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Clima? Ci manca il coraggio!

Qualche giorno fa sono stato ad intervistare il climatologo Kevin Anderson a Bruxelles. L’occasione mi è stata fornita da un evento organizzato al Parlamento Europeo da Marco Affronte (e colgo l’occasione per ringraziarlo di aver creato questa opportunità). Quella che vedete qui è la parte “pubblica” dell’intervista, ovvero realizzata per l’autosomministrazione di chiunque abbia voglia di vedersela (attivate i sottotitoli in italiano e segnalatemi eventuali correzioni).

Ho poi girato anche del materiale pensato per un uso in ambiente facilitato, una parte specifica per il lavoro sperimentale che con ANCI Emilia Romagna facciamo con gli amministratori pubblici, i tecnici, ecc. e una orientata a transizionisti con un bel po’ di lavoro interiore già macinato (direi che con il gruppo trainers di Transition Italia valuteremo come meglio utilizzarle).

Ci tenevo molto a fare questo lavoro con lui proprio perché è uno dei pochissimi climatologi che si azzarda a superare i vincoli di espressione che il ruolo accademico impone. È anche caratterizzato da quella pragmaticità britannica che è uno dei tratti di fondo dell’approccio di Transizione ed è con questo spirito che affronta anche i temi “difficili” come la geoingegneria o il nucleare. Come scoprirete all’inizio dell’intervista, la sua è una storia un po’ particolare, non è nato “professore” e credo che questo faccia un po’ la differenza.

Anderson è stato di una disponibilità incredibile e, in verità, lui non ha messo alcun limite all’uso del materiale anche quando quello che dice è decisamente doloroso. È una persona che ha raggiunto una consapevolezza profonda rispetto a questa incredibile fase storica, ha una visione sistemica molto ampia ed è riuscito a raggiungere una relativa pace interiore nonostante tutto.

Chiacchierare con lui mi ha aiutato parecchio, credo che tutte le persone più consapevoli si chiedano un giorno sì e uno no (o magari anche tutti i giorni) se vale ancora la pena di impegnarsi per il cambiamento, visto che è possibile che si siano già superati molti margini di sicurezza. Allora ogni tanto è importante trovare nella relazione con qualcuno che è al tuo stesso livello di comprensione dei problemi delle ragioni per non lasciare andare tutto.

Quindi direi che per il momento la risposta è no, non è ancora tempo di tirare i remi in barca, si può ancora fare tutto e si deve provare a farlo perché è giusto, perché è importante, perché è incredibilmente interessante e divertente. Troviamo il coraggio.

#COP21 9/12/2015 – cosa e quanto manca all’accordo

Luca Lombroso da Parigi

COP21 9/12/2015 – cosa e quanto manca all’accordo

Oggi, per non stancarmi troppo in vista dei round finale, ho deciso di concentrandomi sul seguire un paio di side event e di non stare a oltranza in plenaria alla sera, per vedere qualcosa di Parigi.


