La Guida Pratica alla Transizione è online!

Rob Hopkins con le copie fresche di stampa

Perché una guida introduttiva?

La rete internazionale di Transizione ha dieci anni di esperienza nel supportare iniziative e progetti ispirati a questo modello in più di 50 paesi, città, quartieri, organizzazioni. Negli anni, ci siamo fatti un’idea abbastanza chiara di cosa funziona e cosa non funziona, e vogliamo condividere questa conoscenza, in modo che possiate essere più efficaci possibile, il più velocemente possibile.

Abbiamo creato molte risorse per sostenere i gruppi nello sperimentare e mettere in pratica modelli di transizione. In questa guida di base abbiamo raccolto tutto ciò di cui avrete bisogno nel vostro viaggio per fare qualcosa di straordinario proprio là dove vivete. Pensate a questo come a una sorta di kit di avviamento al cambiamento sociale.

Prendetelo, mettetelo alla prova, divertitevi.

Comincia così il testo di questo agile volumetto, pubblicato dal Transition Network, tradotto e adattato per Transition Italia (grazie Cinzia, Deborah, Flavio, Francesca, Giovanni, Giulio, Marco e Nunzia!), che in 64 pagine, belle e colorate, riassume 10 anni di esperienze ed apprendimenti sulla Transizione. Come cominciare? Che progetti avviare? A cosa prestare attenzione? Che modelli di sviluppo per i gruppi? Che attività e risorse possono aiutare? E, ovviamente, ma che cos’è, la Transizione?

 

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Ed eccone la versione ONLINE pronta da sfogliare

 

Due libri e un film per la Transizione da soli

Ok, ho deciso, riapriamo questo blog. Le ragioni sono molteplici (prime tra tutte una certa noia da Facebook e il fatto he sennò Glauco mi perseguita…). L’altra è che a ottobre saranno 10 anni che dedico quasi tutto il mio tempo all’evoluzione del concetto di Transizione e alla sua pratica nel mondo reale e credo di avere finalmente imparato qualcosa che può valer la pena annotare a beneficio di altri che volessero provare.

Ricominciamo con un problema specifico. Mi capita spesso che mi chiedano “… ma cosa posso leggere per capire di più?” e un paio di giorni fa mi sono trovato a fare uno sforzo di sintesi per cercare di dare delle indicazioni che abbiano un senso… e vi spiego meglio questa faccenda del “senso”.

Al momento non c’è un vero modo per appropriarsi dell’immensa quantità di materiale concettuale e pratico sviluppato nell’ambito della Transizione (ci vorrebbe un corso di laurea di 5 anni + la pratica, come per qualsiasi professione).

Quindi il “senso” nel dare indicazioni a una persona che poi magari non rivedi più, dopo una conferenza, un laboratorio, ecc. è nel riuscire a fornirgli comunque un indicazione utile. Qualcosa che l’aiuti a cominciare la sua di transizione senza doverne diventare uno specialista.

Dopo una lunga spremitura di meningi direi quindi che questa è la lista 2018, tutto materiale in italiano (potrebbe sorprendervi il fatto che non ci sia un libro che parli di Transizione, ma tant’è):

Permacultura di David Holmgren – Se potete comperarne uno solo, questo basta. Non fate caso all’ingannevole copertina che vi induce a pensare a orti e galline (sennò poi nessuno se lo compra), questo è un framework di progettazione sistemica utilizzabile per fare qualunque cosa (gran parte della Transizione nasce da qui).

E se non potete comprare il libro, basta questa illustrazione (si fa per dire), dopo averne visti tanti, questo è l’approccio più semplice e potente ai sistemi complessi che ho trovato (ce ne sono di più semplici, ma non sono così efficaci poi nella pratica).

Seguite questi principi facendo qualunque cosa stiate cercando di fare e il mondo attorno a voi cambierà radicalmente (compresi probabilmente i vostri piani).

Meglio ovviamente se leggete il libro, leggetelo e rileggetelo e tornateci sopra periodicamente perché ad ogni passaggio ci scoprirete dentro cose “nuove” che non avevate afferrato nei giri precedenti.


Le parole sono finestre oppure muri di Marshall Rosemberg – E questo è il secondo, qualunque cosa cercherete di fare avrete a che fare con un sacco di esseri umani, e con gli esseri umani… beh… lo sapete come siamo.

Il metodo di Rosemberg ha 4 regole (sì solo quattro) semplicissime, potentissime, fanno tutto quello che c’è da fare, scavano, ribaltano, rimettono in discussione praticamente tutta la struttura dei nostri rapporti con gli altri.


 

Ultima chiamata documentario di Enrico Cerasuolo – Sapete che i transizionisti sono un po’ fissati con la comprensione del mondo in cui viviamo e del come abbiamo fatto ad arrivare a questo stato delle cose. Questo film è un passaggio chiave per questa acquisizione di consapevolezza.


In verità ci sarebbe un’altro mattone di queste fondamenta, la S3 che però non è disponibile al momento nella nostra lingua e credo sia anche troppo ostico da affrontare senza una guida. Magari ci tornerò sopra.

Un prototipo per facilitare la transizione a Roveri

Articolo di Martina Francesca – sito web: http://martinafrancesca.it/ 

Tra i bilanci e le valutazioni che vengono così bene nel periodo a cavallo tra la fine di un anno e l’inizio di uno nuovo, mi sono concentrata in particolare a riflettere su come è andata l’esperienza a Bologna tra settembre e novembre: ho partecipato al programma Pioneers into Practice della Climate-KIC, nel quale persone provenienti da ambiti professionali e disciplinari diversi hanno l’opportunità di trascorrere un periodo di scambio professionale in Italia o all’estero lavorando con enti di ricerca, università o imprese sull’innovazione sistemica e il cambiamento climatico.
Io ho avuto l’opportunità di contribuire al progetto Roveri Smart Village, promosso da vari enti tra cui l’ENEA (dove appunto ho trascorso il mio periodo da pioniera). Obiettivo del progetto è accompagnare la transizione verso la sostenibilità del distretto industriale Roveri a Bologna.

Il mio ruolo è stato quello di facilitare l’avvio del processo di transizione, progettandone le varie fasi e occupandomi di mappature, interviste ed eventi pubblici che coinvolgessero i diversi attori che a Roveri vivono o lavorano. È stata per me un’esperienza estremamente istruttiva e anche sfidante, descritta più in dettaglio nel caso studio che si può scaricare qui. In questo post vorrei raccontare la lezione che, a livello personale e professionale, mi sono portata a casa dall’esperienza di Roveri.

Una facilitatrice a scuola di pazienza

Ho sempre pensato di potermi descrivere come una persona paziente. A Roveri ho scoperto che non sempre è così e che la curiosità di arrivare subito al cuore del processo e il senso di urgenza hanno reso difficile seguire un ritmo che a volte percepivo come troppo lento rispetto al mio. E invece la pazienza è una grande dote di chi facilita (insieme al tenere un passo più serrato quando occorre, naturalmente).

Ritmi diversi
Il placement del Pioneers into Practice dura al massimo un mese e mezzo. Anche se io mi sono fermata un po’ di più a Bologna, il tempo a disposizione è stato davvero pochissimo per le interviste, per organizzare gli eventi e il materiale informativo. E pochissimo anche per soddisfare il desiderio di relazioni e comunità che sono emersi nelle interviste e nell’incontro pubblico (ma qui c’è una buona notizia: non mi aspettavo di incontrare questo bisogno così forte in un distretto industriale, e invece spesso mi sono sentita dire: “non ci conosciamo, non so chi sia il mio vicino di capannone”, che fa eco a molte frasi simili sentite altrove. Mi è sembrato un punto interessante su cui fare leva).
La lezione: occorre pazienza, perché abbiamo a che fare con processi lunghi e complessi in cui non è detto che i risultati arrivino quando o come ce li aspettiamo. Fiducia nell’effetto farfalla.

