Notizia provenienti dal network internazionale del movimento di Transizione

Bruxelles I

Oggi giornata di viaggio con arrivo in una Bruxelles nebbiosa e freddina. Sia io che Ellen abbiamo il senso di colpa per il volo, ma davvero le alternative non erano praticabili. Da Milano al centro nevralgico dell’Europa non ci sono treni diretti e comunque anche in aereo Ellen ha dovuto partire da casa alle 3 del mattino (a me è andata decisamente meglio, è bastata la sveglia alle 5:30).

Questa sera la truppa transizionista (oltre a noi Inghilterra Francia, Germania, Austria, Scozia, Irlanda) si è ritrovata nel nostro albergo per poi spostarsi in un pub non molto distante suggerito da Pierre del CAT di Ferrara (per Pingus: la birra era molto, molo strana dicono i bevitori…). Abbiamo usato la serata per capire meglio quali margini di azione avremo nella giornata di domani.

Rosalie Portman (la nostra infiltrata al Consiglio d’Europa) ha partecipato alla stesura del documento in discussione sin dalle prime fasi, è stata lei che ha voluto che fossimo qui, principalmente per due ragioni. C’è la possibilità di esprimere indicazioni rispetto al documento e bisogna crearne una versione “divulgativa” adatta ad essere diffusa a largo raggio. Continua a leggere

Un video sul Transition Training

Ecco un video prodotto dal Transition Network che illustra lo scopo e l’atmosfera del Transition Training (è in inglese, ma presto ne faremo magari anche uno nostrano):

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Il Transition Training è un seminario di 2 giorni per coloro che sono alla ricerca di strumenti pratici su come avviare e gestire un’iniziativa di transizione di successo. E’ strutturato in modo altamente creativo e amalgama la teoria alla pratica.

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Totnes sull’Observer

Roofs of Totnes, Devon, Great Britain, Europe

Un bell’articolo di Lucy Siegle sull’Observer (Uk) parla di Totnes, la culla della Transizione. Per gli angloabili è disponibile qui.

Metropoli in Transizione: missione impossibile?

“Una società, in grado di darsi un nome, vive nelle sue storie, le arreda e le abita. Saliamo sulle storie come su zattere, o le dispieghiamo su un tavolo come mappe. Esse falliscono sempre, alla fine, e devono essere reinventate. Il mondo è troppo complesso per i nostri schemi, soprattutto se deve rientrarci per lungo tempo.” William Kittredge

 

Quante volte ci siamo chiesto se sia realistico immaginare un processo di Transizione nei contesti metropolitani di milioni di abitanti?

E’ questa una questione ampiamente dibattuta in varie parti del mondo all’interno del Movimento di Transizione.

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Chi di noi in Italia vive nelle grandi città come Roma, Milano, Torino o Napoli, effettivamente incontra delle difficoltà nel ricostruire una comunità locale sostenibile e resiliente, ed è certamente vero che sia una missione destinata a un sicuro fallimento, se si pensa di affrontarla da “soli”!

Quel che abbiamo potuto leggere e sperimentare finora, ci conferma che non si può pensare in altri termini, se non con la creazione di gruppi di quartiere, meglio ancora se rionali, preferibilmente costituiti da persone che vivono in vie adiacenti o addirittura nello stesso condominio.

Affinchè questo accada è necessario che in città ci siano un certo numero di referenti iniziali che possano facilitare l’aggregazione di una massa critica di persone interessate. Salvo casi particolari (e fortunati) i primi tempi si assisterà a una dislocazione geografica a “macchia di leopardo”, dall’aspetto “caotico”, fino al momento che la densità sullo stesso territorio di più persone attive nella propria comunità, bene informate e che si sono messe in contatto, permetterà in alcune zone il nascere di una o più iniziative cittadine.

Ci vuole del tempo e nessuno può dire quanto, ma non è affatto detto che sia un qualcosa di impossibile: i tempi (nonostante tutto) maturano e in alcuni ambiti la consapevolezza e la coscienza collettiva evolvono, a volte in maniera inaspettata e improvvisa.

