Attenti al ciclone Zissi

Sta per arrivare una di quelle situazioni meteo classiche, per così dire da tempesta perfetta, le tipiche situazioni che causano problemi e dissesti un po’ su tutt’Italia, da nord a sud.

Si sta infatti formando un classico ciclone mediterraneo, Zissi la sua denominazione ufficiale, ampio e profondo, preceduto da una massiccia avvezione di aria calda e umida da sud. Ne ho già parlato ieri, in un articolo di anticipazioni sul sito Emilia Romagna Meteo, e oggi, nell’articolo di introduzione al bollettino per l’Appennino, che invito a leggere.

E’ una di quelle situazioni da seguire e monitorare attentamente. Non che sia una novità, la formazione di un ciclone di tipo extratropicale sul Mediterraneo, ma come ben sappiamo siamo in condizioni particolari. Veniamo da un inverno particolarmente mite, e di conseguenza anche le acque marine sono più calde del normale.  già in queste situazioni piover molto, ma se il mare è più caldo le nuvole saranno, semplificando, più cariche di “acqua precipitatabile”. In più il territorio è dissestato e ci sono vari problemi, quindi, mai come questa volta, seguite e non sottovalutate gli allerta meteo che saranno emessi nelle prossime ore.

La situazione organizzativa in Italia è purtroppo caotica al riguardo, gli allerta regionali seguono standard e sono su siti assai diversi. Il primo di cui abbiamo notizia è l’allerta della Provincia di Trento.

Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, i siti di riferimento sono

Se sarà emesso, ne daremo notizia aggiornando questo post nonché su www.emiliaromagnameteo.com. Come detto, non sottovalutate la situazione, in particolare per l’Emilia i problemi maggiori potrebbero scaturire dal fatto che dapprima nevica a quote di media montagna e in parte collina, poi pioverà e parecchio, quindi oltre alla nuova pioggia ruscellerà a valle e nei bacini anche l’acqua di fusione della neve. Va da se che non è week end da fare escursioni in media e alta montagna o da fare sport nell’alveo e nelle golene di fiumi e torrenti.

riferendoci alla scala ideata per le comunità in transizione, che, importante, non sostituisce quelle ufficiali della protezione civile, potremmo considerarci, in Emilia Romagna, in una situazione in pieno del punto 2), ovvero “Attenzione 2 moderata: queste condizioni   possono comportare problemi nello svolgere la vita con i ritmi e i modi in cui siamo abituati, perché sono possibili eventi che, in qualche caso, possono comportare pericolo per persone e/o cose. “, ma la situazione potrebbe evolvere, quindi stay tuned e non abbassate la guardia ma rinforzate la resilienza locale.

 

UPdate 26.02.2016 ore 12:47 #allertameteoLIG

Ecco l’Allerta emanata da protezione Civile Regionale a seguito delle indicazioni del Centro Meteo Arpal. Domani verranno fornite le indicazioni relative alla giornata di domenica.

Pubblicato da Arpal su Venerdì 26 febbraio 2016

Update 26.02.2016 ore 16:30 emesso l‘allerta meteo Emilia Romagna, qui i dettagli

Clima? Ci manca il coraggio!

Qualche giorno fa sono stato ad intervistare il climatologo Kevin Anderson a Bruxelles. L’occasione mi è stata fornita da un evento organizzato al Parlamento Europeo da Marco Affronte (e colgo l’occasione per ringraziarlo di aver creato questa opportunità). Quella che vedete qui è la parte “pubblica” dell’intervista, ovvero realizzata per l’autosomministrazione di chiunque abbia voglia di vedersela (attivate i sottotitoli in italiano e segnalatemi eventuali correzioni).

Ho poi girato anche del materiale pensato per un uso in ambiente facilitato, una parte specifica per il lavoro sperimentale che con ANCI Emilia Romagna facciamo con gli amministratori pubblici, i tecnici, ecc. e una orientata a transizionisti con un bel po’ di lavoro interiore già macinato (direi che con il gruppo trainers di Transition Italia valuteremo come meglio utilizzarle).

Ci tenevo molto a fare questo lavoro con lui proprio perché è uno dei pochissimi climatologi che si azzarda a superare i vincoli di espressione che il ruolo accademico impone. È anche caratterizzato da quella pragmaticità britannica che è uno dei tratti di fondo dell’approccio di Transizione ed è con questo spirito che affronta anche i temi “difficili” come la geoingegneria o il nucleare. Come scoprirete all’inizio dell’intervista, la sua è una storia un po’ particolare, non è nato “professore” e credo che questo faccia un po’ la differenza.

Anderson è stato di una disponibilità incredibile e, in verità, lui non ha messo alcun limite all’uso del materiale anche quando quello che dice è decisamente doloroso. È una persona che ha raggiunto una consapevolezza profonda rispetto a questa incredibile fase storica, ha una visione sistemica molto ampia ed è riuscito a raggiungere una relativa pace interiore nonostante tutto.

Chiacchierare con lui mi ha aiutato parecchio, credo che tutte le persone più consapevoli si chiedano un giorno sì e uno no (o magari anche tutti i giorni) se vale ancora la pena di impegnarsi per il cambiamento, visto che è possibile che si siano già superati molti margini di sicurezza. Allora ogni tanto è importante trovare nella relazione con qualcuno che è al tuo stesso livello di comprensione dei problemi delle ragioni per non lasciare andare tutto.

Quindi direi che per il momento la risposta è no, non è ancora tempo di tirare i remi in barca, si può ancora fare tutto e si deve provare a farlo perché è giusto, perché è importante, perché è incredibilmente interessante e divertente. Troviamo il coraggio.

Cowspiracy e i mattoni per costruire una posizione assolutista

Salve a tutt*,

pubblico qui questa mia fatica di traduzione per diversi motivi. La complessità dovrebbe portarci ad evitare le soluzioni univoche e valide per tutt* ed ovunque. Negli ultimi tempi noto una montante diffusione di posizioni assolutiste riguardo alle scelte alimentari. Essendo il tema particolarmente controverso e complesso, ho deciso di tradurre questo lunghissimo articolo di critica al film documentario “Cowspiracy”.