La mente del principiante
A volte mi sento impaziente perché vorrei sperimentare metodi di facilitazione pioneristici, vorrei che chi partecipa a un incontro sia entusiasta quanto me nel sottoporsi a modi nuovi e strani di interagire e mi sento frustrata se mi imbarco in discorsi infiniti sulla facilitazione o la visione sistemica e dall’altra parte vedo facce perplesse.
Promemoria per me: le persone che ho di fronte potrebbero non aver mai sentito nominare la parola facilitazione, potrebbe essere la prima volta che si siedono in cerchio a ragionare su come immaginano Roveri nel futuro. Mettendomi nei loro panni, sono costretta a fare appello alla mente del principiante. Ed è un dono che mi invita a non dare nulla per scontato, ad essere paziente e riscoprire quanto può essere straniante, ma anche potente, sedersi in cerchio o aspettare il proprio turno per parlare. Una cosa così semplice! Eppure può scardinare abitudini e modi di pensare consolidati.
Morale della favola: lo strumento più sofisticato inventato dalla guru di turno non sempre è adatto, mentre è fondamentale selezionare e coltivare ciò che è essenziale. Mi alleno a diventare una facilitatrice minimalista.

Lavora con e non contro
Pazienza a Roveri è stato anche saper accogliere resistenze e dubbi: c’è un motivo nel loro essere lì. Possiamo provare a forzare un po’, ma sempre con un occhio attento a cogliere il feedback che arriva dal gruppo o dal nostro interlocutore. A volte si tratta  di fare un passo indietro per rispettare le resistenze e le loro ragioni, che possono essere le più disparate. Cosa ho imparato quindi? Pazienza se non si riesce a fare tutto quello che abbiamo in mente: coltivando flessibilità possiamo adattare i nostri piani per seguire la strada a minor resistenza e arrivare all’obiettivo. Come al solito il processo, il “come”, è altrettanto importante del “cosa”.

Per approfondire l’esperienza di Roveri e per altre riflessioni sull’esperienza, scarica qui il caso studio.

#COP23 #fiji #bonn : Vakanuinui Vinaka !

Vakanuinui Vinaka !

Grazie alla facilitazione, si conclusa nella notte fra venerdì 17 e sabato 18 novembre 2017 la #cop23 . 23° conferenza della Nazioni unite sui Cambiamenti Climatici.
Punto chave del negoziato il Talanoa Dialogue, un metodo di facilitazione degli indigeni delle isole Fiji, usato per il dialogo che deve il prossimo anno stilare le linee guida per rendere più ambiziosi gli impegni nazionali detti Indc
Peccato che il talanoa dialogue era solo per i membri delle delegazioni governative, e nn per gli observer, per cui non ho potuto entrare nella sala dove si svolgeva.
cosa si è concluso?
Probabilmente, in chiave transizionista, questo è il massimo che si può ottenere, l’alternativa è niente o peggio la rottura del processo negoziale.

in sintesi e perdonando eventuali precisioni. ecco le buone notizie:

‪gli US di Trump non hanno fatto ostruzione e alcuni stati lanciano #americanpledge
25 Stati fra cui Italia e Costa Rica (ma anche canada, Uk, austria e altri ) annunciano abbandono carbone‬
la Siria firma Accordo di Parigi, e gli Usa restano unico Stato canaglia del clima
il boom delle energie rinnovabili è ormai in atto e si va in modo irreversibile verso la decarbonizzazione
‪approvato documento su diritti di genere e popoli indigeni‬
ancora promesse di stanziare i famosi 100 miliardi di dollari all’anno da parte dei paesi industrializzati verso i paesi in via di sviluppo
‪approvato Fiji Momentum for implementation ‬con linee di indirizzo per periodo pre 2020 e dialogo facilitativo da continuare a COP24 per successiva azione di rendere più ambiziosi gli impegni volontari di riduzione ora ampiamente insufficienti
Italia protagonista come forse mai in questi anni alle COP: candidatura italia con Milano per COP26 del 2020 , e sempre in Italia si erano, a Bologna, celebrazioni e conferenze per il trentennale IPCC

i dati di fatto
eventi estremi, concentrazioni ed emissioni aumentano
passo avanti verso applicazione di accordo di parigi, successo o fallimento?
io credo che sia legittimo che ognuno si faccia la sua idea, e poi, ai posteri l’ardua sentenza
concludo con un messaggio in lingua delle isole Fiji, paese che aveva il tavolo di presidenza
all’organizzazione e a voi che mi seguite
Vinaka !
(grazie)
per la specie umana e i le giovani e future generazioni
Vakanuinui Vinaka
(buona fortuna)

 

Luca Lombroso

E’ uscita la Guida Pratica alla Transizione!

Perché una guida introduttiva?

La rete internazionale di Transizione ha dieci anni di esperienza nel supportare iniziative e progetti ispirati a questo modello in più di 50 paesi, città, quartieri, organizzazioni. Negli anni, ci siamo fatti un’idea abbastanza chiara di cosa funziona e cosa non funziona, e vogliamo condividere questa conoscenza, in modo che possiate essere più efficaci possibile, il più velocemente possibile.

Abbiamo creato molte risorse per sostenere i gruppi nello sperimentare e mettere in pratica modelli di transizione. In questa guida di base abbiamo raccolto tutto ciò di cui avrete bisogno nel vostro viaggio per fare qualcosa di straordinario proprio là dove vivete. Pensate a questo come a una sorta di kit di avviamento al cambiamento sociale.

Prendetelo, mettetelo alla prova, divertitevi.

Rob Hopkins con le copie fresche di stampa

Rob Hopkins con le copie fresche di stampa

Comincia così il testo di questo agile volumetto, pubblicato dal Transition Network, tradotto e adattato per Transition Italia (grazie Cinzia, Deborah, Flavio, Francesca, Giovanni, Giulio, Marco e Nunzia!), che in 64 pagine, belle e colorate, riassume 10 anni di esperienze ed apprendimenti sulla Transizione. Come cominciare? Che progetti avviare? A cosa prestare attenzione? Che modelli di sviluppo per i gruppi? Che attività e risorse possono aiutare? E, ovviamente, ma che cos’è, la Transizione?

Abbiamo valutato che valesse la pena di averne delle copie stampate, abbiamo rifletutto sui vantaggi di una stampa unica rispetto a stampe singole fatte con le varie stampanti di casa, abbiamo pensato di valorizzare un oggetto bello a cui hanno lavorato in tanti. Abbiamo, inoltre, sperimentato cosa vuol dire realizzare una pubblicazione, e speriamo sia la prima di una lunga serie!

È ora possibile acquistare pacchetti di copie, che potete usare per diffondere informazioni e ispirazioni durante eventi e incontri locali. Speriamo di vederla sugli scaffali e le scrivanie di tutta Italia, e soprattuto speriamo che vi sia utile, ovunque voi siate, per far partire o continuare il vostro viaggio nella Transizione.