A Roma per esempio, a due anni dalla nascita del Movimento di Transizione in Italia, esiste attualmente un certo numero di persone che conoscono il tema e che non aspettano altro di trovare dei “vicini” di percorso.

Abbiamo iniziato a scriverci, ci siamo visti prima di Natale e ci incontremo di nuovo questo sabato e  i prossimi giorni.

L’articolo che segue che potete leggere cliccando qui sotto sul seguito di questo post, ci racconta l’esperienza di Los Angles in Transizione e ci fornisce conferma che questa è probabilmente la via da percorrere insieme.

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Resilient Cities, il futuro delle città

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Dall’autore di End of Suburbia ecco il trailer (in inglese) del nuovo film (ancora in lavorazione) dedicato al concetto di resilienza e in particolare al futuro delle città. È un tema che appassiona tutti e che inquieta i più. Quasi sempre, alla fine di un Transition Talk, qualcuno ti guarda a disagio e ti dice “ma io vivo in città…”

Certo questo è un grande snodo, quale futuro per le città? E come primo impatto viene da pensare che possa essere un futuro oscuro. Eppure ci sono moltissimi lavori e testi che raccontano di come le città potrebbero evolversi e vi assicuro che sono belle visioni (ad esempio se vi capita guardatevi il libro di Sanderson “Mannahatta“). Cittadini non abbiate dubbi, la Transizione è anche per voi, non ci sono limiti, anzi i limiti ci sono, ma sono soprattutto nelle nostre teste.

Eccovi anche un intervista a Rob Hopkins (in inglese) che racconta del suo incontro con The End of Suburbia e della nascita dell’idea di Transition. Parte di questo materiale finirà poi nella versione definitiva del film.

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Info: http://www.resilientcity.org/

Da Cancun: rush finale

Luca Lombroso – Sta nascendo il Cancun Adaptation Framework nel quale sembra si parli, tra l’altro, di resilienza. Sembra invece sparito il riferimento alle 350 ppm come limite di CO2 in atmosfera. Vediamo come andrà a finire…

La Transizione anche in Francia

Sembra che anche i cugini francesi abbiano cominciato a diffondere le idee della Transizione, ecco qui il loro nuovo sito. Benvenuti!

Ellen in mondovisione

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Ecco Ellen impegnata in un’intervista estemporanea che Rob ha ripreso oggi anche sul suo blog. Siamo in mondovisione… he he… emozionante… 😉

Monete locali

Ho appena finito di leggere “Local Money”, l’ultimo nato della collana Transition Books, e mi sembra un libro davvero utile che sento di consigliare caldamente a chi ha deciso di affrontare il tema della moneta locale.

Su Come Don Chisciotte (stan diventando più transizionisti di noi) trovate la traduzione in italiano dell’intervista Peter North (l’autore) tratta dal blog di Rob Hopkins.

Quello che mi piace di questo libro è che è stato davvero realizzato in puro spirito transizionista, mettendo bene in evidenza vantaggi, svantaggi, potenziale, limiti, successi e insuccessi dei vari tipi di approccio alla moneta locale tentati fin qui in varie parti del mondo e recentemente nelle città di transizione.

Una panoramica veloce, semplice, davvero utile, soprattutto se si volesse tentare l’operazione nella propria comunità. Questo libro non contempla l’esperienza dello SCEC italiano (che infatti non è una moneta locale, ma un circuito di scontistica), ma  sono uscito da questa lettura ancora più convinto delle grandissime potenzialità che l’approccio SCEC potrebbe avere.

Il mio consiglio è quindi: leggere questo testo per documentarsi (è in inglese al momento) e poi studiare il meccanismo sconti SCEC per fare gli opportuni confronti. Se vi vengono delle idee poi sentiamoci.

