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RiEconomy in stile biellese…

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Proseguono gli esperimenti di RiEconomy con un focus nel biellese dove prevista questa serie di incontri per ragionare di riprogettazione dell’economia di quell’area. Si comincia il 12 novembre, come vedete dal volantino e si arriva fino all’11 febbraio centrando ogni incontro su un tema chiave, con un relatore in grado di approfondire alcuni aspetti, ma lasciando spazio alla libera fermentazione delle idee…

I sei incontri seguiranno infatti un percorso d’interazione e scambio creativi, e saranno propedeutici a un grande evento visionario che si terrà il 28 febbraio e 1 marzo 2015:  in queste date, tutti i principali agenti del cambiamento del Biellese avranno la possibilità di condividere le proprie esperienze e i propri sogni per co-creare un futuro migliore per il territorio, legato ad un’economia più giusta, più umana, più bella ed accessibile a tutti.

Per un maggiore dettaglio allego qui il documento di presentazione di questo percorso che potete studiarvi con calma prima di gettarvi nella magica danza delle “Ore liete di RiEconomia”.

Ci serve la crescita economica?

Salve a tutt*,

ho pensato che l’articolo suggerito da Cristiano nel suo ultimo post, dove presentava la locandina dell’evento bolognese di mercoledì 29, valesse la pena di essere tradotto, quindi eccolo qui.

Ci vediamo a Bologna?

Buona lettura.


Osiamo mettere in discussione la crescita economica?

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Ci hanno venduto in maniera molto efficace la storia che la crescita infinita sia essenziale per mantenere e migliorare la nostra qualità della vita. Ma questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà.

Di Warwik Smith



Il pianeta ha risorse finite. Foto:Reid Wiseman/NASA/Rex/Reid Wiseman/NASA/Rex

Il perseguimento infinito della crescita economica ci sta rendendo infelici e rischia di distruggere la capacità della Terra di sostenerci. La buona notizia è che muoversi per rendere le nostre vite più sostenibili ci renderà anche più felici e sani. Vi piacerebbe un fine settimana di quattro giorni, ogni settimana?

Sono stato a due conferenze con premesse di base analoghe, nell’ultimo anno. La prima è stata all’Università Nazionale Australiana sull’economia ecologica e la seconda, appena la scorsa settimana, è stata sull’economia di stato stazionario all’Università del Nuovo Galles del Sud. La premessa dietro ad entrambe le conferenze è semplicemente ed innegabilmente vera, tuttavia è così destabilizzante da essere fondamentale per il nostro attuale stile di vita:
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Un budget trasparente per la Fest

Torniamo a parlare della Transition Fest 2013… il gruppo di lavoro sta infatti “chiudendo” una fase di riflessione e celebrazione del lavoro fatto a Settembre.

Oggi vi vorremmo raccontare del BUDGET TRASPARENTE che trovate online qui.

Nella sua attuale forma, l’hub nazionale Transition Italia si occupa principalmente di formazione (con i training e altri corsi), divulgazione (transition talks, transition days, il blog) e di organizzare eventi (“navigando la transizione”, la Transition Fest). Tutte attività che comportano una creazione di valore (economico e non) in entrata ed in uscita.

Per la Transition Fest abbiamo sperimentato per la prima volta strumenti per rendere trasparenti ed accessibili i flussi della gestione economica dell’evento per dare modo a tutte le persone interessate Continua a leggere

“L’economia del dono esiste”

“L’economia del dono esiste. Va avanti indipendentemente dalle partite doppie dare-avere, dai pareggi di bilancio e dagli investimenti a lungo termine. L’economia del dono non è solamente quella estrema che dà vita ad altra vita, come un cuore tolto ad uno che se n’è andato per una morte violenta. È anche il dono del tempo libero, ad esempio. Quest’economia del dono già regge questo paese. In tempi di crisi aggravata (anche se non siamo ancora messi male come la Grecia) se la cavano meglio quelli che hanno praticato l ’economia del dono: è lo scambio gratuito fra quelli che sono allenati alla fraternità. È la migliore tecnica di sopravvivenza. La fraternità, insomma, non è una virtù della morale, è un sistema di convivenza in momenti difficili.”

Erri De Luca – tratto da qui 

(grazie Cristina di Ferrara in Transizione per la segnalazione)

Costruire un’economia alternativa in 3 ore ?

Possono 370 persone costruire la visione e la base per un’economia alternativa in un mondo post-transizione ? Ebbene sì. Questa incredibile magia si è manifestata domenica scorsa durante la Transition Network Conference. Vorrei quindi condividere questa esperienza di come può essere usata la creatività e un pizzico di sana follia per fare questo. Anche perché quello che ora frulla in testa è: come, dove e in che contesto potremmo sperimentare analoghi strumenti in Italia ?