Al suo interno ci sono numerosi spunti di riflessione sulla complessità del tema e che spesso non si riescono ad esprimere nemmeno in una lunga conversazione. Non che ci sia tutto, nonostante la lunghezza, ma già questo dà l’idea di come una posizione univoca nel campo della produzione e del consumo di cibo sia da evitare. Il mio intento, come quello di chi ha scritto l’articolo, non è quello di provocare i sostenitori del veganesimo, dei quali rispetto la sensibilità e la scelta, ma quello di mettere in campo la natura complessa e controversa del tema, soprattutto a beneficio di chi non ha fatto (o non ha fatto ancora) scelte in questo senso.

Il mio ‘take’ su questo tema, riassunto in poche righe, è questo: riduciamo quanto più possibile il consumo di carne, ma non dimentichiamo che gli animali sono imprescindibili nei cicli biologici e quindi anche nei sistemi agricoli. Ovviamente mi prendo la piena responsabilità, pur non essendo miei i contenuti dell’articolo, di quanto detto nel testo. L’articolo è lunghissimo, tuttavia mi sento di consigliare di leggerselo tutto, anche a rate.

Buona lettura.

Da “Dailykos”. Traduzione di MR 


Di Finchj

Cowspiracy- il segreto della sostenibilità, un documentario che esplora apparentemente gli effetti del bestiame sull’ambiente, è stato realizzato sette mesi fa. In qualche modo, forse a causa del fatto di essere un espatriato, mi sono perso il trambusto che ha generato. Le recensioni di solito hanno vita breve. Dopo che il furore iniziale si è placato, l’opinione pubblica di solito passa all’argomento successivo. Rendendomi conto di questa realtà, ma volendo comunque condividere i miei pensieri sul film e i suoi temi, ho optato per scrivere una risposta dettagliata piuttosto che una recensione. Cowspiracy è più di un semplice documentario che cerca di spezzare il silenzio delle organizzazioni ambientaliste su questi problemi. La conclusione del film non ha niente a che fare con la riforma di queste organizzazioni basate sull’appartenenza. Piuttosto, viene offerta una panacea: l’adozione globale di uno stile di vita vegano come “il solo modo di vivere in modo sostenibile ed etico su un pianeta con 7 miliardi di altre persone”. [-Kip Anderson 1:26:55 (1) Grassetto mio] Continua a leggere

#COP21 9/12/2015 – cosa e quanto manca all’accordo

Luca Lombroso da Parigi

COP21 9/12/2015 – cosa e quanto manca all’accordo

Oggi, per non stancarmi troppo in vista dei round finale, ho deciso di concentrandomi sul seguire un paio di side event e di non stare a oltranza in plenaria alla sera, per vedere qualcosa di Parigi.


 
Il primo, “meat: the big omission from the talks on emission. Pubblic understanding and policy option” riguardava l’impatto della carne sui cambiamenti climatici e il fatto che è un argomento (come vedremo, non è il solo) fuori dai negoziati. Ne parlo in questa intervista-articolo, impressionante come ridurre del 30% il consumo di carne in Europa avrebbe un impatto di riduzione emissioni del 15-20%! E come g!uardiamo il dito, l’imballaggio, e sfugge la luna, il prodotto, che è il vero impatto ambientale- Insomma, acquistare carne al supermercato il problema non è la vaschetta ma la bistecca!
Event-flyerIl secondo, “”building a resilient Pacific through effecctive weather climate and early warning system” riguardava un sistema di allertamento meteo e di early warning system come fattore di resilienza e adattamento nelle isole e zone dell’Oceano pacifico più vulnerabili, come Isole Tonga, Vanuatu, in collaborazione col servizio meteo finlandese. Si è parlato della formazione e coinvolgimento della comunità, a partire dalle scuole, attrezzate con strumenti e info meteo varie. Alla fine non ho resistito dal fare due domande, una meteo “come affrontano il problema, che avviene in Italia, delle sempre più frequenti piogge intense in breve tempo con conseguenti flash flood”, la seconda provocatoria, chiedendo se anche da loro il meteorologo rischia le manette o la gogna pubblica… potevo chiedere se esistono le #meteobufale! Domande sostanzialmente senza risposta, salvo qualche sorriso e ironia!
Quanto ai negoziati, è uscito un nuovo testo, sono calate le parentesi e opzioni, da oltre 1600 a un po’ più di 300, c’è l’ozione di 1.5°C ma questo articolo ci dice che per rispettarla dovremmo abbandonare i combustibili fossili entro il 2030! Gli umori sembrano buoni, tutti corrono come dei pazzi dentro il recinto della COP 21, fuori aumentano le forze di sicurezza, ma a quanto pare se sono tutti contenti in generale ognuno ha qualche malcontento o mugugno.
Negoziati a parte, elenco qua, per sommi punti, le cose che mancano nell’accordo o più in generale nei negoziati
• 12 miliardi di tonnellate di anidride carbonica negli INDC er stare entro i 2°C
• La questione della carne, come detto sopra
• Completamente assente ovunque, dai negoziati e dai side event, il picco del petrolio
• Altrettanto, nessuno parla di sovrapopolazione, sia che la intendiamo in senso stretto, sia intesa come sovrapopolazione di consumatori
• L’obsolescenza programmata e la progettazione per la discarica, ovvero limitare l’usa e getta
• Porre dei limiti al consumismo
• Tornando alla sostanza dei negoziati, ne sono esclusi completamente i trasporti internazioni navali e aerei, attualmente il 5% delle emissioni e in forte crescita
• La decrescita: ritengo impossibile attuare gli obiettivi UNFCCC garantendo nel contempo la crescita economica!
• I limiti del pianeta e delle risorse

Insomma, attendiamo la fine della conferenza, voci dicono che potrebbe finire come da programma venerdì, ma altre parlano di sabato o domenica o perfino lunedì, per giudicare; probabilmente da Parigi qualcosa uscirà, ma come ben sappiamo quello che fanno i governi e i potenti arriva  tardi, ed è insufficiente, il resto tocca a noi.