Come ricevere a casa il vostro pacchetto con la “Guida Pratica”: contattate Giovanni e Deborah – deborah.rimmoiso@gmail.com, giovanni.santandrea@gmail.com

Per rientrare delle spese fatte chiederemo di contribuire con

  • 10€ per una copia
  • 50€ per 6 copie
  • 80€ per 10 copie
  • 95€ per 15 copie

Per saperne di più sul progetto, questo è il post pubblicato a inizio 2017 che ne racconta la storia.

La versione online sarà inoltre disponibile a breve, per chi preferisce la lettura su schermo!

Al raduno internazionale della Transizione la guida tra le mani di Isa (Brasile) e Carolyne (USA)

Al raduno internazionale della Transizione la guida tra le mani di Isa (Brasile) e Carolyne (USA)

Qualche numero

Questa guida è basata su dieci anni di esperienza nell’avviare e sostenere la Transizione in 1400 comunità di 50 Paesi e contiene:

64 pagine
1 test di salute per la Transizione
7 ingredienti essenziali per una Transizione efficace
3 custodi che ogni incontro dovrebbe avere
1 numero magico
7 ingredienti per assicurare diversità e inclusione nel vostro gruppo
11 suggerimenti per buone celebrazioni
5 fasi della vita del gruppo
37 idee per progetti pratici che potete avviare da subito

Cos'è la Transizione? Potete chiederlo a Giulio (o potete leggervi la guida)

Cos’è la Transizione? Potete chiederlo a Giulio (o potete leggervi la guida)

 

Workshop: “Progettare una cultura di gruppo rigenerativa”

Con l’occasione del meeting degli Hub a Santorso (Vicenza) di fine maggio, è stato pensato di  proporre un workshop sull’Emergenza Culturale e sulla cultura dei gruppi, a cui si sono già iscritti una quindicina di ‘transizionisti’ internazionali. I posti liberi disponibili per i ‘locals’ sono invece circa una decina. Pensiamo sia un’occasione meravigliosa per sperimentare e lavorare sui ‘margini’ del movimento della Transizione, scoprire e implementare nuovi strumenti e farlo assieme a persone che lavorano quotidianamente nella Transizione in diverse parti del mondo. Leggete più sotto per saperne di più ed iscrivervi. Se intanto vi chiedete cos’è un hub.. Andate qui 

 

 

Quando: lunedì 22 e martedì 23 maggio 2017 dalle 9.00 alle 21.00

Dove: Casa del Custode Via S.Maria s.n, Santorso (VI)

Cosa:

Sono passati 10 anni dalla nascita della Transizione e il mondo nel frattempo è molto cambiato. Il nostro benessere è stato notevolmente contaminato dall’ansia dovuta a una diffusa incertezza, precarietà e senso di oppressione.

Coltivare resilienza a livello culturale e personale diventa allora essenziale se vogliamo trasformare questa situazione in un’“Emergenza Culturale” di massa per la quale gratitudine, cura e connessione devono diventare concetti fondanti la cultura delle nostre comunità.

Per fare questo abbiamo bisogno di co-creare culture di gruppo caratterizzate da abilità e qualità che ci permettano di rispondere creativamente alle incertezze e alle precarietà del nostro tempo.

In cosa consiste il workshop?

Esplorare il concetto di sicurezza 

Al cuore di questa “Emergenza Culturale” vi è una ricerca sul ruolo che gioca la sicurezza nello sviluppare una cultura di gruppo trasformativa: quali pratiche e strutture permettono di far cadere le nostre difese e di aprirci a profonde connessioni con noi stessi, gli altri e il mondo naturale? Guarderemo all’ importanza di creare “contenitori” e introdurremo un modello non gerarchico e leader-full chiamato “Acorn Leadership model”* con l’ obbiettivo di fornire una base sicura e auto-organizzante per i gruppi.

Esplorare una cultura rigenerativa a tutti i livelli 

Tratteremo di cultura a tutti i livelli, da quella personale al contesto globale. Condivideremo strumenti, tecniche, processi, modi di essere, di pensare e di vedere che, favorendo soluzioni innovative, permettano a ciò che prima sembrava impossibile di diventare possibile.

Insieme daremo vita a una cultura di gruppo che mostri come iniziare il processo di riparazione e rigenerazione culturale di cui ha bisogno il nostro mondo.
Lo “Eight Shields Institute” sta studiando da molti decenni culture secolari ancora intatte e questi studi permetteranno di evidenziare alcuni strumenti e pratiche utili alla conservazione della cultura.

Riflettere su alcune domande 

Questa coinvolgente ricerca offrirà materiale su cui basare il dibattito sull’“Emergenza Culturale” all’ interno del gruppo degli hub, incoraggiando sperimentazioni nei Network nazionali, regionali e locali. Insieme rifletteremo su queste domande:

  • quali sono le pratiche che più contribuiscono al cambiamento culturale e che supportano la resilienza personale e collettiva?
  • quali sono le caratteristiche della nuova storia e cultura che vogliamo promuovere?
  • quali ruoli è necessario assumere per supportare una cultura di sicurezza, connessione, vitalità e creatività nel momento in cui le persone si riuniscono per collaborare?

*L’“Acorn Leadership Model” è un potente strumento utilizzato per supportare lavori di gruppo collaborativi e non gerarchici. Acorn Leadership è una mappa ispirata ai processi naturali, composta da ‘8 scudi’ che rappresentano le dimensioni archetipiche della nostra personalità, che favoriscono l’integrità e la collaborazione del gruppo. È un modello che ci supporta nello scoprire il nostro Io più autentico e i nostri talenti, piuttosto che scivolare in modalità, tendenze e comportamenti malsani a cui potremmo essere abituati quando siamo in gruppo. Questo ci dà un assaggio di ciò che è possibile sperimentare nei gruppi quando si è attorniati da persone che brillano delle proprie capacità e che collaborano assieme, molto lontano da quegli aspetti che tendono a creare invece, difficoltà e conflitti.

Metodologie e contesto

Questo workshop includerà:

  • coinvolgere testa, cuore e mani invitando alla connessione verso un campo più ampio di saggezza e possibilità
  • promuovere il lavoro di ricerca nel grande gruppo, in piccoli gruppi, in coppia e da soli
  • condividere e discutere schemi e mappe
  • sperimentare e incorporare attività ‘below the brain’

Vogliamo ringraziare per tutti gli insegnamenti che hanno ispirato questo workshop e che citiamo qui: 8 Shields Institute, People and Permaculture, The Work That Reconnects, Process Work, Movement of Being, body-based psychotherapy, Movement in relationship, Social Alchemy, Shadow work, Non violent Communication, e Cultural Emergence.

I facilitatori

Questo workshop sarà facilitato da Claire Milne, Coordinatrice della Transizione Interiore per il Transition Network, Peter Cow dell’8 Shields Britain e People and Permaculture e Madelanne Rust D’Eye, psicoterapeuta e facilitatrice di gruppi con OverWinter consulting.

Puoi approfondire di più sull’esperienza di Claire Milne con i training sull’Emergenza Culturale nel blog: Emerging a New Culture: Exploring New Ingredients.

Partecipazione

A questo workshop è stata data priorità agli ospiti internazionali che saranno qui per il meeting di maggio. Attualmente vi sono circa 10 posti disponibili per chi volesse aggiungersi come non-hubster o ‘transizionista’ locale.

Il termine per le iscrizioni è il 5 maggio.

COMPILARE IL FORM QUI

Lingua

Il corso si terrà in inglese. Potrebbe essere disponibile una traduttrice per l’italiano ma è consigliabile avere una conoscenza base della lingua inglese.

Costi

Abbiamo calcolato che il costo medio per partecipante (considerando 25 persone) sarà di 117 euro*.