 
Il primo, “meat: the big omission from the talks on emission. Pubblic understanding and policy option” riguardava l’impatto della carne sui cambiamenti climatici e il fatto che è un argomento (come vedremo, non è il solo) fuori dai negoziati. Ne parlo in questa intervista-articolo, impressionante come ridurre del 30% il consumo di carne in Europa avrebbe un impatto di riduzione emissioni del 15-20%! E come g!uardiamo il dito, l’imballaggio, e sfugge la luna, il prodotto, che è il vero impatto ambientale- Insomma, acquistare carne al supermercato il problema non è la vaschetta ma la bistecca!
Event-flyerIl secondo, “”building a resilient Pacific through effecctive weather climate and early warning system” riguardava un sistema di allertamento meteo e di early warning system come fattore di resilienza e adattamento nelle isole e zone dell’Oceano pacifico più vulnerabili, come Isole Tonga, Vanuatu, in collaborazione col servizio meteo finlandese. Si è parlato della formazione e coinvolgimento della comunità, a partire dalle scuole, attrezzate con strumenti e info meteo varie. Alla fine non ho resistito dal fare due domande, una meteo “come affrontano il problema, che avviene in Italia, delle sempre più frequenti piogge intense in breve tempo con conseguenti flash flood”, la seconda provocatoria, chiedendo se anche da loro il meteorologo rischia le manette o la gogna pubblica… potevo chiedere se esistono le #meteobufale! Domande sostanzialmente senza risposta, salvo qualche sorriso e ironia!
Quanto ai negoziati, è uscito un nuovo testo, sono calate le parentesi e opzioni, da oltre 1600 a un po’ più di 300, c’è l’ozione di 1.5°C ma questo articolo ci dice che per rispettarla dovremmo abbandonare i combustibili fossili entro il 2030! Gli umori sembrano buoni, tutti corrono come dei pazzi dentro il recinto della COP 21, fuori aumentano le forze di sicurezza, ma a quanto pare se sono tutti contenti in generale ognuno ha qualche malcontento o mugugno.
Negoziati a parte, elenco qua, per sommi punti, le cose che mancano nell’accordo o più in generale nei negoziati
• 12 miliardi di tonnellate di anidride carbonica negli INDC er stare entro i 2°C
• La questione della carne, come detto sopra
• Completamente assente ovunque, dai negoziati e dai side event, il picco del petrolio
• Altrettanto, nessuno parla di sovrapopolazione, sia che la intendiamo in senso stretto, sia intesa come sovrapopolazione di consumatori
• L’obsolescenza programmata e la progettazione per la discarica, ovvero limitare l’usa e getta
• Porre dei limiti al consumismo
• Tornando alla sostanza dei negoziati, ne sono esclusi completamente i trasporti internazioni navali e aerei, attualmente il 5% delle emissioni e in forte crescita
• La decrescita: ritengo impossibile attuare gli obiettivi UNFCCC garantendo nel contempo la crescita economica!
• I limiti del pianeta e delle risorse

Insomma, attendiamo la fine della conferenza, voci dicono che potrebbe finire come da programma venerdì, ma altre parlano di sabato o domenica o perfino lunedì, per giudicare; probabilmente da Parigi qualcosa uscirà, ma come ben sappiamo quello che fanno i governi e i potenti arriva  tardi, ed è insufficiente, il resto tocca a noi.

Luca Lombroso

Osservatorio geofisico Dief UNIMORE

Obsèrver in delegazione FLA Fondazione Lombardia per l’ambiente

Ps: Le opinioni qui espresse sono, naturalmente, a titolo personale; scusate eventuali refusi dovuti alla tastiera tablet e alla stanchezza!

 

Meteo e sicurezza del territorio

Ci stiamo abituando alle nuove manifestazioni meteoclimatiche? Forse non tutti sanno che l’Emilia Romagna ha già una temperatura media di 2° C superiore alla sua media pre-industriale, siamo nel futuro in un certo senso.

Qui trovate tutti i video del recente convegno tenutosi in Unimore incentrato sui nuovi fenomeni che dobbiamo affrontare, ospite di eccezione José Rubiera del servizio meteo/clima di Cuba che costituisce un interessante esempio di organizzazione efficace e ben congegnata.

ClimaUnimore

Ci sono molti altri interventi interessanti per capire come si generano i nuovi fenomeni a cui stiamo assistendo (tornado, alluvioni, ecc.) quali conseguenze producono, come prepararci.

Il convegno era incentrato sull’Emilia Romagna, ma molte informazioni e concetti valgono un po’ ovunque e quindi può avere senso riproporlo anche a livello nazionale.

Grazie a Luca Lombroso per avermi invitato, ho imparato tante cose che non sapevo.

attenti ai temporali e piogge battenti

modello EMM Meteocenter (cortesia Pierluigi Randi) con le abbondanti previste in Emilia Romagna fra venerdì e sabato in particolare

modello EMM Meteocenter (cortesia Pierluigi Randi) con le abbondanti previste in Emilia Romagna fra venerdì e sabato in particolare

Ci risiamo, dopo i primi caldi e la forte perturbazione di venerdì scorso, si prospetta l’arrivo di un vortice depressionario dalla Francia, con la formazione di una “depressione tirrenica”. Per l’Emilia Romagna questa è la classica situazione di maltempo e determinerà un episodio perturbato con piogge e temporali che potranno assumere forte intensità, specie tra il pomeriggio di giovedì e la sera di venerdì.