Luca Lombroso

Osservatorio geofisico Dief UNIMORE

Obsèrver in delegazione FLA Fondazione Lombardia per l’ambiente

Ps: Le opinioni qui espresse sono, naturalmente, a titolo personale; scusate eventuali refusi dovuti alla tastiera tablet e alla stanchezza!

 

Lombroso da Parigi COP 21 giorno 2

Lombroso da Parigi COP 21 giorno 2

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Seconda giornata che prendo un po’slow, ieri il primo giorno e’stato subito ricco di impegni e di side event, ma forse devo ancora ambientarmi qui al grande centro Le Bourget. La mattinata e’volata, dopo alcuni incontri con amici vari, sbirciando qualche side event ma senza focalizzarmi su nulla di particolare.
Sara’che invecchio, ma anche se non sono certo un veterano delle COP mi sembra di sentire le stesse frasi, tipo “e’ la nostra ultima occasione buona”, “il tempo sta scadendo”, “le future generazioni ce ne chiederanno conto”, di Copenaghen e delle alter COP a cui ho partecipato. Sara’la (s)volta buona per il clima?
Dipende. In positivo c’e’consapevolezza e unanimita’ dei 196 aderenti all’’ÚNFCCC e tutti, in modo o nell’altro, qualche impegno se lo assumono. Ieri no ho seguito direttamente I negoziati, ma mi sono dedicato a pubbliche relazioni e ho visitato il non meno interessante spazio della società civile, Generation Climate, incontrando varie persone e vedendo varie esperienze di buone pratiche.
Poi, a sera, rientrato in Hotel dove oggi la prendo calma in vista delle prossime giornate che saranno senz’altro intense, leggo con piacere la novità. “un fulmine scuote Parigi”, scrivono gli amici di Italian Climate Network, e in effetti ieri è pure piovuto parecchio e forte, quasi fosse un monito. Altre notizie le trovate sul Guardian, insomma pare che si vada verso un accord forte, politicamente vincolante, con controlli periodici degli obiettivi. Non entro nelle parti tecniche, confesso che rigetto ora ancor più la burocrazia e dintorni. Interessante che pare vengano recepiti anche gli 1.5°C di Massimo riscaldamento planetario a lungo termine, ma diciamolo francamente come fatto simbolico, perchè ormai personalmente la vedo dura rispettare I 2°C, figuriamoci già 1.5°C!
Infatti, l’altra faccia della medaglia e’che gli impegni assunti con gli INDC da oltre 100 Stati, come si sapeva, sono largamente insufficienti anche per rispettare i 2°C gradi; come dicevo ieri dal GAP report, mancano alla conta 12 miliardi di tonnellate di CO2.
Robetta insomma, dove trovarle o meglio tagliarle? I governi, l-ONU e l-UNFCCC qui passano la palla al livello subnazionale (regioni e citta’in particolare), alle imprese, e soprattutto alla societa’civile. Insomma, come si dice in transizione, I Governi non agiranno o se lo fanno sarà tardi e insufficiente, e come sappiamo l’azione del singolo, importante, è comunque insufficiente.
Dunque, ampio spazio anche per le azioni della transizioni. Tocca noi insomma, alle comunità, dovremmo, propongo (se già non è stato fatto) di fare i “conti della lavandiaia” di quante emissioni si stanno tagliando coi progetti in corso, quante ne possiamo ancora tagliare con quelli futuri e quante ne mancano al conteggio finale. E, perche’no, anche pensare a una sorta di INDC

Luca Lombroso

Osservatorio geofisico Dief UNIMORE

Obsèrver in delegazione FLA Fondazione Lombardia per l’ambiente

Ps: Le opinioni qui espresse sono, naturalmente, a titolo personale; scusate eventuali refusi dovuti alla tastiera tablet e alla stanchezza!

lombroso giorno 1 da #cop21

Luca LOMBROSO da Parigi il 7 dicembre 2015

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Buongiorno a tutt*

Condivido qui le impressioni del primo giorno partecipazione a questa avvincente e cruciale COP21.

Nei limiti del possibile vi aggiornerò anche nei prossimi giorni, seguite il post in www.lombroso.org per la mia “rassegna” di post e interviste.

Come sempre entrare in una COP é “entrare nel mondo”, a contatto con 195 paesi; stavolta qua a Parigi è veramente una COP enorme, organizzatissima ma anche inevitabilmente dispersiva, si cammina tanto fra le varie aree (e che ancora non sono andato a Climate generation) fondamentali scarpe comode, ma delicate, anche per non pestare troppo il nostro pianeta già maltrattato.

Appena entrati a questi grandi vertici sul clima, quel che viene da chiedersi é: ma chi sono tutte queste persone ? Che fanno e perché sono qui? sono veramente tutti venuti salvare il pianeta?

Si ci sono attivisti del clima e ambientalisti di varie associazioni,popoli indigeni, i giovani, organizzazioni scientifiche, ecc, ma sono veramente tante le ONG accreditate fra gli “obsèrver”, oltre 1100 ONG secondo l’elenco dei partecipanti dell’UNFCCC, incredibile che ci si frammenti in 1106 associazioni se l’obiettivo, contenere il global warming entro i famigerati 2 gradi, è comune!

A queste si aggiungono le delegazioni governative e ministeriali dei 195 Stati più Unione Europea e due Stati osservatori (Santa Sede e Palestina), e i giornalisti, per un totale di 36276 persone accreditate.

Palesa dunque agli occhi il famigerato effetto valigetta: quanti di questi sono qui veramente per salvare il mondo? E quanti semplicemente perché è il loro lavoro, per promuovere il loro prodotto come “salva mondo”, la loro causa o interesse personale o corporativa, ecc?

Manca a mio avviso personale la famigerata vision sistemica transizionista, e so già che il tema picco del petrolio é completamente assente dai negoziati. Due buoni motivi però per cercare di portarli, anche dentro il “recinto” della conferenza ONU.

