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Climate After Growth in italiano

ClimateAfterGrowth

Ecco un regalo per l’inizio del nuovo anno. Forse ricorderete questa pubblicazione dei nostri amici del Post Carbon Institute firmata da Miller e Hopkins e disponibile solo per angloabili (?). Bene, grazie a Dario Tamburrano, coadiuvato da altri volonterosi traduttori (tutti santi subito) ora potete leggere il tutto in un comodo italiano arricchito da una prefazione dello stesso Dario. Ne cito uno stralcio:

In questo breve documento gli Autori fanno luce sul perché potrebbero essere la nostra, come la passata generazione, ad aver goduto del picco massimo di prosperità media della storia dell’intera umanità, squarciando in poche sintetiche pagine il buio dell’informazione e della cultura mainstream che tuttora colpevolmente ignora i problemi reali che ci minacciano.

Hopkins e Miller infatti, supportati da numerosi dati, focalizzano e descrivono in forma estremamente lucida e comprensibile i nuovi mutati contesti storici che negli ultimi anni si sono andati delineando nel campo dell’energia, del clima e dell’economia e che, perso il loro carattere di eccezionalità, divenuti permanenti e sistemici, vengono pertanto appropriatamente definiti come le Nuove Normalità.

In questo scenario, che delinea un vero e proprio spartiacque, il paradigma della irrinunciabilità della crescita economica assume le sembianze di una medaglia a due facce: se da un lato ha permesso un invidiabile e innegabile “progresso”, dall’altro, non contemplando i limiti biofisici del pianeta, ha creato i presupposti per le sfide che abbiamo di fronte, diventando pertanto una vera e propria trappola mentale ed economica, predominante e globalizzata che ci impedisce di affrontare in maniera logica e razionale i nuovi contesti standard che minano la nostra stessa sopravvivenza.

Già che siete lì a leggere, vi invito a fare anche un po’ correzione di bozze collettiva e se trovate errori, refusi, ecc. segnalatecelo che Dario li sistema. Buona lettura!

19 Haiku per il clima

Salve a tutt*,

spero di farvi un regalo gradito (e spero che lo possiate a vostra volta usare come regalo per altr*) pubblicando queste immagini.
Gregory C. Johnson ha pensato di concentrare (distillare, dice lui) il recente quinto rapporto del IPCC in 19 Haiku, che qui vi propongo nella mia versione “sottotitolata” (su segnalazione di Nate J. Hagens).
Usatele pure a vostro piacimento.

Buone feste a tutt*.

COPERTINA HAIKU CLIMA


PRESENTAZIONE HAIKU

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Clima: due documentari (ora) in italiano

Salve a tutt*

Volevo segnalarvi due documentari che ho recentemente sottotitolato e che potrebbero essere utili, a scopo divulgativo, per chi è attiv* in un’iniziativa di Transizione o in un Gruppo Guida.

L’argomento è per entrambi il clima.

Il primo è “Chasing Ice” (2012), del fotografo americano James Balog. Anni di fotografie scattate giorno dopo giorno durante la spedizione “Extreme Ice Survey” ricostruiscono il ritiro dei ghiacci in Islanda, Groenlandia, Alaska e Montana. “E’ una cosa magica, miracolosa, orribile e spaventosa”, una frase del film che lo rappresenta piuttosto bene. (Grazie a Ludovico e Ilaria per le segnalazioni di errori nel testo).

http://www.youtube.com/watch?v=Tv3cXFJ4rDU Continua a leggere

Intervista ad Ugo Bardi

Salve a tutt*,

segnalazione rapida per un’intervista ad Ugo Bardi che va in onda stasera sul canale Raistoria alle 22:30. Ugo Bardi è un ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra della Facoltà di Chimica dell’Università di Firenze, fondatore di ASPO-Italia, fellow del Club di Roma e autore di diversi libri come “La Fine del Petrolio“, “The Limits to Growth Revisited“, “La Terra Svuotata” e “Plundering the Planet” (pubblicato in tedesco e prossimamente in inglese). Tiene diversi blog in Italiano e in Inglese, dove da anni fa divulgazione sui temi dei limiti delle risorse e sui rischi dei cambiamenti climatici (blog tenuti dal Prof. Bardi o ai quali collabora o ha collaborato quiquiquiquiquiqui).