 

I primi temporali, talora forti, sono attesi nel corso di giovedì mentre venerdì potrebbero prevalere piogge e rovesci diffusi, con quantitativi cumulati nell’episodio anche abbondanti sia sulle zone di pianura che di collina e montagna, sia in Emilia che, in una seconda fase, in Romagna. Sono probabili piene anche consistenti di alcuni fiumi e torrenti.

L’episodio dal punto di vista meteo si esaurirà fra sabato pomeriggio in Emilia e domenica mattina in Romagna; è una situazione da non sottovalutare, di quelle in cui è opportuno tenersi pronti a modificare le proprie abitudini e comportamenti per auto proteggersi.

Alcuni consigli, di fatto sempre validi nelle perturbazioni della “nuova normalità” che stiamo vivendo:

  • Con l’inizio delle piogge e specie se saranno intense, evitare attività in prossimità dei corsi d’acqua compresi quelli minori, fossi e canali di scolo, con particolare attenzione nelle zone notoriamente a rischio e lungo strade vicine a costoni rocciosi.
  • In auto attenzione a probabili allagamenti ma anche ai più piccoli ristagni di acqua nelle corsie laterali moderando al massimo la velocità, specie in caso di fondo stradale dissestato.
  • Attenzione alla notevole riduzione della visibilità nel rovesci più intensi.
  • Per chi vive o lavora in aree esondabili, prepararsi preventivamente.
  • Durante i temporali, mettere in pratica le più elementari norme per evitare il rischio di essere colpiti dai fulmini.
  • sconsigliato uscire in mare venerdì 22 per venti di bora sostenuti,
  • evitare escursionismo e alpinismo sul crinale e nei boschi
  • in caso di temporali e anche con vento moderato prudenza anche nei parchi
  • Come sempre in caso di piene dei fiumi, non sostare sui ponti e rispettare le eventuali indicazioni delle autorità.

attenti ai temporali e alla CO2

Premessa: in primavera-estate, quando sono previsti, o ci sono, temporali, è sempre presente un certo rischio di fenomeni forti (grandine e vento in particolare9 ed è implicito, per definizione stessa di temporale, la presenza di fulmini. Detto ciò, specie in questa fase di transizione (anche di stagione) e di nuova normalità, ricordare i rischi di una normale situazione di variabilità temporalesca primaverile non guasta. non guasta anche ricordare che la CO2 continua a sfondare nuovi record, ora i 400 ppm di concentrazione sono stati superati per un intero mese non solo a Mauna Loa, osservatorio di riferimento, ma in tutte le stazioni di rilievo di questo dato sparse per il globo.

mage Credit: NOAA Climate.gov NOAA ESRL NASA Earth Observatory

E questo non fa che dare combustibile al global warming e quindi alle sue conseguenze. prima delle previsioni dunque vi propongo un clippino sviluppato da una bambina di 5° elementare per la sua exibition di fine anno alla International School Modena. Guardate, e riflettete.

Detto questo, il tempo è quello classico delle mezze stagioni, ma pur in presenza di un promontorio dell’anticiclone delle Azzorre è presente aria piuttosto umida e mite per la stagione. A ciò si aggiunge una modesta ma determinante infiltrazione di aria fresca e instabile in quota. Questi fattori favoriscono lo sviluppo di nubi cumuliformi temporalesche specie nei pomeriggi, che in qualche caso possono evolvere in episodi locali ma intensi. Nella fattispecie, riguardo l’Emilia Romagna avremo locali temporali accompagnati da grandine e/o forte vento o brevi intensi acquazzoni sono possibili nel pomeriggio-sera di venerdì soprattutto nell’Emilia occidentale e nella sua bassa pianura, e sabato, anche in mattinata, nel settore orientale dell’Emilia e in Romagna. Da domenica si va verso una maggiore stabilizzazione con l’avvio di un primo vero assaggio di estate.

Episodi locali insomma, ma da non sottovalutare perché se colti di sorpresa, e complice il dissesto e problemi del territorio e delle strade, nonché della vegetazione di parchi e viali i problemi e i rischi sono sempre in agguato. secondo la scala temporalesca della NOAA NWS USA, possiamo considerare il rischio di temporali in cat. 1, localmente e in parte cat. 2 Ripassate quindi i consigli della protezione civile.

