E TU, IN CHE LINGUA SOGNI?

Vi presentiamo il “Transizionese”

Sara, Pedro e Deborah, la nuova squadra “transizionese” coinvolta in un progetto per migliorare le potenzialità del Transition Network nel supportare la diversità linguistica, si presentano e raccontano l’inizio della loro avventura. Per contribuire, compilate il questionario (per ora è in inglese: QUI )

L’originale inglese di questo articolo è qui: https://www.transitionnetwork.org/blogs/rob-hopkins/2016-03/dreaming-tongues-multi-lingual-adventure-begins

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In Novembre 2015 il Transition Network ha lanciato la ricerca per un gruppo di persone per supportare la diversità linguistica e la capacità di gestire le traduzioni all’interno delle iniziative locali, degli hub nazionali e della rete internazionale. Il movimento di Transizione è diffuso ormai in oltre 50 Paesi, e la produzione di materiale (testi, video, libri, report… videogiochi?) è consistente. Il tutto in lingue di ogni tipo: scritte da destra a sinistra o da sinistra a destra. In alfabeti e ideogrammi. Il tutto, letto o ascoltato da gente mediamente super-impegnata che cerca informazioni e ispirazione tra una riunione e l’altra, magari mentre si avvia a non-zappare nell’orto sinergico.

Oggi presentiamo il progetto e condividiamo con voi qualche indicazione su quel che faremo e su come potete contribuire. Del gruppo fanno parte due portoghesi e un’italiana, per cui gli Hub di Portogallo e Italia sono stati accuratamente selezionati per essere, come dire, le cavie ideali.

Il progetto è coordinato da Moving Cause, una non-profit portoghese la cui missione è “mobilitare utopie concrete”. L’associazione è stata fondata nel 2009 da un gruppo di donne, su invito di Sara Moreira, che oggi coordina  il progetto “transizionese” dopo oltre cinque anni di esperienza come traduttrice e coordinatrice di iniziative dal basso. E’ stata editor per Global Voices, una piattaforma internazionale che raccoglie notizie sull’attivismo e la partecipazione in tutto il mondo, in 35 lingue. Sara è ingegnere e programmatrice appassionata di cambiamento e movimenti sociali. Vive a Porto, dove si occupa di iniziative che hanno a che fare con l’economia solidale, la permacultura, il femminismo, i nuovi media e le radio locali. Continua a leggere

RiEconomy Workshop (nel vicentino): com’è andata?

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Eccoli qui in bella forma: i giovani pionieri della REconomy dell’AltoVicentino!

È stata una giornata densa di attività e laboratori. Abbiamo avuto modo di conoscerci, analizzare insieme i grossi guai in cui ci siamo cacciati, immaginare delle alternative desiderabili e cominciare a tracciare delle risposte.

  • Com’è fatta un’economia resiliente e circolare? Che forma potrebbe assumere qui nel nostro territorio? Quali sono i ‘buchi’ dai quali i nostri soldi e i nostri investimenti lasciano il territorio, e quali ‘tappi’ potremmo utilizzare?
  • Come coinvolgiamo e sensibilizziamo altre persone e gruppi?
  • Chi se la sente di facilitare questa nuova fase dell’esperimento di Transizione? C’è bisogno di un nuovo gruppo guida?

In una singola giornata è stato possibile solo un assaggio del grande tema della rilocalizzazione economica, ma ci abbiamo voluto provare lo stesso.

Avevamo bisogno di rompere il ghiaccio, di condividere risorse e informazioni, di coinvolgere persone nuove nel ricercare risposte a queste grandi domande. Il workshop di ieri ci ha permesso di costruire un terreno comune su cui lavorare.

Il prossimo appuntamento è quindi per l’open space del 2-3 aprile (a breve dettagli e iscrizioni), dove avremo la possibilità di far emergere idee, sogni, progetti e stringere nuove relazioni e amicizie.

Il consiglio, come dice Harrison Owen (il creatore dell’Open Space), è: lasciatevi sorprendere..

