Com’è andata a Portogruaro

A Portogruaro (VE), è andata benissimo, ma talmente bene che il giorno dopo il Ttalk ho visto apparire il Porto di Transizione tra le iniziative ufficiali italiane…

Sala piena, circa cinquanta persone arrivate dai paesi della zona ma anche, pare, da piuttosto lontano sui monti, che si sono fermate fino alla mezzanotte nonostante la data infrasettimanale. C’erano membri del GAS e del gruppo di decrescita (che sta lavorando in sinergia – anzi, a volte sono le stesse persone, per cui come lo vogliamo chiamare? sta lavorando con una doppia identità? insieme al gruppo guida), il fondatore della Banca del Tempo (aka “il signore del tempo”) e, in incognito tra il pubblico, nientepopodimeno che dei guerrilla gardeners!!

Il fatto di avere molte persone già sensibili non ha certo voluto dire farsi mancare un bel dibattito alla fine del talk, con molti interventi e richieste di approfondimento sul tema caldo dell’energia, e continui richiami al “cuore” della transizione, al quel sentire di voler abbracciare il cambiamento con o senza costrizioni materiali. Le quali però mettono urgenza, e ci fanno venire voglia di aprire il dialogo anche con chi non la pensa necessariamente come noi dal punto di vista etico, o solidale, o come volete chiamarlo.

Da parte mia, due parole sul “rango”. Una delle cose che più mi piace quando tengo incontri di transizione è la consapevolezza che, se anche come relatore sto prendendo il “potere” sulla sala per il tempo di un intervento, il vero potere di scatenare risposte locali e collettive sta nel gruppo che ho davanti. Per questo cerco sempre di finire gli incontri con attività che restituiscano il rango che per una sera quella tal comunità mi ha concesso. In questo caso, a Portogruaro, è stato proprio così, e a metà del dibattito sarei potuta tranquillamente scivolare via, mentre la conversazione proseguiva animata, arricchente e incredibilmente civile, tra i cittadini di quel pezzo di Veneto.

Belli gli interventi di Stefano Soldati (La Boa è da quelle parti) sulla permacultura e sul buon senso, sulla cultura contadina e sulla necessità di riconoscere agli agricoltori il ruolo di “fare ambiente”, e altrettanto interessanti i blocchi incontrati da chi agricoltura – estensiva, a mais e soya, nella grande pianura del grande fiume – la fa e la vive (alle volte, la subisce) da generazioni.

Tre  cose carine viste a PortoG: 1) per riscuotere il pagamento extra per l’uso di buste per la raccolta dell’indifferenziato, usano i distributori automatici stile snack e bibite. 2) hanno il bikesharing più low-tech che abbia mai visto, invece di complicati (e immagino costosetti) sistemi di codici e carte magnetiche, basta passare in Comune a prendere una semplice chiave. Probabilmente l’orario limitato di apertura dell’ufficio addetto limita un po’ la fruibilità del sistema ma mi sembra un passo in una direzione interessante. 3) Vicino al fiume c’è una scultura che “immortala” l’inquinamento con bottiglie di plastica che fanno le giravolte in una cascata di plasticume e acqua illuminata molto evocativa.

E infine 4) hanno un molino ad acqua, in pieno centro, perfettamente funzionante. Ma produce, o potrebbe produrre, corrente?

5 commenti
  1. valentino
    valentino dice:

    i mulini potrebbero fornire corrente …e c’è un progettto fatto dalla Banca del Tempo che giace da qualche parte…. lo metteremo nei progetti da ultimare come Transizione…..bravissima Deborah efficace e solare…

  2. Valeria
    Valeria dice:

    Portogruaro è una terra fertile: di persone idee e capacità! e inoltre è terra di bonifica! Grazie Deborah !!!

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