Com’è andata a Ferrara
Ecco qui 16 nuovi, potenziali, facilitatori reduci dal Transition Training di Ferrara. Due giorni ad alta intensità con un gruppo che come sempre ha dimostrato quanto potrebbero essere gradevoli gli esseri umani se solo si impegnassero appena un pochino.
Io e Pierre li ringraziamo per essersi lasciati condurre in modo così aperto in quel piccolo grande viaggio che è il training per la transizione. So che ora si sentono tutti frullati e felici, ci vorrà tempo per dare un senso a quello che hanno sperimentato e per metabolizzarlo, ma spero che ognuno trovi il modo per farne qualcosa di buono.
Questo è stato anche il battesimo di Pierre come trainer. Come disse a me Naresh, se è andato tutto bene ora dovresti sentire una bella sensazione “alla pancia”, ma probabilmente sarai a pezzi. Io ormai ho deciso che il giorno dopo un training dormo, non ci provo nemmeno più ad andare al lavoro. Non sappiamo se chi partecipa può percepirlo, ma per noi è una maratona intensissima, fisicamente, ma ancora più emotivamente.
Una cosa è certa, eravamo in un posto splendido e abbiamo mangiato meravigliosamente grazie al catering vegano dell’associazione Nuova Terraviva, ai “beveroni” meravigliosi del nostro barman sostenibile (ho sviluppato dipendenza da quell’uomo… ora come faccio?) e alla cena di sabato, magnificamente improvvisata dai transizionisti ferraresi. Tutto bellissimo, buonissimo, non so come ringraziare.
Ora stiamo a vedere che succede… abbiamo seminato ancora una volta e mi pare sempre più facile. Non so dire se è perché mi sono abituato o semplicemente perché le persone che vengono sono sempre più pronte e predisposte. Prego tutti i partecipanti di usare questo post per trasmettere le loro impressioni che sappiamo sono sempre molto utili a noi e a chi verrà ai prossimi training.
Il prossimo appuntamento è il 9/10 luglio a Cupramontana, le informazioni sono qui.
wow! Sì, è vero mi sento felice e frullato…. insieme ai frutti di bosco e aggiunto di un infuso di cardamomo, camomilla, con una grattugiatina di zenzero e una spruzzatina di limone!
Eccomi tornato e ora?
Tu dici che non ci rendiamo conto di quello che significa per voi?
Bhe, io me ne rendo conto e ti dirò di più: se quello che ci avete messo voi è l’impegno che si richiede ad un facilitatore … io piuttosto me ne scappo sul Tibet!!!
A parte tutto mi sembra proprio che sia una cosa tanto complessa e in questo momento mi sento troppo frullato per scegliere se fare o meno il facilitatore.
In questi due giorni mi sono lasciato scivolare dentro “il contenitore” che avete creato, mi son lasciato condurre docilmente, mi son permesso di sperimentare qualsiasi emozione, mi sono aperto e non mi sono negato niente… e ora sono grato a me stesso e a tutti: partecipanti, conduttori, barman, cuochi, assistenti, lavapiatti, responsabili del luogo, Marcello che ha aperto la sua casa e il suo divano per la notte, a tutti quelli che, con il cuore aperto come il mio, mi hanno permesso di vivere questa bellissima esperienza.
Un abbraccio
Paigam
:-)… beh comunque, no, noi siamo un po’ dei “superfacilitatori” abbiamo scelto un livello di impegno molto superiore a quello richiesto a un Gruppo Guida normale. Comunque lascia che il frullato decanti e poi la decisione verrà da sola
A superfacilitatori superpartecipanti: è stato formidabile quel transition training nella location piena di ventilation di Ferrara. Il barman veramente trendy; è stato un takeaway di felicità impossibile da comunicare in blogroll.
Temo che presto dovrò mettere la testa a posto e cominciare a suonare il violino; vediamo se salterà fuori il trombone, il violoncello, il sax…
Daniele
Ed io che avevo detto ai miei amici convinti aspiranti transienti che sono stati è stati due giorni di duro lavoro! Ora come lo spiego che si può lavorare così duramente stando bene e divertendosi ? Un grazie di cuore ai nostri superfacilitatori Cristiano e Pierre che hanno reso possibile tutto questo facendo un grandioso lavoro e rendendo tutto fluido, accogliente e semplice.
