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L’elefante sta morendo ….

Scrive Debora Billi sul Fatto Quotidiano:

Il più grande degli elefanti, quello che ha fatto la storia, si chiama Ghawar e sta morendo in Arabia Saudita. Gli “elefanti”, in gergo petrolifero, sono i giacimenti da oltre un miliardo di barili di riserve provate e recuperabili: Ghawar, il re, ne vanta circa 80 miliardi. Un mostro che fornisce ininterrottamente energia al mondo dal 1951.

Ghawar è ai suoi ultimi anni di vita. Ha raggiunto il massimo della produzione giornaliera nel 2005, ed ora è soggetto ad un declino dell’8% annuo. Come per tutti i veri grandi della Terra, la sua agonia è lunga e non sarà indolore. Ghawar ha visto cambiare moltissimo il Paese intorno a lui, nei 60 anni della sua esistenza, un Paese che gli è indissolubilmente legato e che si è trasformato proprio grazie al petrolio. Dalla nascita di Ghawar, in Arabia Saudita la popolazione è aumentata di sei volte e il consumo petrolifero interno di quasi cinque volte: un consumo interno che aumenta, e l’elefante in agonia, significano progressive difficoltà per le esportazioni.


Molti contano sull’Arabia Saudita per rimpiazzare la produzione che manca in Nord Africa e in altri Paesi in crisi politica. Ma, come rivelato anche da alcuni recenti cablo di Wikileaks, non c’è da farci un cieco affidamento. Malgrado i molteplici annunci di “no problem”, l’Arabia i problem li ha eccome. E si vocifera persino che i suoi sforzi di swing producer arrivino da riserve strategiche sparse per il mondo più che da greggio fresco di pozzo. Greggio per giunta di bassa qualità, sicuramente inferiore a quello libico, ad esempio, e di più difficile raffinazione.

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Internazionale e il petrolio

La ricchezza dei tiranni

Sull’ultimo numero di Internazionale si parla di petrolio con il pezzo di apertura tratto da”The Economist” (vedi anche questo in inglese) e altri pezzi accessori da altre testate. Per chi fa divulgazione segnalo il bel grafico a pag. 14 che riporta i dati del prezzo dal 1950 al 2010, molto leggibile e comodo. Utile e ben leggibile anche quello a pag. 17 sulla capacità di estrazione dei paesi produttori (viene dal NY Times).

In generale, questo settimanale è ormai una fonte inesauribile di buon materiale divulgativo e di spunti IN ITALIANO, gioite!

Sempre in questo numero a pag. 59 un pezzo (sempre da “The Economist” sul potere crescenti delle Banche centrali e sul loro ruolo attuale.

Sul problema “risorse” a pag. 101 una colonnina sui rifornimenti di metalli rari.

 

Petrolio: oggi il Brent sopra i 105$

Il petrolio del mare del nord non molla e oggia passa i 105 dollari al barile, mentre il WTI (West Texas Intermediate) rimane attorno ai 90 $. Se per caso voleste capire il perché di una differenza di prezzo così marcata (e se siete angloabili) fatevi un giro su TOD (ma anche no che fa venire mal di testa).

Molti comunque si preoccupano che i disordini in medioriente vadano ad incidere sulla produzione facendo schizzare il prezzo o producendo “scarsità” sul mercato. Anche da WikiLeacks si evince che la capacità produttiva dell’Arabia Saudita, la grande salvatrice in ogni situazione di crisi, sia stata sovrastimata del 40%.

Petrolio: Brent sopra i 100$

La crisi egiziana agita i mercati ed ecco che il nostro amico petrolio ne approfitta per salire ancora un po’ passando i 100 $ per quel che riguarda il prodotto dei mari del nord. Sul Sole 24 Ore cartaceo c’è un articolo utile, mentre on line c’è questo.

Razionare l’energia?

Il mondo è anomalo e poco razionale, ma l’Italia è un caso davvero particolare di questa anomalia. Mentre qui sembra che non si possa ragionare d’altro se non delle abitudini erotiche del Presidente del Consiglio, altrove si ragiona su come ci divideremo le risorse rimaste.

È uscito da poco questo rapporto creato da un gruppo di lavoro della House of Commons britannica che si occupa del Picco del Petrolio e del Global Warming (APPGOPO*). Sappiate anche che è il secondo del suo genere e che, magari siete nuovi e vi sono sfuggite le puntate precedenti, in Inghilterra grandi operatori economici e la politica nazionale già discutono apertamente di tutto questo.

“Ma come” direte voi “il governo inglese si preoccupa delle stesse cose di cui ci si preoccupa nelle Transition Towns?”. Beh sì e anche grazie alle Transition Towns stesse. Questo per farvi capire come si può partire dal cortile del condominio e finire in 4 anni a influenzare il governo centrale di un paese**.