Ritorna la Transizione a Roma

Non poteva esistere luogo più adatto di un Laboratorio Sociale per parlare tra la gente di transizione verso un mondo senza petrolio. Di nuovo a Roma, al Laboratorio Sociale 100 celle, il Transition Tour per seminare gruppi locali di transizione. L’incontro si è svolto domenica mattina in contemporanea con il bio-mercato domenicale. Durante l’incontro abbiamo iniziato a programmare corsi di approfondimento sulle Transition Town, il famoso Transition Training tenuto dai facilitatori di Transition Italia, un corso di Permacultura Urbana e uno di Decrescita energetica. Chi vuole partecipare lo può fare scrivendo a ecoistituto@resedaweb.orgWP_20160313_094

 

 

Se vuoi organizzare un incontro nel tuo quartiere contattaci.

Di cosa parliamo

Scopo di questi incontri è presentare in modo generale il movimento di Transizione. A grandi linee queste sono le cose di cui parliamo:

  • Lo scenario attuale: Riscaldamento Globale + Picco del Petrolio
  • Gli scenari futuri: impossibile fare finta di niente
  • La proposta del movimento di Transizione
  • La resilienza e come ottenerla
  • Come si comincia la Transizione: i 12 passi
  • La Transizione dalla A alla C
  • Psicologia del cambiamento e transizione interiore
  • Domande, dubbi, idee, entusiasmi e… qualche risposta
  • Il tutto con laboratori partecipativi!

Cosa serve: una sala in grado di ospitare comodamente le persone che volete coinvolgere, uno schermo e un videoproiettore, un impianto di amplificazione se la sala è molto grande e il pubblico molto numeroso.

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Quanto tempo serve: Si possono organizzare anche interventi brevi (30 min.) nell’ambito di conferenze che trattino vari argomenti. La situazione migliore prevede però di avere almeno 2 ore a disposizione (meglio 3).

Attivatevi che se aspettiamo i nostri Governi sarà troppo poco e sarà troppo tardi!

Transition Talk a Roma, per parlare di un futuro senza petrolio

Per conoscere il movimento delle Transition Town, verso un mondo senza petrolio, incontro a Roma. Dedicato a chi vuole creare un gruppo guida nel proprio quartiere!!!!

Scopo di questi incontri è presentare in modo generale il movimento di Transizione (Transition Town) e gli strumenti per la transizione verso una società senza petrolio.

Organizzato da Laboratorio Sociale Autogestito Centocelle, Viale della Primavera, 319/B – Roma

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dalle ore 10:00 alle ore 13:00
Insieme parleremo e sperimenteremo gli strumenti di Transizione!

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tTalk a San Giovanni in Persiceto (Bo)

Per tutti gli appassionati del genere, sabato faccio un Transition Talk a San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna, si comincia nella Sala Consigliare del Comune alle 9:30 e si finisce alle 12:30.

Versione del Talk adeguata ai tempi che corrono, quindi ahimè, senza pietà… faremo il punto sulla situazione generale del pianeta e delle creaturine che lo popolano, vedremo un messaggio del climatologo Kevin Anderson che ho raccolto a gennaio a Bruxelles nel corso di una chiacchierata che abbiamo fatto al Parlamento Europeo e proveremo a capire se e come potremmo uscire dai mille vicoli ciechi in cui ci siamo infilati.

Eppur qualcosa, anzi, molto più di qualcosa si muove. C’è stato l’accordo di Parigi, l’Emilia Romagna sta definendo la sua  strategia energetica per i prossimi 10 anni, il sistema è diventato fragile, permeabile, oserei quasi dire ricettivo. Vedremo l’Analisi Economica del Territorio del Comune di San Giovanni per capire dove finiscono le energie economiche che potrebbero aiutarci a fare gli interventi che servono.

Insomma, sarà una mattinata molto, molto, molto intensa. Chi viene si prepari.
Come sempre un Transition Talk è qualcosa che ti cambia (non è una frase retorica, chiedete a chi è venuto e poi non è più riuscito a tornare indietro)… quindi se vorrete partecipare fate in modo di avere tutto il tempo a vostra disposizione.

