Spunti per facilitare il cambiamento 1

Les Robinson su Changeology, passaggio di scala e soluzioni che “attaccano”

Da “Transition Culture”. Traduzione di MR

Changeology

Uno dei libri che ho letto di recente e che aveva intuizioni utili da offrire per la nostra attuale discussione sul passaggio di scala è stato Changeology, di Les Robinson, sottotitolato “come fare in modo che i gruppi, le comunità e le società facciano cose che non hanno mai fatto prima”. Sembra proprio la cosa giusta. E’ un libro sulla creazione di soluzioni per il cambiamento sociale che attecchiscano e gran parte di esse risuonano con la Transizione. Sono riuscito ad incontrare Les poco prima che partisse per un campeggio di 8 giorni ed ho cominciato chiedendogli di presentarsi ai lettori che non si sono mai imbattuti prima nel suo lavoro.

“Un tempo lavoravo per una piccola compagnia di vendita a Sidney, progettando campagne pubblicitarie per portare le persone a riciclare, a compostare i propri rifiuti, a non fumare di fronte ai propri figli, a non dare il meglio di sé dopo l’ultimo bicchiere, quel tipo di cose. Circa 15 anni fa ho avuto una rivelazione, quando mi sono reso conto che usare la pubblicità per cambiare il comportamento era probabilmente uno spreco di tempo, perché la pubblicità, dopotutto, non mi aveva mai fatto cambiare comportamento. Quindi, cosa poteva farlo? Mi sono reso conto che quando ho adottato nuovi comportamenti nella mia stessa vita, stavo scegliendo comportamenti che pensavo avrebbero migliorato la mia vita e che sembravano sicuri e controllabili. Le ragioni non sembrava che contassero granché, era più una cosa dell’immaginazione, dell’essere capace di visualizzarmi mentre vivevo il sogno. Quindi è stato questo l’inizio del viaggio di scoperta che ha portato a Changeology.

Les RobinsonLes Robinson

Attualmente ho la mia azienda che forma persone per il cambiamento e lavoro praticamente con ogni tipo di agenzia, amministrazione locale e ONG.

Potresti farci una panoramica di Changeology e delle idee che presenta?

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Changeology è uno sguardo difficile a quello che 40 anni di studio, attivismo e pratica ci hanno insegnato circa l’influenza sul comportamento umano su scala di gruppo e comunità. Volevo renderlo davvero utile per i professionisti, quindi è pieno di idee ed esempi stimolanti. Mi sono reso conto che sono 5 i fattori che tendono ad essere incorporati nei tentativi di cambiamento di successo, a prescindere dalla scala:

Primo, c’era la giusta eccitazione. Le persone parlavano, in modo positivo e rafforzato, del nuovo comportamento, idea o prodotto.

Secondo, il nuovo comportamento stava per solleticare i pruriti delle persone, facendo loro superare le frustrazioni della propria vita, rendendole più sane, vicine, forti, sicure, aumentando la loro autonomia e il loro controllo dei dettagli della propria vita ed aggiungendo anche alla loro autostima.

Terzo, il nuovo comportamento era facile da capire e da attuare. Progettare per la convenienza è vitale se volete andare oltre il totalmente impegnato. Il nuovo comportamento dovrebbe essere una forma semplice per le vite complicate delle persone.

Quarto, i progetti di cambiamento di successo hanno posto grande attenzione nell’aiutare le persone a gestire il rischio percepito del cambiamento. Il cambiamento fa paura. Le persone che vanno in bici, per esempio, tendono a ridurre le paure rispetto a quelli che non ci vanno. Dobbiamo sempre concentrarci sull’espansione del comfort delle persone di modo che si sentano al sicuro, specialmente dalla possibilità di essere umiliate se non capiscono bene la prima volta. Per fortuna ci sono molti modi per farlo, che riporto nel libro.

