La crisi e il tTraining
La nostra attività di formazione per chi vuole avviare un’Iniziativa di Transizione nella propria comunità è in aumento e le richieste di organizzazione di Transition Training fioccano fitte fitte.
Risulta evidente però come “la crisi” stia incidendo pesantemente sulla tipologia di persone che si iscrivono a questo tipo di attività. Ogni training prevede infatti 2 borse di studio per chi ha difficoltà a pagare il costo dell’iscrizione, ma oggi, per ogni trainig, decine di persone ci chiedono questa agevolazione.
È un segno dei tempi e della diminuita disponibilità economica di molti, ma ci preme fare il punto su questo aspetto che è molto importante e va considerato con attenzione.
PERCHÈ IL TRAINING SI PAGA?
Prima di tutto perché in natura il “piatto gratis” non può esistere. Quando qualcosa è gratis, vuol dire che la stai pagando in altro modo attraverso altri canali. Questo training impegna invece due persone preparate in modo particolare, richiede spazi, logistica, ecc. Il costo di tutto questo va sostenuto da chi partecipa… molto semplice.
Filtro di motivazione
Ma ci sono altri aspetti collaterali. Il Transition Training è pensato per chi poi potrebbe impegnarsi nella facilitazione della Transizione nella sua comunità. È un compito estremamente impegnativo, serve concentrazione e motivazione. Se non trovi la determinazione a spendere una somma relativamente contenuta (130/150 euro) per prepararti, probabilmente non è il momento giusto o non ti interessa abbastanza. Niente di male, ma anche per te è utile saperlo.
Motivato ma in bolletta
C’è poi il caso di chi si sente motivatissimo, ma proprio non può permettersi di spendere quella cifra. Ecco, le borse di studio servono a questo, ma sono solo due. Qui c’è da fare una considerazione importante. Fare il facilitatore in un Gruppo Guida è qualcosa che vi impegnerà tempo e risorse, anche economiche.
Non che si debba essere ricchi, ma se non si hanno margini di manovra, è molto difficile pensare che si possa poi veramente praticare quell’attività nella propria comunità, meglio magari scegliersi un ruolo differente.
In bolletta ma pieni di risorse?
Qualcuno obietta che si può essere in bolletta, ma essere le persone chiave per lo sviluppo della Transizione, quindi questo ostacolo dei soldi deve essere superato. Direi che concordiamo. Se siete il motore di un gruppo o di una rete sociale, potreste considerare la possibilità di farvi sostenere quel tanto che serve per partecipare al Training, è una possibilità.
CHE SUCCEDE IN PRATICA
Nella pratica succede che cerchiamo di far ragionare su questi aspetti chi ci chiede la borsa di studio. Alcuni scoprono allora di essere sufficientemente motivati da pagare, altri capiscono che in realtà la loro era più curiosità che altro. Altri ancora si danno da fare e grazie alle loro capacità di relazione trovano i fondi che servono.
Ci sono poi quelli che mentre chiedono la borsa di studio hanno già immaginato cosa offrire in cambio e si tratta di un approccio molto interessante e meno passivo di una semplice richiesta.
Alla fine, di solito, tutto ritrova un suo equilibrio e il Training raggiunge la sua possibilità di esistere grazie all’impegno di tutti, oppure si scopre che per quel Training non c’è l’energia necessaria, pazienza.
ORA CHE C’È GRANDE CRISI
Ora che i problemi si diffondono e si approfondiscono sappiamo che incontreremo sempre più spesso questo tipo di richiesta d’aiuto. Vogliamo però ricordare a tutti che il Transition Training non dà lavoro e non è un percorso di collocamento (questo a scanso di equivoci).
Non è nemmeno un corso di sopravvivenza e autarchia (sempre per non generare aspettative falsate). E non fare questo training non vuol certo dire non poter fare la Transizione o non poter fare parte di un Gruppo Guida.
PER CONCLUDERE
Prima di fare domanda per la borsa di studio magari leggetevi queste righe e provate a ragionarci un po’ su, speriamo vi aiutino a capire meglio la vostra situazione e a decidere come affrontarla.
” Se non trovi la determinazione a spendere una somma relativamente contenuta (130/150 euro) per prepararti, probabilmente non è il momento giusto o non ti interessa abbastanza. Niente di male, ma anche per te è utile saperlo.
(…) Non che si debba essere ricchi, ma se non si hanno margini di manovra, è molto difficile pensare che si possa poi veramente praticare quell’attività nella propria comunità, meglio magari scegliersi un ruolo differente”.
Ti/vi seguo da molto tempo, con grande stima e ammirazione, ma non condivido proprio le tue parole, stavolta.
Mi sembra -senza alcuna offesa ovviamente e senza retorica- che si parli di situazioni economiche e di vita che forse non hai/avete mai davvero conosciuto, e mi spiace non sai quanto.
Dovrò ripensare, credo, al mio modo di intendere la Transizione, adesso.
Grazie e buon lavoro.
Ricardo
Sì Riccardo, capisco bene che non tu non condivida, sono tantissimi a non capire questo passaggio, ma basta rifletterci con calma e non farsi prendere dall’emozione per capire che è così. Anche noi ci abbiamo messo parecchio e ci siamo fatti molte domande prima di arrivare ad avere una visione chiara della cosa.