Prendiamo per buono che, sia pure con sfaccettature non sempre transizionista, il termine resilienza è ormai presente in molti side event,conferenze e altro e anche in interventi ad alto livello.

Ma veniamo alla prima giornata, si inizia al solito con le pratiche burocratiche,dopo i controlli di sicurezza, gli stessi aeroportuali, giustamente attenti e approfonditi, tutto fila liscio, ma ho sempre a mente la disorganizzazione e le code di Copenaghen.

Per prima cosa inizio con una presa di confidenza degli spazi, logistica, sale side event, che hanno profumati croissant e ricchi buffet, attenti però all’ambiente, prevalgono ncibo bio il più possibile locale, anche vegetariano e vegano.

L’esposizione è veramente ricca di stand e cose interessanti, ma ci dedicherò poi tempo e raccolta di materiale con calma.

Poi è la volta del primo side event, segnalatomi da FOCSIV, un side organizzato da Caritas internazionale “Deal with it! People, Rights, Justice”, l’accordo con noi, gente, diritti, giustizia. Relatori Rt. Hon Nicola Sturgeon MSP, First Minister of Scotland, Julianne Hickey, Caritas Aotearoa New Zealand, Ivo Poletto, REPAM (Pan-Amazonian Ecclesial Network), Asad Rehman, Friends of the Earth International, moderatore Nick Clark, Senior Environment Correspondent, Al Jazeera

Si parlato di come l’accordo, che dovrà essere forte e politicamente vincolante, debba tenere conto dei diritti umani, il che, incredibile, pare che non sia cosa scontata.

Julianne Hickey parla degli impatti in Oceania, in particolare cicloni tropicali e aumento del livello del mare, per queste zone i cambiamenti climatici non sono una questione economica ma di sopravvivenza!ecco perché gli stati insulari chiedono di riconoscere come target di massimo riscaldamento planetario non 2ºC bensì 1.5ºC.

Particolarmente appassionato l’intervento di Ivo Poletto, REPAM (Pan-Amazonian Ecclesial Network) che parla di bioma dell’Amazonia e cambiamenti climatici, e ricorda la grave siccità in Brasile e a San Paulo. Molto critici i suoi interventi sulla falsa soluzione di mitigazione dei biocarburanti e le grandi dighe idroelettriche spacciate come energia pulita. Racconta come una sola diga inonderà 729 km2 con una parete alta come un edificio di 18 piani,affetterà la vita di oltre 20000 indigeni minacciando il loro stile di vita tradizionale il governo procede senza coinvolgerli e senza consultarli.

L’accordo, dice, dovrà avere un quadro internazionale che garantisca la biodiversità e la vita dei popoli indigeni in Brasile e i fondi di finanza climatica devono appoggiare e garantire i popoli indigeni recuperando foreste e garantendo il bioma dell’Amazonia, senza false soluzioni come biocarburanti e grandi dighe.

Nicola Sturgeon MSP, First Minister of Scotland si esprime per un accordo forte e politicamente vincolante e dice che la Scozia ha istituito un fondo per la giustizia climatica.

Tutte cose, mio commento, sacrosante e che dovrebbero essere scontate, sostanzialmente le stesse che si dicevano a Copenaghen nel 2009, speriamo dunque sia la volta buona!

Ma se è la volta buona ce lo dovrebbe dire il “GAP report”, side event che presenta lo studio dell’UNEP agenzia ambiente delle nazioni unite che valuta le emissioni passate e future in relazione al target di contenere il global warming entro i due gradi al 2100 e rispetto all’era preindustriale. Il report di quest’anno, la novità, tiene conto degli INDC, gli intenti o meglio promesse, dato che sono volontari, di riduzione delle emissioni presentate da oltre 140 nazioni pari al quasi il 90% delle emissioni.

Emerge così che 12 GtCO2 al 2030 (robetta insomma, 12 miliardi di tonnellate di anidride carbonica!) al percorso per la decarbonizzazione che peraltro ci darebbe solo il 60% di probabilità di evitare i famigerati due gradi. Si accenna anche agli 1.5ºC, perché per molti stati i 2ºC non sono sufficienti a evitare impatti devastanti!

I relatori, fra cui il segretario UNEP Achim Steiner, appaiono però ottimisti per il fatto che qui per la prima volta si vedono impegni da tutti, ma qui la stanchezza e il mio inglese arrugginito dall’uso del francese, dello spagnolo (e dal dialetto modenese) prende il sopravvento insieme alla fame, mitigata dal buffet ecosostenibile, quasi transizionista con le stoviglie di porcellana e acciaio lavabili.

Dopo una pausa caffè e qualche chiacchiera vado a vedere la sala della plenaria, dove si svolge la sessione alto livello in cui parlano i ministri. il ministro dell’ambiente italiano Galletti, che era sul mio stesso volo, parlerà martedì mattina, fra i primi, verso le 10-10:39 direi.

La sala plenaria Seinne, la principale, é veramente enorme, 2000 posti, e bella,entro mentre parla Excellency Mr. Yeshey Dorji, Minister of Agriculture and Forests and Vice Chair of National Environment Commission of Bhutan

Il piccolo stato tibetano è l’unico che ha presentato un INDC giudicato “adeguato” da Carbon Tracker per il target dei due gradi, il Ministro dell’agricoltura del Bhutan dice che hanno adottato come parametro di sviluppo la felicità interna anziché il PIL e che si esprimono per un accordo forte e politicamente vincolante

Alle 16:45 passo al side event Driving climate action through the Compact of States and Regions and the Under2MoU. Organizzato da Climate groupe, a cui a cui aderisce anche la Fondazione Lombardia per l’ambiente che gentilmente mi ospita in delegazione in collaborazione con l’osservatorio geofisico del Dief UNIMORE.