Quinto, il cambiamento è come un cenone. Anche se siete vestiti per andarci, qualcuno vi deve invitare ad andarci. Trovare la persona giusta che ci inviti – qualcuno che sia appassionato, simile, rispettoso, connesso e senza potere – ha una grande importanza. Changeology riguarda come noi, come professionisti, rigiriamo per attivarli questi 5 ingredienti nei nostri progetti.

Nel libro menzioni il modello di ‘Diffusione dell’Innovazione’. Di cosa pensi abbia bisogno un’innovazione perché passi dai Primi Utilizzatori alla Prima Maggioranza?

Di solito, i primi utilizzatori sono il 20% circa di un sistema sociale. Se hai una buona idea, coinvolgerli spesso è molto facile perché stanno già cercando vantaggi nelle propria vite, aziende, fattorie, ecc. ed hanno le risorse e la fiducia per mettere in pratica nuove idee. “Attraversare l’abisso” per coinvolgere il resto del sistema sociale è molto più complicato. Ciò che sembra fare la differenza è avere il coraggio di mettere da parte la propria Versione 1.0 che ha funzionato bene col primo 20% e prendersi il rischio di riprogettare una Versione 2.0 che sia specificamente adatta a persone con meno risorse, meno tempo e meno interesse per le ragioni che crediamo siano importanti. Anziché concentrarsi, per esempio, sulla ragione (cambiamento climatico), dovremmo mirare a portare la gente ad adottare prodotti energeticamente efficienti perché funzionano proprio bene e si adattano alla vita delle persone (e sono anche belli). Questo ci richiede di pensare come progettisti, di immergersi nelle vite delle persone, inventando con l’immaginazione soluzioni ai loro problemi e abituarsi a “prototipizzare rapidamente” le nostre idee, che l’idea sia una festa in giardino o una cella solare. E quindi dismettere la nostra Versione 2.0 per una ugualmente rischiosa e sperimentale Versione 3.0.

Quali compromessi deve fare una cosa come la Transizione per fare questo?

Be’ sì. “compromesso”, sfortunatamente, è probabilmente il termine giusto. I movimenti dal basso come la Transizione spesso portano con sé un grande fardello ideologico e purismo missionario. Possiamo essere così concentrati sul quadro generale, e vogliamo così disperatamente che gli altri vedano il mondo come lo vediamo noi, che involontariamente creiamo la resistenza che disprezziamo cosi’ tanto. Nessuno vuole che gli si dica come vivere la propria vita e la capacità umana di resistere è infinita. Più facciamo pressione sulle persone, più o meno inavvertitamente, più loro si tirano indietro. Per esempio, se vogliamo che qualcuno usi un’alternativa alla macchina, “messaggiare” gli svantaggi della guida creerà solo resistenza. Dobbiamo invece promuovere soluzione che portino le persone dove vogliono andare più rapidamente che con la macchina. Questo perché la gente odia perdere tempo nel traffico. Se vogliamo che si diffonda una soluzione di trasporto, dev’essere rapida. Senza una soluzione che funzioni realmente, nessuna forma di comunicazione farà alcuna differenza. Considerazioni simili valgono per ogni nuova idea. Se vogliamo che le persone si uniscano a un gruppo di Transizione, per esempio, questo deve essere più divertente, socievole, ricercato ed essere personalmente più gratificante della cosa che altrimenti farebbero nel loro tempo libero. Le persone si ascoltano davvero solo fra loro, quindi l’esperienza di una nuova idea è l’unica cosa che la vende. Quel nuovo comportamento dev’essere un percorso credibile e ricercato verso CIO’ CHE LE PERSONE VOGLIONO, non solo a quello che vogliamo noi. La domanda che ci dobbiamo porre non è “Come convinciamo le persone?” ma “Come possiamo servire alle persone, su un vassoio, una risposta credibile alle loro frustrazione della vita reale (Affrontando anche i nostri problemi ambientali?)” Questo tipo di pensiero richiede molta empatia, immaginazione e flessibilità nei promotori del cambiamento.

Quali sono le componenti chiave di un progetto di “cambiamento efficace”?