Svolta storica: I Lloyds parlano del picco…

Ebbene sì, quando anche i Lloyds, la più famosa compagnia assicurativa del mondo, cominciano a spiegare alle aziende come stanno le cose, allora vuole proprio dire che ci siamo: è arrivato il momento in cui il tema petrolio/energia deve essere portato all’attenzione generale perché non è più possibile ignorarlo.

Potete scaricare qui il report “Sustainable Energy Security” che rappresenta una nuova svolta per le attività di Transizione. Vi traduco alcune frasi tratte dalle conclusioni del documento tanto per farvi capire come questo tipo di materiale possa aiutare a portare consapevolezza a chi ancora non ha capito cosa ci riserva il futuro.

Conclusioni

Possiamo aspettarci cambiamenti drammatici nel settore dell’energia nella prossima decade. Questo rapporto incoraggia le imprese del comparto energia e non solo, a indagare sull’impatto che questo avrà sulle loro aziende. La transizione verso una economia low-carbon e la volatilità nei mercati tradizionali dei carburanti fossili, si presenteranno alle aziende con numerosi rischi e opportunità. Per ridurre la potenziale vulnerabilità e cogliere le opportunità, le aziende dovrebbero essere consapevoli che:

1 La sicurezza energetica è ora inseparabile dalla transizione a una economia low-carbon e le aziende dovrebbero prepararsi per questa nuova realtà. Gli obiettivi di sicurezza negli approvigionamenti e riduzione delle emissioni dovrebbero essere perseguiti in eguale misura, in quanto dare la preferenza a uno dei due rispetto all’altro aumenterà il rischio di investimenti infruttuosi o di costose riorganizzazioni.

2 I carburanti fossili trandizionali subiranno una seria riduzione di disponibilità e è probabile una scarsità di disponibilità di petrolio (supply crunch) nel breve e medio termine con conseguenze profonde sul modo in cui le imprese funzionano oggi. Trarranno benefici quelle aziende che terranno in considerazione l’impatto e degli shock prodotti dall’impennata del prezzo del petrolio nel 2008 e implementeranno appropriate azioni di mitigazione. Pianificare un piano di approccio a questo scenario potrà aiutare i potenziali eventi futuri e aiutare a prendere decisioni strategiche informate.

3. Una terza rivoluzione industriale nel settore energetico presenta enormi opportunità ma porta con sè anche nuovi rischi. Di particolare importanza per le nuove tecnologie è il rischio di scarsità di materie prime quali ad esempio metalli rari il cui costo potrebbe essere fatto crescere dalla scarsità. La rapida e ampia diffusione di alcune nuove tecnologie potrebbe anche produrre implicazioni negative per l’ambiente.

4. Le infrastrutture energetiche diventeranno sempre più vulnerabili a eventi metereologici severi e poco prevedibili causati dai cambiamenti climatici che portano a una maggiore frequenza di black-out e problemi di erogazione nelle aziende. Questo comporta una sfida per i produttori di energia, gli investitori e i pianificatori che devono scegliere la collocazione di nuove infrastrutture e irrobustire gli impianti esistenti e le reti di distribuzione. Le imprese per cui l’accesso ininterrotto all’energia è di fondamentale importanza dovrebbero considerare attivamente di investire in sistemi di approvigionamento alternativi.

5. I costi crescenti per l’energia derivanti dalla riduzione della disponibilità, crescita della domanda e costi ambientali possono essere meglio affrontati nel breve periodo con cambiamenti nelle pratiche o attraverso l’uso della tecnologia per ridurre il consumo di energia. Un più ampio uso delle energie rinnovabili e della autogenerazione portano a costi aggiuntivi e a benefici per la sicurezza degli approvigionamenti.

6. Prima le aziende riorganizzeranno le catene di approvvigionamento e i modelli just-in-time e aumenteranno la resilienza della propria logistica nei confronti delle interruzione di forniture energetiche, meglio sarà.