Attenti alla burrasca

Marzo pazzerello colpisce ancora: dopo i primi timidi tepori primaverili, un fronte freddo primaverile sta irrompendo in pianura padana. Circolano, al solito, #meteobufale e notizie imprecise per non dire allarmistiche, non torna l’inverno di prepotenza ma sarà comunque una veloce “sfuriata” e la situazione non va affatto sottovalutata, anche alla luce dell’allerta regionale in vigore in Emilia Romagna.

L’azione della perturbazione sarà veloce, ma intensa e dinamica, portando, per l’Emilia Romagna, un vero e proprio campionario meteo completo. Fra mercoledì 4 pomeriggio e giovedì 5 mattina avremo infatti una fitta nevicata in collina  e montagna, piogge moderate in pianura emiliana e più abbondanti ed associate ai primi temporali della stagione in Romagna dove insisteranno anche giovedì, specie al mattino e sul settore appenninico. Inoltre la perturbazione sarà accompagnata e soprattutto seguita da vento forte e impetuoso, con, giovedì, una tempesta di föhn in Emilia e di bora in Romagna con una nuova mareggiata sulla costa. La situazione andrà migliorando da venerdì, seguirà un week end di bel tempo con aria frizzante ma sole primaverile.

le raffiche di vento previste giovedì pomeriggio al centro nord. Attenzione oltre che in Emilia Romagna anche al nordovest per il föhn e nelle regioni centrali per la tramontana. condizioni proibitive in montagna.

Qualche debole gelata o brinata, di notte e fino alle prime luci dell’alba, sarà possibile tra giovedì/venerdì e soprattutto tra venerdì/sabato su tutte le vallate appenniniche e sulle zone di pianura di Emilia e Romagna centro-occidentale, ma con temperature che non dovrebbero scendere a livelli pericolosi per le coltivazioni.

Dunque massima attenzione alle possibili conseguenze su un territorio fragile e pieno di dissesti e problemi. Le conseguenze vanno dalle banali ma insidiose grandi pozzanghere sulle strade a locali allagamenti, ma l’attenzione maggiore è per il vento che, soffiando molto forte, potrà causare disagi e qualche danno. In particolare, è saggio evitare durante l’evento parchi e boschi, in quanto con la vegetazione danneggiata dalla grande nevicata il rischio di caduta di rami o sradicamento alberi è elevato. Attenzione anche ai giardini domestici e pubblici e ai viali alberati. La prudenza non è mai troppa, ripassiamo dunque i consigli della Protezione civile riguardo a vento e mareggiate, ma del resto ce lo insegna la saggezza delle tribù indigene, con la, come la definisce ne “Il mondo fino a ieri”” Jared Diamond, “paranoia costruttiva”.

Luca Lombroso, Pierluigi Randi

Attenti al meteo

Ringrazio Cristiano dell’invito a scrivere sul blog di Transition Italia.

Come ben sapete, stiamo vivendo una “nuova normalità”, in cui dobbiamo già ora convivere con eventi che un tempo non lontano erano l’eccezione e non la regola.

Come può, una comunità in transizione, aumentare la resilienza verso eventi come quelli accaduti a Genova nelle ultime ore?

L’informazione meteorologica è sicuramente un valido strumento di resilienza, e il primo modo per convivere con questi eventi è osservare cosa sta succedendo. Insomma, il classico “osserva e interagisci” della permacultura.

Per esempio, massima attenzione per l’odierna giornata. Sono stati emessi allerta meteo ufficiali per esempio in Liguria (Allerta 2, il massimo), in Lombardia (molte zone in “criticità” moderata e alcune elevata, rosso) e in Toscana (molte zone in allerta arancio “medio”) per fare alcuni esempi. In Emilia Romagna siamo in “allerta temporali” in molte zone, soprattutto dell’Appennino.

Come vedete la modalità cambia di caso in caso, non è facile per il non addetto ai lavori capire cosa significano i termini usati, che pure si riferiscono a precisi protocolli. Occorre dunque lavorare, in collaborazione con gli enti stessi, per migliorare e integrare in veste transizionista e di resilienza queste informazioni in modo da rendere più leggibili e di utilità pratica.

