La rete internazionale dei Transition Hubs

 

La transizione si attua a livello locale – nelle rispettive comunità – ed è lì che si stanno concentrando giustamente gli sforzi di gran parte degli sforzi da parte chi si ispira agli strumenti della transizione. Vero. Ma ci sono dei specifici contributi che stanno anche venendo su un livello più allargato – su scala nazionale. Ed è quello che è attualmente Transition Italia, come hub italiano. Subito in coda alla Transition Conference ci sono stati due giorni di lavoro tra chi rappresenta i diversi hub nazionali per trovare delle possibili sinergie e occasioni di confronto su quello che succede nei rispettivi paesi. 17 erano i hub rappresentati (UK, Svezia, USA, Canada, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio, Filippine, Lussemburgo, Hong Kong, Brasile, Israele e …. Italia).

Come tutti gli incontri di transizione che si rispettano, abbiamo iniziato a “mapparci” e conoscerci reciprocamente (quante iniziative in cada paese, come siamo organizzati, come stiamo vivendo questo particolare momento storico)

Tanti sono stati i temi affrontati (in modalità world café) tra cui 

Con chi potremmo fare delle partnership strategiche e come ?

I gruppi e i movimenti che aspirano ad un paradigma diverso sono davvero molti e anche il movimento della transizione vede indispensabile stringere alleanze, a diversi livelli (internazionale, nazionale, regionale e locale). Quello che sarà  quindi necessario è individuare i partner più strategici a livello internazionale e locale, facendo comprendere l’approccio olistico (interiore ed esteriore) che la transizione propone.

Come prendere decisioni a livello internazionale (assicurando l’inclusività)?

Al momento il Transition Network ha sede a Totnes e le decisioni vengono prese dal loro staff. Ma anche esso si trova “in transizione” per cui potrebbe essere ipotizzabile che questa struttura possa essere trasformata in una sorta di assemblea con rappresentanze da parte dei singoli hub nazionali e con una emersione di un vero e proprio hub britannico (attualmente invece le funzioni nazionali e internazionali si compenetrano). Diverse sono state le proposte sui possibili metodi per prendere decisioni: metodo del consenso, “democrazia liquida”, sociocrazia, Teoria “U” ….

Probabilmente saranno gli strumenti sociocratici a permettere una presa di decisioni condivise senza il rischio di appesantirsi con estenuanti prassi burocratiche (e rischiare di diventare una sorta di governo UN ombra).

Ma il grande quesito per gruppi che vogliono interagire a livello internazionale rimane come rendere il tutto fattibile senza doversi incontrare troppo di frequente (ed emettere CO2 …). E’ stato suggerito il Big Blue Button, un sistema open source per far conferenze, condividere materiali che attualmente viene utilizzato per la formazione.

Qual è lo scopo del network internazionale, il suo ruolo e la sua struttura ?

Le discussioni sono ruotate intorno a come rendere il Transition Network maggiormente internazionale e meno centrato sul UK, ma soprattutto in che modo rafforzare i legami e le connessioni all’interno della “famiglia” dei hub nazionali. Abbiamo parlato di scala e di come creare gruppi per aree regionali (Americhe, Europa, Asia, ecc.) e linguistici. C’era condivisione che gli scopi principali del singolo hub nazionale erano quelli di ispirare, dare supporto, catalizzare e allargare le iniziative locali. Quindi anche il network internazionale dovrebbe perseguire i medesimi scopi – come quello di dare supporto e condivisione su quello che funziona e … che non funziona. Lavorare su progetti congiunti (magari finanziati!) potrebbe a sua volta facilitare le sinergie.

Come possiamo finanziare la Transizione ?

Il Transition Network dispone di una persona che specificatamente si dedica al fundraising per il network. Alcuni hub (es. USA, UK, Svezia) attingono a cospicui finanziamenti per sostenere il lavoro delle persone che si dedicano ai compiti a livello nazionale, mentre altri cercano di autofinanziarsi tramite attività ecc. e prevedono parecchio apporto a titolo volontario (che però alla lunga non riuscirà a sostenere sforzi massicci e prolungati nel tempo). L’idea che gran parte del gruppo condivideva è di provare a beneficiare dai finanziamenti EU e altri (finché ci sono …) per progetti coordinati, ma esplorare anche altre vie per non diventarne “dipendenti”. Dal crowdfunding alla “banca di transizione” a sostegno di imprese sociali, ecc.

Come supportare il gruppo (o la famiglia) a livello di “cuore” ?

E’ stato molto bello il fatto che anche in questo contesto abbiamo parlato di come darci sostegno in modo più “interiore” e molto più profondo –  in quanto consapevoli che questo avrà il suo effetto su quello che riusciremo ad attuare.  Molte sono state le idee, dal creare possibilità di intercambio e visite a possibili “gemellaggi”. La visione importante da rimarcare nel concetto di famiglia è la sua apertura e dinamicità (con persone che vanno e vengono) e tanta flessibilità.

6 sono ora i gruppi di lavoro attivi: comunicazione, partnership, struttura e processo decisionale, finanziamenti e relazioni & supporto.  Buon lavoro e divertimento alla “famiglia internazionale in transizione” !

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