In particolare modo, vedere la prima parte e non la seconda può essere molto doloroso, meglio non venire. Vedere solo la seconda porta a non capire quasi niente. Insomma… quelle 3 ore servono tutte. A sabato.

RiEconomy a Santorso

La rieconomy sta per muovere i primi passi a Santorso (Vicenza).

Si comincerà il 1° marzo con una serata di presentazione allegra e partecipata, a cui seguirà un workshop domenica 20 e si concluderà con un bel Open Space nei primi di Aprile.

Se siete nelle vicinanze e siete curiosi di vedere cosa succede, venite a fare un salto; oppure, rimanete aggiornati collegandovi al blog:  https://santorsointransizioneblog.wordpress.com

 

Lettera Gennaio 2016, a soci ed amici di Transition Italia

Dopo la lettera di fine anno, ecco disponibile e scaricabile una seconda lettera che abbiamo preparato per presentare alcuni progetti che vogliamo condividere con i soci e gli amiici di Transition Italia: progetto per raccogliere le esperienze locali, prime riflessioni e raccolta feedback per assemblea annuale e per ultimo ricordiamo che, volendo, c’è la possibilità di rinnovare la quota associativa.

Scarica la lettera in formato pdf ….. buona lettura

Oltre Parigi e la #cop21

Il percorso della COP 21 di Parigi ricorda, una volta di più, quello di Copenaghen e della COP 15. Una serie di conferenze “verso Copenaghen”, una intensa settimana (doppia) di negoziati e quindi, dopo i risultati, l’interesse di sapere cosa è successo. Dopo Copenaghen, oltre Copenaghen ecc ora si sono trasformate in “oltre Parigi”, dove però i risultati, almeno secondo alcune vision, sono stati diversi, per non dire storici come detto e scritto anche io.

D’altronde è noto che a Parigi non abbiamo (e non poteva essere fatto) “salvato il mondo”. Parigi infatti ha l’obiettivo, ambizioso, di limitare il riscaldamento del pianeta “ben al di sotto di 2°C rispetto all’era preindustriale”, o ancor meglio a 1.5°C. A fronte di questo però gli impegni di riduzione proposti dai membri UNFCCC sono largamente insufficienti e ben difficilmente sarà rispettato l’obiettivo 2°C. Con che conseguenze, giuridiche ma soprattutto “pratiche”, tutto da vedere ed approfondire.

Come comunicare, dunque,  i risultati di Parigi e della COP 21? Soprattutto, che dire a una platea particolare, come gli insegnanti a un corso di formazione, e quindi gli studenti, in classe fra pochi già attivi su progetti su cambiamenti climatici e poi in aula magna affollata e più formale?

Anzitutto, se gli INDC (gli impegni di riduzione) non sono vincolanti, per l’Italia invece l’impegno, presentato come e con l’Unione Europea, lo è appunto nei confronti dell’Europa. Il metodo degli INDC in fondo ricorda i pranzi transizionisti: “ognuno è benvenuto e porti ciò che vuole da condividere con gli altri”. A Parigi, “ogni impegno di riduzione è benvenuto”, è stato detto, “e se ne prenderà atto”.

Prendiamo perciò atto che l’ONU e gli Stati arrivano fin qua, e prendiamolo come base di partenza. Forse non rispetteremo l’obiettivo dei 2°C, ma altrettanto forse eviteremo i 4°C. E “lavoriamo con”, anche  con le Nazioni Unite oltre che con le Amministrazioni Locali per colmare il famigerato GAP di 15 miliardi di tonnellate di CO2.

Quel che mi è uscito dopo la prima conferenza “oltre Parigi” è qui, in un slideshare molto “ricco”  e in attuale ulteriore aggiornamento (al corso c’era tempo a disposizione per approfondire e far capire anche cosa è una COP e cos’è la Convenzione sul Clima UNFCCC). Portato poi nell’aula magna in versione ovviamente ridotta e tagliata. Il tutto “condito” con alcuni video scelti “sul momento” (i miei quattro passi sul clima, video di alcune COP storiche, il paradosso di Jevons, ecc), e preceduto, con gli insegnanti e in classe, da una “mappatura” in stile transizionista; discreta la preoccupazione per i cambiamenti climatici, ma nulla (prima del mio intervento) quella sul picco del petrolio.