Sperimentalmente, abbiamo individuato tre livelli di attenzione (volutamente non li chiamiamo allerta):

  1. Attenzione 1 debole: quasi tutte le perturbazioni comportano questa situazione, si può continuare la vita normale, ma è opportuno iniziare a stare attenti a cosa succede e pronti all’eventuale degenerare della situazione
  2. Attenzione 2 moderata: queste condizioni   possono comportare problemi nello svolgere la vita con i ritmi e i modi in cui siamo abituati, perché sono possibili eventi che, in qualche caso, possono comportare pericolo per persone e/o cose. Pensiamo al classico allagamento improvviso dei sottopassi, in genere in modo sporadico e localizzato
  3. Attenzione 3 estrema: è necessario essere pronti alle peggiori eventualità e modificare i normali tempi di vita e lavoro per protteggere le persone e le cose. Classico esempio, l’alluvione di Genova, o quella in Emilia dello scorso gennaio 2014.

Ci ritorneremo, e approfondiremo questo discorso, che non vuole sostituire, ma integrare e aumentare la resilienza in presenza di allerta ufficiali.

Dunque, indicativamente e sperimentalmente, ancora per oggi (lunedì 13 ottobre 2014) è una condizione da attenzione 3 estrema la Liguria, soprattutto il genovese e il levante, un gradino meno (ma non abbassate la guardia) il ponente; attenzione 1 debole in Piemonte e attenzione 2 moderata la Lombardia specie per quanto riguarda l’area alpina e prealpina e le città limitrofe (inclusa Milano). In Emilia Romagna le piogge sono in intensificazione e aumenteranno soprattutto fra Parma e Piacenza e in Appennino, e da attenzione 1 debole si passerà a 2 moderata. Anche in Toscana livello 2 moderato. Questo per l’odierna giornata (lunedì 13 ottobre), domani per fortuna migliora rapidamente, ma mercoledì avremo una ritornante delle piogge e temporali al nord est, inclusa l’Emilia Romagna. Poi, si assisterà a un ritorno di alta pressione subtropicale con una nuova ondata di caldo tardivo specie al centro sud e, a causa dell’inversione termica, in montagna.

Insomma, il riscaldamento può attendere: ci pensa già quello globale!

Luca Lombroso

Meteorologo free lancer

Update 13 ottobre ore 12:30: anche il Piemonte è da considerate in allerta 2 moderata (le previsioni sono come le uova: vanno consumate fresche); sono in corso allagamenti ed esondazioni in particolare nell’Alessandrino. Keep tuned.

Gas serra sempre in aumento e acidificazione degli oceani

Nonostante la crisi economica, che ha fatto diminuire i consumi energetici, i dati su i gas serra sono sempre più allarmanti. Innumerevoli sono ormai i danni dovuti direttamente o indirettamente ai cambiamenti climatici che incidono sull’agricoltura, la salute, la distruzione delle coste, gli eventi meteorologici ad alta energia. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite. E ‘voce autorevole del sistema delle Nazioni Unite sullo stato e il comportamento dell’atmosfera terrestre, la sua interazione con gli oceani, il clima che produce e la conseguente distribuzione delle risorse idriche. Nel suo ultimo bollettino (No. 10 | 9 September 2014) ci sono i dati che provano l’aumento dei gas serra in atmosfera.

Militare americano sopra New Orleans dopo l'uragano Katrina

Militare americano sopra New Orleans dopo l’uragano Katrina

“Sappiamo senza alcun dubbio che il nostro clima sta cambiando e che i fenomeni meteorologici stanno diventando sempre più estremi a causa di attività umane come l’uso di combustibili fossili. Abbiamo la conoscenza e gli strumenti per tentare di contenere l’aumento della temperatura all’interno dei 2 °C per dare al nostro pianeta una possibilità e dare ai nostri figli e nipoti un futuro. Professare ignoranza non può continuare a essere una scusa per non agire”, avverte il segretario generale Michel Jarraud.

Ma non è solo il cielo a preoccupare la WMO: i meteorologi puntano i riflettori su un altro effetto dell’aumento delle emissioni che rischia di innescare un effetto a catena, facendo aumentare ulteriormente la concentrazione di gas serra in atmosfera:l’acidificazione degli oceani. Oltre agli impatti sugli ecosistemi marini, il fatto che gli oceani diventino più acidi diminuisce la loro capacità di assorbire la CO2 in atmosfera e il tasso a cui l’acidità degli oceani sta aumentando, si rileva, non è mai stato tanto alto da 300 milioni di anni. Continua a leggere

Verso un industria a emissioni zero

Uno dei settori dove, al grande pubblico, appare difficile l’utilizzo delle energie rinnovabili (FER) è quello dell’industria. Il grande consumo energetico e la densità di utilizzo dell’energia sono sempre stati visti come limiti all’impiego concreto dell’energia solare e delle altre risorse rinnovabili.

