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Cowspiracy e i mattoni per costruire una posizione assolutista

Salve a tutt*,

pubblico qui questa mia fatica di traduzione per diversi motivi. La complessità dovrebbe portarci ad evitare le soluzioni univoche e valide per tutt* ed ovunque. Negli ultimi tempi noto una montante diffusione di posizioni assolutiste riguardo alle scelte alimentari. Essendo il tema particolarmente controverso e complesso, ho deciso di tradurre questo lunghissimo articolo di critica al film documentario “Cowspiracy”.

Al suo interno ci sono numerosi spunti di riflessione sulla complessità del tema e che spesso non si riescono ad esprimere nemmeno in una lunga conversazione. Non che ci sia tutto, nonostante la lunghezza, ma già questo dà l’idea di come una posizione univoca nel campo della produzione e del consumo di cibo sia da evitare. Il mio intento, come quello di chi ha scritto l’articolo, non è quello di provocare i sostenitori del veganesimo, dei quali rispetto la sensibilità e la scelta, ma quello di mettere in campo la natura complessa e controversa del tema, soprattutto a beneficio di chi non ha fatto (o non ha fatto ancora) scelte in questo senso.

Il mio ‘take’ su questo tema, riassunto in poche righe, è questo: riduciamo quanto più possibile il consumo di carne, ma non dimentichiamo che gli animali sono imprescindibili nei cicli biologici e quindi anche nei sistemi agricoli. Ovviamente mi prendo la piena responsabilità, pur non essendo miei i contenuti dell’articolo, di quanto detto nel testo. L’articolo è lunghissimo, tuttavia mi sento di consigliare di leggerselo tutto, anche a rate.

Buona lettura.

Da “Dailykos”. Traduzione di MR 


Di Finchj

Cowspiracy- il segreto della sostenibilità, un documentario che esplora apparentemente gli effetti del bestiame sull’ambiente, è stato realizzato sette mesi fa. In qualche modo, forse a causa del fatto di essere un espatriato, mi sono perso il trambusto che ha generato. Le recensioni di solito hanno vita breve. Dopo che il furore iniziale si è placato, l’opinione pubblica di solito passa all’argomento successivo. Rendendomi conto di questa realtà, ma volendo comunque condividere i miei pensieri sul film e i suoi temi, ho optato per scrivere una risposta dettagliata piuttosto che una recensione. Cowspiracy è più di un semplice documentario che cerca di spezzare il silenzio delle organizzazioni ambientaliste su questi problemi. La conclusione del film non ha niente a che fare con la riforma di queste organizzazioni basate sull’appartenenza. Piuttosto, viene offerta una panacea: l’adozione globale di uno stile di vita vegano come “il solo modo di vivere in modo sostenibile ed etico su un pianeta con 7 miliardi di altre persone”. [-Kip Anderson 1:26:55 (1) Grassetto mio] Continua a leggere

L’ozono, il buco e i sistemi complessi

Arctic Ozone Loss

Vi ricordate del buco dell’ozono? Non che voglia aggiungere un ulteriore picco agli innumerevoli che già arricchiscono questo scorcio di secolo, ma pare che il simpatico strato protettivo che tiene lontani gli irraggiamenti nocivi favorendo la vita su questo pianetuccio sia nuovamente nei guai. Ma come? Non l’avevamo risolta sta cosa dell’ozono?

Credevamo, ma ancora una volta forse abbiamo sottovalutato la complessità che ci circonda. La NASA infatti ci spiega che:

Recent observations from satellites and ground stations suggest that atmospheric ozone levels for March in the Arctic were approaching the lowest levels in the modern instrumental era. What those readings mean for the remainder of the year is unclear. But what they mean for the long-term is that the recovery from human-induced ozone depletion is an uneven climb.

Le osservazioni recenti a terra e da satellite indicano che il livello di ozono atmosferico di marzo nell’Artico sta raggiungendo la concentrazione più bassa registrata da quando si eseguono rilevamenti strumentali. Cosa vogliano dire questi dati per l’anno in corso non è chiaro. Ma quello che significano nel lungo termine è che il recupero dell’ozono distrutto per cause umane è faticoso.

La morale è sempre la stessa. Quando rompiamo equilibri complessi e delicati nessuno sa se poi si potranno aggiustare. Ci muoviamo come elefanti in un negozio di cristalli, rompere qualcosa è facile, servono livelli minimi di competenza e comprensione di ciò che si fa, ricostruire è un’altra storia. Nessuno conosce abbastanza bene il sistema da sapere come riparare i danni.

Penso quindi che quando sentiamo dire che migliaia di tonnellate di acqua contaminata viene sversata nel mare davanti alla centrale di Fukushima faremmo meglio a comprendere la complessità di questo gesto. Non basta dire che non ci saranno problemi perché la contaminazione è bassa. Il mondo è molto più complicato di così e non fa che ricordarcelo.