Un abbraccio a Riccardo, Maura e Valentina che mi hanno accolto e ospitato nella loro casa e nella loro famiglia, grazie di nuovo anche della passeggiata mattutina e del giro in bici per Ferrara. Splendido il vostro orto condiviso con il meraviglioso e colorato orto sinergico in produzione ! Complimenti a Ferrara per l’oasi di Nuova Terraviva e per il servizio semplice e naturale che ci ha offerto nella struttura, nel cibo e nell’anima. E che posso dire di voi compagni di Training ? Siete veramente splendidi e vi auguro di continuare a splendere ovunque e contagiare con la vostra luce ogni luogo oscuro. Vi abbracci tutti e vi auguro di fare un buon viaggio e una buona vita.
p.s. Daniele, continua a suonare e risuonare, qualcuno ti sta già accompagnando 😉 Da Ravenna prevedo una spedizione ecocompatibile, sostenibile ed anche musicale dalle tue parti.
Domenica, al rientro dal training, c’era tutto il condominio che mi aspettava indispettito. Il condominio sono tutte le Barbara che abitano questo corpo insieme a me e che, in linea di massima, sono esseri piuttosto inutili che stanno lì a far niente ma si divertono a boicottarmi e torturarmi in tutti i modi. Bè, è stato tutto un dove sei stataaa?? con chi eriii?? perchè non hai portato anche noiiii???? Io son stata sul vago: niente di chè, tutta gente strana, tutto un baci e abbracci, occhi, anime….c’era in giro un sacco di amore….non c’erano nemmeno la signora gastrite e sua sorella colite a boicottare la giornata, niente fumo, solo roba sana….fidatevi, non vi sareste divertite! Son due giorni che mi girano intorno praticamente senza parole. Quindi mi spiace ma non posso sbilanciarmi troppo, che poi magari lo capiscono che non ciò più voglia di fare il cohousing con loro e ho deciso di sfrattarle tutte!!!!
Anzi, pensavo: e se le iscrivessi tutte ai prossimi centocinquanta training qualcuno mi da una mano con il pagamento delle quote?
ha ha ha bellissimo!
Mi rendo disponibile per il pagamento della quota per il training di quella Barbara che pensa che sia sempre colpa sua. Scendesse giù dal pero e la smettesse con questo delirio di onnipotenza!
Hai detto bene: “frullato” è la parola giusta per definire la condizione in cui mi trovo. Sono venuta al training principalmente con due obiettivi: chiarirmi le idee e passare all’azione. Bene! Sono tornata a casa con una gran confusione e con la necessità di “fermarmi”.
Sono felicissima di aver fatto questa esperienza per la quale ringrazio anch’io di cuore tutti quanti: Cristiano, Pierre, Barbara, Barbara, Daniele, Daniele, Odilia, Paigam, Sara, Patrizia, Tera, Elisa, Roberto, Lorenzo, Alessandro, Annamaria e Bernardo e coloro che ci hanno accolto e ospitato in quell’oasi di serenità. Il trambusto emotivo che mi aspettavo c’è puntualmente stato e ora devo aspettare che un po’ di tasselli vadano al loro posto. Ho vissuto la giornata di ieri come dentro ad una bolla ed anche oggi è come se fossi “rallentata” ( è un po’ difficile da spiegare). Mi sono trovata a ripercorrere più volte i visi di tutti voi, mi è spesso risuonato il canto della seconda giornata e mi sono nuovamente commossa.Non sento più l’urgenza del “fare”; ho sperimentato la meraviglia del fermarsi ad ascoltare . Vorrei proprio fermarmi ad ascoltare me stessa per “sentire” quello che veramente ho da dirmi….. e poi ripartire alla grande!!!