E’ stato ed è una fonte di riflessione importante e di dati significativi per capire dove siamo diretti. Personalmente, come in molti sapranno già, ho l’onore (e l’onere) di collaborare con lui al blog Effetto Cassandra.

Se stasera non avete impegni…

Ugo

Il timido ottimismo di Gore

al-gore-durante-una-conferenza-sui-cambiamenti-climatici

In questa recente intervista rilasciata al Washington Post, Al Gore si lascia andare a un pacato ottimismo sul futuro climatico del mondo. L’articolo è al momento per angloabili, ma è semplice sintetizzare il messaggio.

La “conversazione sul clima” sta passando il suo punto di svolta e questo, accanto alla riduzione del prezzo delle rinnovabili e agli effetti ormai molto evidenti dei cambiamenti climatici in corso, potrebbe accelerare il processo di “riparazione dei danni” in modo non previsto.

Si farà sul serio, più in fretta, più ampiamente, più capillarmente e alla fine potremmo vedere risultati che non abbiamo mai osato sperare. Gore dice che vede già segnali incoraggianti.

Confesso che qualcosina vedo anche io. Un piccolo esempio sono le centinaia di comuni della mia regione (Emilia Romagna) che stanno siglando il Patto dei Sindaci. Tra questo e avere risultati “veri” ce ne passa, ma segnala un netto cambiamento culturale. Se lo si confronta con lo scenario di 3 anni fa è semplicemente impensabile una tale adesione di massa. Forse in questo Gore ha ragione, questi spostamenti del “sentire comune” potrebbero avere effetti imprevisti, vedremo. Non sono uno che “spera”, ma in questo caso sono un po’ tentato.

Mentre scrivo queste parole mi vengono in mente le facce preoccupate di tanti scienziati che conosco e che avrebbero decine di osservazioni molto pertinenti atte a ridimensionare ogni tentazione di guardare al bicchiere come “mezzo pieno”.

Ma se Gore avesse ragione, anche solo un po’, questo ci darebbe più tempo per cambiare tante cose e sperimentare nuove modalità di economia e relazioni. Come è giusto cogliere e dare peso a tutti gli indicatori negativi, dobbiamo sforzarci di considerare anche quelli positivi. Alla qualità della “conversazione sul clima” stiamo certamente contribuendo anche noi, a certi cambiamenti anche, nel nostro piccolo (o grande che sia), anche semplicemente esistendo come movimento.

Avanti quindi, aumentiamo il rischio statistico che finisca bene, magari avremo delle gradite sorprese.

Risvegli: La Banca Mondiale non tentenna più

BancaMondiale04

 

A seguito del suo ultimo rapporto (scaricatelo qui) la Banca Mondiale sembra entrare in modalità “è tempo che tutti sappiano in che razza di guai siamo”, un atteggiamento che si sta diffondendo tra le principali istituzioni del pianeta.

Piuttosto significativo questo articolo apparso sul sito della Thomson Reuters Foundation in cui Laurie Goering intervista Jim Yong Kim (attuale presidente della Banca Mondiale) cercando di indagare le prospettive che emergono dallo studio “Turn Down the Heat”.

Kim non usa mezzi termini e inanella una serie di affermazioni che vale davvero la pena incorniciare:

“This report should make us lose sleep over what our world will look like in our lifetimes.”
Questo rapporto dovrebbe farci perdere il sonno rendendoci coscienti di come cambierà la faccia del mondo nel corso della nostra vita.

“Climate change is a short and medium term risk to the global economy. People think it’s about their grandkids. It’s not.”
Il cambiamento climatico è un rishio a breve e medio termine per l’economia globale. La gente pensa sia qualcosa che riguarderà i nipoti, non è così.