La cifra esatta verrà comunicata al termine delle iscrizioni.

Per assicurarci che l’aspetto economico non sia un ostacolo alla partecipazione incoraggiamo un pagamento basato sull’offerta, che funziona così:

1: facci sapere entro il 5 maggio se vuoi partecipare a questo workshop e quanto puoi o hai voglia di contribuire economicamente, tenendo in considerazione:

  • il tuo reddito annuale e il costo della vita
  • risparmi o debiti
  • se sei finanziariamente responsabile per qualcun altro

2: calcoleremo tutte le offerte e ti faremo sapere entro il 15 maggio quanto è stato dato e faremo una proposta per compensare le differenze nel caso non avessimo raggiunto il minimo.

Per esempio, potremmo riaprire le offerte per raccogliere di più dagli iscritti, aumentare il numero dei partecipanti o trovare altri ‘metodi di pagamento’..

* il costo medio di 117 euro è basato su 25 partecipanti ed è comprensivo dei seguenti costi:

  • quota facilitatori : 280 sterline al giorno per facilitatore (x3)
  • viaggi in treno e sussistenza facilitatori : 300 sterline x 2
  • cibo per i facilitatori: 150 sterline

Cibo

I pasti verranno preparati dal centro cottura di Santorso, saranno prevalentemente vegetariani e costeranno 4.50 Euro cadauno. Pranzeremo nel luogo dell’evento e, se gli spazi e il meteo lo permetteranno, ci siederemo fuori all’aperto con il bellissimo sole primaverile..

Ospitalità

Ci stiamo impegnando per individuare possibilità di alloggio in stile couchsurfing. Tuttavia è probabile che tutti i posti disponibili a Santorso saranno già occupati in quel periodo, in alcuni casi potrebbe quindi servire un auto o un passaggio per muoversi nei dintorni. Una volta accertata la lista dei partecipanti vi ricontatteremo per trovare insieme la soluzione migliore.

Il Centro servizi per il Volontariato incontra la Transizione

VolaBo, il Centro servizi per il Volontariato ha recentemente contattato alcune delle persone impegnate in iniziative locali per realizzare una ricerca su “Nuovo volontariato o cittadini del futuro? Social street, patti per i beni comuni, iniziative di transizione”. Ne è venuto fuori un’interessante lavoro pubblicato on line sul sito di Volabo e sul sito Bandieragialla.

cuore

Stampa “The essental guide to doing Transition” in italiano

Salve a tutti, il nuovo anno ci porta un altro bellissimo progetto. E’ una piccola grande novità: rappresenta il primo progetto editoriale che coinvolge direttamente Transition Italia.

Siamo partiti da un fatto: Transition Network nei mesi scorsi ha pubblicato una nuova guida per progetti di Transizione, si chiama “The Essential Guide to Doing Transition”. E’ un agile guida di 64 pagine , scritta naturalmente in inglese, che con molta semplicità, energia ed entusiasmo ispira nuove iniziative di transizione.  Qui potete trovare la versione inglese disponibile on-line. Ci rivolgiamo a tutti coloro che, come singoli o partecipando ad iniziative locali di transizione, sono interessati a diffondere le idee e le energie del movimento delle transition Town.

Il testo lo abbiamo già tradotto, tramite Transition Network verrà impaginato e saremo pronti per effettuare la stampa digitale per produrre all’incirca un migliaio di copie. Nella versione italiana il fascicolo verrà integrato da alcune pagine per raccontare le “meraviglie della via italiana alla Transizione” (interviste, racconti di tTraining, resoconto delle Transition Fest 2013 e 2015, link e video italiani, ecc.). Su questa estensione siamo disponibili a ricevere idee e proposte.

Inoltre dopo la pubblicazione cartacea prevediamo comunque di rendere disponibile sul sito di Transition Italia una versione pdf, scaricabile gratuitamente.

Come è possibile collaborare ?

Cerchiamo persone  e gruppi che vogliono partecipare attivamente alla realizzazione di questo progetto. Per avviare il progetto editoriale abbiamo calcolato che è necessario raccogliere almeno 2400 Euro. Tale somma andrà a coprire i primi costi di traduzione, di stampa, e di spedizione. Quello che vi proponiamo è un semplicissimo crowdfunding interno tra i soci di Transition Italia.

Individualmente, o come gruppo locale si potrà prenotare uno o più pacchi (ciascun pacco conterrà 15 copie della guida), a fronte di un contributo di 95 Euro (costo effettivo della singola copia 6,35 euro circa). In tale somma è prevista anche la quota di iscrizione a Transition Italia per l’anno 2017 della persona che effettua la richiesta. Il fascicolo non avrà stampato un prezzo di copertina, e non potrà essere venduto in senso stretto. Potrà essere distribuito a soci ed amici a seguito di una piccola donazione a favore del proprio gruppo, suggerita in Euro 10. Quindi si raggiungerà anche un altro risultato. Diventerà un modo per sostenere e finanziare i progetti e le attività del gruppo locale.  Ma, chi lo vorrà, potrà farlo diventare un regalo o un efficacie strumento di presentazione ufficiale delle idee e dei progetti di Transizione.

Impegno e prenotazione stampe

E’ molto semplice. Basta compilare un form online 

Ricorda che compilandolo prendi un impegno importante. Infatti se entro metà marzo raggiungeremo il target di almeno 24 pacchi prenotati, sarai ricontattato per avere le istruzioni definitive per come effettuare il versamento anticipato sul conto corrente di Transition Italia. Tale somma da un punto di vista amministrativo verrà considerata come una donazione liberale a Transition Italia per sostenere la realizzazione del progetto editoriale. Se tutto procede bene, e lo speriamo vivamente, entro Aprile 2017 riceverai a casa il materiale prenotato.

Se invece non raggiungeremo l’obiettivo ti comunicheremo lo stop del progetto, e quindi non sarai impegnato a versare nessuna somma.

Se prima di compilare il FORM hai dubbi o necessità di chiarimenti puoi scrivere una mail a noi:

deborah.rimmoiso@gmail.com, giovanni.santandrea@gma.com


Grazie per quello che potrete fare. Un caro saluto a tutti da parte di Deborah e Giovanni che in questo momento coordinano il progetto editoriale per conto del Consiglio di Transition Italia.

Viaggio nella transizione interiore (a Vicenza)

Questo workshop di 2 giorni esplora la dimensione interiore del cambiamento verso il futuro che vogliamo. Se fai parte di un progetto, gruppo o iniziativa che sta creando il cambiamento verso un futuro più sostenibile, resiliente, felice e inclusivo e desideri un po’ di tempo per guardare alla parte interiore del processo, questo workshop potrebbe essere l’occasione giusta per te.

Andremo ad esplorare tematiche come:

  • Cosa succede nella nostra sfera individuale e collettiva interiore e come comprendere il ruolo delle emozioni in un mondo in rapido cambiamento?
  • Come si può conciliare la consapevolezza e il processo interiore con azioni pratiche per rendere il progetto o il movimento maggiormente efficace?
  • Perché in molti movimenti per il cambiamento le persone finiscono per esaurirsi (burnout) e come possiamo prevenirlo?
  • Come possiamo costruire reti di mutuo supporto in questi tempi di grandi cambiamenti?
  • Quali sono i prossimi passi per fare meglio e diversamente?

Il workshop prevede un’ampia varietà di attività – insegnamenti frontali, lavoro esperienziale, condivisioni e discussioni tra partecipanti, diverse strutture che coinvolgono la mente, il corpo, le emozioni e invitano a connettersi con la saggezza e le possibilità.