Un abbraccione
Mi vien da dire che il training funziona, in effetti è una cosa stranissima, tutte le volte che ne comincio uno penso “ma come cavolo facciamo a fare fare questa roba a questi poveretti, è troppo intenso…?” poi durante le due giornate vedo le persone trasformarsi e aprirsi e alla fine so che abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Continuo a rimanere sorpreso.
Parte Barbara:
sono ospite della mail di roberto, dato che sono una troglodita della tecnologia (e non mettetevi a ridere) ho capito che per fare la facilitatrice come prima cosa mi servirà un corso di computer. A parte questo sono stati giorni bellissimi, gioiosi, felici e poco nuvolosi. E’ scoccata in me una scintilla che aspettavo da un pò e rafforza il mio percorso nello yoga. Abbraccio tutti i miei compagni di ventura, un grazie a Cristiano e a Pierre per questa piacevole contaminazione ed esperienza.
Con gratitudine, Barbara.
Parte Roberto(il segretario):
Già non sapevo tener dietro ai conti prima, figuriamoci adesso! No, non è vero, credo che il segreto, sia stato quello di sciogliere la rigidità abbandonando il controllo; certo, ho potuto contare sulla discreta e mai giudicante presenza di Cristiano e Pierre, e superato il momento critico, procedere con leggerezza. Che esempio straordinario (e che silenziosa fatica), esserci solo quando è necessario! E che patrimonio inestimabile il fatto che ciascuno di noi abbia accettato di essere alchimia: così ora porto in dote non solo i miei sogni risvegliati, ma anche i vostri!
Anche i muli possono volare…
Roberto
io non conosco il gruppo.. ma mi piacerebbe saperne di più baci sara
Ciao Sara 🙂 che vorresti sapere ?
Ciao Sara, sono Pierre vivo a Ferrara, lavoro a Teatro e se vuoi contattarci scrivimi o dai un’occhiata al blog Ferrarese: http://ferraraintransizione.wordpress.com
ciao
Ciao tutti!
E’ stato il mio primo training da trainer, ho cercato di fare quello per cui mi sentivo più a mio agio, ho osato quello che sentivo ed ho seguito Cristiano che lo conosce benone (che fatica!), è stata una prima ricognizione mooolto intensa.
Mi è piaciuto molto lavorare insieme e sono certo che tutto abbia funzionato bene, accoglienza compresa, grazie a tutti, ma tutti eh!; sabato sera ero letteralmente meravigliato e felice per… non so ancora bene definire cosa ma lo ero… e forse mi basta questo 🙂
@ Cristiano: il giorno successivo ero a pezzi, però c’era una sensazione come di appagamento ma allo steso tempo molta energia positiva verso il futuro, una sensazione alla pancia? in tutto il corpo e nello spirito direi!
A distanza di giorni ho ancora nella mente la tua voce che ci guida.
Io la ricordo delicata, una specie di “ti accompagno ma solo se vuoi tu”, senza forzatura.
La visualizzazione di solito mi risulta difficile. Sono brava ad immaginare il disastro fuori e dentro di me, meno brava ad immaginare cosa di buono potrà succedere. E mi risulta difficile lasciarmi guidare. Io, in genere, non mollo il volante manco se so già dove mi porterà chi guida e non è solo una metafora.
In questi giorni sono tornata spesso lì dove ci hai portati e ho ritrovato la stessa quiete, la stessa sensazione di benessere. Bravo, sei stato perfetto e grazie, per me è stato un bel miracolo.
Bravissimi 🙂
Ciao a tutti, un caro saluto da Patrizia e Sara!!
Frullate, rimescolate, spaesate,incuriosite, grate, scombussolate… vi basta?
Siamo entrate in contatto con persone speciali (tutti voi) e con nuove conoscenze. Ancora mi emoziona pensare al vostro entusiasmo, alla vostra energia e al potere dei vostri occhi. Sono già nel pieno delle letture per poi pensare e riflettere con calma.
Patrizia
Due giornate proprio intense per me, tra l’emozione e la scoperta, non pensavo davvero! Mi hanno lasciato dentro un gran rimescolo, un gran magone che ancora non sanno bene dove sfociare, dove e come esprimersi; sono sicura però che in qualche modo, prima o poi, non riuscirò più a tenere dentro tutti questi germogli che avranno bisogno quindi di trovare sfogo in qualcosa di concreto, di sbocciare!
