Avvertenza: post lungo, dotarsi di caffé biscotti, sedia comoda, atmosfera ovattata, ecc…
Ecco che provo a dare seguito al precedente post di inizio anno su questo tema (scusino il ritardo lorsignori ma qui si transisce selvaggiamente e il tempo che resta è proprio poco). Per chi arrivasse ora, suggerisco caldamente di leggere quanto già scritto, sennò (forse) non si capisce niente.
Dove eravamo rimasti?
Ci eravamo lasciati con quello strano miscuglio di angoscia e senso di vuoto che attanaglia quasi tutti quando si trovano a contemplare la realtà di questo mondo per come è invece che per come ci è normalmente presentata (quando poi scoppiano le centrali nucleari, l’angoscia aumenta).
Ci eravamo lasciati con la raccomandazione di impegnarsi a escludere dai nostri pensieri i concetti di colpa, l’idea dei buoni e dei cattivi, le categorie della destra e della sinistra ecc.
La molla
Bene. Ora è il momento di parlare della molla. Donella Meadows, che si occupava di studiare come funzionano i sistemi complessi (1), proponeva ai propri sudenti uno strano esperimento (quello che faccio anche io all’inizio dei miei tTalk – qui un esempio un po’ grlillinizzato, ma magari utile). Si presentava con una molla giocattolo, una di quelle che sanno scendere le scale, e la appoggiava sul palmo della mano tenendone con l’altra mano l’estremità superiore. Poi, davanti alla platea, sfilava la mano sotto la molla e questa si allungava verso il pavimento compiendo una bella serie di su e giù. A questo punto la Meadows chiedeva al pubblico: “Perché la molla ha fatto quello che ha fatto?”.
Le risposte generalmente sono “Perché hai tolto la mano” o “Perché c’è la forza di gravità”. A quel punto la nostra scienziata ripeteva l’esperimento sostituendo la molla con la scatola di cartoncino in cui questa viene venduta nei negozi. Quando sfilava la mano da sotto la scatola, ovviamente, questa non si comportava come la molla. Eppure aveva sfilato la mano. Eppure nessuno aveva nel frattempo “spento” la forza di gravità.
Questo giochino fa emergere in modo evidente una nostra attitudine. Quando cerchiamo le cause di ciò che ci accade intorno, quando interpretiamo la realtà, siamo portati naturalmente (e culturalmente) a concentrarci su certi aspetti trascurandone altri. È evidente che la molla è un sistema dotato di sue caratteristiche intrinseche particolari e quindi tende sempre a comportarsi “da molla”, così come la scatola tende a comportarsi “da scatola”. Continua a leggere