“I’ve lost count of the number of once-in-a-lifetime [climatic] events that happened in the last two or three years,”
Ho perso il conto degli eventi da “una volta nella vita” che sono accaduti negli ultimi due o tre anni.

“Part of what is necessary to drive political action on climate change, is a genuine grassroots movement, something that is currently missing.”
In parte di ciò che serve per guidare l’azione politica sui cambiamenti climatici è un vero movimento dal basso, qualcosa che al momento manca.

“We need to put together a plan that is equal to the challenge, and we have not done that yet”
Dobbiamo mettere assieme un piano adeguato alla sfida, e ancora non ce l’abbiamo.

Se alle esternazioni di Kim accostiamo il paragrafetto che la IEA ha pensato di inserire nella quarta di copertina del suo Rapporto Speciale 2013, cominciamo probabilmente a intravedere la direzione che potremmo finire per prendere in assenza di una reazione, spontanea, democratica e sufficientemente “adeguata” alla sfida.

…il settore energetico deve occuparsi sin da ora, nel suo stesso interesse, dei rischi impliciti del cambiamento climatico – sia che si tratti di impatti fisici che di conseguenze derivanti da azioni drastiche implementate dai governi in un secondo momento, quando la necessità di ridurre le emissioni diventerà PERENTORIA.

(il grassetto e il maiuscolo li ho messi io)

Di che stiamo parlando quindi? Dello svegliarsi troppo tardi. Del rendersi conto all’improvviso che l’eterno procrastinare ci ha condotto a una situazione già oggi disperata. Abbiamo passato tanto tempo a negare, confondere le idee, tergiversare… ma ora i fatti ci riportano brutalmente alla realtà fisica del mondo che abitiamo.

Dovremmo muoverci in fretta, compatti, facendo scelte enormi per qualità, scala e sostanza. Allo stesso tempo ci rendiamo conto di non essere preparati a farlo. Non lo sono i vertici politici, non lo sono i cittadini, non lo è il mercato. Ecco allora che cominciano ad affiorare altri scenari. Quel “perentoria” fa venire un po’ di brividi, non credete?

Produrre consapevolezza

Provo a vedere il versante positivo di tutto questo. Con messaggi di questo tipo, provenienti da entità di questo peso, diventa molto più facile fare crescere la consapevolezza di tutti. Oggi è molto più facile aiutare un amministratore pubblico, un sindaco, un imprenditore a capire cosa sta succedendo e quale sia il livello d’urgenza.

Bene, sfruttiamo questo momento e cerchiamo di facilitare la comprensione dello scenario climatico e la sua connessione con tutti gli altri scenari di crisi che stanno modificando il mondo. Grazie a questi risvegli, è sempre più facile.

 

Dieci anni per cambiare il mondo

[youtube=http://youtu.be/7Nt0Cq43wSA]

Luca Lombroso questa mattina si è svegliato pensando che questo filmato forse sarebbe stato carino da sottotitolare per il pubblico italiano. Non aveva ancora finito di articolare il suo pensiero che Rupo (specialista in sottotitolazione preventiva) aveva già finito la traduzione e caricato il risultato on-line (Rupo santo subito). Quindi buona visione.

Oggi pomeriggio io e il suddetto Luca saremo con un gruppo di sindaci e funzionari amministrativi a fare un piccolo training su questo tema e potremo quindi usare anche questo filmato. Sono le strane magie della Transizione e del lavoro collaborativo disorganizzato 🙂

Il filmato è  collegato al rapporto della Climate Commission australiana “The Critical Decade 2013“, che dice le solite cose terrificanti e spaventevoli sul nostro futuro climatico se non ci diamo seriamente una svegliata, per gli angloabili, buona lettura.

Già che son qui, vi segnalo anche l’edizione speciale “World Energy Outlook Special Report 2013: Redrawing the Energy Climate Map” dei nostri “amici” della IEA (il riassunto, udite udite, c’è anche in italiano). Terrificanza e spaventevolezza equivalenti, ma ormai tutti gli studi che riguardano il clima sono tristemente allineati.