Per finire, in aula magna, ho chiesto agli studenti, prima di uscire, di passare e scrivere una parola, la prima che veniva loro a mente, su un foglio con un pennarello.

Dopo alcuni tentennamenti, ha prevalso il “contagio” e molti studenti sono passati a scrivere la loro sensazione dopo la chiacchierata su Parigi. Ecco i risultati.

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Le sensazioni degli studenti del Liceo Gandhi di Merano dopo una conferenza in aula magna sui cambiamenti climatici e la COP 21

 

Il promettente cartellone all'ingresso del Liceo Gandhi a Merano

Il promettente cartellone all’ingresso del Liceo Gandhi a Merano

 

Transition Conference & Hub Meeting 2015, come è andata?

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Eccoci qua, dopo più di tre settimane dall’ultima Transition Conference inglese, a raccontarvi che cosa è successo. Di ben tre settimane ho avuto bisogno per digerire tutte le emozioni e trovare l’energia giusta per sedermi davanti allo schermo del pc e scrivere. Proviamo.

La Transition Conference è un grande meeting a cadenza biennale a cui sono invitati transizionisti di tutto il mondo per condividere idee, progetti, paure, speranze e, chissà, per esplorare assieme nuovi percorsi verso la resilienza.

Quest’anno l’evento si è tenuto nel Sud dell’Inghilterra, a 5 minuti di treno da Totnes, in un paesino tra le verdi colline del Devon chiamato Newton Abbot.

Eravamo in tanti! Più di 350 persone provenienti da 35 paesi diversi – dalla Cina fino alla Colombia, passando per l’Australia e il Portogallo – e di ogni sorte – transizionisti di vecchia data, ricercatori, studenti, giornalisti, politici, curiosi e soprattutto permacultori già carichi dalla Permaculture Convergence svoltasi il weekend precedente a Londra.

Eravamo tutti lì, nel giardino di Seale Hayne ad aspettare l’ora fatidica, quando l’aria cominciò a riempirsi dei canti a cappella di un coro. Per un momento (forse l’unico dell’intero weekend) il bla-bla transizionista fece una pausa per godersi lo spettacolo. Senza interrompere il canto, il coro cominciò lentamente ad avviarsi verso la Great Hall, con tutti noi al seguito, ansiosi di cominciare quest’avventura.

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Il fine settimana della Conference era organizzato più o meno così: la giornata del sabato farcita di workshop per tutti i gusti mentre per la domenica era previsto un mastodontico Open Space dove mettere a frutto gli spunti, le riflessioni e le nuove connessioni emerse durante la giornata precedente.

Nello scegliere i workshop c’era l’imbarazzo della scelta: Sociocrazia 3.0, Health Check per le iniziative di transizione, System Change Theories, Educazione all’aria aperta, Coinvolgimento della comunità attraverso l’arte e il teatro, Transizione in economie post-collasso, Gestione dei conflitti, Comunicazione, REconomy, Saggezza indigena, Come dar vita ad una cooperativa di comunità che si occupa di energia rinnovabile, Social media, Local Entrepreneur Forum, Monete Locali, etc etc….

Ma l’highlight del sabato è stato il cosiddetto Requiem For The Industrial Growth Society, un vero e proprio rito funebre atto a celebrare la morte del sistema della crescita industriale. Era un’idea che frullava da diversi anni nella testa di Sophy e che questa volta, con l’aiuto della nostra Ellen, è stata finalmente realizzata.

Il rituale è stato un momento prezioso per ripercorrere la vita del sistema della crescita industriale fin dagli albori, per celebrare quello che ha fatto per migliorare le nostre vite (ricordiamoci che ci ha regalato potenti tecnologie, una rete globale di informazione e di scambio, trasporti veloci, medicinali, etc.. ) e quello che le ha portate ad impoverirle e affliggerle (inquinamento, competizione, violenza, paura, solitudine..).

