Costruire un’economia alternativa in 3 ore ?

Possono 370 persone costruire la visione e la base per un’economia alternativa in un mondo post-transizione ? Ebbene sì. Questa incredibile magia si è manifestata domenica scorsa durante la Transition Network Conference. Vorrei quindi condividere questa esperienza di come può essere usata la creatività e un pizzico di sana follia per fare questo. Anche perché quello che ora frulla in testa è: come, dove e in che contesto potremmo sperimentare analoghi strumenti in Italia ?

Anche un racconto con foto non renderà giustizia a questa giornata super-creativa e straordinaria dedicata a costruire un paradigma economico diverso – bisognava esserci. Ma ci provo lo stesso ….

Domenica mattina, arrivo al Bac (la sede della conferenza) verso le 9.30. Tutti i partecipanti sono ancora radunati nell’atrio a chiacchierare e scambiarsi idee (sulla transizione e non). Non ci fanno ancora entrare nella Grande Sala (enorme teatro storico che ospita in genere i conferenzieri e le attività principali) – c’è mistero, i vetri delle porte sono state rivestite di carta per non far sbirciare nessuno. Gli ultimi preparativi si stanno svolgendo. E poi si aprono finalmente le porte, entriamo nella sala rigorosamente vuota, c’è solo un nastro rosso sospeso a un metro di altezza che separa gli spazi. Ci comprimiamo tutti quanti nel piccolo spazio dietro il nastro rosso. Una musica di Vangelis ci accompagna e inizia il nostro viaggio nel tempo ….

Conto alla rovescia e il nastro viene tagliato e possiamo oltrepassare la soglia che separa il presente dal futuro, un futuro nel quale costruire l’economia e la vita di una “Transition Town Anywhere” (ovunque essa sia). Iniziamo ad esplorare lo spazio – a sentirlo – a vedere e notare tutti i “transition-nauti” che condivideranno questa avventura. Due hostess con un nastro di carta definiscono quello che sarà il fulcro o il cuore economico della nostra città in transizione immaginaria: la vibrante strada principale. Ora veniamo invitati a cercarci il nostro posto personale – la nostra casa – – c’è chi si colloca vicino alla strada e c’è invece chi preferirà stare più in periferia (come me). Ogni persona riceve una lavagna (in totale sono 384 lavagne che saranno utilizzate in vari modi) e con il gessetto demarca sul pavimento i limiti delle propria casa (la mia ha i contorni di un fiore). Ognuno scrive poi sulla lavagna il proprio nome e una cosa che considera importante nella sua vita e poi tutti partiamo per la nostra prima esplorazione per notare i messaggi lasciati da tutti gli altri della nostra nascente comunità …..

E ora è tempo di fare le prime connessioni – ci incontriamo quindi con un nostro vicino (a casa nostra oppure casa sua) e come buoni vicini facciamo due chiacchiere su un tema che ci viene suggerito dal retro della lavagna (famiglia, comunità, amicizia, perdita, ecc.) e poi scriviamo sulla lavagna “ho sentito una storia di ….” e altro viaggio per vedere i messaggi degli altri.

Ora la relazioni si ampliano e la coppia di vicini si mette insieme con altre 3-4 coppie per formare dei piccoli gruppi di vicinato do 8-10 persone. Ora inizia un nostro piccolo lavoro di gruppo che consiste nel concertare quali sono le cose importanti per le singole persone e come vorremmo interagire e lavorare insieme come gruppo.  Ogni gruppo quindi definisce con parole o in modo grafico i propri principi sulle lavagnette e nuovamente partiamo per l’esplorazione per vedere cosa è successo dalle altre parti della comunità.

Lasciamo quindi il nostro gruppo e ognuno parte per un viaggio individuale verso una delle aree tematiche poste sulle pareti su una carta opaca nera: Cibo, Beni e Servizi, Comunicazione e mobilità, Celebrare e Creare, Salute e Benessere, Scuola e Università, Educazione informale, Finanza comunitaria, Governance) e lascia scritto un messaggio oppure un consiglio ….