Quando: sabato 19 e domenica 20 Novembre 2016.

Dove: presso l’Agriturismo Il Maggiociondolo che è situato sull’altopiano del Tretto in Contrà Proveste, 1, nei pressi della frazione di S. Rocco di Tretto, in comune di Schio (Vicenza).

Orari: Accoglienza partecipanti dalle ore 9.00 di sabato e inizio workshop alle ore 10.00. Termine del workshop alle ore 17.30 di domenica.

Lingua: italiano

Organizzazione:  Il corso è organizzato da Santorso in Transizione con il patrocinio di RIVE – Rete Italiana Villaggi Ecologici.

Costo: proponiamo di sperimentare un modello ibrido includendo l’economia del dono. Chiediamo una quota base di Euro 65 a ogni partecipante (su un valore del corso che abbiamo identificato in Euro 130). Alla fine del corso i partecipanti possono integrare la quota con una donazione.

Per iscriverti al corso compila https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfOWEaLjXJ89zy9MOEwbeed-zvEw2eJBh41r1t-i5mGFyab0A/viewform?embedded=true“>questo modulo di iscrizione.

Per frequentare il corso è inoltre necessario essere soci, nel 2016, di Santorso in Transizione o di RIVE. La tessera di Santorso in Transizione richiede un contributo di 5 €, che sarà possibile versare all’inizio del corso per i non ancora associati nel 2016. Per chi invece voglia associarsi alla RIVE, ecco come fare.

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La facilitatrice:

Ellen Bermann: Ellen da anni si interessa e lavora sul cambiamento e ha co-fondato l’hub Transition Italia nel 2008. Da un’iniziale passione per la permacultura (che tuttora studia e pratica) è arrivata alle Transition Towns, apprezzando gli strumenti di innovazione sociale. Oltre a facilitare processi e formare a sua volta facilitatori per il cambiamento, sta man mano approfondendo e integrando aspetti e strumenti complementari come la Transizione Interiore, il “Lavoro che Riconnette” (Joanna Macy), Dragon Dreaming (John Croft), ecc. Da qualche anno si è trasferita con la sua famiglia nel Biellese, dove ha ri-abitato una vecchia cascina in montagna ubicata in un luogo magico di cui è custode e sta trasformando in centro olistico permaculturale di rigenerazione e di connessione chiamato Eden Sangha.

Come ci organizziamo?

Saremo ospiti all’Agriturismo Il Maggiociondolo, adagiato sulle pendici delle Prealpi vicentine, ad un’altitudine di 700 metri, nel cuore del verdeggiante altopiano del Tretto, a pochi passi dall’ecovillaggio in costruzione Corte del Vento.

Pasti: I pasti saranno vegetariani/vegani con un contributo richiesto di 24 € a persona per i 3 pasti (due pranzi e una cena) e le merende. Se vorrai aggiungere qualcosa di buono per le pause o i pasti, ne saremo tutti deliziati!

Dormire: Consigliamo vivamente di pernottare presso l’agriturismo, non solo perché è l’occasione di stare in un posto bellissimo, ma anche perché non tornare a casa per la notte rende più intensa l’esperienza. Per le prime dieci persone che si prenotano al Maggiociondolo abbiamo una tariffa super agevolata di 20 € e di 30 € dalla undicesima persona in poi (invece dei 50 € da listino). In alternativa potete pernottare presso delle abitazioni private di amici che stanno a qualche centinaio di metri dall’agriturismo, con un contributo di 10 € a notte.

Raggiungerci: Per le indicazioni stradali o con mezzi pubblici segui le indicazioni date dal sito del Maggiociondolo.

Viaggiare insieme è più bello e rispettoso dell’ambiente: non appena il corso sarà confermato metteremo in contatto i partecipanti in modo che possano organizzare un viaggio condiviso quando possibile.

Abbigliamento e accessori: Consigliamo abbigliamento comodo e informale. Potrebbero essere utili delle leggere scarpe da trekking per qualche breve passeggiata.

Per informazioni: giulio_pc@yahoo.it, tel.3405784029

Da vedere o leggere:

https://transitionitalia.wordpress.com/2015/04/23/6-innovazioni-della-transizione-interiore-che-hanno-cambiato-la-mia-vita/

Transition Training a Firenze (Isolotto)

Apriamo ufficialmente le iscrizione al Transition Training che si terrà a Firenze il 26 e  27 novembre 2016. Per iscriverti compila il form di registrazione che troverai in fondo.

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MA… cos’è un Transition Training e a cosa serve?

È un corso di 2 giorni intensi ed emozionanti in cui verrà fornita una “cassetta degli attrezzi” utile a chiunque voglia far partire un’iniziativa di Transizione nella sua comunità o sia impegnato nel cambiamento.

 

I facilitatori di questo training sono Giulio Pesenti Campagnoni e Deborah Rim Moiso

 

Quando: Sabato 26 e Domenica 27 novembre 2016

Dove: Punto Lettura Luciano Gori. Via degli Abeti, Firenze – Isolotto.

Orari: Accoglienza partecipanti dalle ore 9.00 di sabato e inizio workshop alle ore 10.00. Termine del workshop alle ore 17.30 di domenica.

Quanto: per coprire le spese di organizzazione e il lavoro dei formatori chiediamo dai 120 ai 70 Euro a persona, in base alla responsabilità e alla situazione personale, + 10 euro di iscrizione obbligatoria a Transition Italia.

 

Mangiare

Per il pranzo del sabato ci affidiamo alle capacità culinarie dei partecipanti: quando ognuno porta qualcosa ci si ritrova sempre con grande abbondanza e momenti di goduta sazietà.

Per il pranzo della domenica, invece, ci serviremo di un catering al costo di 12 euro a testa.

 

Raggiungere Firenze

Firenze è facilmente raggiungibile sia in macchina che in treno.

Viaggiare insieme è più bello e rispettoso dell’ambiente, quindi non appena il training risulterà confermato metteremo in contatto i partecipanti in modo che possiate organizzare tra voi un viaggio condiviso quando è possibile.

 

Abbigliamento e accessori

Ai partecipanti consigliamo abbigliamento comodo e informale, ricordatevi di portare il vostro Transition Kit (il vostro piatto, posate e bicchiere preferito).

 

Iscrizione

Compila on-line la form di iscrizione e attendi nostre istruzioni. Non disperare se non arriva immediatamente una mail di conferma, che in genere tendiamo a dare insieme alla conferma del corso non appena avrà raggiunto un minimo di iscrizioni (12-14)

Le iscrizioni saranno considerate in ordine di arrivo e verrà creata una lista di attesa in caso le richieste superino i posti disponibili. Nel limite del possibile, terremo aggiornata questa pagina con la situazione iscrizioni.

Gli iscritti a precedenti  liste d’attesa avranno la precedenza sui nuovi iscritti.

Per informazioni: giulio_pc@yahoo.it, tel.3405784029

Da vedere o leggerehttp://transitionitalia.it/le-nostre-attivita/transition-training/

AMATRICE ReGeneration – Formazione e co-progettazione

Incontro di formazione e co-progettazione sulla gestione dell’emergenza che aderisce a AMATRICE 2.0 – Il sole dopo la tempesta e in collaborazione con Transition Italia e Panta Rei.

18-19-20 Novembre 2016 – Panta Rei – Passignano sul Trasimeno (PG)

Tre giorni di formazione in metodologie e strumenti per interventi di sostegno psico-sociale e cura del territorio.