Nell’aria si potevano quasi toccare la rabbia, il dolore, e l’odio che emergevano come sentimenti dai cuori dei partecipanti, mescolati ad una profonda nostalgia, empatia e affetto verso questo grande essere a cui stavamo rendendo l’ultimo saluto.

Una volta che la bara (si si, c’era proprio una bara!) uscì dalla stanza cerimoniale, abbiamo potuto concentrarci sul futuro, sul nuovo sistema che prenderà molto presto il posto del vecchio. Non sappiamo ancora che forma prenderà questa nuova ‘entità’, ma sappiamo che in molti stanno aiutando in questo, apportando ogni giorno nuovi valori, nuovi comportamenti e una narrazione diversa rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo e il ruolo che noi piccoli esseri umani vogliamo ricoprire in esso.

Personalmente mi affascina molto il ruolo che i ‘rituali’ hanno nei sistemi sociali umani. Credo siano un potente strumento che fin dalla notte dei tempi permette all’uomo di discernere le storie ‘inventate’ da quelle considerate ‘reali’ – che altro non sono che ‘storie’ collettivamente accettate come ‘vere’.

Tutto sembra andare per il verso giusto finché la narrazione non comincia a scontrarsi con la realtà. Se queste due vanno in direzioni opposte, ciò che si dissolve è la storia che ci si raccontava, la storia che un tempo generava un significato e dava un senso ai propri comportamenti.

Si crea così un conflitto tra opinioni diverse presenti nella nostra testa che ci porta a non distinguere più cosa sia ‘vero’ da cosa non lo sia, come dovremmo comportarci di conseguenza, che cosa sia necessario fare, eccetera: questa è la famosa dissonanza cognitiva, per moltissimi fonte di una non indifferente sofferenza psicologica.

Sono sicuro che il Requiem For The Industrial Growth Society tornerà molto utile nell’esperimento della transizione per guarire questo conflitto interiore, nell’aiutarci a fare chiarezza mentale e sviluppare i giusti anticorpi alla vecchia narrativa che ci viene continuamente propinata da tutto ciò che sta attorno a noi.

Credo che Ellen già non veda l’ora di riproporlo presto in Italia!

Sabato sera, per controbilanciare, grande festa! Birra locale, musica, danze e un ‘open mic’, per permettere a tutti i talenti presenti tra la folla di dare sfogo alla propria creatività e contribuire all’allegra serata.

 

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La mattina seguente fu la volta dell’Open Space. In pochi minuti, le 350 persone che affollavano la Hall diedero vita a più di 60 tavoli di lavoro, divisi in due sessioni di un’ora. Tutto molto ‘caordico’, come da tradizione. Guardate qui sotto.

Ma la Transition Conference non era l’unico evento previsto quella settimana. Ce n’era un altro che avrebbe cominciato prima del famoso weekend e sarebbe finito un paio di giorni dopo: l’Hub Meeting.

A questo incontro hanno preso parte 50 rappresentanti di 26 hub da diverse nazioni del mondo – tra cui molti di nuovi, come Colombia, Cile, Australia, Slovenia e Austria -, il Transition Network -Sophy, Naresh, Ben… – e due facilitatori, Yoav e Andrei, a cui si dovrebbe dare il premio Nobel per la facilitazione per il lavoro svolto durante quei giorni :).

Perché un Hub Meeting?

Per come l’ho capita io, le cose sono molto cambiate nel mondo della transizione da quando è cominciato tutto 10 anni fa. Oggi vediamo migliaia di iniziative svilupparsi in tutto il mondo, tantissime persone che adattano il processo nella propria realtà e ne vedono emergere continuamente idee e progetti sorprendenti, subito condivisi nella rete internazionale e diffusi in un attimo a livello planetario. Ci sono Hubs in Australia, in Giappone, negli Stati Uniti, nell’America del Sud e qualcosa sta cominciando a muoversi anche in Africa e in Cina.