E ancora una volta siamo chiamati a circolare tra le idee e infine posizionarci vicino a quell’area tematica verso la quale pensiamo di nutrire (anche solo per quel particolare giorno) una certa attrazione e affinità. Ogni persona scrive quindi sulla lavagnetta personale il proprio possibile “mestiere”.  Ci guardiamo e formiamo dei gruppetti di mestieri affini per costituire una piccola impresa sociale o cooperativa.

Ogni gruppo imprenditoriale definisce nome e statuto e i propri scopi (cosa fa, chi ci lavora, se a titolo gratuito oppure no, a chi serve, perché contribuisce alla resilienza, ecc.) e poi va “dall’hostess dello spazio” per farsi assegnare la propria ubicazione sulla “Highstreet”

E qui arriva la parte più bella – le idee d’impresa prendono “corpo” e ogni gruppo costruisce un modello tridimensionale della propria impresa da collocare sulla strada principale. Cartone, carta e altri materiali in brevissimo tempo si trasformano in vere e proprie opere d’arte ed esprimono le idee con tanta creatività.

Ed ecco quindi comparire ….. UN INCUBATORE PER IMPRESE VERDI …..

e un HUB PER CO-WORKING E CONNESSIONI ……

oppure ….CENTRO DI COLLOCAMENTO DEL BEN-ESSERE ….

e anche un  ….  NEGOZIO DI BARATTO …..

e anche … UN CENTRO DI TURISMO E ACCOGLIENZA DIVERSO …

e tra gli altri vediamo …. i fantastici “WANDERING WONDERS” che si occupano di celebrazione collettiva ….

In questa immaginaria città del futuro si parla, si canta e si balla – si scambiano idee e competenze e si crea un mondo diverso possibile – qui sono state create circa 30 idee d’impresa che curano i nostri bisogni di cibo, mobilità, salute, scambio, stare insieme, ecc. A gruppi visitiamo la meraviglia che da uno spazio vuoto si è materializzata in così poco tempo – ne siamo commossi !

E come tutte le cose nuove che nascono (anche se solo per breve tempo) le celebriamo: con un’enorme chiave apriamo la nostra città dei sogni per passare il nostro momento di pranzo (reale !).

Poi, questo viaggio, come è iniziato si conclude: torniamo dal nostro vicino iniziale nell’esatta posizione da dove è partita la nostra avventura collettiva e facciamo delle brevi riflessioni insieme. Ed arriva il momento di uscire da questa magica dimensione e tornare al 2012 e lo facciamo tornando nella parte della sala che stava dietro il nastro rosso – conto alla rovescia – e …. puff ….. la magia svanisce ma …. le possibilità rimangono concretamente nel nostro cuore ….. con la fiducia di poter creare qualcosa di simile anche nella nostra realtà. E …. naturalmente mettiamo a posto tutto ‘sto casino creato e ripristiniamo uno spazio vuoto e pulito. (in neanche 20 minuti ! la potenza della collaborazione ….)

E’ stato davvero un’esperienza potente ed efficace e per me ha costituito il “highlight” della conferenza. Naturalmente sono successe anche tante altre cose – come dei workshop stimolanti oppure un ricco open space con 60 proposte di discussione.

Sicuramente il tema “costruire resilienza in tempi straordinari” ha avuto un’utile chiave di lettura dalla prospettiva economica. A tale proposito tutto il progetto Reconomy  – nato come costola del Transition Network per creare “imprese di transizione” – sarebbe da esplorare per trovare modi di creare qualcosa di analogo anche qui in Italia. Pronti ?

9 commenti
  1. Giorgio
    Giorgio dice:

    Grazie del racconto.
    Siete dei magnifici pazzi.
    No, mi rendo conto di non essere assolutamente pronto ma ci sto lavorando con passione e sono certo che la lettura del reconomy porterà ulteriore ispirazione e speranza.

  2. Patrizia
    Patrizia dice:

    ho trovato solo ora il tempo di leggere quello che a parole fra le tante divertenti, stimolanti, hai accennato sulla magica boat ieri con Rob…ora mi metto a studiare tutti i documenti disponibili e dai partiamo anche noi con Reconomy Italy!

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