Transition Culture : Ecco tre ingredienti. Ora avvia un’iniziativa.
Salve a tutte/i,
volevo segnalarvi questo articolo pieno di spunti pubblicato il 13 Marzo da Rob Hopkins su Transition Culture. Se è vero che i vecchi paradigmi hanno sostanzialmente fallito nel creare un mondo vivibile, sostenibile e dove possiamo cercare liberamente di soddisfare i nostri veri bisogni in accordo con gli altri esseri umani, è anche vero che forse buttare il bambino con l’acqua sporca non è la cosa giusta da fare. In tutti i “pensieri”, probabilmente, c’è qualcosa che vale la pena di prendere in considerazione. Ad esempio il punk, che potrebbe essere visto piuttosto male come fenomeno dai più, ha in sé idee straordinarie.
L’invito di Rob Hopkins è: se vogliamo il coinvolgimento delle persone nel processo, non dobbiamo aspettare di essere già “imparati”. Si parte con quello che c’è: passione, consapevolezza dell’importanza del momento, amore.
Buona lettura.
Ecco tre ingredienti. Ora avvia un’iniziativa.
Di Rob Hopkins. 13 Mar 2012
Traduzione da Transition Culture di Massimiliano Rupalti (su segnalazione di Pierre “Pingus” Houben)
– Questo è un accordo –
Mi sembra di aver fatto un sacco di discorsi nelle scuole di recente. Ne ho fatto uno la scorsa settimana nel quale ho mostrato alcune clip di ‘In Transition 2.0‘ ed ho parlato di ogni sorta di storie provenienti dalle Iniziative di Transizione nel mondo. E’ stato anche il primo che abbia fatto, durante il quale nessuno stava digitando messaggini in fondo alla classe, il che è stato un bel cambiamento (quello di assicurarsi che nessuno di loro abbia un segnale di telefonia mobile potrebbe essere un modo sicuro per alzare gli standard educativi nelle scuole? Un po’ radicale). Una delle domande che mi hanno fatto è stata su come è iniziata la Transizione, una domanda che mi pongono ancora con allarmante regolarità. Questo mi ha fatto pensare alla questione di come far partire le cose.
Parlando in seguito con gli studenti, ho percepito che c’è molto nervosismo su come far partire le cose. Potrebbero fallire e farvi sembrare ridicoli. O, piuttosto, che c’è la sensazione che devi sapere che qualcosa funziona prima di cominciarla. La Transizione è la prova vivente che non è così. Ripensando a questo tornando a casa in un treno stipato per Reading, ho pensato che l’avvio della Transizione, nel 2005/6 ha richiesto, col senno di poi, una ricetta particolare, di cui, io e gli altri coinvolti in quella fase, eravamo ampiamente inconsapevoli in quel momento:
. Essere mossi profondamente dalla dimensione della sfida e voler fare qualcosa per questo ora
. Un po’ di vecchio spirito punk ‘fai da te’ (do it yourself), almeno per me.
. Una convinzione ingenua che, per le parti che non sapevamo come fare, qualcun altro sarebbe arrivato ad aggiungerle nella miscela
. Una sconsiderata mancanza di coscienza di sé nell’ammettere che c’erano grandi parti di questa che non avevamo ancora capito, avevamo fiducia sarebbero emerse col tempo
. Alcuni co-creatori davvero splendidi e pazienti che sono arrivati molto presto
. Una sensazione istintiva che ci fosse bisogno di una risposta sostenuta dalla compassione piuttosto che dalla sopravvivenza
. Una visione sostenuta non da idee astratte ma da cose che avevo già visto in pratica nelle fattorie, negli orti, nelle case della gente
. Essere preparati alla possibilità che se fosse andata del tutto male non sarebbe stata la peggior cosa al mondo, insieme a
. Una appassionata convinzione che questo fosse quello a cui volevamo dedicare il nostro tempo, la nostra creatività e passione e che eravamo preparati a dedicargli gran parte della nostra vita, energia e cuore
Mentre stavo lì a rispondere alle domande degli studenti, mi è tornato in mente uno dei migliori esempi di tutto questo, specialmente la parte punk del ‘fai da te’, che ho visto la prima volta all’età di 14 anni e ha parzialmente formato il mio atteggiamento verso la vita da allora.
Viene da una delle prime, e più classiche, fanzine punk, chiamata ‘Sniffin’ Glue’ (sniffare colla). Le fanzine, per chi fosse troppo giovane per ricordare una cosa simile, erano i blog di 30 anni fa, dove i ragazzi (prevalentemente) avrebbero riversato materiale terribilmente autoindulgente sulle bands che amavano, il taglio dei capelli, la politica, il loro film preferiti e così via, su macchine da scrivere da quattro soldi, rimescolate con immagini e cose varie, fotocopiate e vendute da mani sudate ai concerti. “Vuoi comprare una fanzine?” era diventata una frase che si sarebbe sentita molte volte durante un concerto, da una gioventù occhialuta con una borsa piena sulle spalle.