Tutto quello che sta avvenendo è ovviamente ‘memorizzato’ nelle menti di chi cerca di mantenere il DNA della transizione nel proprio paese e l’unico momento in cui queste menti ‘transizioniste’ possono incontrarsi è l’Hub Meeting.

Di fatto, però, il Transition Network è ancora composto prevalentemente da inglesi. Nonostante l’incredibile lavoro che hanno svolto in tutti questi anni, è chiaro a tutti come si stia passando ad una fase nuova e che ci sia bisogno di cercare assieme un modo per cambiare o adattarsi.

La prima giornata è servita quindi per conoscerci ed entrare in connessione tra di noi. Ci siamo aggiornati su ciò che sta accadendo nei nostri paesi, quali sono state le conquiste, le difficoltà e quali i prossimi passi.

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È stato straordinario vedere come la transizione possa assumere forme completamente diverse da una regione all’altra, sia in termini di progetti pratici, sia in termini culturali. La presenza di molti nuovi amici dal Sud America, ad esempio, si è fatta sentire. I transizionisti europei – quelli almeno che conosco io – sono molto razionali, logici, sempre concentrati e con l’ansia di non avere abbastanza tempo. I Sud-Americani avevano un approccio completamente opposto, molto più creativo, musicale, corporeo. È bello vedere come queste due anime si siano incontrate per cercare di trovare un equilibrio, ed è ancora più bello sapere che quella che per noi è stata un’esperienza nuova, in futuro sarà la normalità. (Provate a leggere, ad esempio, come è nata la transizione in Messico, qui).

Ad ogni meeting, gli hubsters formano dei gruppi di lavoro con cui proseguire la discussione durante i 12 mesi successivi.

Quest’anno ne sono emersi principalmente 4:

The exchange group, per ricercare cosa esiste nel network in termini di piattaforme condivise e risorse.

The funding group, per creare collaborazione e supporto nella ricerca dei bandi e finanziamenti.

New structure group, per creare un processo/struttura democratico che possa rispondere ai bisogni presenti e futuri degli Hubs.

Support offer for national hubs, ovvero creare per gli hub un supporto simile a quello che il Transition Network fornisce alle iniziative locali.

Se da un lato l’incontro è stato molto entusiasmante (nuovi Hub, nuove persone, nuove risorse..), da un altro è stato (almeno personalmente) molto frustrante.

Ad esempio, lavorare in un cerchio di 50 persone, di cui quasi la metà nuove, rendeva tutto molto macchinoso e spesso anche le piccole cose (come l’uso del bastone della parola) finivano nel durare ore, a discapito dell’energia e dell’attenzione presente nella stanza.

Inoltre anche lì, proprio come accade nelle iniziative locali e nei diversi gruppi legati alla transizione, non basta essere presenti fisicamente nello stesso posto perché le cose accadano. C’è bisogno di una relazione autentica e profonda tra gli elementi del gruppo. Nonostante i facilitatori abbiano fatto del loro meglio per creare le condizioni in cui questo potesse avvenire, il numero così ampio di partecipanti ha agito, credo, da collo di bottiglia.

Per cui ogni volta che si provava ad andare in profondità per ricercare, ad esempio, l’identità, le caratteristiche e i bisogni di questo nuovo organismo/organizzazione che volevamo creare, ci perdevamo.

Per un attimo mi è sembrato di toccare i limiti della facilitazione, del lavoro di gruppo e della comunicazione stessa. C’era quella sensazione strana di andare a cercare nei cassetti della mente quel giusto attrezzo per risolvere la situazione e di non trovarne nessuno, mentre il senso di urgenza che si percepiva nell’aria non faceva che aumentare a dismisura la pressione.

Insomma, sono stati giorni intensi pieni di nuove idee, esperienze e amicizie. Speravo di tornare con qualche risposta in più e invece, come SEMPRE accade nella transizione, con nuovi dubbi, domande esistenziali e la sensazione di essere una persona molto diversa da quella che era partita qualche giorno prima.