Tornando a noi, con il rapporto TEQs (potete scaricarlo qui in pdf – ovviamente è in inglese) si ragiona su come si farà a gestire una situazione così determinante per il futuro del mondo industrializzato ipotizzando un sistema di bilanciamento tra consumi ed emissioni che premierà i virtuosi e scoraggerà gli spreconi (mi perdonino gli estensori del rapporto per la brutale sintesi).

Si fa sul serio dunque, si discute anche di chi avrà diritto ad usare il carburante disponibile, cose pesanti, cose enormi…

If fuel scarcity, rather than emissions reduction, is the tighter constraint on the economy, a rationing system will be required to sustain a fair entitlement of the available fuels. Without this, fuel poverty would quickly turn into actual fuel deprivation. This use of TEQs as a rationing instrument requires only a switchover to new settings in the software which governs the system.

Se la scarsità di carburanti, invece della riduzione delle emissioni, fosse la causa maggiore della crisi economica, sarebbe necessario un sistema di razionamento per assicurare una giusta distribuzione del carburante disponibile. Senza questo, la scarsità di carburante si trasformerebbe presto in una effettiva assenza di carburante. L’uso delle TEQ come strumento di razionamento richiede semplicemente un cambio del setting nel software che controlla il sistema.

Non si ha paura di guardare in faccia al futuro e si cercano possibili soluzioni. Ora, visto che il bungabunga abbaglia e pervade il panorama mediatico del nostro paese, mi premeva farvi sapere che intanto il mondo va avanti, i problemi si acutizzano, ecc.

* All Party Parliamentary Group on Peak Oil – creato nel 2007 raggruppa membri di tutti i partiti.

** non vorrei darvi però l’impressione che il governo UK sia sulla strada buona per risolvere i problemi, ma almeno là se ne parla.

IEA: rischio petrolio sopra i 100 $

Il nostro amico Tanaka dell’International Energy Agency mette tutti in guardia dal rischio di veder nuovamente salire il costo del petrolio oltre i 100 $ (per dire, oggi il Brent sta a 97 e qualcosa).

Se il petrolio sale troppo, poi si rompe di nuovo l’economia, e non è che al momento sembri così “aggiustata”. È un bell’intreccio di tensioni e interessi contrapposti, non c’è che dire.

Il consiglio è il solito, rimanete concentrati sulla exit strategy.

Il risveglio dei media: Il Fatto Quotidiano

Ed ecco che anche Il Fatto Quotidiano sembra essersi accordo del Picco del Petrolio (il dossier tedesco sembra aver attirato l’attenzione), come immaginavo qualche tempo fa, sembra che l’evoluzione mediatica della cosa stia seguendo un percorso prevedibile.

Piano, piano vedremo la notizia emergere sempre più frequentemente, fino al giorno in cui potremmo cominciare a sentire in modo diretto gli effetti di una offerta insufficiente di greggio. A quel punto ovviamente se ne dovrà parlare tutti i giorni.

Ma le cose non stanno andando troppo male (si fa per dire) e più il processo è lento più abbiamo tempo di incidere sul funzionamento del nostro amato mondo industrializzato.

Chi vuole faccia, un po’ di tempo c’è ancora.

Il risveglio dei media: Quotidiano Net

Massimo Degli Esposti su Quotidiano Net (e quindi sulle testate collegate come Resto del Carlini, La Nazione, il Giorno) ci racconta il Picco del Petrolio in “combutta” con Ugo Bardi. Nessuna novità per chi si occupa di queste cose, ma un ottimo strumento di lavoro per i facilitatori transizionisti… prendete nota.

Buone notizie sul petrolio

Su “ioelatransizione” un mio commento sugli ultimi dati relativi alla produzione petrolifera. La situazione al momento sembra favorevole al processo di Transizione.

Svolta storica: Obama e il petrolio

Beh, ve lo avevamo detto che avrebbero cominciato tutti a dire le cose come sono. Pubblico questo stralcio del discorso di Obama tradotto da Ugo Bardi.

Ovviamente il presidente USA continua a promuovere l’idea di una possibile Green Economy molto improbabile nel modo in cui viene proposta, ma anche questo fa parte del gioco e delle possibilità di esprimersi (paradossalmente limitate) di un uomo così potente.

Ma il concetto chiave c’è ed esce forte e chiaro fin dalla prima frase qui tradotta.

Per decenni, abbiamo saputo che i giorni del petrolio facile e a buon mercato erano in numero finito. Per decenni, abbiamo parlato e parlato a proposito della necessità di terminare l’assuefazione americana per i combustibili, che dura da più di un secolo. E per decenni, non siamo riusciti ad agire con il senso di urgenza che questa sfida richiede. Molte volte, il cammino è stato bloccato; non dai lobbisti dell’industria, ma anche dalla mancanza di coraggio e di sincerità politica. Continua a leggere

Natural Regression

Un nuovo documentario indipendente visibile gratuitamente sul sito web degli autori (in inglese) sul futuro delle risorse energetiche e sul significato che assume nelle nostre vite la fine del petrolio a basso costo. Ci trovate dentro Colin Campbell e Chris Skrebowski, due grandi divulgatori a livello mondiale di queste tematiche.