– Dettaglio dell’immagine dalla prima pagina della fanzine “Underground” n° 3 del 1985 –
Le amavo. In effetti ne ho ancora alcune . Titoli come ‘Vague’, ‘Communication Blur’, ‘Hungry Beat’, ‘Attack on Bzak’ ed una delle mie favorite, ‘Are you scared to get happy’? Erano rozze, passionali e usa e getta. Contenevano anche, occasionalmente, alcuni dei migliori scritti che abbia mai letto fino ad oggi. Ma torniamo a ‘Sniffin’ Glue’. Ero leggermente piccolo per averla vissuta in realtà, visto che avevo solo 9 anni quando veniva pubblicata, ma questa pagina in particolare è stata così tanto celebrata da essere spesso ristampata su altre fanzines. Eccola.
– Questo è un accordo… questo è un altro… eccone un terzo… ora forma una band! –
Ciò che amo in lei è il fatto che catturi lo spirito che risplendeva nel punk. Mentre molti potrebbero ricordarlo per le stupide acconciature, dischi da quattro soldi e gente che si sputava a vicenda, per me ha sempre avuto a che fare con il ‘fai da te’. Non ti piace la stampa musicale? Fai una fanzine. Non ti piacciono i dischi che ascolti? Metti su un’etichetta discografica. Non ti piacciono i vestiti che trovi in vendita? Fatteli tu.
In relazione alla mia lista qua sopra, questa pagina di Sniffin’ Glue coglie questo. Datti una mossa. Tre accordi sono sufficienti per farti partire, ne raccoglierai altri mentre sei sulla strada. La tua passione, il tuo amore per la musica, la tua energia, sono molto più importanti della tua abilità tecnica. Ho visto delle bands che raramente conoscevano più di tre accordi da mostrare (ndT – dai Velvet Underground ai Jesus and Mary Chain passando per i Sex Pistols, solo per fare qualche esempio più noto), ma in qualche modo tutto si teneva insieme, c’era una tale determinazione e intento, un tale AMORE per ciò che stavano facendo… Amo tutto ciò.
Per me, la Transizione all’inizio erano tre accordi, una bella melodia nel cuore e il desiderio di provare a vedere se potevamo suonarla. E’ una metafora utile per gli studenti ai quali stavo parlando, quando mi hanno chiesto come potrebbero far partire la Transizione nel luogo in cui vivono. In termini di Transizione, potremmo dire “ecco tre ingredienti di Transizione, ora formate un gruppo”. Forse i tre ingredienti, quelli chiave per per farvi partire, sono mettersi insieme come gruppi , formare un gruppo iniziale e organizzare incontri efficaci (va bene, sì, lo so che sono due ingredienti ed un attrezzo, se proprio volete essere pignoli). Sono pochi ingredienti e molto potenti per farvi iniziare.
Sono sufficienti per farvi muovere, mettere le basi e fare qualcosa piuttosto che aspettare che altri lo facciano. Vi fanno iniziare qualcosa, costruire qualche solida base, e iniziare a creare il senso che qualcosa stia accadendo, che arriverà ad altri e che vi spronerà a iniziare ad attrarre altri ingredienti a quanto state facendo. Attirerete nuovi ingredienti quando sentirete di averne bisogno, avrete creato qualcosa che ha l’energia dell’auto-organizzazione per questo. Ecco perché la formazione ed il lancio di un Iniziativa di Transizione si focalizza sui pochi ingredienti iniziali piuttosto che sull’intero viaggio. Cominciate dall’inizio e crescete da lì.
Naturalmente nella realtà le cose sono un po’ più complesse di così, ma secondo me ciò che conta è il sentimento di ciò che è possibile. L’idea che abbiate bisogno di diventare dei musicisti virtuosi prima di formare una band, probabilmente terrà il 99% della gente lontana dall’idea stessa che possa fare musica. L’idea che abbiate bisogno di padroneggiare non più di tre accordi per cominciare, rafforza ed arricchisce. Allo stesso modo, l’idea che dobbiate studiare facilitazione, Permacultura, Transizione, gestione del cambiamento, pianificazione e così via per arrivare ad un livello smagliante prima di far partire un’Iniziativa di Transizione, significherebbe che solo poche persone si farebbero coinvolgere. Quindi, invece, ecco tre ingredienti, ora formate un’Iniziativa di Transizione. Mi sembra che sia il miglior consiglio che possa dare ad una classe piena di studenti entusiasti.
Potete trovare altro sugli ingredienti di Transizione sia in ‘The Transition Companion‘ sia nella pagina degli ingredienti sul sito Web del Transition Network.
spettacolare spirito Punk!