Metodologie e strumenti: Teatro dell’oppresso / teatro sociale – Prendersi cura delle persone, degli edifici e del territorio.

Formazione esperienziale. L’incontro è residenziale, sarà possibile pernottare presso il Centro Panta Rei.

Contributo: 60€/persona per la formazione + 100€ per vitto e alloggio.

Disponibili 20 posti gratuiti per chi proviene da Amatrice e altri Comuni colpiti dal sisma.

21-22 Novembre 2016 – Panta Rei – Passignano sul Trasimeno (PG)

Due giorni di co-progettazione –  Incontro in Open Space – Con quali progetti possiamo sostenere le comunità locali nel territorio colpito dal sisma? –

Metodologie e strumenti: Gestione di gruppi / Open Space Technology

Formazione esperienziale. L’incontro è residenziale, sarà possibile pernottare presso il centro Panta Rei.

Contributo: 40€/persona per la formazione + 50€ per vitto e alloggio.

Disponibili 20 posti gratuiti per chi proviene da Amatrice e altri Comuni colpiti dal sisma.

I costi proposti servono a coprire il lavoro dei formatori, l’organizzazione dell’evento e le spese, non vogliono essere una barriera alla partecipazione, se avete esigenze diverse contattateci.

 

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Perché Amatrice 2.0?

La difficoltà più grande nella gestione di un’emergenza come quella del terremoto che ha colpito il centro Italia nell’estate 2016 è preservare il tessuto sociale e relazionale delle comunità locali.

Nella relazione e nell’incontro troviamo risorse per elaborare le ferite, attivare le energie esistenti e mettere in atto progetti pratici per il futuro del territorio.

Nel 2009, dopo il terremoto dell’Aquila, Transition Italia ha formato operatori in metodologie di partecipazione e gestione di gruppo, come il World Café e l’Open Space Technology, offrendo un contributo al lavoro delle associazioni locali nel ricostruire il tessuto sociale.

Dopo il terremoto in Nepal in Aprile 2015, oltre 20.000 persone hanno partecipato in progetti di sostegno psico-sociale con gli strumenti del Teatro dell’Oppresso. Il coordinatore del programma, Gopal Aryal, collabora con Amatrice 2.0 e porterà la sua esperienza all’incontro (dal vivo o in collegamento remoto).

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Nel 2016, la cooperativa RESEDA, insieme all’Istituto Italiano di Permacultura, a Transition Italia e a una rete di altri partner, promuove Amatrice 2.0, un progetto basato sull’idea che la ricostruzione debba passare attraverso processi partecipati e dal basso.

Perché a Panta Rei?

 

In questo contesto, dal 18 al 22 Novembre offriamo uno spazio di incontro a Panta Rei, Passignano sul Trasimeno (Perugia), Centro di Educazione Ambientale costruito in Bioedilizia sulle colline ai margini dell’Appennino.

Ci allontaniamo per qualche giorno dall’emergenza, creando un contesto in cui possiamo osservare da fuori gli eventi in corso, gli interrogativi che ci accomunano ed acquisire nuovi strumenti per affrontare questa sfida.

A chi è rivolto l’incontro?

 

Operatori e volontari che stanno partecipando o intendono partecipare ad interventi nella zona. Rappresentanti di pubbliche amministrazioni, organizzazioni, associazioni, gruppi, e singole persone interessate a riflettere insieme su transizione, partecipazione e comunità nel contesto della ricostruzione.

Chi ci sarà?

amatrice-1Saremo un gruppo interdisciplinare: professionalità diverse, generazioni diverse, persone provenienti dalle zone colpite dal sisma e da altre parti d’Italia e del mondo, operatori dell’emergenza, architetti, formatori, giovani, insegnanti, amministratori, innovatori sociali….

Ospiteremo, dal vivo e in collegamento remoto, interventi dal Nepal, dall’Aquila e dalla Nuova Zelanda con storie di come interventi sociali, culturali e artistici possono sostenere la cittadinanza nella rinascita di territori colpiti da disastri naturali.

Cosa faremo?

Il 18-19-20 Novembre saranno giornate dedicate alla formazione professionale:

  • Teatro immagine, teatro sociale e gioco;
  • Prendersi cura delle persone, degli edifici e del territorio.
  • Racconti di esperienze e progetti.

Il 21-22 Novembre apriremo uno spazio di confronto (in modalità Open Space) in cui esplorare progetti in corso o proposte da portare concretamente nel territorio nei mesi che verranno. Sarà un’occasione di utilizzare l’Open Space in pratica e di formarsi sull’uso di uno dei principali strumenti di progettazione partecipata.

Come partecipare: è possibile iscriversi a uno o entrambi i moduli. Comunicate il vostro interesse sul modulo di iscrizione online goo.gl/forms/A0eiz1AfGUwS54V83 o contattandoci direttamente

Contatti:

Deborah 3474000174   deborah.rimmoiso@gmail.com

Uri 334 2834302   urinoymeir@gmail.com

Modulo di iscrizione: goo.gl/forms/A0eiz1AfGUwS54V83

* Cos’é il teatro dell’oppresso/il teatro immagine?

Un metodo che usa il teatro come linguaggio, mezzo di conoscenza e strumento di trasformazione della realtà interiore, relazionale e sociale. Il Teatro immagine crea sculture corporee e dinamizzazioni per allenarci ad osservare, interpretare ed esplorare linguaggi analogici.

* Cos’è l’Open Space Technology?

Durante un evento in Open Space, ogni partecipante può proporre un tema di discussione e creare un tavolo di lavoro. Basato su principi di libertà e responsabilità, è un metodo di lavoro che invita alla creatività e permette di accedere al genio collettivo.

Intervista a Rob Hopkins per Vivere Sostenibile di Ottobre

A cura di Deborah Rim Moiso e Giovanni Santandrea, Transition Italia – Luglio 2016

Rob, ci  piacerebbe cominciare questa intervista celebrando la storia della Transizione e la rapidità con cui le idee si sono sparse nel mondo … il Movimento di Transizione ha una storia che comincia 10 anni fa: oggi ci sono più di 20 hub nazionali, e migliaia di iniziative locali di transizione o ispirate alle stesse idee. Se torniamo indietro con i ricordi al 2006, avresti potuto immaginare una diffusione così rapida delle idee della Transizione? Quali fattori diresti che hanno contribuito al successo e alla rapidità di evoluzione del movimento in tempi relativamente brevi?
robA volte le persone immaginano che nel momento in cui abbiamo creato TN (Transition Network) avessimo già un piano preciso e accurato di come si sarebbe potuto diffondere successivamente. Ma non è stato affatto così! Quando abbiamo cominciato a Totnes, non pensavamo che la cosa avrebbe avuto un richiamo qui, figuratevi da altre parti. Abbiamo tenuto il “Grande Lancio” nel 2006, e già in quell’occasione parteciparono altre persone residenti in altri luoghi. Questo succedeva prima della pubblicazione del Manuale, prima della fondazione di TN. Ci hanno stupito dicendoci: “Vogliamo fare la stessa cosa che state facendo qui anche dove viviamo noi”. Nel 2008, quando ho scritto il Manuale, abbiamo fatto una scommessa su quante copie sarebbero state vendute. Io allora dissi al massimo duemila. Alla fine ne ha vendute più di ventisettemila. Insomma, ho perso la scommessa!