UNDER2MOU, a cui hanno aderito Lombardia ed Emilia Romagna, è un accordo che coinvolge molte regioni che si impegnano, volontariamente, alla decarbonizzazione è cruciale per l’obiettivo due gradi. Rientra quindi nella c.d. “Agenda delle soluzioni”, le azioni sub nazionali a cui molto si fa affidamento per colmare il famigerato GAP nelle emissioni.

Intervengono vari premier e governatori di grandi regioni industrializzate, fra cui stato di Washington, Catalonia, paesi Baschi e Jabisco (Messico). anche qui parla Nicole Sturgeon, primo ministro Scozia, che ribadisce che è per un accordo forte e vincolante.

Edward Senzo Mchuno, premier Kwazulu Natal (Sudafrica) ricorda però che bisogna ancora dare elettricità a 300 milioni africani e va fatto con energia pulita,ma per far questo servono aiuti economici e tecnologia.

Per chiudere la serata, incontro nel suo hotel l’amico meteorologo cubano JOSE Rubiera, una chiacchierata del più e del meno, poi breve passeggiata digestiva e rientro in hotel a riposare in vista di domani che si preannuncia nuovamente una giornata full, impegnativa e interessante.

Ah i negoziati? Quel che conta si svolge a porte chiuse, difficile fare previsioni, ma già ci si aspetta che proseguano oltre i tempi regolamentari, oltre venerdì e fino a sabato o addirittura domenica.

Luca Lombroso

Osservatorio geofisico Dief UNIMORE

Obsèrver in delegazione FLA Fondazione Lombardia per l’ambiente

Ps: Le opinioni qui espresse sono, naturalmente, a titolo personale; scusate eventuali refusi dovuti alla tastiera tablet e alla stanchezza!

Salve a tutt*

se domani vi doveste trovare in zona Firenze forse vi potrebbe interessare questa iniziativa alle Murate. Dalle 17 alle 20 (circa) ci saremo anche io ed Ugo Bardi a parlare un po’ di clima. Prima Ugo ce ne parlerà in termini scientifici, poi faremo un World Café per ipotizzare insieme qualche soluzione. Il programma completo dell’evento lo trovate qui. Grazie a Valentina ed Ornella per averci invitato. A domani, se volete.

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Vari #allertameteo

00_DWD_Boden+48-20498Dopo alcuni giorni di tempo prevalentemente stabile, ecco che col ritorno delle perturbazioni atlantiche, oltre alle piogge, tornano anche gli allerta meteo. Nella fattispiecie, avanza una perturbazione atlantica, in parte rallentata da un anticiclone stazionario sull’Europa centro-orientale, una perturbazione tipicamente autunnale, ma che trova ancora mare e anche atmosfera calde, surriscaldate, e un territorio come sappiamo reso vulnerabile da dissesti e mancanza di prevenzione e manutenzione, oltre che da cementificazione e urbanizzazione. Insomma, un mix di cause, climatiche e di territorio, ma infine tutte umane, rendono più intense le piogge e più vulnerabile il territorio.

Una premessa è d’obbligo: per varie ragioni “storiche” in Italia il sistema di allertamento, così come i servizi meteo regionali, non è omogeneo. A fianco della “vigilanza meteo” del Dipartimento della Protezione Civile, ogni regione emette i suoi allerta, spesso pensati per il complesso funzionamento della macchina burocratica. In questa pagina ci sono i link ai vari servizi regionali e ai vari tipi di allerta, ma come vedete ci sono varie lacune. Ho partecipato ultimamente a vari incontri, a Pisa all’internet festival e a Trento al Festival della meteorologia in cui se ne è parlato, ci saranno probabilmente novità, ANCI nazionale sta chiedendo di uniformare il sistema, ma appare improbabile per non dire impossibile costituire una agenzia nazionale di meteorologia, per cui l’unica strada sarà quella di cercare di mettere a sistema l’esistente nel “servizio meteorologico nazionale distribuito”.

situazione per mercoledì 28 ottobre 2015 dal bollettino di vigilanza del Dipartimento centrale della Proteizione Civile

situazione per mercoledì 28 ottobre 2015 dal bollettino di vigilanza del Dipartimento centrale della Proteizione Civile

Nell’attesa, bisogna imparare a usare quel che c’è, l’informazione non manca ma è sparsa nella rete e spesso difficile da comprendere, anche perché livelli e scale di allertamento sono diversi anche fra regioni confinanti. Dobbiamo dunque necessariamente far tesoro, e migliorare, l’esistente, e perchè no anche nelle comunità in transizione pensare a creare un “cerchio grandi rischi” per aumentare la resilienza agli eventi estremi.

Proviamo a fare una sintesi, e linkare, alcuni (quadro non certo esauriente) degli allerta emessi in alcune regioni

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Emilia Romagna: allerta n.94 livello uno ( su due, per temporali nelle aree dell’Appennino emiliano e pianura occidentale per mercoledì 28 ottobre. Qui su Emilia Romagna Meteo un approfondimento.

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Liguria: allerta gialla (scala giallo, arancio e rosso per le piogge, solo giallo e arancio per i temporali) per piogge e temporali, su tutta la regione

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Toscana: allerta gialla per temporali e rischio idrogeologico su tutta la regione per mercoledì 28 ottobre

 

Cosa significa praticamente? Il livello giallo, e il livello 1, sono i più più bassi delle relative scale, in linea di massima il rischio non è alto come in altre circostanze, e i fenomeni non sono diffusi su vasti territori, ciò nonostante è doveroso ricordare che i temporali sono difficili da prevedere nella loro localizzazione e intensità. Aree circorscritte insomma (un paese, un singolo quartiere di una grande città, talora una città intera, possono essere interessate da fenomeni potenzialmente dannosi o pericolosi. In qualche caso, vedi alluvione di Piacenza, ci scappa anche l’evento estremo.