Sarà interessante vedere come questo cambiamento in corso influirà sui diversi hubs e in particolare quello italiano, anch’esso sempre alla ricerca della propria identità e obiettivo.

Stiamo a vedere! 🙂

 

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Ed eccoci qui, nella foto più seria che siamo riusciti a scattare! 🙂

 

Per i più curiosi, potete trovare informazioni e foto qui e qui.

San Cassiano chiama (Marche)

 

C’è un gruppo in formazione a San Cassiano di Fiuminata, nelle Marche, chi fosse di quelle parti e volesse unirsi a questa potenziale Iniziativa di Transizione può mettersi in contatto con Giovanna Bonfili (vannasibilla [at] gmail.com). Buona avventura a tutti.

Nota: Nella mappa sono quelli azzurri con la M di “mullers” e, no, la mappa non è ancora aggiornata… ci vuol pazienza.

Transition Fest 2015: girovagando nella Transizione italiana

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E’ calato il sipario da poco sulla Transition Fest 2015 all’ecovillaggio di Panta Rei a Passignano sul Trasimeno, e mi ritrovo a provare a raccontarla. Sento la difficoltà dell’impresa. Non è semplice. Le emozioni e le sollecitazioni provate, in due giorni vissuti molto intensamente, risuonano ancora molto forti nel cuore di tutti noi che abbiamo partecipato. La Festa del 2013 ci ha fatto conoscere come è germogliata la Transizione in Italia nei primi cinque anni. A distanza di due anni molte cose sono successe. Da allora si sono rafforzate le reti, forse abbiamo più consapevolezza di quello che è utile per sviluppare una “via italiana” alla Transizione. E’ bello riportare alcuni pensieri scritti sulla pagina facebook dedicata alla festa.

Valeria:ognuno è tornato alla propria vita, consapevole che è unito da un solido filo a migliaia di persone in tutta Italia e nel mondo, che lavorano come noi per avere un pianeta consapevole dei suoi limiti, che creano connessioni, che ci mettono impegno, creatività e speranza nel trovare nuove soluzioni per creare comunità sostenibili e resilienti. Siamo tutti ageTRF2015nti del cambiamento, e sappiamo bene che la transizione non è una protesta, ma una festa! un grazie ancora agli organizzatori che hanno reso possibile la magia dell’incontro! Penso al mio sogno che come cenere è in viaggio, accompagnato da tutti quelli vostri. Tutti ritorneranno a terra e da qualche parte germoglieranno”.

Irene:torno a casa con l’immagine dei vostri cappelli e molti sogni che bruciano in pancia. Grazie a tutti voi e alla magia dei draghi, che scelgono con cura i loro nidi! un abbraccio a tutti. da domani quando apparecchierò la tavola un pensiero sarà anche per voi”.

12122593_156153204732461_9139456740356913360_nI draghi hanno rappresentato il filo conduttore della festa. Ma perché sono stati scelti i draghi? I draghi, nella tradizione celtica, rappresentano i guardiani delle nostre potenzialità, e di quello che abbiamo “ereditato” da lontano. Per questo  ci permettono di avere una chiave in più per conoscere noi stessi. E la Festa è stata nutrita del potere dei draghi che hanno creato la situazione adatta per conoscere le realtà e progetti che si stanno sviluppando in tante parti d’Italia attraverso l’impegno di singole persone e gruppi di transizione.

Durante le giornate della Festa, sono state proposte attività in cui si è sperimentata l’efficacia dell’auto organizzazione, del networking, e della creatività. Le attività si sono mescolate a momenti di teatro d’improvvisazione, a giochi di gruppo, a canti, a musica e danza, che ci hanno accompagnato,  a ritmo regolare. Nell’ultimo giorno abbiamo celebrato il potere dei draghi prendendo in affido i pensieri e i desideri espressi da tutti i presenti. Poi, grazie al genio collettivo di tutti, abbiamo realizzato un mosaico raffigurante il drago. L’opera è stata collocata su una delle pareti della struttura di Panta Rei, e accoglierà i prossimi suoi ospiti.