Dice la IEA:

Considerando le politiche già implementate, o quelle attualmente perseguite, risulta più probabile che l’aumento della temperatura media mondiale nel lungo termine sia compreso tra i 3,6 °C e i 5,3 °C (rispetto ai livelli pre‐industriali) con gran parte di questo incremento concentrato nel secolo in corso.

poi, più ottimisticamente

Anche se l’azione intrapresa a livello globale non è ancora sufficiente a contenere l’aumento della temperatura entro i 2° C, questo obiettivo rimane tuttora tecnicamente raggiungibile pur essendo estremamente difficile. Per tenere aperta la porta dei 2° C, è necessario intraprendere un’azione forte prima del 2020, data entro la quale entrerà in vigore un nuovo accordo internazionale sul clima. L’energia si pone al centro di questa sfida: il settore energetico conta per circa i due terzi delle emissioni di gas ad effetto serra, poiché oltre l’80% del consumo mondiale di energia viene soddisfatto da fonti fossili.

Insomma, questi pochi anni faranno la differenza tra prosperità e estinzione (non so se riuscite a immaginare cosa sarebbe il mondo con + 5,3 gradi di temperatura media, e poi purtroppo i modelli dicono che la temperatura continuerebbe a salire). Cerchiamo quindi di usarli bene e di fare tanto.

Apocalypse Now?

Lombroso_Augias

Ecco il nostro amico Luca Lombroso in un momento della trasmissione “Le Storie diario italiano” condotta quotidianamente da Corrado Augias su RAI3 (potete rivederla qui). Si è parlato della situazione climatica e delle difficoltà nell’affrontare il problema utilizzando come traccia “Apocalypse Now” l’ultimo libro di Luca.

La trasmissione è venuta bene, tenendo conto di tutti i limiti che questo tipo di situazione comporta. Luca è riuscito a far passare una serie di concetti chiave, per nulla banali, infilandoci pure l’idea di resilienza e un accenno alle Transition Towns (quindi grazie per la fiducia).

Mi complimento per la maturità del tono, frutto di anni di esperienza in situazioni di questo tipo e che ora si vede tutta. Calmo, sicuro, consapevole, corretto e nessuna concessione al catastrofismo o alla trasmissione di ansia. Delle due è stato Augias a calcare la mano… ottimo, davvero bravo.

Ma parliamo del libro

Ne ho una copia sul comodino da un po’ ed è un testo atipico, forse proprio in questo sta la sua forza. Sono 8 capitoli non costruiti come una stesura accademica, assomigliano più a una raccolta di elementi utili a comprendere il tema generale.

È una specie di manuale didattico per la comprensione del mondo che ci circonda con focus sul clima. Affronta gli argomenti con tagli diversi capitolo per capitolo, andando via via a costruire il quadro generale fatto di dati, situazioni, informazioni teoriche, informazioni pratiche, domande frequenti, ecc.

In questo modo lo si può leggere dalla prima all’ultima pagina, come si farebbe con un saggio o un romanzo, ma anche sbocconcellarlo concentrandosi sulle cose che più interessano, o usare come testo di referenza (l’indice è comodo e ti porta dritto alle informazioni che stai cercando).

Nonostante il titolo e la copertina drammatica,si tratta di un testo che, senza nulla concedere alla leggerezza, spinge all’ottimismo. “Possiamo salvare il mondo, ora.” recita il sottotitolo di copertina e so che Luca, tutto sommato, ci conta.

Titolo quindi da valutare attentamente da parte di tutti quelli che fanno lavoro di facilitazione e divulgazione, ma molto interessante anche come primo testo (primer) per chi si deve avvicinare all’argomento partendo da zero o quasi.

Indicatissimo per chi si scoraggia quando vede un capitolo di 200 pagine senza alcuna interruzione e sviene all’idea di doverlo leggere tutto per scoprire quello che sta cercando.

Buona lettura a tutti.