Che fare? Naturalmente le singole decisioni spettano alle pubbliche amministrazioni, e il consiglio è di accettarle, rispettarle e prenderle con filosofia: meglio un eccesso di prudenza, che rimpiangere le vittime! Individualmente, riprendo quanto pubblicato su Emilia Romagna Meteo: nel continuare la vita abituale è opportuno fare massima attenzione a quel che avviene intorno e cade dal cielo, e tenersi pronti, se necessario, a modificare le proprie abitudini o impegni. Una consultazione delle indicazioni della campagna #iononrischio è sempre opportuna e utile, se già la conoscete, rileggete e ripassate: rischio alluvioni e rischio temporali. Poi,. È chiaro se qualcuno si chiede “ma posso andare/fare/ ecc?” che gli spostamenti inutili o non necessari per la vita/lavoro andrebbero evitati comunque per tante altre ragioni, o quanto meno pianificati tenendo conto delle condizioni meteo. Tanto per fare un esempio, che gusto c’è ad avventurarsi in alta montagna o uscire in mare aperto col maltempo?

allerta meteo senza precedenti in Messico

10464384_10208016141750441_8159058006514238449_nCredo sia utile condividere con le comunità in transizione quanto sta succedendo in Messico e in particolare nelle coste del Pacifico fra gli Stati Nayarit, Jalisco, Colima, MIchoacan e Guerrero dove si sta per abbattere l’uragano Patricia.

Patricia non è un normale uragano, e nemmeno un normale “Major hurricane”, gli uragani di almeno cat. 3 in una scala di 5. Patricia, formatosi poco più di 2 giorni fa nelle acque del Pacifico surriscaldate da El Nino e dal Global Warming (acque superficiali fino a 29-30°C) in meno di 30 ore, mentre era di fronte alle coste del Messico e già con la traiettoria verso le coste stesse, si è intensificato da tempesta tropicale a uragano di categoria 5 e nelle ultime ore ha raggiunto intensità del vento e valori di pressione straordinari (volutamente non uso eccezionali) prossimi ad essere l’uragano più intenso mai registrato nell’intero continente americano e forse in tutto il pianeta.

Ora, al di la delle cause meteorologiche e delle concause climatiche, che fare se si Sto arrivando! che ti sta per piombare addosso un mostro simile? anzitutto, informazione e prevenzione alla popolazione, che naturalmente deve anche sapere, preventivamente, che vive in una zona soggetta a questi fenomeni.

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Da ascoltare, è in spagnolo ma un po’ penso si comprenda, la lunga e dettagliata previsione meteo del servizio nazionale messicano, dove, pur in uno stato federale, gli allerta sono identici nei formati, metodi e scale, in tutto il paese. e l’informazione è dal tono fermo, lento ma perentorio, non so come riuscirei ad annunciare un evento “senza precedenti nella storia del paese”, raffiche di vento a 400 km/h, onde di oltre 12 metri con allagamento costiero che sommergerà di oltre 4 metri la costa, trombe marine e tornado. Peraltro Patricia proseguirà anche se perdendo potenza nelle zone interne del Messico e, interagendo con un fronte freddo, influenzerà il tempo di quasi tutto il paese con piogge torrenziali in molte zone.

Il meteorologo annuncia anche, nel finale, che il presidente della repubblica si manterrà in coordinamento con il governo e le autorità e amministrazioni locali perché è un fenomeno che NON HA PRECEDENTI nel territorio nazionale (e forse nell’intero pianeta), aggiungendo che è importante seguire strettamente gli avvisi della protezione civile per proteggere la vita umana.

 

Infine, domanda finale: è normale o è colpa del global warming? o di el nino? non lo sapremo, con certezza, mai, ma probabilmente c’è lo zampino di entrambi i fenomeni,va detto che il tema degli uragani è quello in cui regnano le maggiori incertezze riguardo ai cambiamenti climatici, addirittura il numero di uragano potrebbe calare, ma , cattiva notizia, esserci più uragani intensi. Qui un approfondimento 

Meteo e sicurezza del territorio

Ci stiamo abituando alle nuove manifestazioni meteoclimatiche? Forse non tutti sanno che l’Emilia Romagna ha già una temperatura media di 2° C superiore alla sua media pre-industriale, siamo nel futuro in un certo senso.

Qui trovate tutti i video del recente convegno tenutosi in Unimore incentrato sui nuovi fenomeni che dobbiamo affrontare, ospite di eccezione José Rubiera del servizio meteo/clima di Cuba che costituisce un interessante esempio di organizzazione efficace e ben congegnata.

ClimaUnimore

Ci sono molti altri interventi interessanti per capire come si generano i nuovi fenomeni a cui stiamo assistendo (tornado, alluvioni, ecc.) quali conseguenze producono, come prepararci.

Il convegno era incentrato sull’Emilia Romagna, ma molte informazioni e concetti valgono un po’ ovunque e quindi può avere senso riproporlo anche a livello nazionale.

Grazie a Luca Lombroso per avermi invitato, ho imparato tante cose che non sapevo.

Attenzione alle piogge in Sicilia e al sud

L’estate, tanto per cambiare fra le 2-3 più calde da almeno due secoli (ma forse anche molto di più), ha lasciato una pesante traccia in vista delle perturbazioni autunnali: il mare fortemente surriscaldato. Aggiungo che, ancora sabato scorso, in Sicilia i termometri hanno toccato, o perfino superato, i 40°C (41°C a Sigonella). Un mix, per così dire, perfetto per i fenomeni estremi.

Così ora i modelli di previsione meteorologica indicano, a seguito dell’attesa formazione di una depressione afro mediterranea (qualche sito parla di possibile TLC Tropical Like Cyclon o”Medicane” ma è presto per definirlo tale) la possibilità di piogge intense Fra il sud della sardegna, la Sicilia e quindi, in seguito, in spostamento verso la Calabria e la Puglia meridionale.

Mappa delle precipitazioni previste in italia mercoledì pomeriggio; bel tempo al nord, piogge anche torrenziali al sud (scala colorimetri indicativa, fucsia: piogge estreme)

Mappa delle precipitazioni previste in italia mercoledì pomeriggio; bel tempo al nord, piogge anche torrenziali al sud (scala colorimetri indicativa, fucsia: piogge estreme)

come vedete dalle mappe, alcune zone saranno maggiormente colpite, altre sembrano restare quasi all’asciutto. Le zone più a rischio appaiono quelle delle coste meridionali e sudorientali della Sicilia, ma in parte anche quelle tirreniche. Invito però a non affidarsi troppo ai dettagli, può essere controproducente o perfino pericoloso in certi casi. I temporali, lo ricordo, sono fenomeni sempre molto localizzati, a poca distanza si può passare da piogge torrenziali al sole.

