L’ozono, il buco e i sistemi complessi
Vi ricordate del buco dell’ozono? Non che voglia aggiungere un ulteriore picco agli innumerevoli che già arricchiscono questo scorcio di secolo, ma pare che il simpatico strato protettivo che tiene lontani gli irraggiamenti nocivi favorendo la vita su questo pianetuccio sia nuovamente nei guai. Ma come? Non l’avevamo risolta sta cosa dell’ozono?
Credevamo, ma ancora una volta forse abbiamo sottovalutato la complessità che ci circonda. La NASA infatti ci spiega che:
Recent observations from satellites and ground stations suggest that atmospheric ozone levels for March in the Arctic were approaching the lowest levels in the modern instrumental era. What those readings mean for the remainder of the year is unclear. But what they mean for the long-term is that the recovery from human-induced ozone depletion is an uneven climb.
Le osservazioni recenti a terra e da satellite indicano che il livello di ozono atmosferico di marzo nell’Artico sta raggiungendo la concentrazione più bassa registrata da quando si eseguono rilevamenti strumentali. Cosa vogliano dire questi dati per l’anno in corso non è chiaro. Ma quello che significano nel lungo termine è che il recupero dell’ozono distrutto per cause umane è faticoso.
La morale è sempre la stessa. Quando rompiamo equilibri complessi e delicati nessuno sa se poi si potranno aggiustare. Ci muoviamo come elefanti in un negozio di cristalli, rompere qualcosa è facile, servono livelli minimi di competenza e comprensione di ciò che si fa, ricostruire è un’altra storia. Nessuno conosce abbastanza bene il sistema da sapere come riparare i danni.
Penso quindi che quando sentiamo dire che migliaia di tonnellate di acqua contaminata viene sversata nel mare davanti alla centrale di Fukushima faremmo meglio a comprendere la complessità di questo gesto. Non basta dire che non ci saranno problemi perché la contaminazione è bassa. Il mondo è molto più complicato di così e non fa che ricordarcelo.