Tre domande

Salve a tutte/i,
vi propongo una breve testimonianza dalla conferenza sul clima di Doha che, come immagino saprete, è stato un ennesimo fallimento.
Ma non del tutto. Infatti, la persona che parla in questo video non è un attivista o un ambientalista, ma un capo delegazione di un paese, le Filippine, che ha partecipato ai lavori. Il suo nome è Naderev Saño. Spero che questo suo discorso e la sua commozione possano fare il giro del mondo. Per questo ho provveduto a sottotitolarlo in italiano e mi auguro che ciò venga fatto in tutte le lingue del pianeta. (Grazie al Prof. Bardi per la segnalazione).

Buona visione.

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Appello: mandateci il vostro sindaco

[youtube=http://youtu.be/Yur0wTlY2RM]

Se state operando nell’ambito della Transizione in Emilia Romagna, vi chiedo un favore. Mandateci i vostri sindaci (assessori di competenza, funzionari, tecnici…) a questo seminario sull’Adattamento Climatico che ANCI e ARPA hanno organizzato (io ho dato i miei suggerimenti su modalità e contenuti, ma non diciamolo troppo in giro).

Come ormai tutti possono notare, i cambiamenti conseguenti al Riscaldamento Globale colpiscono quasi quotidianamente in tutto il mondo. Abbiamo visto Sandy a New York, abbiamo visto un tornado (almeno F3) a Taranto, le bombe d’acqua a Genova, Firenze e Roma, ecc. ecc. Anche i meno interessati alle faccende climatiche rimangono però pietrificati dai danni economici che questi eventi producono (42 miliardi di dollari solo a New York) alle nostre economie già in ginocchio.

La parola d’ordine da ora in poi è ADATTAMENTO, ma gli amministratori pubblici sono nella maggior parte dei casi totalmente inconsapevoli e impreparati. Per fortuna ci sono organizzazioni che sono ormai consapevoli della transizione necessaria e si stanno attivando per cercare di colmare il gap tra realtà e percezione che affligge il nostro tempo.

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La Banca Mondiale dà la sveglia sul clima

Ogni tanto qualche grande istituzione si sveglia, prende atto della situazione relativa al cambiamento climatico, sviene, si riprende ed emette un report. L’ultimo è quello della Banca Mondiale (qui il pdf completo), così ingombrante e difficile ignorare da dover essere ripreso sui giornali di tutto il mondo.

Oggi Repubblica ha due belle pagine centrali tutte sull’argomento e sul rischio di perdere totalmente il controllo della situazione (ho visto solo questo quotidiano, ma magari anche altri avranno ripreso la cosa).

Tutto sta a capire se questa è la volta buona in cui i media svoltano e decidono di occuparsi del clima in modo serio, o se è solo uno dei tanti momenti di lucidità che poi lasciano posto al solito confuso rumore di fondo. Vedremo.

Certo è che anche in seno alla Banca Mondiale ci sono stati personaggi che non hanno certo lasciato per ultimi i temi della sostenibilità, potete per esempio guardare questa intervista a Ian Johnson, ex vice presidente di questa istituzione e certamente persona consapevole delle sfide che ci attendono (la feci a Firenze durante l’ultimo convegno organizzato da ASPO-Italia).

Rob intervista Kevin Anderson

E siccome si parlava di clima, c’è una bella (si fa per dire) intervista di Rob Hopkins a Kevin Anderson che trovate qui nella versione per angloabili (ma Rupo è annoiato quindi forse sarà presto anche in italiano).

Tanto per farvi capire, comincia così (traduco al volo):

Rob: Puoi condividere con noi la tua analisi su “dove siamo” dal punto di vista del cambiamento climatico e su quale sarà la nostra traiettoria se continuiamo sulla strada attuale?