E’ invece proprio in questo settore che le applicazioni delle FER sono più convenienti e in rapido sviluppo. Pochi anni fa il Task 33 della International Energy Agency (Solar Heating and Cooling Programme) esplorava l’utilizzo dell’energia solare per la produzione di calore nei processi ed utilizzi industriali trovando decine di casi di utilizzo. Tale lavoro continua con il Task 49 (Solar Heat Integration in Industrial Processes ) con l’obiettivo dell’integrazione del calore prodotto da impianti termici solari nei processi industriali.

 birra solare austria

Uno dei primi esempi documentati e interessanti per l’utilizzo integrato di varie FER per l’alimentazione di un complesso industriale è stata la fabbrica di collettori solari tedesca SOLVIS. Sorge in una zona industriale al nord di Braunschweig a breve distanza dal canale fluviale che collega i fiumi Reno, Weser ed Elba. L’edificio è entrato in esercizio nell’estate del 2002. Un elemento immediatamente visibile dell’architettura è la tensostruttura metallica del tetto che copre il capannone e che ospita i grandi impianti solari, collettori e moduli fotovoltaici. Obiettivo principale è stato quello di realizzare un edificio a basso consumo energetico il cui fabbisogno energetico residuo possa essere coperto esclusivamente con energie rinnovabili. Il fabbisogno termico calcolato è di 22 kWh/m2 anno e  corrisponde quindi a quello di un edificio a basso consumo energetico.

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Attenti al meteo

meteo

Il buon Luca Lombroso mi segnala una situazione meteo critica a partire da domani, in particolare ci saranno fenomeni intensi (temporali) in nord Italia. Si rischiano localmente allagamenti lampo, grandinate e venti intensi fino a trombe d’aria.

Quindi prudenza, non sottovalutate le situazioni, proteggetevi e scegliete luoghi e attività sicure. Come tutti sapete la maggior quantità di energia ora presente in atmosfera può con facilità dare luogo a fenomeni a cui non siamo abituati e che mettono a repentaglio la sicurezza di persone e cose.

Tutti con gli occhi aperti, ok? Mi raccomando…

Riassuntino sullo scenario

Ogni tanto è utile fare il punto sulla situazione di “scenario” in modo da avere un quadro fresco e aggiornato. Oggi, fortunatamente, è molto più facile di quando abbiamo cominciato, la consapevolezza cresce e cresce la disponibilità di dati abbastanza affidabili. La notizia del momento è ovviamente l’uscita del 5° rapporto IPCC sulla situazione climatica.

Diciamo subito che non presenta particolari sorprese, si conferma la criticità della situazione, l’urgenza di cominciare a fare qualcosa di serio (un commento qui, già tradotto in italiano dal solito Rupo),  l’incertezza sulle reali conseguenze della non azione che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni.

Volendo andare con ordine e farsi un quadretto complessivo vi consiglio di vedere questo primo filmato in cui Luca Mercalli (e altri) ci fanno un breve sunto di cosa sia l’IPCC e dello scopo del rapporto.

A seguire, questo altro filmatino che entra nello specifico del rapporto e spiega in modo semplice come è costruito e quali informazioni contiene. Il mio personalissimo parere è che persista una certa difficoltà degli scienziati a restituire il senso di gravità e rischio contenuto negli scenari del rapporto, ma pazienza.

Oltre al rapporto IPCC ne sono usciti e continuano a uscirne molti altri, le analisi sono analoghe, a volte cambia un po’ il tono, potete dare un’occhiata a questo dell’AAAS grazie alla sintesi tradotta sempre su Effetto Risorse. Altri leggono i dati in modo decisamente più preoccupato, provate a leggere ad esempio questa traduzione di un post di James Wight su Skeptical Science per farvi un’idea.

