com’è andata… a Sociologia (per tacer di Palombara e Urbania!)

Perioduccio intenso per le attività di Transizione – oltre che per i mercati finanziari – e non ho fatto in tempo a scrivere né del partecipatissimo TDay di Palombara Sabina né delle mie impressioni su Nicole Foss a Urbania. E me lo si perdonerà!

Ma non sarei perdonata, questo è certo, dai miei conterranei perugini se tacessi dell’incontro di stamattina a Scienze Politiche, corso di Sociologia, con le matricole del corso del Prof. Santambrogio (ve lo dico io, che è un “professore in Transizione”, o aspettiamo che si dichiari lui??). Anzi, sono io che non me lo perdonerei, perchè non capita (ancora) tutti i giorni di parlare di questa roba nelle aule universitarie…

L’incontro, vi confesso, è stato esaltante… ma anche frustrante. La frustrazione, purtroppo, deriva da un fondamentale e difficilmente scardinabile problema nella progettazione stessa delle aule universitarie e quindi, in fin dei conti, dell’università-istituzione in quanto tale, almeno nella presente incarnazione, e almeno qui. Immaginate: aule grandissime, fredde, nella classica conformazione ad anfiteatro che obbliga un certo tipo di comunicazione: uscire dalla dinamica della lezione frontale è impedito in tutti i modi. Frustrante, quando sia chi doce (io) che i discenti (un nutritissimo e interessato gruppone) vorrebbero trovare modi di incanalare energia ed informazioni in qualcosa di più interattivo. Tocca affrontare la proposta di una riprogettazione piuttosto radicale dell’università in transizione. Fine della lamentela.

Le cose esaltanti sono state molte. Tra le più (per me) stupefacenti, il fatto che alla mia provocazione “dite ai vostri professori che volete imparare l’Open Space!” la risposta sia venuta da un’altra docente, di Diritto Pubblico, presente in sala: l’avevano già messo in programma!

Transizionari e facilitatori d’Italia, prego rileggere la frase precedente.

All’inizio dell’incontro, ho chiesto agli studenti quanti conoscessero il cambiamento climatico (molti), le città di transizione (nessuno) e il picco del petrolio (NESSUNO). Questo ha fatto sì che una grossa fetta dell’incontro fosse dedicata appunto al nostro caro amico peak oil, per cui ecco, posso dire che oggi nel mondo ci sono un centinaio di persone in più che ne hanno sentito parlare.

Posso anche darvi delle statistiche approssimate su quanti studenti di sociologia sanno fare il pane (2%), cucirsi i vestiti (1% scarso), hanno orti (incoraggiante, tipo 20%) e amano restare a fare domande sulla decrescita e la transizione dopo la lezione (un bel 10%). Domande pratiche e teoriche di ogni sorta, che mi fanno pensare alle facoltà italiane (se ce ne lasciano qualcuna umanistica attiva, gentilmente) come un grandissimo bacino per approfondire la ricerca sulla transizione – insomma mi aspetto di vedere diverse transition-tesi tra qualche annetto!!

Grazie ancora al Prof. Santambrogio che accetta, apparentemente senza scomporsi, di avere nella sua aula cimbali tibetani, momenti di caos condiviso, e foto di gente che pianta il rosmarino.

2 commenti
  1. deborah
    deborah dice:

    La ragazza che ha organizzato un GAP e che fa gli incontri civici a Perugia mi scriva che vorrei far incontrare presto il suo gruppo con il nostro di San Marco!

  2. glaucodona
    glaucodona dice:

    Bene, ora che ho riletto quattro volte la frase sull’OST all’universita’ di Perugia cosa devo fare… piangere che’ non sono piu’ in eta’ universitaria:-((((((

    Vabbene, ci mandero’ i miei tre figli..:-)

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