 E già qualcuno comincia a domandarsi quando si farà la prossima Festa …..

Transition Fest 2015, sulla strada del ritorno (per i Castelli Romani e altrove)!

Difficile andare via da PantaRei domenica pomeriggio,

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mi sembrava che mancava ancora qualcosa, ma qualunque cosa fosse ci sarà la terza Transition Fest!!!!

Con l’idea di rimanere in contatto e fare un promemoria di alcune cose non pienamente compiute ma da fare sicuramente, vi invio questa email dai Castelli Romani.

Grazie a tutti, soprattutto a chi ci ha ospitato e agli organizzatori/draghi sognatori. Un abbraccio, e rimaniamo tutti insieme anche ora che siamo tornati a casa o che siamo ancora in viaggio.

 

Intanto alcuni appuntamenti in transizione nati e cresciuti dentro i gruppi di lavoro durante le TFest.

A primavera, a PantaRei, il campo sulla “Decrescita energetica collettiva”, tre giorni intensi di lavoro collettivo per imparare ad utilizzare le energie pulite e rinnovabili che la natura ci mette a disposizione, fare piani di decrescita energetica familiare e collettiva, conoscere le tecniche di risparmio energetico e le tecnologie che usano energie rinnovabili, progettare e realizzare una campagna di decrescita energetica nel proprio quartiere o nella propria città. Avere gli strumenti per capire come realizzare un sistema energetico rinnovabile che fa a meno del petrolio. Comprendere meglio il picco del petrolio e i cambiamenti climatici. Laboratori, presentazione di iniziative locali e tanto altro.

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La giraffa e lo sciacallo

‘Che peccato’, pensavo, ‘che un video interessante come questo, caricato da diversi anni su YouTube, non possa essere visto da chi non mastica bene l’inglese..’

Così, dopo qualche settimana trascorsa tra complessi strumenti di inserimento sottotitoli googl-iani  – in cui è aumentata a dismisura la mia stima verso il lavoro di traduzione del nostro Massimiliano -, eccolo qui, con qualche errore e qualche imprecisione, tradotto in italiano.

Se conoscete già la CNV (Comunicazione Non Violenta) questo video potrebbe essere una bella occasione per condividerlo e accelerare la sua diffusione. Se non ne avete mai sentito parlare, prendetevi un po’ di tempo per ascoltare Marshall Rosenberg che ve la spiega insieme ai suoi due simpatici ‘assistenti’: la giraffa e lo sciacallo.

 

 

 

 

 

 

 

Meteo e sicurezza del territorio

Ci stiamo abituando alle nuove manifestazioni meteoclimatiche? Forse non tutti sanno che l’Emilia Romagna ha già una temperatura media di 2° C superiore alla sua media pre-industriale, siamo nel futuro in un certo senso.

Qui trovate tutti i video del recente convegno tenutosi in Unimore incentrato sui nuovi fenomeni che dobbiamo affrontare, ospite di eccezione José Rubiera del servizio meteo/clima di Cuba che costituisce un interessante esempio di organizzazione efficace e ben congegnata.

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Ci sono molti altri interventi interessanti per capire come si generano i nuovi fenomeni a cui stiamo assistendo (tornado, alluvioni, ecc.) quali conseguenze producono, come prepararci.

Il convegno era incentrato sull’Emilia Romagna, ma molte informazioni e concetti valgono un po’ ovunque e quindi può avere senso riproporlo anche a livello nazionale.

Grazie a Luca Lombroso per avermi invitato, ho imparato tante cose che non sapevo.

13 giorni alla Transition Fest

La Transition Fest 2015 si avvicina, mancano solo 13 giorni. Per gli indecisi: fate presto ad iscrivervi, soprattutto se volete un posto letto dentro Panta Rei. Ci sono ancora una ventina di posti a disposizione. Chi se la sente scelga di venire con la tenda, grazie. Le iscrizioni senpre on line. non è sufficiente dichiarare la partecipazione sulla pagina FB dell’evento. Modulo on line:https://goo.gl/eslzoW