Non entro oltre nei dettagli, anche perché sono fuori “target area” (la mia esperienza meteo è in particolare per l’Emilia Romagna e il nord). Invito dunque a consultare gli eventuali allerta ufficiali (frammentati fra le varie regioni, qui una serie di link nel sito del Dipartimento della Protezione Civile), poi tenersi pronti a cambiare le proprie abitudini o programmi, osservando attentamente ciò che si forma nel cielo e l’evoluzione delle piogge.

Ricordo che da un lato i fenomeni meteo si presentano sempre più intensi anche a causa dei cambiamenti climatici (guardate ieri in Spagna) e dall’altro il territorio ha subito gli sfregi che conosciamo (vedasi questo nuovo rapporto “effetto bomba” di Legambiente) dunque non sottovalutate la situazione.

attenti ai temporali e piogge battenti

modello EMM Meteocenter (cortesia Pierluigi Randi) con le abbondanti previste in Emilia Romagna fra venerdì e sabato in particolare

modello EMM Meteocenter (cortesia Pierluigi Randi) con le abbondanti previste in Emilia Romagna fra venerdì e sabato in particolare

Ci risiamo, dopo i primi caldi e la forte perturbazione di venerdì scorso, si prospetta l’arrivo di un vortice depressionario dalla Francia, con la formazione di una “depressione tirrenica”. Per l’Emilia Romagna questa è la classica situazione di maltempo e determinerà un episodio perturbato con piogge e temporali che potranno assumere forte intensità, specie tra il pomeriggio di giovedì e la sera di venerdì.

 

I primi temporali, talora forti, sono attesi nel corso di giovedì mentre venerdì potrebbero prevalere piogge e rovesci diffusi, con quantitativi cumulati nell’episodio anche abbondanti sia sulle zone di pianura che di collina e montagna, sia in Emilia che, in una seconda fase, in Romagna. Sono probabili piene anche consistenti di alcuni fiumi e torrenti.

L’episodio dal punto di vista meteo si esaurirà fra sabato pomeriggio in Emilia e domenica mattina in Romagna; è una situazione da non sottovalutare, di quelle in cui è opportuno tenersi pronti a modificare le proprie abitudini e comportamenti per auto proteggersi.

Alcuni consigli, di fatto sempre validi nelle perturbazioni della “nuova normalità” che stiamo vivendo:

  • Con l’inizio delle piogge e specie se saranno intense, evitare attività in prossimità dei corsi d’acqua compresi quelli minori, fossi e canali di scolo, con particolare attenzione nelle zone notoriamente a rischio e lungo strade vicine a costoni rocciosi.
  • In auto attenzione a probabili allagamenti ma anche ai più piccoli ristagni di acqua nelle corsie laterali moderando al massimo la velocità, specie in caso di fondo stradale dissestato.
  • Attenzione alla notevole riduzione della visibilità nel rovesci più intensi.
  • Per chi vive o lavora in aree esondabili, prepararsi preventivamente.
  • Durante i temporali, mettere in pratica le più elementari norme per evitare il rischio di essere colpiti dai fulmini.
  • sconsigliato uscire in mare venerdì 22 per venti di bora sostenuti,
  • evitare escursionismo e alpinismo sul crinale e nei boschi
  • in caso di temporali e anche con vento moderato prudenza anche nei parchi
  • Come sempre in caso di piene dei fiumi, non sostare sui ponti e rispettare le eventuali indicazioni delle autorità.

attenti ai temporali e alla CO2

Premessa: in primavera-estate, quando sono previsti, o ci sono, temporali, è sempre presente un certo rischio di fenomeni forti (grandine e vento in particolare9 ed è implicito, per definizione stessa di temporale, la presenza di fulmini. Detto ciò, specie in questa fase di transizione (anche di stagione) e di nuova normalità, ricordare i rischi di una normale situazione di variabilità temporalesca primaverile non guasta. non guasta anche ricordare che la CO2 continua a sfondare nuovi record, ora i 400 ppm di concentrazione sono stati superati per un intero mese non solo a Mauna Loa, osservatorio di riferimento, ma in tutte le stazioni di rilievo di questo dato sparse per il globo.

mage Credit: NOAA Climate.gov NOAA ESRL NASA Earth Observatory

E questo non fa che dare combustibile al global warming e quindi alle sue conseguenze. prima delle previsioni dunque vi propongo un clippino sviluppato da una bambina di 5° elementare per la sua exibition di fine anno alla International School Modena. Guardate, e riflettete.

Detto questo, il tempo è quello classico delle mezze stagioni, ma pur in presenza di un promontorio dell’anticiclone delle Azzorre è presente aria piuttosto umida e mite per la stagione. A ciò si aggiunge una modesta ma determinante infiltrazione di aria fresca e instabile in quota. Questi fattori favoriscono lo sviluppo di nubi cumuliformi temporalesche specie nei pomeriggi, che in qualche caso possono evolvere in episodi locali ma intensi. Nella fattispecie, riguardo l’Emilia Romagna avremo locali temporali accompagnati da grandine e/o forte vento o brevi intensi acquazzoni sono possibili nel pomeriggio-sera di venerdì soprattutto nell’Emilia occidentale e nella sua bassa pianura, e sabato, anche in mattinata, nel settore orientale dell’Emilia e in Romagna. Da domenica si va verso una maggiore stabilizzazione con l’avvio di un primo vero assaggio di estate.

Episodi locali insomma, ma da non sottovalutare perché se colti di sorpresa, e complice il dissesto e problemi del territorio e delle strade, nonché della vegetazione di parchi e viali i problemi e i rischi sono sempre in agguato. secondo la scala temporalesca della NOAA NWS USA, possiamo considerare il rischio di temporali in cat. 1, localmente e in parte cat. 2 Ripassate quindi i consigli della protezione civile.