La mia sintesi finale è semplice: la situazione è terribilmente grave, la reazione è ancora assolutamente non proporzionata (anche perché là dove rimangono incertezze si annidano anche maggiori rischi). Allo stesso tempo, la sensibilità e la disponibilità di informazioni è molto cresciuta e questo è estremamente positivo. Si amplifica però l’effetto shock che si ha quando si trasferiscono queste informazioni alle persone, indipendentemente dal loro ruolo nella società, che siano politici, imprenditori, insegnanti, semplici cittadini, il colpo psicologico diventa più forte mano a mano che il tempo passa.

Riorganizzare il proprio pensiero attorno a una visione del mondo completamente diversa da quella a cui si è abituati diventa sempre più doloroso perché il gap da colmare è sempre più grande. È qui che serve una grande attenzione alla Transizione interiore, alla costruzione di spazi in cui elaborare il dolore, la parte emozionale, per poi costruire scenari alternativi positivi. Questo aspetto continua a sfuggire ai più, e questo è un problema.

Fuori dal mondo della Transizione tutto ciò viene gestito in due modi: minimizzando (questa strada prende varie forme) o estremizzando (e anche qui ci sono vari modi per estremizzare). Per la mia esperienza fin qui e per quanto osservo, questi due approcci non portano lontano. Certo non è detto che l’approccio transizionista offra una reale soluzione, ma al momento continuo a non vedere nulla che sembri più efficace, ne parlerò meglio nel prossimo post in cui tenterò di fare il punto sulla Transizione in Italia e nel mondo.

Sophy Banks: Cambiamento climatico – se fossimo razionali, l’avremmo già risolto

 

Da “Transition Culture”. Traduzione di MR

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 Il dibattito sul clima è in stallo? Il meteo estremo nel Regno Unito significa che ne stiamo parlando di più o di meno? Quand’è il momento buono per cercare di fare i collegamenti fra cambiamento climatico e alluvioni? E c’è qualcosa che la Transizione Interiore possa offrire alle domande su come a quando avere queste conversazioni?Ieri il gruppo per la Transizione Interiore di Totnes ha condotto un evento pubblico chiamato “

Cambiamento degli agenti atmosferici – un’occasione per parlare del tempo”. Abbiamo pianificato l’evento in gennaio, proprio quando le tempeste che hanno spazzato via la linea ferroviaria dalla costa stavano cominciando a soffiare e le piogge sferzante stava cominciando a formare il grande mare che si trova ancora sulle Pianure di Somerset [Questa foto (sotto a destra) è stata scattata dal treno e mostra che le Pianure sembrano più che altro un mare]. Mentre le alluvioni e la distruzione peggioravano, molta gente con cui ho parlato sembrava veramente entusiasta per l’evento – ed ho somerset%20lake-300x225cominciato a preoccuparmi dei numeri – cosa fare se vengono 40 persone? Abbiamo dato delle linee guida per tenere una conversazione ai gruppi locali di Strade in Transizione, immaginando che potesse essere una conversazione che gli altri avrebbero voluto fare. Continua a leggere

Rob e il “dibattito” sul clima

Salve a tutt*,
un insolitamente battagliero Rob Hopkins discute con i dirigenti della BBC il concetto di “dibattito” sul cambiamento climatico. Rob scrive una lettera alla BBC dopo che questa ha ospitato in una sua trasmissione l’opinione sul clima di una persona che non ha nessuna competenza sul tema e che sembra, invece, avere interessi di altro tipo. La BBC risponde, ma Rob non è affatto convinto e replica di nuovo. Un esempio classico di come il dibattito sul clima in realtà non esiste, ma viene alimentato da posizioni che non hanno alcuna base scientifica. Ma lascio la parola a Rob che si esprime molto meglio di me.

Buona lettura.

Lettera aperta di Rob Hopkins alla BBC sull’apparizione televisiva di Lord Lawson a “Today Programme”

Da “Transition Network”. Traduzione di MR


A Jamie Angus, editore, di Today Programme.  13 febbraio 2014

Caro Jamie,

scrivo per protestare con la massima fermezza riguardo al vostro pezzo del programma di questa mattina sul cambiamento climatico e l’attuale alluvione che aveva come ospiti Sir Brian Hoskins e Lord Nigel Lawson. Vi scrivo sia per mio conto che per conto del Transition Network, un’organizzazione di beneficenza che sostiene migliaia di comunità nel mondo che intraprendono azioni pratiche positive e locali in risposta alla crisi climatica e per le quali la distrazione presentata da tali articoli è profondamente inutile. La maggioranza schiacciante della scienza peer-reviewed sul clima accetta che l’attività umana riscalda il clima. L’IPCC ha revisionato tutta la scienza pubblicata sul cambiamento climatico ed ha concluso:

Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, dagli anni 50, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti in millenni. L’atmosfera e l’oceano si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio sono diminuite, i livelli del mare sono saliti e le concentrazioni di gas serra sono aumentate. Ognuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo sulla superficie terrestre di qualsiasi altro decenno precedente dal 1850.