Siamo tutti ben imbottiti di “false storie” su come si dovrebbero portare avanti le “cose buone”, è tempo di inserire razionalità e buon senso.
Sapessi in quanti ci hanno criticato per questo atteggiamento… quindi abbiamo dovuto fare anche tra noi una bella fatica per vedere il tutto in modo lucido.
Se poi riesci a spiegarmi quale sia il tuo problema rispetto a tutto ciò sarò lieto di approfondire la cosa.
Se la visione chiara della cosa è chiedere 150 euro, addirittura determinando che chi non li ha o non li trova non sarebbe abbastanza interessato, allora forse ho perso per strada dei pezzi di informazione, e mi scuso per l’intervento.
Spero ad ogni modo che l’imbottitura di “false storie” non sia da te riferita a me, perchè non avresti nè titolo nè giustificazione per farlo.
Trovo poi che -come del resto avevo pensato sempre, sino a qui- sarebbe stato meglio dire semplicemente che l’organizzazione di un evento del genere ha dei costi, che vanno divisi tra tutti. Punto. (Magari anche spiegando di che costi parliamo, con tanto di numeri, visto che la trasparenza paga sempre, credo).
Lo hai fatto anche oggi, in parte.
Ma pretendere poi di giudicare com’è e quanto è motivato chi non ha i soldi per il corso e parlare pure di “filtro di motivazione” ti ha portato, ai miei occhi -ripeto ancora senza alcuna offesa- al livello di tante altre iniziative, più o meno interessanti, viste nascere negli anni, nell’ambito delle quali, prima o poi, sono spuntati gli “Eletti”, quelli-che-sanno e che-hanno-capito.
Ma giù, in basso, la vita che scorre ha altri ritmi, altri tempi, altri problemi, credimi.
Di nuovo buon lavoro, cordialmente.
Ricardo
Dunque, non proprio, chi non li ha o non li trova può sempre chiedere una borsa di studio (ci sono per questo), d’altra parte se il training economicamente non sta in piedi semplicemente non esiste, quindi il risultato sarebbe il medesimo.
Considera però che è un training per facilitatori (anche se alcuni partecipano semplicemente per saperne di più) per cui la capacità di risolvere problemi pratici sul campo è abbastanza una precondizione per chi poi è interessato a un ruolo di questo tipo nella comunità.
Sai quante volte dovrai trovare il modo di fare qualcosa e non avrai le risorse? Praticamente sempre. Quindi anche questo aspetto va tenuto in considerazione.
Per l'”imbottitura” non mi riferivo a te (non conoscendoti non ho proprio idea), ma alla gran parte di noi cresciuti in questo sistema, partendo proprio da noi che siamo stati i primi a doverci evolvere rispetto a questi aspetti.
Beh… il problema degli Eletti qui si risolve facilmente alla radice, il training non è obbligatorio per nessuno e non c’è bisogno di farlo per forza (anche se ovviamente lo consigliamo sempre perché aiuta parecchio).
Noi ci prendiamo semplicemente la responsabilità di dire che siamo giunti alla conclusione che le cose vadano organizzate così, almeno al momento (in futuro si vedrà) e ci sembra tutto sommato una buona organizzazione, lo spieghiamo e in questo modo consentiamo agli altri di prendere decisioni di conseguenza (ad esempio tu magari decidi che non ti piace questa cosa e che quindi la Transizione scade nella tua scala di valori, ecc…)
È molto importante che tu possa farlo in questo modo, perché potresti magari approfondire e arrivare a una posizione simile alla nostra, o invece convincerti che altre modalità sono migliori e aumentare la biodiversità dei tentativi.
Ciao Ricardo!
Anche io sottolinerei (non lo si fa mai abbastanza) che il training non e’ obbligatorio, non e’ una sorta di barriera d’ingresso o prerequisito per partecipare al movimento di Transizione, e’ un passaggio progettato in particolare per coloro che si propongono come “facilitatori” del processo… non “eletti” quindi, ma magari persone che si sentono chiamati ad un ruolo che necessita anche di una formazione specifica, in cui sono disposte ad investire (tempo, denaro.. poi ci sono le borse di studio e quando e’ possibile accogliamo forme creative di baratto e scambio conoscenze) anche dato il fatto che nel nostro paese la facilitazione e’ praticata e insegnata ancora pochino… poi, di ruoli da ricoprire, e da inventare, nel processo di transizione, ce ne sono miriadi…
Deborah, non ho inteso mettere in discussione training e dintorni, non mi permetterei proprio.
Il vostro primo impegno, a mio modesto avviso, dovrebbe essere quello di ascoltare, cercare di capire, aiutare, proprio in quanto formatori di futuri formatori/facilitatori.
Sparare sentenze del tipo “o trovi la determinazione a spendere per prepararti oppure non è il momento giusto o non ti interessa abbastanza” suona tanto male, di questi tempi, davvero tanto tanto male.
E mi pareva giusto farlo presente subito, perchè anche 150 euro sono importanti, per tante persone, forse anche vitali, e si poteva evitare di mancare di rispetto a loro.
Ma le persone che intendono FARE davvero qualcosa sapranno valutare, decidere, scegliere per il meglio, ne sono certo, e agire di conseguenza, anche al di là dei miei commenti.
Un saluto