Attenti alla burrasca

Marzo pazzerello colpisce ancora: dopo i primi timidi tepori primaverili, un fronte freddo primaverile sta irrompendo in pianura padana. Circolano, al solito, #meteobufale e notizie imprecise per non dire allarmistiche, non torna l’inverno di prepotenza ma sarà comunque una veloce “sfuriata” e la situazione non va affatto sottovalutata, anche alla luce dell’allerta regionale in vigore in Emilia Romagna.

L’azione della perturbazione sarà veloce, ma intensa e dinamica, portando, per l’Emilia Romagna, un vero e proprio campionario meteo completo. Fra mercoledì 4 pomeriggio e giovedì 5 mattina avremo infatti una fitta nevicata in collina  e montagna, piogge moderate in pianura emiliana e più abbondanti ed associate ai primi temporali della stagione in Romagna dove insisteranno anche giovedì, specie al mattino e sul settore appenninico. Inoltre la perturbazione sarà accompagnata e soprattutto seguita da vento forte e impetuoso, con, giovedì, una tempesta di föhn in Emilia e di bora in Romagna con una nuova mareggiata sulla costa. La situazione andrà migliorando da venerdì, seguirà un week end di bel tempo con aria frizzante ma sole primaverile.

le raffiche di vento previste giovedì pomeriggio al centro nord. Attenzione oltre che in Emilia Romagna anche al nordovest per il föhn e nelle regioni centrali per la tramontana. condizioni proibitive in montagna.

Qualche debole gelata o brinata, di notte e fino alle prime luci dell’alba, sarà possibile tra giovedì/venerdì e soprattutto tra venerdì/sabato su tutte le vallate appenniniche e sulle zone di pianura di Emilia e Romagna centro-occidentale, ma con temperature che non dovrebbero scendere a livelli pericolosi per le coltivazioni.

Dunque massima attenzione alle possibili conseguenze su un territorio fragile e pieno di dissesti e problemi. Le conseguenze vanno dalle banali ma insidiose grandi pozzanghere sulle strade a locali allagamenti, ma l’attenzione maggiore è per il vento che, soffiando molto forte, potrà causare disagi e qualche danno. In particolare, è saggio evitare durante l’evento parchi e boschi, in quanto con la vegetazione danneggiata dalla grande nevicata il rischio di caduta di rami o sradicamento alberi è elevato. Attenzione anche ai giardini domestici e pubblici e ai viali alberati. La prudenza non è mai troppa, ripassiamo dunque i consigli della Protezione civile riguardo a vento e mareggiate, ma del resto ce lo insegna la saggezza delle tribù indigene, con la, come la definisce ne “Il mondo fino a ieri”” Jared Diamond, “paranoia costruttiva”.

Luca Lombroso, Pierluigi Randi

Attenti alle piogge battenti

Ci risiamo, dopo la neve in Emilia e le mareggiate e alluvioni costiere in Romagna, un’altra perturbazione intensa si avvicina nel fine settimana.

Riporto il dettaglio post dell’amico meteologo Pierluigi Randi:

“Ultima giornata soleggiata, per cui chi può ne approfitti. Da domani si cambia spartito e la saccatura nordatlantica in quota che ci verrà a visitare complicherà quasi certamente in una classica depressione nei bassi strati in evoluzione da Sardegna a Tirreno meridionale (secondo il Deutscher Wetterdienst, ma fidiamoci) che, specialmente domenica, porterà nuove piogge.
Occhio anzi a quel fronte caldo che, messo così (previsione DWD), rappresenta un modello di circolazione piuttosto sfavorevole per la nostra regione: piogge insistenti, prima fase sciroccale (sabato) in rotazione a NE (domenica) con rinforzi su settore orientale e costa, e ciò per il litorale non è proprio il massimo della vita (bora dopo scirocco e tempo piovoso).
Non ci sarebbe nulla di particolarmente importante (a parte il week-end con ombrello a portata di mano) se non fosse che:
1) Pioverà sul bagnato; ancora non abbiamo smaltito l’overdose di acqua del 4-6 febbraio, ed a tal proposito leggasi questo bollettino http://www.arpa.emr.it/…/se…/Bollagrosett_2015_02_16_07.pdf… alla voce percentile acqua disponibile), per cui non saranno necessari tantissimi millimetri di pioggia per farci ricalzare lo stivale.
2) Freezing level e di conseguenza quota neve più elevati rispetto al giro precedente, anche questo no buono in relazione ai corsi d’acqua.
3) Scirocco-bora+pioggia è un mix assai poco gradevole per la nostra costa.
Al momento sembra un passaggio un poco più “light” rispetto a quello assai cattivo di inizio mese, però monitoriamo e seguiamo le eventuali allerte che verranno emesse dalla protezione civile (non quelle con cui tappezza ogni 12 minuti il sito il figlio illegittimo di Caronte; esse, oltre a costituire un reato, possono andare bene al limite per insaporire il brodo dei passatelli).
Detto questo buon week-end, e se poi pioverà davvero c’è sempre il Risiko o il divano con l’abbiocco post-prandiale incorporato. “

Più in dettaglio, monitorare e fare attenzione alle eventuali piene dei fiumi e soprattutto dei torrenti minori, perché le piogge, secondo elaborazioni, saranno molto abbondanti nella fascia collinare. Consigli, i soliti: non guidare in zone eventualmente allagate, non svolgere attività sportive lungo fiumi e torrenti, attenzione in caso di allagamenti in aree urbane ai sottopassi, guidare con prudenza perché le strade sono parecchio dissestate e si formeranno grandi pozzanghere, attenzione nei parchi e giardini perché gli alberi sono ancora danneggiati dalle recenti nevicate.

E in ogni caso, prepariamo con resilienza ma qualsiasi tempo faccia, un po come i bambini, cerchiamo di essere felici e di sorridere.