Anche un racconto con foto non renderà giustizia a questa giornata super-creativa e straordinaria dedicata a costruire un paradigma economico diverso – bisognava esserci. Ma ci provo lo stesso ….

Domenica mattina, arrivo al Bac (la sede della conferenza) verso le 9.30. Tutti i partecipanti sono ancora radunati nell’atrio a chiacchierare e scambiarsi idee (sulla transizione e non). Non ci fanno ancora entrare nella Grande Sala (enorme teatro storico che ospita in genere i conferenzieri e le attività principali) – c’è mistero, i vetri delle porte sono state rivestite di carta per non far sbirciare nessuno. Gli ultimi preparativi si stanno svolgendo. E poi si aprono finalmente le porte, entriamo nella sala rigorosamente vuota, c’è solo un nastro rosso sospeso a un metro di altezza che separa gli spazi. Ci comprimiamo tutti quanti nel piccolo spazio dietro il nastro rosso. Una musica di Vangelis ci accompagna e inizia il nostro viaggio nel tempo …. Continua a leggere

I 15 elefanti di Nate Hagens

Questo intervento di Nate Hagens durante ASPO 2012 mi sembra molto adatto a chi si sta occupando di transizione da un po’ di tempo* (al momento è solo per angloabili).

Siamo nella fase in cui i pensieri maturano e convergono, un momento in cui è più facile che dalla confusione, dalla paura, dall’ansia, dall’eccitazione emerga finalmene la saggezza di cui gli esseri umani sono capaci…

Sì, è vero, non siamo saggi tanto spesso, ma siamo capaci di diventarlo. Nel suo intervento Nate tira le somme su tante cose con grande lucidità e pacatezza, mi pare tocchi la maggior parte dei punti fondamentali senza banalizzarne nessuno, e in questa spece di “riassunto” o di “punto nautico” o di “dove siamo” mi pare che di saggezza ce ne sia parecchia.

Si tratta di un intervento densissimo realizzato in modo leggero, che va dall’analisi termodinamica del mondo in cui viviamo al ruolo che un’associazione come ASPO dovrebbe darsi da qui in avanti.

Vi consiglio di sentirvelo in tutta calma e con il tempo per riflettere per bene su ogni passaggio (immagino che presto ci saranno i sottotitoli in italiano). Nel frattempo trovate sul blog di ASPO Italia una sintesi di Francesco Aliprandi (in italiano ovviamente).

—–
* va bene per tutti, ma per capirne profondamente tutte le idee e implicazioni credo servano basi piuttosto ampie.

Tre mesi per salvare l’Euro?

L’intervista rilasciata a Christiane Amanpour della CNN dal direttore del Fondo Monetario Christine Lagarde sta generando titoli ad effetto anche sui nostri giornali (quiqui, qui, ecc.) .

Il miliardario George Soros ha infatti lanciato una provocatoria previsione di “tre mesi per salvare l’Euro” e la Lagarde ha risposto all’intervistatrice del network americano che “varie cose devono succedere in un tempo anche più breve”.

A mio parere l’aspetto interessante è che l’economia è in bilico e che anche ai livelli più alti non ci sono ricette sensate per uscire da questa situazione. I pilastri traballano, ciò che fino a poco tempo fa si dava per scontato è ora in forse.

Dubito che l’Euro sparisca in 3 mesi (anche se è uno scenario possibile), ma credo che si debba usare questo tempo (3 mesi, 6 mesi, 3 anni, quello che sarà) per costruire velocemente sistemi di circolazione del valore a livello locale, in modo da non farsi cogliere totalmente impreparati in caso di “crolli” rovinosi.

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Ferrara – 4 passi nella transizione

Mercoledì 18 alle 17.00 parte, a Ferrara, il primo appuntamento degli incontri dedicati a conoscere il nostro mondo attuale:

Una delle poche costanti è il cambiamento,

come possiamo immaginare l’economia, il clima,

l’energia e la transizione verso il nostro futuro?

.

Il progetto degli incontri è una collaborazione tra le Biblioteche di Ferrara, Il Centro Idea, Ferrara Città Sicura e Solidale e Ferrara in Transizione.

Tutto nasce da un dono: nel Gennaio del 2011 abbiamo regalato, noi gruppetto sparuto di transizione ferrarese, tre copie del “Manuale della Transizione”, alle Biblioteche cittadine; in Aprile ci hanno chiamato per chiederci una “bibliografia di transizione” da acquistare e ci hanno proposto di organizzare 4 incontri sui temi della transizione. Abbiamo proposto il programma che vedete qui sopra, gli è piaciuto, siamo partiti insieme a realizzarlo.