7. Per quanto la vasta maggioranzza degli investimenti nella transizione energetica arriveranno dal settore privato, i governi hanno un ruolo importante nel diffondere politiche e misure che creino le necessarie condizioni e incentivi. Il mercato globale delle emissioni deve diventare una realtà e di conseguenza le azione governative dovranno essere prese per produrre stabilità di prezzo addizionale e trasparenza. Investire in un futuro sicuro e a basse emissioni di C02  potrebbe avere un più alto costo iniziale ma distribuità un più basso costo dell’energia in futuro. Risulta che le energie rinnovabili e le misurazioni sul versante della domanda siano elementi cruciali nel produrre i servizi energetici necessari per le imprese e il ritorno immaginato sull’investimento.

Anche solo con questi pochi punti ora possiamo parlare davvero con chiunque senza più grandi dubbi sull’essere creduti. Davvero una svolta importante. Con un po’ di calma analizzeremo poi più a fondo il documento, ora muoio dal sonno.

Rob intervistato da Ventiquattro

Qualche settimana fa Chiara Somajni di Ventiquattro (magazine del Sole 24 Ore) ha intervistato Rob Hopkins traendone un articolo di due pagine che ci ha gentilmente fornito in formato pdf in modo che possa circolare anche tra chi non ha avuto il giornale cartaceo tra le mani.

Ringraziamo lei per la qualità dell’intervista e la sua testata per la disponibilità del pdf. Potete scaricarlo qui.

“Transition in Action” ecco il sito web

Tutto il contenuto del Piano di Decrescita Energetica di Totnes è ora disponibile gratuitamente on-line a questo indirizzo: http://totnesedap.org.uk.

Sul sito c’è tutto ciò che c’è sul libro e anche di più (per esempio molti approfondimenti su argomenti specifici). Tutte le pagine sono commentabili e il sito sarà aggiornato periodicamente in modo da tenere il passo con la realtà e le sue evoluzioni.

Come insegna la Permacultura il piano è anch’esso un processo soggetto a continua osservazione dei risultati e adattamento. Totnes ha davvero cominciato un viaggio entusiasmante, credo che sarà un piacere seguire le loro orme.

Buona lettura a tutti.
Ora vediamo anche se tradurre il tutto in italiano.

Ecco il piano di Transizione di Totnes (EDAP)

Per Totnes, la prima Città di Transizione del mondo, il posto dove tutto è cominciato, i 12 passi finiscono qui. Sono arrivati a compimento del loro percorso di “avviamento” del processo e hanno prodotto un piano di lavoro che li porti fino al 2030.

In realtà potremmo dire che dove finiscono i 12 passi, comincia la vera Transizione e speriamo sinceramente di vederla procedere sempre più spedita producendo resilienza e le fondamenta di un futuro felice.

Per chi fosse interessato, il libro si può preordinare su Transitionculture, al momento non so dirvi di più perché ne ho lette solo alcune parti via via che venivano prodotte. Appena vedrò l’insieme ne riparleremo.

Nuova piattaforma web per la Transizione

Dopo molto lavoro del team internazionale che si è preso questo incarico è stata lanciata in questi giorni la versione beta della nuova piattaforma web della transizione nel mondo. Come sempre, pochi fronzoli e il tentativo di essere utili ed essenziali, vedremo come si potrà arricchirla e migliorarla nel tempo.

La trovate qui: www.transitionnetwork.org

Invitiamo i componenti di tutti gruppi guida ad aprire un account personale e a creare uno scheda della propria Iniziativa di Transizione. Se potete in inglese (al momento lingua franca del movimento), ma anche in italiano va benissimo. Inglese/Italiano è il massimo.

In futuro è previsto lo sviluppo di appositi strumenti per una gestione multilingua della piattaforma.

Rob Hopkins con i sottotitoli italiani

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Ecco l’intervento di Rob Hopkins completo di sottotitoli in italiano (grazie a Francesco per la revisione). Oggi avrei voluto scrivere anche un post su Copenhagen, ma visto com’è andata, c’è poco da scrivere. Sembra proprio che se aspettiamo i Governi sarà troppo poco o troppo tardi.