Che fare quando finisce la luna di miele?
Riflessioni all’interno del gruppo di supporto N° 3 che vertevano intorno al quesito:
“Abbiamo dei momenti in cui nelle nostre iniziative andiamo alla grande, c’e’ entusiasmo e voglia di fare. Ma ad un tratto finisce la fase di innamoramento e ci sentiamo scoraggiati e cadiamo in sconforto.
Come vivere al meglio anche i momenti che ci sembrano “no” e cogliere eventuali doni che questi ci offrono ?”
Pensiamo che condividere gli spunti che sono stati sintetizzati (grazie Massimiliano per questo riassunto ! ) da questa bella chiacchierata serale (Grazie a tutti coloro che hanno arricchito questa discussione!) potrebbero essere utile materiale per una riflessione per molti:
TEMA: i momenti di calo dell’energia in un gruppo
MODALITÀ DI LAVORO: giro di 5 minuti a testa e poi discussione libera
Dalle esperienze personali emerge come sia molto comune affrontare momenti di down nei gruppi, specie quando lavorano in formule associative che si occupano di temi difficili e senza ritorni economici. Spesso si tratta di momenti periodici che possono trarre grande giovamento dal fare il punto della situazione con appositi incontri, meglio ancora se con il supporto di una persona esterna al gruppo che può agire da facilitatore.
A volte i gruppi semplicemente esauriscono la loro funzione e il momento di stanca è un segnale per aprire una nuova fase.
C’è la difficoltà nello stare nei gruppi che è una competenza che un po’ abbiamo smarrito. Quindi quando ci sono i fisiologici momenti no ed emerge il conflitto a volte non ci facile capire se ci mancano le competenze per stare in queste situazioni oppure se semplicemente si è esaurita una fase e possiamo passare il testimone.
In generale la vita associativa è fatta di fatica specie nel mettere insieme la diversità. La morbidezza si è dimostrata spesso una strategia vincente: ascoltare, accogliere, lasciare andare senza per forza voler arrivare al proprio punto a tutti i costi aprendo scontri spesso inutili rispetto all’obiettivo più grande ambito da tutti. Il singolo progetto deve metaforicamente morire per fondersi con quello degli altri creandone uno nuovo che non è quello di nessuno in partenza. Questo è anche un modo per sentire di non portare personalmente il peso della responsabilità di qualsiasi progetto comune.
La cultura occidentale nella quale siamo cresciuti ci obbliga a stare sempre in una condizione di energia altissima (dobbiamo essere al top). Ma si tratta di un’aspirazione impossibile, innaturale, lontana dalla nostra natura umana che è fatta di momenti di alti e bassi così come di cicli.
Inoltre i momenti di crisi e di difficoltà ci forniscono delle importanti informazioni perchè ci spingono a riflettere, a darci feedback e anche a celebrare quello che è stato fatto fin qui per rilanciare il lavoro futuro. Quindi si tratta di momenti estremamente preziosi che vanno accolti secondo questa prospettiva come segnali fondamentali del percorso di un gruppo.
Soprattutto per quanto riguarda la celebrazione è opportuno ricordarsi quanto sia importante tenerla in mente perchè facilmente la diamo per scontata. Specie nei momenti di bassa è fondamentale mantenere dei momenti di celebrazione così come nei momenti di alta occorra dirsi che arriveranno anche in momenti no come elemento naturale che andrà affrontato.
In questa prospettiva siamo di fronte ad una sorta di rinnovarsi di cicli della vita che si aprono, si sviluppano e si chiudono per fare spazio ad altro che riparte sull’esperienza precedente secondo forme che non sempre siamo in grado di prevedere.
Serve l’abilità di osservare e osservarsi da fuori periodicamente per mantenere tale consapevolezza: è una competenza che si può allenare.
Attenzione anche ad attribuirsi meriti e demeriti. Successi e insuccessi sono il frutto di un insieme complesso di variabili, non dipende tutto da noi, siamo solo umani e possiamo vivere in questo modo quello che accade, nel bene come nel male, come un’esperienza in cui abbiamo dato il massimo che ci era possibile offrire in quel momento. Magari il risultato è diverso da quello che ci aspettatavamo oppure sboccerà più avanti quando saranno mature altre condizioni.
É importante accogliere che i momenti no vanno bene perchè ci sono fasi in cui occorre anche solo riposarsi, riprendere fiato e ricaricare. Non si può solo correre.
Anche dal Dragon Dreaming prendiamo spunto per alcuni elementi relativi al tema di discussione.
Bisognerebbe passare il testimone di un progetto, o almeno definirne le modalità, in un momento di grande entusiasmo perchè è il momento in cui è più facile che ciò possa riuscire (anche se è il meno automatico per farlo). Nei momenti di stanca è un rischio perchè le energie sono molto basse per affrontare dei passaggi che invece sono delicati e richiedono presenza.
Passare il testimone non vuol dire uscire, mollare tutto. Vuol dire anche semplicemente ritrovare un altro ruolo che può dare un importante contributo anche nelle retrovie.
In base alle mie personali esperienze di Gruppi, ho compreso che nei momenti di maggiore difficolta’ nel relazionarsi la causa e’ sempre l’emersione delle differenze, cosi come qui e’ accennato, e’ allora fondamentale mettere in risalto le AFFINITA’ che ci legano, evidenziandole al massimo. Es. La presa di Coscienza di ciascuno di noi, che ci fa’ aspirare al Cambiamento; la Disponibilita’ Psicologica che ci ha condotto li’; i Bisogni piu’ Profondo della nostra vera essenza che ci fanno guardare tutto con occhi nuovi; il Desiderio di Condividere Valori, Idee, Riflessioni, Stili di Vita…..ed altro, molto altro…
Ciao Ellen, ho fatto l’esperienza più forte in gruppo con il teatro sociale. Per gestire conflitti e cali, la nostra compagnia aveva deciso un intervento mensile con un esperto esterno (in quel caso uno psicodrammatista). Chissà come funziona con il vostro gruppo in transizione, spero in un’occasione di riuscire a partecipare! Grazie della tua condivisione e degli spunti nel post 🙂
mmmhhhh come mi piace questo argomento!:-) Sarà perchè attualmente la mia esperienza di lavoro in gruppo è in un gruppo misto di umani ed equini! Relazionandomi con i cavalli al di fuori di ambiti convenzionali, alla ricerca del contatto autentico e non strumentalizzato, mi capita a fasi alterne di passare dei periodi di grossa frustrazione! Lavorare in un gruppo non è facile, poi quando i componenti del gruppo non sono tutti della stessa specie, le rispettive diversità, esigenze ed aspirazioni non sempre vibrano all’unisono!!E allora spesso mi capita di passare il testimone a loro, ai cavalli, permettendogli di guidarmi proprio in quei territori inesplorati dentro di me e scovando le radici delle frustrazioni. Col tempo ho imparato ad apprezzare i momenti di difficoltà e di stanca molto di più dei momenti di euforia e dei successi!!! Nei momenti di euforia infatti la tendenza è quella di crogiolarsi nella situazione cercando di farla durare il più possibile. Il che è molto piacevole ma di fatto spesso si traduce in qualcosa di statico. I momenti di frustrazione e di difficoltà, proprio per lo stimolo che portano con se di uscirne, sono sempre una formidabile occasione di crescita. 🙂 grazie della bella condivisione!