Kevin: Per quanto riguarda il discorso climatico, ho l’impressione che ci sia ancora una convinzione molto diffusa sul fatto che eviteremo un cambiamento climatico pericoloso limitando la crescita della temperatura media globale a questo magico limite di 2° C. Questo è l’obiettivo stabilito a Copenhagen e ribatito a Cancun e che molte nazioni del mondo si sono impegnate a raggiungere. Credo che l’idea retorica che non dobbiamo superare i 2° C sia ancora lì.

Ma ora non si tratta più delle emissioni che produciamo oggi. Se guardiamo alle emissioni già prodotte dall’inizio di questo secolo, e guardiamo a quello che probabilmente emetteremo nel prossimi anni, allora penso che scopriamo una storia molto diversa. È difficile immaginare che, a meno di un radicale e profondo cambiamento di attitudine rispetto alle emissioni, eviteremo un aumento di temperatura di 6° entro la fine del secolo.

Buona lettura del resto… (se vi serve un’idea di cosa vuol dire 6° C entro fine secolo, qui Luca Mercalli lo spiega bene all’inizio del documentario).

Fatevi due risate…

Beh, insomma, si ride per modo di dire… grazie a Rupo per i sottotitoli

Parlare di clima a Corticella

Mi sono dimenticato di dirvi che questa sera inquisisco Luca Lombroso in un incontro alla Festa Democratica di Corticella (Bo) – Villa Torchi. Ci ha attirati qui con l’inganno Piero Luisi dicendo, “venite che fa fresco….”

Comunque, con il caldo surreale e opprimente che fa da queste parti forse non sarà difficile spiegare che il mondo si scalda, ma in particolare cercheremo di capire cosa dicono gli ultimi studi di proiezione delle temperature.

Non sono discorsi allegri, vi assicuro, ma vanno fatti ora e, soprattutto, dobbiamo fare seguire i fatti, subito. Se siete da queste parti magari ci si vede… cominciamo alle 21:00.

+3 gradi nel 2050

Devo dire la verità, le notizie sulla situazione climatica sono sempre più disperanti in contrasto con il fatto che al tema si dà sempre meno attenzione perché ci si preoccupa della crisi e dell’articolo 18. Gli ultimi studi (ad esempio questo) sembrano confermare quanto già si sospettava: non ci fermeremo a 2 gradi di aumento della temperatura media.

Le probabilità di arrivare a +3 entro il 2050 sono consistenti, specialmente se si persiste nel fare poco e niente e nel non decidere in modo drastico. Qualcuno sconsolato sostiene che siamo già oltre il punto di non ritorno e che sarà probabile arrivare a + 6° nel 2100 (a questo è davvero meglio non pensare).

L’Europa nel frattempo si rassegna, l’unica è cercare di adattarsi a quello che verrà, tanto che esiste una piattaforma apposita nella quale potrete scoprire che l’Italia non ha ancora adottato alcuna strategia di adattamento (tanto per cambiare). Non che quelle messe in piedi da altri stati siano tutte particolarmente convincenti, ma insomma, almeno ci stanno pensando.

Anche l’IPCC si orienta ora sulle istruzioni per l’adattamento: è una resa.

Se poi diamo un’occhiata a questo studio in cui si ragiona su quello che succederà dalle nostre parti a causa di questi cambiamenti è davvero faticoso mantenersi sereni.

Aumento degli episodi di siccità. Gli eventi estremi che si ripetevano ogni 100 anni nei modelli di previsione tendono ad avvicinarsi di frequenza fino a cadenze di 10 anni.

Beh, quelli che devono prendere provvedimenti siamo noi, quindi se non siete già in transizione pensateci. Le conseguenze sono comunque già tutte qui, molte notizie dall’interno mi dicono che in tante aree siamo in questo momento a un passo dal razionamento dell’acqua (fate la danza della pioggia). Dalle nostre azioni dipenderà l’entità dei danni da cambiamento climatico e l’incidenza che avrà sulle nostre vite e sull’economia globale (negli scenari peggiori anche sul futuro della specie, ma lasciamo stare…).

Mah… vedremo quello che sapremo fare…

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Grazie a Luca Lombroso per l’assistenza sul tema e i continui aggiornamenti.