Da cosa avete preso ispirazione per i vostri primi passi ?
All’inizio abbiamo progettato, molto e deliberatamente. Eravamo ispirati dal libro di Fritjof Capra “La Rete della Vita”, in particolar modo dall’idea che i sistemi ecologici si auto-organizzano.
Eravamo anche ispirati dal modello di cooperazione in rete attraverso gli strumenti Wiki, che in quel momento andavano molto di moda. Nel 2007 abbiamo creato un libricino: “Chi siamo e cosa facciamo”, in cui abbiamo provato a delineare come noi immaginavamo un processo di cambiamento che avrebbe potuto funzionare.
L’intuizione che avevamo e che volevamo esprimere riguardava proprio l’evitare la necessità di  creare un’organizzazione per “gestire” la transizione. Ci sembrava più interessante ed utile creare un’organizzazione che sostenesse la crescita auto-organizzata della transizione.

Quindi un’organizzazione del tutto differente dai movimenti esistenti ?
Sì, certo. Per fare questo era chiaro che la nostra organizzazione avrebbe dovuto prevalentemente avere il ruolo di non trattenere centralmente nessun tipo di potere di controllo su quanto si sarebbe sviluppato nel movimento. Parlavamo della membrana cellulare, di come dentro le cellule i vari elementi possano interagire, crescere, espandersi, la membrana è li per dare un’identità, ma è permeabile. E’ su questo modello che abbiamo immaginato TN. L’abbiamo immaginata come una risposta compassionevole alle sfide di quest’epoca, una risposta che si basasse sulla creazione di una cultura umana sana. E come un approccio che avremmo lasciato andare dove voleva andare.

Quest’anno in Italia ospitiamo la Conferenza Europea di Permacultura, l’EUPC (European Permaculture Convergence). La Transizione nasce dalla progettazione in permacultura, a volte viene presentata come un’applicazione della permacultura sociale, ma a noi sembra che sia un argomento affrontato poco e non nella maniera che merita.  Tu che sei progettista in permacultura, hai delle idee da condividere su come funziona la progettazione su scala sociale? In che modo è diverso dal progettare, ad esempio, una fattoria?
Che fattori dovremmo tener presente nel gestire la complessità per progettare sistemi a supporto della vita per le organizzazioni sociali?
Trovo molto interessante questo termine, “permacultura sociale”. Sono coinvolto nel movimento di Permacultura dal 1992. Ho subito avuto la sensazione che anche se “cura delle persone” è una delle tre etiche alla base, la prima generazione di permacultori, composta soprattutto da uomini e in prima battuta da uomini australiani, è stata pervasa da uno spirito di “fare”, quasi uno spirito di frontiera, in cui c’era poco spazio per la riflessione e la cura dei processi. Allo stesso tempo, fin dall’inizio una serie di voci influenti, penso a Starhawk, a Robyn Frances tra le altre, hanno insistito perché fossero inclusi aspetti di cambiamento interiore. Nel movimento di Permacultura tuttavia c’è ancora una qualche forma di resistenza. Invece nella Transizione abbiamo fin dall’inizio progettato per includere il cambiamento interiore in ogni passo, sostenendo che il modo in cui si fanno le cose è altrettanto importante quanto cosa si fa. Se stiamo cercando di creare una cultura umana sana, anche il modo di farlo deve essere diverso da quello adottato fino a qui.

E per la nostra vita personale, quella che a volte chiamiamo “transizione interiore”?
La Transizione presta molta attenzione al tema del burnout, dell’esaurimento. Potremmo dire che in parte la Transizione è anche nata da una sorta di frustrazione verso la Permacultura, dall’emergere di un senso di urgenza verso il tema dei cambiamenti climatici, mentre guardandoci intorno sembrava che molti permacultori si accontentassero di prendersi cura dei propri terreni. Come se ci fosse una resistenza rispetto all’interazione con la società tutto intorno, e quest’attitudine è come una profezia auto-avverante, si parte subito sconfitti. Peraltro dico spesso che la Transizione è un cavallo di Troia per far entrare la Permacultura in ambienti nuovi.

E in specifico per quanto riguarda la progettazione in scala sociale ?
Mi viene da dire che nella Permacultura facciamo molta attenzione all’analisi dei bisogni, ad esempio abbiamo bisogno di tot verdure, tot noci… credo che questo sia un insegnamento per tutto il movimento socio-ambientale, in cui invece non si presta abbastanza attenzione a chiedersi quali siano i bisogni delle persone. Qui nel Regno Unito, il voto della Brexit è una dimostrazione che molte comunità non trovano nel sistema attuale una risposta ai loro bisogni, e quindi sono arrabbiate e frustrate.

Puoi farci un esempio concreto ?
atmosA Totnes abbiamo creato il progetto ATMOS, in cui la comunità locale si sta riprendendo un bene comune, più di tre ettari di zona industriale abbandonata, e la progettazione è interamente basata sui bisogni delle persone. Abbiamo distribuito un questionario a cinquemila persone per raccogliere i loro bisogni. Le comunità locali hanno bisogno di lavoro, di case, di sicurezza economica, e noi sappiamo che la Transizione è in grado di creare lavoro, case e reddito. Dovremmo applicare la progettazione a rispondere a questi bisogni.

La Permacultura è uno dei movimenti affini alla Transizione; un altro è la rete degli ecovillaggi. In Italia sono avviate collaborazioni tra Transition Italia e la RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici). Tuttavia, a prima vista, la scelta di chi decide di fondare o trasferirsi in un ecovillaggio e quella di chi decide di avviare un’iniziativa di Transizione nel proprio quartiere o paese non sembrano collegate. Hai degli esempi da portare di collaborazione tra ecovillaggi e Transition Towns?
C’è un progetto in Olanda, una delle 21 storie che abbiamo raccolto per la COP21 (https://cop21.transitionnetwork.org/aardehuisearthhouseprojectolst/) in cui un progetto di ecovillaggio ha stretto una collaborazione sinergica con il gruppo di transizione del paese vicino.
L’ecovillaggio portava esempi pratici realizzati, il gruppo di transizione promuoveva queste idee al di fuori, facendo da ripetitore, e portando esperti da fuori, aggiungendo energie nuove. In alcuni sensi sono movimenti divergenti, a volte può sembrare che in un ecovillaggio si crei una bolla separata dal resto, allo stesso tempo in un ecovillaggio i processi di cambiamento sono accelerati, è come un super-laboratorio di tutto quello che vogliamo trasformare nel mondo. Occorre ammettere che solo una piccola parte della popolazione vorrà mai vivere in quel modo, non è molto scalabile. Quindi la sfida della Transizione diventa come portare gli insegnamenti del mondo degli ecovillaggi nei quartieri “normali”.

E’ una prospettiva interessante. Ma come si possono costruire relazioni con persone con cui apparentemente non abbiamo nulla in comune?
L’arte di costruire un terreno comune per il dialogo è la grande sfida di questi tempi. L’impegno è proprio quello di abbattere le barriere e creare conversazioni trasversali, ad ogni livello e in particolare sul piano locale. Per questo ci sono tantissimi insegnamenti sviluppati nel mondo degli ecovillaggi che possono aiutarci.