Questa è una piccola storia di come nasce questa iniziativa, altre si intrecciano o sono accadute prima a prepararla, altre stanno nascendo grazie a questo ciclo di incontri.

Se, come noi, vivete dalle parti di Ferrara e vi state chiedendo “come potete immaginare l’economia, il clima, l’energia e la transizione al nostro futuro” questi incontri potrebbero esservi utili. Per informazioni: ferraraintransizione@gmail.com .

Se volete il manifestino o le cartoline, cliccate su quella che vi interessa: Manifestino – Economia – Clima – EnergiaTransizione

Daly e i limiti della crescita

Segnalo agli angloabili questo articolo che fa un bel quadro generale della situazione che stiamo vivendo. Herman Daly è uno dei più noti economisti ecologici, opera all’Università del Maryland e ha lavorato nel dipartimento ambientale della World Bank.

I nostri prodi traduttori stanno già lavorando per renderlo italocompatibile.

Petrolio e recessione

Una delle chiavi di lettura di questa epoca di “crisi” è quella di una stretta correlazione tra la fine del petrolio a basso prezzo e la recessione. Se si aggiungono a questi ingredienti tutti gli altri di cui spesso parliamo (picchi vari di ogni tipo, per altro strettamente correlati a quello del petrolio) otteniamo la “tempesta perfetta” che ci accompagnerà in questi anni.

Purtroppo, visto che tutti continuano ad aspirare alla crescita, sentirete raramente un economista di quelli che hanno accesso a televisioni e giornali, raccontare la storia in questo modo.

Su “Come Don Chisciotte” c’è la traduzione di un post di Euan Mearns pubblicato su The Oil Drum che potete leggere se vi sfugge la correlazione tra petrolio e crisi, se ancora non l’avete chiara penso sia il momento di togliersi il pensiero.

Il segreto di Oz – video sottotitolato in italiano

Segnalo a chi desidera approfondire le tematiche di banche, sistema monetario, crisi finanziarie, ecc. che finalmente è disponibile su Youtube il film di Bill Still (autore e regista de “The money masters”) “The Secret of Oz”.

Interessante metafora ….

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=0rujFzOuYdM]

Buona visione.

Il risveglio dei media: Wall Steet Journal

In questo grafico sono evidenziati i picchi di costo del petrolio (linea rossa) e le fasi di recessione economica (fasce verticali in azzurro più scuro). Traete voi le conclusioni.

Non sarà che il petrolio ha qualche cosa a che fare con la crisi economica? JUSTIN LAHART del Wall Street Journal si fa cogliere dal dubbio. Progressivamente la realtà riconquisterà l’attenzione degli esseri umani, persino dei giornalisti che si occupano di borsa ed economia, è fatale (se fosse prima sarebbe meglio, ma tant’è).

L’articolo è per angloabili, ma direi che non dice nulla di interessante per chi segue le vicende del picco del petrolio (quindi non state a fare la fatica di leggerlo). È importante invece che la consapevolezza, sia pure con una lentezza imbarazzante, avanzi. Se invece vi va di approfondire, vi consiglio questo articolo su TOD.

Economia della felicità 2

Avvertenza: post lungo, dotarsi di caffé biscotti, sedia comoda, atmosfera ovattata, ecc…

Ecco che provo a dare seguito al precedente post di inizio anno su questo tema (scusino il ritardo lorsignori ma qui si transisce selvaggiamente e il tempo che resta è proprio poco). Per chi arrivasse ora, suggerisco caldamente di leggere quanto già scritto, sennò (forse) non si capisce niente.

Dove eravamo rimasti?

Ci eravamo lasciati con quello strano miscuglio di angoscia e senso di vuoto che attanaglia quasi tutti quando si trovano a contemplare la realtà di questo mondo per come è invece che per come ci è normalmente presentata (quando poi scoppiano le centrali nucleari, l’angoscia aumenta).

Ci eravamo lasciati con la raccomandazione di impegnarsi a escludere dai nostri pensieri i concetti di colpa, l’idea dei buoni e dei cattivi, le categorie della destra e della sinistra ecc.

La molla

Bene. Ora è il momento di parlare della molla. Donella Meadows, che si occupava di studiare come funzionano i sistemi complessi (1), proponeva ai propri sudenti uno strano esperimento (quello che faccio anche io all’inizio dei miei tTalk – qui un esempio un po’ grlillinizzato, ma magari utile). Si presentava con una molla giocattolo, una di quelle che sanno scendere le scale, e la appoggiava sul palmo della mano tenendone con l’altra mano l’estremità superiore. Poi, davanti alla platea, sfilava la mano sotto la molla e questa si allungava verso il pavimento compiendo una bella serie di su e giù. A questo punto la Meadows chiedeva al pubblico: “Perché la molla ha fatto quello che ha fatto?”.