Io e mia mamma siamo state felicemente contagiate e se si continua con questa energia, voglia di fare, convinzione sicuramente tutta questo amore e pienezza si propagherà.
Sara
un caro abbraccio a tutti =’)
Vito Mancuso – La vita autentica
Dietrich Bonhoeffer, Che cosa significa dire la verità? (1942), in appendice a Etica, tr. it. di Aldo Comba, Bompiani, Milano 1983 pp. 310-311.
Il 30 gennaio 1933 Hitler sale al potere. Nello stesso anno il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, allora ventisettenne da poco docente di teologia all’università di Berlino, prende apertamente posizione contro la politica razzista del nuovo governo tedesco dapprima con una conferenza pubblica sulla questione ebraica nel mese di aprile, poi, in agosto, distribuendo un volantino con una dura critica a chi voleva espellere dalla Chiesa protestante tedesca i cristiani di origine ebraica. È l’inizio di un impegno a favore della giustizia per il quale avrebbe pagato con la vita. Nel 1936 gli ritirano l’autorizzazione all’insegnamento universitario, nel 1940 gli vietano di parlare in pubblico obbligandolo a notificare i propri movimenti alla polizia, nel 1941 gli proibiscono ogni forma di pubblicazione, infine il5 aprile 1943 la Gestapo lo arresta con l’accusa (fondata) di cospirazione. Passerà due anni nel carcere militare di Tegel a Berlino, per essere infine trasportato nel lager di Flossenburg dove verrà impiccato la mattina del 9 aprile 1945.
Prima di essere arrestato Bonhoeffer stava lavorando a un libro sull’ etica. È in questa prospettiva di ricerca che si inserisce un saggio intitolato Che cosa significa dire la verità?, di cui riporto il seguente brano: “Un maestro chiede a un bambino dinanzi a tutta la classe se è vero che suo padre spesso torni a casa ubriaco. È vero, ma il bambino nega [. . .]. Nel rispondere negativamente alla domanda del maestro, egli dice effettivamente il falso, ma in pari tempo esprime una verità, cioè che la famiglia è una istituzione “sui generis” nella quale il maestro non ha diritto di immischiarsi.
Si può dire che la risposta del bambino è una bugia, ma è una bugia che contiene più verità, ossia che è più conforme alla verità che non una risposta in cui egli avesse ammesso davanti a tutta la classe la debolezza paterna”. Bonhoeffer dice che una bugia, un’ esplicita negazione della verità e come tale un’ affermazione falsa (mio padre non è un ubriacone), può contenere più verità di un’affermazione in sé vera (mio padre è un ubriacone). Con ciò egli profila una Concezione della verità a più dimensioni, per illustrare la quale mi permetto di proseguire l’esempio. In quella classe ci sono due ragazzi che abitano vicino all’interrogato e sanno perfettamente come stanno le cose. Uno di loro, per amore di precisione, si alza in piedi e dice di conoscere benissimo qual è la realtà dei fatti, ossia che il padre torna Spesso ubriaco. L’altro, però, interviene dicendo che non è per nulla così, i1 ragazzo che ha appena parlato si sbaglia perché confonde il padre del ragazzo interrogato con un altro uomo, e lui, che abita proprio lì accanto, può garantire che le cose stanno effettivamente così. Chi tra questi due ragazzi dice la verità? Il primo ricorda la figura di “colui che pretende di dire la verità dappertutto, in ogni momento e a chiunque”, ma chi agisce così “è un cinico che esibisce soltanto un morto simulacro della verità”. Il secondo personifica una concezione secondo la quale ..il rapporto umano è più importante della descrizione oggettiva di come stanno effettivamente le cose, una concezione della vita al vertice della quale c’è la relazionalità dell’ essere e che individua il criterio decisivo nell’ incremento della qualità de1le relazioni. Nel primo caso la verità è qualcosa di statico, è un dato di fatto: il padre è ubriaco punto e basta, poche chiacchiere. Nel secondo caso la verità è qualcosa di dinamico, più esattamente di