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La ciambella di Oxfam: limiti biofisici e sociali

Ring of life overview

Lavorando sul set di principi che potrebbero finire nello statuto del comune di Valsamoggia (vedi qui) Peter Lipman del Transition Network mi segnala il lavoro di Kate Raworth di Oxfam. Un modo molto interessante di andare oltre il famoso studio del 2009 di Rockström e soci che si chiedevano quali fossero i limiti di sicurezza invalicabili per garantire la vita della specie umana (e non solo) sulla terra.

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Noi e il pianeta

Interessante rapporto della Royal Society pubblicato in aprile di quest’anno, intitolato “People and the planet” e incentrato sul rapporto tra popolazione e risorse.

Rapid and widespread changes in the world’s human population, coupled with unprecedented levels of consumption present profound challenges to human health and wellbeing, and the natural environment. This report gives an overview of how global population and consumption are linked, and the implications for a finite planet.

L’ho  solo scorso velocemente, quindi tralascio i commenti, così al volo, mi pare un ulteriore contributo di analisi che conferma quanto già sappiamo su limiti, crescita, iniquità, ecc. e indica alcuni obiettivi generali da perseguire.

Il filmanto qui sopra (è ancora solo in inglese) vede Sir John Sulston (biologo – premio Nobel – Fellow of the Royal Society) spiegare il senso dello studio e quanto è emerso da questa ricerca.

La Crescita Antieconomica

Parlare di crescita antieconomica sembra un nonsense, invece è proprio ciò che stiamo vivendo in questo momento.
La fine della crescita economica è alle porte o, molto più verosimilmente, è già arrivata, ma già ora, e da diverso tempo, siamo entrati nel regno della crescita antieconomica, la crescita, cioè, che se venisse ricalcolata coi propri costi reali nessuno vorrebbe veramente.
In questo articolo di Herman Daly maggiori dettagli.

(Grazie a Luca per la revisione della traduzione)

I limiti dello sviluppo – Ancora quarant’anni?

Di Herman Daly

Da The Next Forty Years (I prossimi quaranta anni) di Jorgen Randers

Quarant’anni fa, quando ho letto I Limiti dello Sviluppo credevo già che una crescita nell’uso delle risorse totali (cioè il valore della popolazione moltiplicato per l’utilizzo di risorse pro-capite) si sarebbe fermata entro i successivi quarant’anni. Il modello d’analisi del team Meadows è stata una conferma forte di quella convinzione di buonsenso sulla base di principi primi che risalgono almeno a Malthus e a precedenti economisti classici.

Bene, ora sono passati quarant’anni e la crescita economica è ancora l’obbiettivo numero uno della politica di praticamente ogni nazione, questo è innegabile. Gli economisti della crescita dicono che i “Neo-Malthusiani” si sono semplicemente sbagliati e che continueremo a crescere. Ma io credo che la crescita economica sia già finita, nel senso che la crescita che sta continuando in questo momento è antieconomica – costa più di quanto valga al margine e ci rende più poveri piuttosto che più ricchi. La chiamiamo ancora crescita economica o semplicemente “crescita” nella confusa credenza che la crescita debba essere sempre economica. Io asserisco che noi, specialmente nella nazioni ricche, abbiamo raggiunto il limite economico della crescita ma non lo sappiamo e disperatamente lo nascondiamo attraverso conti pubblici difettosi, perché la crescita è il nostro idolo e smettere di adorarla è un anatema.

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CO2, nuovo record di emissioni

Economic recession has failed to curb rising emissions, undermining hope of keeping global warming to safe levels. Photograph: Dave Reede / All Canada Photos / Corbis / guardian.co.uk

Nuovo allarme IEA sulle emissioni di CO2, nel 2010 sono aumentate di un buon 5% (tanto per farvi capire dovremmo ridurle dell’80% entro il 2050). Cattive notizie insomma, ma abbastanza secondo copione. Potete leggere la notizia sul sito IEA o questo articolo sul Corriere della Sera.

Quali sono le conseguenze? Quelle che cerco di spiegare durante il mio Transition Talk, ovvero che l’obiettivo di limitare l’aumento di temperatura media globale a un massimo di 2 gradi è probabilmente irraggiungibile. Nonostante la drammatica recessione in corso, non riusciamo a fermarci.

Il nostro “amico” Fatih Birol (capo economista IEA), dice “sono davvero preoccupato, è la peggiore notizia che si poteva avere riguardo alle emissioni”.  Lord Nicholas Stern  ha invece dichiarato che aumentano le probabilità di vedere un aumeno fino a 4 gradi entro il 2100, significa milioni di migranti climatici (leggete l’articolo di lunedì sul Guardian- per angloabili).

Ovviamente tutto il resto va di conseguenza. Potete leggere qui (sempre sul Guardian, sempre per angloabili) che ne pensa Christiana Figueres funzionario delle Nazioni Unite per il clima.

Beh, insomma vedete un po’ voi che fare… quando ne avrete voglia prendete in mano la situazione e cominciate a cambiare tutto.

Se poi vi state chiedendo cosa succede con un aumento di 4 gradi della temperatura media del pianeta, ecco la spiegazione di Luca Lombroso.