Eppure, Lord Lawson ha ripetutamente dichiarato le sue credenze secondo cui il cambiamento climatico è “una credenza senza nessuna sostanza scientifica seria” e oggi ha sostenuto che non c’è collegamento con il meteo estremo e l’alluvione dei giorni scorso. Tuttavia, un rapporto del 2012 pubblicato da DEFRA ha identificato le alluvioni come la più grande minaccia al Regno Unito posta dal Cambiamento climatico, con fino a 3,6 milioni di persone a rischio per la metà del secolo. Ogni grado Celsius di riscaldamento porta alla capacità dell’atmosfera di contenere il 7% in più di umidità rispetto a prima (come mostra questo saggio dalla rivista Climate Research) ed abbiamo già fatto aumentare la temperatura di 0,8°C rispetto ai livelli preindustriali. La signora Julia Slingo, presentando un rapporto del Met Office sulla recente alluvione, ha detto sabato al programma World at One:

Tutte le prove suggeriscono che c’è un collegamento col cambiamento climatico. Non c’è prova che contrasti con la premessa di base che un mondo più caldo porterà a precipitazioni piovose più intense su base giornaliera o anche oraria”.

Le mie obiezioni specifiche sono le seguenti: Continua a leggere

Occhio al meteo

Il nostro amico Luca Lombroso mi dice che la perturbazione in arrivo in queste ore va tenuta in seria considerazione, neve in quota e acqua che si somma all’acqua e alle situazioni critiche di allagamenti già in corso. Quindi state molto attenti nel modenese e in tutte le aree vicine a fiumi e torrenti in Emilia. Anche Liguria, Toscana e Triveneto potrebbero essere colpite in modo sensibile.

Prestate attenzione ai bollettini e alle indicazioni delle autorità e della protezione civile se abitate o lavorate in aree sensibili. Ricordate che gli allagamenti possono avvenire anche in modo fulmineo e che è meglio una precauzione in più (magari inutile) che una in meno. Con queste condizioni diventano più probabili anche frane e smottamenti.

Siate prudenti.

Keeling Curve ha bisogno di aiuto

Salve a tutt*,
Keeling Curve è il laboratorio dell’Università di S. Diego che da decenni mette insieme le misurazioni del CO2 atmosferico.  E’ l’istituzione scientifica che ci aggiorna in tempo reale su quante parti per milione di CO2 ci sono globalmente e mediamente nell’aria che respiriamo. Sono ormai famose le letture dell’osservatorio di Mauna Loa, usate come riferimento. Va da sé che un lavoro del genere è importantissimo per monitorare il clima. Purtroppo, il laboratorio non viene più finanziato (non adeguatamente) e questo lavoro prezioso potrebbe non essere più garantito.

Non conoscendo i retroscena non credo sia opportuno aggiungere altro. Se vorrete potrete approfondire sul sito. Fatto sta che Keeling Curve ha iniziato una raccolta fondi per poter continuare a garantire questo servizio fondamentale. Se vi avanzano degli spiccioli, questo potrebbe essere un buon modo per spenderli. Certo, la cultura è molto vasta e in una società ‘postpicco’ come ormai è di fatto la nostra, si comincia a tagliare proprio su questa. Tanti sarebbero i buoni progetti da finanziare, non c’è certo solo Keeling, ma questo lavoro è fondamentale per rimanere informati su cosa sta realmente succedendo alla nostra atmosfera ed è indispensabile in prospettiva.

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mlo_two_yearsDal sito Keeling Curve: letture dell’osservatorio di Mauna Loa dell’ultima settimana fino al 4 gennaio 2014 e andamento degli ultimi 2 anni, sempre fino al 4 gennaio.