Le risposte generalmente sono “Perché hai tolto la mano” o “Perché c’è la forza di gravità”. A quel punto la nostra scienziata ripeteva l’esperimento sostituendo la molla con la scatola di cartoncino in cui questa viene venduta nei negozi. Quando sfilava la mano da sotto la scatola, ovviamente, questa non si comportava come la molla. Eppure aveva sfilato la mano. Eppure nessuno aveva nel frattempo “spento” la forza di gravità.

Questo giochino fa emergere in modo evidente una nostra attitudine. Quando cerchiamo le cause di ciò che ci accade intorno, quando interpretiamo la realtà, siamo portati naturalmente (e culturalmente) a concentrarci su certi aspetti trascurandone altri. È evidente che la molla è un sistema dotato di sue caratteristiche intrinseche particolari e quindi tende sempre a comportarsi “da molla”, così come la scatola tende a comportarsi “da scatola”. Continua a leggere

Intervista a Richard Heinberg – parte seconda

ECCO LA TRADUZIONE DELLA SECONDA PARTE DELL’INTERVISTA A RICHARD HEINBERG, DEL POST CARBON INSTITUTE. L’INTERVISTA ORIGINALE LA TROVATE SUL SITO DI ROB HOPKINS CLICCANDO QUI

BUONA LETTURA!

Se si considera per esempio il cambiamento climatico e si cerca di capire meglio su quale posizione stare, c’è un consenso scientifico e ci sono delle ricerche, cioè che ti servono a capire cosa è giusto o sbagliato. Mentre con l’economia è come essere in un area grigia – ci sono così tante opinioni – quindi come possiamo capire cosa sta succedendo su scala globale, quali criteri utilizzare per capire quanto certe teorie possono essere valide oppure no? Quali criteri hai utilizzato tu quando hai fatto le ricerche per il tuo libro ?


E’ una domanda interessante, un’ottima domanda.  E’ molto complesso in quanto in gran parte l’economia non è una scienza – è composta da una serie di filosofie e assunzioni alle quali è stata abbinata una matematica molto complicata. La parte matematica sembra molto scientifica ad un osservatore esterno, ma, nuovamente, è basata su tante assunzioni. Veramente, è stata filosofia morale sin dagli inizi.  Quindi come interpretarla e quali criteri utilizzare ? Mi sono avvicinato a persone che prima di tutto utilizzavano alla base dei loro pensieri la realtà biofisica – invece di considerare la teoria economica come un dato di fatto su cui basare tutto il resto.  Si parte dall’energia e dalle risorse e così via, che sono molto più tangibili e possono essere studiati utilizzando il metodo scientifico. Si arriva molto velocemente a quello che molti economisti considererebbero territorio marginale, in quanto la teoria economica standard ancora considera l’ambiente come un sussidiario dell’economia e che le risorse sono infinitamente sostituibili, ecc. – che in effetti è totalmente assurdo ma è un’eresia se metti ciò in dubbio.  Sei costretto a rivolgerti agli eretici, ma a quelli  il cui pensiero è legato al mondo reale.

Quindi, in termini di comprensione della situazione finanziaria in termini di debito e di tutto il mondo delle ipoteche e delle leve finanziarie  e così via, ho cercato di trovare persone che avevano un buon record in termini di previsioni – che avevano intuito il collasso prima che ciò accadesse, quelli che sanno come è fatta una bolla e non si fanno intrappolare da essa, chi sa com’è fatta una bolla assomiglia e non si fa intrappolare da essa. Non ce ne sono troppi.

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Internazionale e il petrolio

La ricchezza dei tiranni

Sull’ultimo numero di Internazionale si parla di petrolio con il pezzo di apertura tratto da”The Economist” (vedi anche questo in inglese) e altri pezzi accessori da altre testate. Per chi fa divulgazione segnalo il bel grafico a pag. 14 che riporta i dati del prezzo dal 1950 al 2010, molto leggibile e comodo. Utile e ben leggibile anche quello a pag. 17 sulla capacità di estrazione dei paesi produttori (viene dal NY Times).

In generale, questo settimanale è ormai una fonte inesauribile di buon materiale divulgativo e di spunti IN ITALIANO, gioite!

Sempre in questo numero a pag. 59 un pezzo (sempre da “The Economist” sul potere crescenti delle Banche centrali e sul loro ruolo attuale.

Sul problema “risorse” a pag. 101 una colonnina sui rifornimenti di metalli rari.