È stata finalmente pubblicata una piccola ricerca/esplorazione di Transition Italia sull’economia resiliente italiana. Dalla manifattura all’energia, dall’agricoltura al terziario questo documento riporta cinque esempi evocativi e stimolanti di come sia possibile creare profitto nel rispetto dei limiti naturali, aumentando la coesione delle nostre comunità e costruendo la resilienza necessaria per un futuro prospero.
Vi sarà sicuramente giunta voce che dall’inizio di quest’anno Transition Italia si sta impegnando nel portare nel bel paese uno dei più interessanti ed entusiasmanti progetti nati all’interno del Transition Network. Sto parlando ovviamente del progetto RiEconomy (o REconomy, come lo chiamano gli inglesi).
L’idea di REconomy è nata osservando l’evoluzione delle iniziative di transizione con diversi anni di attività ed esperienza alle spalle. Una volta sensibilizzata la comunità, coinvolti gli interessati, rafforzato il tessuto di relazioni, facilitata la nascita di progetti di ogni tipo (orti, attività di reskilling, transizione interiore) e scambiato idee, riflessioni e visioni, arrivava inesorabilmente il punto in cui si chiedevano: e ora?
Se siamo riusciti ad arrivare fin qui – scoprendo che il processo è addirittura facile e divertente – come possiamo fare il salto di qualità? Come possiamo coinvolgere anche le istituzioni, le imprese, i commercianti, cercando di rispondere alla crisi economica/occupazionale e rendendo al contempo il nostro territorio più sostenibile e resiliente?
A Totnes hanno cominciato a chiedersi come sostenere le iniziative interessate a facilitare questo percorso di ‘transizione economica’, ed è stato chiaro fin da subito come fosse necessario mantenersi sul processo già ampiamente collaudato di Testa – Cuore – Mani, iniziando cioè con momenti di informazione, discussione, proiezioni di documentari e soprattutto esempi a cui ispirarsi: da qui le basi per procedere con la progettazione e l’azione.
Una delle prime idee fu quella di ricercare (nel territorio inglese) esempi di attività economiche che sapessero rispondere ai criteri di una impresa di transizione, ovvero un’impresa in grado di creare al contempo posti di lavoro, benessere e resilienza nella comunità in cui opera. Il report che ne risultò lo trovate a questo link. Dateci un’occhio, vi troverete bellissimi esempi di attività economiche resilienti in ogni settore economico (agricolo, manifatturiero, terziario e finanziario).
L’idea cominciò a diffondersi e ben presto altri paesi vollero provarci.
In Italia, ad esempio, abbiamo iniziato con un primo ‘RiEconomy Talk’ a San Giovanni Persiceto nel marzo 2014, da cui ne è seguito un Open Space che ha ufficialmente dato inizio a questo elettrizzante processo di transizione economica.
È stata successivamente offerta anche a noi la possibilità di condurre una ricerca sulle imprese resilienti presenti nel territorio italiano, più breve di quella inglese, ma che una volta completata sarebbe stata inserita in una sorta di top20 europea, insieme a quelle prodotte dai nostri colleghi di Croazia, Lettonia, Belgio e Paesi Bassi.
L’idea era di portare alla luce realtà estremamente diverse tra loro – per esperienza, fatturato, dipendenti, settore -, che potessero diventare fonte di ispirazione per molti ma che spesso, per loro natura e scala, prosperano lontano dai riflettori – rimanendo quindi confinate nell’oblio dell’informazione. Queste imprese ci dimostrano che fare le cose in modo diverso si può, e i benefici non sono solo strettamente economici, ma sociali, ambientali e relazionali.
Vi invitiamo ad immaginare questi esempi virtuosi presenti tutti insieme nel vostro paese/città, vederli intrecciarsi fra loro, creare collaborazioni, generare nuove imprese resilienti, mettere in atto soluzioni ai problemi energetici, sociali, alla produzione di rifiuti e via dicendo.
Il documento non vuole essere una classifica delle migliori imprese in transizione: si tratta solo di alcuni esempi, scelti in base a un criterio di diversificazione.
Sappiamo esserci un’infinità di persone in Italia impegnate nel realizzare una nuova visione economica ispirata alla sostenibilità e alla resilienza; ci rendevamo conto che una ricerca accurata che prendesse in esame tutto questo mondo era fuori dalla nostra portata, così come lo erano i fondi e i tempi a disposizione.
Per quanto riguarda il progetto RiEconomy nel suo complesso invece, la strada intrapresa non è tutta rose e fiori. Il movimento della transizione, pur in costante crescita, non ha ancora raggiunto la maturità per diffondere il modello in modo capillare in tutto il territorio italiano. Questo perché non tutte le iniziative sono nelle condizioni di poter fare il grande passo e ad altre semplicemente potrebbe non interessare.
Ma il più grande ostacolo da superare è quello della sostenibilità economica. Quasi sempre le iniziative vengono portate avanti da volontari nei loro ritagli di tempo e se questo può funzionare nelle prime fasi della transizione, diventa un problema quando la questione si fa più complessa. Abbiamo sempre più bisogno di figure professionali e personale retribuito che sappia lavorare e relazionarsi con il mondo delle imprese, del commercio, delle istituzioni, facilitando la partecipazione di tutti e fornendo la giusta dose di informazione e senso di possibilità. Serve la disponibilità di molto tempo e serve continuità, cose difficili da ottenere se chi si impegna in un percorso simile non riesce anche a ricavare il necessario per vivere.
Come al solito c’è tanto, tanto lavoro da fare. La cosa importante è aver cominciato!
Ma intanto eccoci qui, anche la nostra piccola ricerca è stata pubblicata.
Per scaricarla basta collegarsi a questo link: qui.