Ora ci piacerebbe guardare insieme a te all’evoluzione del movimento… da quando è stato sognato, progettato … ad ora che è in azione. In Italia abbiamo trovato grande ispirazione nel Manuale, ma oggi siamo in una fase di “disincanto”, i passi delineati non bastano più e stiamo cercando la “via Italiana alla Transizione”. Visto da Totnes, cosa sta succedendo nell’evoluzione del movimento? Hai un modello di come cambiano le  iniziative nel tempo?
https://www.transitionculture.org/wp-content/uploads/newcover1.jpgcompanionPer prima cosa vorrei dirti che nessuno dovrebbe più leggere il manuale, è ormai molto datato.
Nel Transition Companion (per ora non disponibile in italiano. ndr), che è uscito dopo, usiamo già un modello diverso: non appena ci siamo accorti che i 12 passi stavano diventando 12 comandamenti scavati nella pietra, li abbiamo messi in pensione. Ora parliamo di ingredienti, ingredienti con cui ogni comunità locale può creare la sua torta. Alcune cose ci vogliono, sono la base, come “creare un gruppo”, ma poi ogni cultura, ogni territorio porta le sue variabili. Al momento come TN offriamo informazioni e schede di supporto, e raccontiamo sempre che la Transizione è un esperimento, in cui cerchiamo di dare alle persone strumenti per cominciare e insegnamenti tratti da 10 anni di sperimentazione. Il modello è andato ben oltre i 12 passi dell’inizio ed è molto più articolato e dinamico.

Dal tuo osservatorio speciale, Rob, quali sono ora gli orizzonti della Transizione ?
La forma che ha ora la Transizione è quella di un modello dinamico per re-immaginare l’economia locale, portando creatività al modo in cui lo facciamo. Un processo che presta molta attenzione a come i gruppi funzionano, lavorano, progettano, e a come evitare il burnout di coloro che la animano. Ora siamo in uno stadio in cui possiamo argomentare che la Transizione sia una forma di sviluppo economico, una forma di rigenerazione culturale, una potente cassetta degli attrezzi e una delle poche visioni attraenti a sostegno di un futuro che potremmo creare insieme.

Come si può presentare questa evoluzione del messaggio iniziale ?
domainIn questo senso, è stato affascinante seguire la diffusione del film “Demain” (uscita prevista in Italia ad Ottobre 2016, ndr). Il film si apre con due persone che si rendono conto della grandezza della sfida del mondo di oggi. “E non sapevamo cosa fare, allora siamo andati a Totnes a parlare con Rob…” e così comincia il loro viaggio.
In Francia tra i giovani c’è un senso diffuso di impotenza, “non c’è storia, non c’è narrazione, qual è il senso?”. Demain è stata una risposta potente a questo sconforto. E’ uscito 2 settimane dopo gli attacchi di Parigi, un momento in cui era come se il mondo intero fosse privo di senso, e in quel momento Demain ha offerto una storia diversa, visionaria, compassionevole. “Possiamo farlo. Facciamolo”. La Transizione si diffonde così, in modi imprevisti, proprio perché l’abbiamo lasciata andare, e prende radici in maniera inaspettata. Adesso il nostro compito è costruire su questo, continuare a raccontare le storie, e aver fiducia che le persone sono meravigliose, gentili, generose, e hanno a cuore il futuro.

Stiamo chiedendo a diverse persone la loro reazione all’affermazione di Holmgren di tre anni fa, secondo cui una trasformazione pacifica della società è ormai impossibile. Mi ricordo che all’epoca non condividevi il suo punto di vista, e mi sembra che sia ancora così per te, che ci sia speranza nel messaggio.
Ammiro immensamente Holmgren, penso che sia un genio. Però sono profondamente in disaccordo con quello che scrisse in quell’articolo. Penso che l’idea di agire per accelerare il collasso sia irresponsabile, abbiamo bisogno di tutto il tempo possibile per mettere in piedi strutture sociali alternative e parallele. Questo merita tutta la nostra attenzione.
Quando lessi l’articolo a cui fai riferimento, l’ho vissuto come una diserzione dell’immaginazione. Possiamo immaginare meglio.

Cosa ci aiuta a mantenere una visione positiva del futuro… e perché è importante?
Guardando a come vanno le cose nel mondo oggi è facile perdere la speranza. Se guardiamo la campagna presidenziale americana si potrebbe pensare le persone con visioni detestabili abbiano più organizzazione, più chiarezza, più capacità, più connessioni. Ma ci sono tante persone che vogliono che il mondo cambi.
Ciò che raccontiamo con la Transizione è che il cambiamento può avvenire se troviamo un terreno comune, e una buona capacità di “raccontare la storia”. Una visione che possa sostenere la vita e la cultura sul pianeta. La Transizione parla a un desiderio, un anelito, una nostalgia in ciascuno di noi. Tutti desideriamo la sicurezza, la comunità, la famiglia, l’amore. La mia energia viene dal trovarmi in una posizione privilegiata in cui posso raccontare e ascoltare storie di tutto il mondo in cui le persone mi dicono di essere più felici, più connesse, magari non più ricche economicamente ma più ricche di senso, significato, e questo in un momento difficilissimo della storia umana. Amo tutto questo. E’ bellissimo da vedere e testimoniare.
Paul Hawken, l’autore di “Moltitudine inarrestabile”, descrive questo movimento come il sistema immunitario della Terra. Ho la stessa sensazione, di risveglio, di fremito, anche se allo stesso tempo c’è anche qualcosa di orribile e spaventoso che si muove. Ma noi abbiamo una storia migliore possibile, una storia che si rivolge ai nostri desideri più profondi. Ma dobbiamo diventare più bravi a comunicarla alle persone.
Quindi andate, fate cose meravigliose, e raccontate le vostre storie!

Grazie Rob del tempo che hai voluto dedicare ai lettori di Vivere Sostenibile

Aggiornamento elenco iniziative locali

URGENTE – stiamo cercando di aggiornare la mappa delle iniziative locali di Transizione in Italia. Sono partito dai dati presenti nella mappa del sito TI:http://transitionitalia.it/mappe/ – forse ne mancano. Chiedo ai referenti locali di accedere al file https://goo.gl/1EziVZ, leggerlo e, se non presente, inserire il riferimento della propria iniziativa. Possibilmente entro 1 o 2 giorni. GRAZIE!!!!

Rivoluzione Solare, presentazione delle iniziative

La Transizione energetica parte dal basso, dotiamola di nuovi strumenti e consapevolezza. Serata di presentazione del progetto di risparmio energetico, utilizzo delle energie rinnovabili, soluzioni collettive e personali per combattere i cambiamenti climatici verso una civiltà senza petrolio.

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Ad Albano laziale il 20 luglio 2016, dalle ore 19.00 alle 21.00 (Piazza del Museo Civico), si parla di transizione energetica, cambiamenti climatici e soluzioni collettive.

Si parlerà di economia positiva, azioni concrete per ridurre il consumo di energia e come sostituire quella che rimane con le fonti di energie rinnovabili.

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Conferenza italiana Facilitatori 2016

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Come preannunciato stiamo organizzando con IAF Italy (Associazione Internazionale Facilitatori) questo momento di incontro tra chi si occupa di facilitazione in modo professionale (…più o meno).

Si terrà terrà tra il 20 e il 22 ottobre a Milano e l’abbiamo chiamata “L’era della collaborazione” perché ci pare che, tra le tante cose che stanno succedendo, si nota questa voglia/necessità di lavorare insieme che emerge tra i tanti soggetti della società civile. È un’epoca di conflitto e un’epoca di dialogo, e con tutto questo la facilitazione ha molto a che fare.

Comunque è una prima occasione per conoscersi meglio e scambiarsi idee, esperienze e metodologie, basata su una struttura molto semplice fatta di tanti workshop e di un OST.

Tutte le informazioni e le istruzioni per iscriversi le trovate sul sito IAF. È importante iscriversi subito perché sono le iscrizioni che rendono l’evento possibile… ci vediamo là?