Com’è andata in Sicilia

sicilia

Agli occhi di un “padano” come me, ogni volta la Sicilia si presenta come un’avventura intensa, meravigliosa, affascinante e anche terribile. Il programma preparato da “LaManu”, boss, ospite e guida dei quattro giorni trascorsi tra Catania, Messina e Siracusa, era serrato e denso… lei è una dolce e inarrestabile macchina da guerra, io non c’ho più il fisico (che tengo una certa età), ma in qualche modo ce la siamo cavata, mi pare…

Come sempre (e risulta sia una costante in ogni percorso transizionista) abbiamo mangiato, tanto. Una carrellata di cose meravigliosamente buone, tradizionali e a filiera corta, orgogliosamente servite in una varietà di locali che esprimono con forza la vitalità intrinseca di questi territori. La Transizione fa ingrassare, diciamocelo.

La scuola dei perdenti?

La ragione principale per questa “gitarella” era un workshop da tenere ai ragazzi di una scuola professionale di Messina. Visto che l’indirizzo seguito dai ragazzi coinvolti era di tipo commerciale, “LaManu” e il team di AnimaMundi avevano proposto un percorso “Green Jobs” e il mio coinvolgimento rappresentava uno dei tentativi di rifuggire il più possibile da ogni deriva di greenwhashing e introdurre qualche idea nuova.

I ragazzi (li vedete nella foto sopra e qui sotto) sono entrati nell’attività con poche aspettative, con quella faccia da “oggi mi tocca questo” che è ragionevole aspettarsi in una situazione di questo genere. Le mappe polari all’inizio del mio laboratorio hanno mostrato chiaramente che stavamo maneggiando argomenti di cui sapevano poco o nulla e di cui a loro importava poco o nulla.

12992374_10208409978460589_292119924_n

Nonostante questo, durante il percorso, mi e sembrato che l’interesse e il coinvolgimento sia progressivamente aumentato, che abbiano afferrato bene la maggior parte dei concetti e che siano arrivati a gestire ragionamenti anche abbastanza complessi. L’attività finale del secondo giorno era basata su un semplice schema usato da Peter Senge ed è stato piuttosto gratificante vedere che in un tempo così breve avevano imparato ad usarlo.

Senge lo propone (The Necessary Revolution – 2008 – cfr. pag. 21) come prima porta d’accesso al pensiero sistemico e loro l’hanno attraversata senza sforzo, e credo che fossero anche abbastanza soddisfatti di esserci riusciti. Forse si sono riappropriati di una briciola del loro valore, mi è sembrato di cogliere qualche segno di ritrovata autostima. Lo spero.

Startuppers e FIL

Il primo giorno, prima di cominciare il lavoro a scuola, Manuela mi ha coinvolto in due delle mille attività che si sviluppano all’interno (meglio dire intorno?) all’Impact Hub di Catania. In primo luogo mi è stato chiesto di dare qualche feedback su tre progetti di startup in corso di elaborazione e son cose che spesso mi fanno tremare i polsi.

Quando si prendono dei gggiovani e gli si chiede di creare innovazione, spesso non si fornisce nessuna indicazione seria sugli scenari futuri riguardanti economia e risorse. I risultati sono a volte sconcertanti (di qui la tremarella). Ma… non era questo il caso. I tre progetti dell’acceleratore Vulcanic erano roba seria. Manuela li aveva avvertiti che il mio lavoro consiste principalmente nel deprimere la gente (certo che mi son fatto una bella fama) e che avrei potuto essere molto critico, ma non è stato necessario perché la qualità era alta e le idee interessantissime.

Anche questo è molto bello, non mi pare ci sia un problema di qualità del pensiero tra nord e sud, da questo punto di vista non c’è ritardo, anzi, questi progetti mi sono sembrati più “smart” e consapevoli di altri visti in altre occasioni anche nelle vetrine europee. Bravi, attenti, focalizzati ‘sti gggiovani… bello no? Insomma, ho detto quello che potevo e spero che qualche indicazione possa diventare utile, vedremo cosa combineranno e comunque un grande in bocca al lupo a tutti loro (nella foto sotto la fase in cui tento di spiegare ai ragazzi in 10 minuti cosa fa un transizionista professionista, missione fallita… credo).

Nuova nota

Subito dopo si è passati a discutere del FIL festival (Festival della Felicità Interna Lorda). L’edizione 2016 è in fase di gestazione e le organizzatrici (tutte donne) erano in cerca di un’idea centrale attorno cui fare ruotare questa terza edizione. Un bel brainstorming al quale ho potuto partecipare… e pare che, alla fine, un tema centrale e un titolo lo abbiamo trovato, ma non dico niente che non vorrei rovinare la sorpresa… a dicembre si va in scena.

E poi il talk

Frullando tra Messina a Siracusa io e “LaManu” eravamo un po’ cotti. Il lavoro con i ragazzi alla mattina, un pranzo alle 3 del pomeriggio, e la corsa fino a Ortigia con gli occhi che si chiudono. Fuori c’era il sole forte, nei giorni precedenti sembrava luglio inoltrato con 35°C e tutti (gli altri) a fare tuffi in mare e bagni di sole. In qualche modo siamo arrivati, ma all’ora prevista non c’era quasi nessuno, avevamo un po’ di tempo per rallentare mentre si radunavano i partecipanti. Il bike caffè è in una piazzetta molto carina, un posto ideale, ci siamo riuniti nella ciclofficina e abbiamo cominciato.

13045590_10208409978700595_1337134083_n

Come sempre, anche qui nessuno era pronto, ho fatto una versione “morbida” esplicitando per bene solo il problema “clima” e toccando appena gli altri, ma le “faccine” di chi ascoltava parlavano chiaro: non ci rendiamo ancora ben conto dei guai in cui ci siamo cacciati, nemmeno tra persone così dette “consapevoli” (ovviamente chi viene a sentire me non può essere considerato cittadino medio e sprovveduto).

Abbiamo continuato a parlarne anche dopo, in modo informale, tra i bimbi che giocavano, crostini e qualche bicchiere di birra o di altro. Gente interessante, davvero un bel capitale umano… incontro ormai solo gente così, rimane una schiacciante minoranza (?) ma è bello che ci sia.

E poi?

L’ultima giornata l’abbiamo destinata al turismo, trotterellando pigramente tra Catania e dintorni, e ai ragionamenti sul futuro, io Manuela, poi un suo amico ora assessore in una città difficile dove la missione di “rimettere le cose a posto” appare quasi impossibile. È innegabile, qui c’è un potenziale incredibile, tantissimo movimento, rete, contatti e milioni di ostacoli. Ma a ben guardare ovunque vedi come potrebbe essere bello il mondo degli umani se solo si decidessero a goderselo…