relazionale, che sa collocare il dato di fatto dell’ubriachezza del padre nel contesto più ampio di un figlio costretto a riconoscerla pubblicamente di fronte al maestro e ai compagni di classe e che per questo, negandola a un primo livello (quello dell’ esattezza), la serve a un livello più alto (quello della relazione). Nel primo caso la verità si dice, si riconosce, si dichiara, si professa. Nel secondo caso la verità si fa,si attua, si realizza, si costruisce. Nel primo caso la verità è un dato, una tesi, una dottrina, un dogma. Nel secondo caso la verità è un processo, un evento, una relazione, un sistema. Nel primo caso chi nega la verità dice un’eresia. Nel secondo caso chi nega la verità agisce ingiustamente. La seconda prospettiva è quella di Bonhoeffer, e anche la mia. Scrive il grande teologo che “la parola veridica non è una grandezza costante in sé: è vivente come la vita stessa. Quando essa si distacca dalla vita e dal rapporto concreto con il prossimo, quando qualcuno dice la verità senza tenere conto della persona a cui parla, c’ è l’ apparenza ma non la sostanza della verità”. Era anche la posizione di Gesù, per il quale la verità è una grandezza che si fa, non una dottrina che si professa, e per questo diceva “chi fa la verità viene alla luce” (Giovanni3,21).
Forse inizia a risultare chiaro che la verità non si dà senza lavoro umano, il lavoro di chi ama il bene e la giustizia e vuole realizzarli anche a costo,di pagare un prezzo, come probabilmente sarà stato il caso del secondo ragazzo per aver perso i favori del maestro. La verità è qualcosa che si muove, esattamente come si muove la vita, perché la verità è la vita buona, la vita autentica. La figura più alta della verità è quella del bene e della giustizia, verità come bene e giustizia per gli uomini. Verità è un concetto integrale, che riguarda tutte le dimensioni umane. Questo concetto di verità è in grado di contenere in sé anche il negativo, anche il falso e l’errore, ed è davvero universale. Viene alla mente il motto episcopale del cardinale Carlo Maria Martini: “Pro veritate adversa diligere”. Ne viene che la verità si attinge solo superando il piano immediato dell’ essere, quello dell’esatto e del suo contrario. La verità supera il piano immediato dell’essere, supera “questo mondo”, e risulta una costruzione spirituale, una creazione sovra-naturale (non sovrannaturale, nel senso miracolistico di violazione delle leggi fisiche ma sovra-naturale nel senso che al dato naturale si aggiunge il lavoro dello spirito umano). Un maestro chiede a un bambino davanti a tutta la classe se suo padre è alcolizzato. La verità è che lo è, ma il bambino risponde di no. La sua affermazione però non è una menzogna, ma una custodia a un livello superiore della verità, di una verità che non è riducibile all’esattezza, ma che è anche misura, giustizia, bene, bellezza, decoro. E i1 compagno che lo contraddice per ristabilire la verità oggettiva dell’alcolismo del padre non serve la verità ma ne fa un uso cinico, magari per fare bella figura davanti al maestro, e così la tradisce. La verità si attinge solo quando si ha a cuore l’intero. Essa non è solo esattezza, ma soprattutto bene e giustizia, cioè saggezza nell’utilizzazione del dato esatto. La verità è molto più che esattezza, perché l’esattezza dice solo un aspetto particolare della realtà. La verità invece è l’intero delle relazioni, e in essa si può entrare solo mediante l’adeguazione della nostra intelligenza e della nostra volontà alla totalità del reale, un’ adeguazione che richiede grande intelligenza emotiva e grande umiltà.
giusto giusto ieri sera ero avvinghiata ad un pensiero ossessivo sul segreto e mi chiedevo come si fa ad essere autentici se segretamente si hanno comportamenti ritenuti socialmente inaccettabili, ecco, appunto, oggi trovo tutta questa riflessione……bè, grazie Roberto, questa riflessione è una bella risposta alle mie domande ossessive.