movimento di Transizione, i suoi principi e il suo modo di operare.

È come sempre frutto dello straordinario lavoro dei nostri traduttori volontari (con l’occasione informo che siete sempre in tempo a unirvi alla schiera), ma nel caso specifico l’onore e la gloria vanno a Deborah e Stefania.

Potete scaricarlo qui.