Be’, le cose più importanti riguardano come improntiamo il nostro progetto PRIMA di cominciare a fare strategia.

PRIMO, chiamate una squadra di cervelli per aiutarvi a progettare il vostro progetto, una che misceli discipline e visioni del mondo, compresi esperti tecnici, membri del vostro uditorio di riferimento ed attivatori di comunità con esperienza come conduttori di coro, attivisti della comunità etnica, attivisti degli orti urbani e così via.

SECONDO, non fate nessuna strategia finché non siete stati su Google per una settimana e non avete preparato una relazione per il vostro trust di cervelli, che lo esponga a soluzioni inaspettate da tutto il mondo, così come una buona conoscenza della comunità in cui lavorate. Ora è anche un buon momento per fare qualche intervista, focalizzare i gruppi o fare ricerca d’osservazione per capire meglio la vostra comunità.

TERZO, una volta che cominciate a fare strategia insieme, fate spazio alle idee strambe (Finiranno per essere le migliori) divertendovi, giocando coi giocattoli, o coi Lego, o indossando cappellini da festa e così via. E’ solo gingillandosi in questo spazio che potete essere davvero creativi.

Poi, naturalmente, ci sono altre cose che i buoni gestori del cambiamento fanno… ascoltare storie stimolanti, tenere gli occhi aperti rispetto ai grandi sostenitori di base, capire cosa volete misurare, raccogliere i risultati mentre andate, rimanere in contatto coi sostenitori e così via.

Menzioni i “punti di svolta” e sostieni che sono un’idea sovrastimata perché incoraggiano l’autocompiacimento. Perché?

Nel libro sostengo che idee come i “punti di svolta” e “massa critica” sono illusioni perché nessuna soluzione è adatta a tutti in un sistema sociale. Ciò che si adatta la primo 20% dovrà essere reinventato per il 20% successivo e così via. Si tratta davvero di una continua reinvenzione, non solo di raggiungere una percentuale magica, con le vostre ripetizioni esistenti e poi sedersi ed aspettare che la vostra idea conquisti tutto.

Cosa, secondo te, fa cambiare le persone? Perché cambiano?

Le persone cambiano perché non sono soddisfatte delle loro vite. Le cose si percepiscono come sbagliate. Appare una soluzione. La provano. Funziona oppure no. A volte è una cosa puramente personale: camminare di più, smettere di fumare. A volte è una possibilità per essere il tipo di persona che fa la differenza: dare del tempo ad un progetto di Transizione.

Cos’è la Teoria del Cambiamento e perché è importante che le persone ne abbiano una?

Questo è cruciale. Troppi progetti di cambiamento vanno avanti senza un’idea chiara sul perché potrebbero avere successo. Una Teoria del Cambiamento è una dichiarazione semplice e verificabile del perché pensate che il vostro progetto funzionerà. Potrebbe essere semplice come “SE i genitori si attengono a delle buone tecniche genitoriali E SE i genitori hanno una possibilità di discutere la genitorialità insieme ALLORA i genitori adotteranno tecniche genitoriali migliori”. Questa dichiarazione è una teoria del vostro progetto e il vostro progetto è un esperimento che verifica e migliora la teoria. Spiega ciò che credete dobbiate fare per avere successo nella vostra situazione unica. Consiglio che i promotori del cambiamento passino molto più tempo a chiarire le proprie Teorie del Cambiamento prima di iniziare i loro progetti, usando i loro trust di cervelli e le ricerche su Google per avere delle idee dal mondo su cosa può funzionare, riducendo poi questo ad una versione semplice da provare nella situazione particolare. Nessuna Teoria del Cambiamento può essere perfetta, naturalmente. E’ sempre un’intuizione basata sulle migliori informazioni disponibili per voi e il vostri trust di cervelli, con dentro un pizzico di immaginazione.

Dal tuo punto di vista, cosa potrebbe aiutare la Transizione a far salire di scala il suo impatto?

Essere visibile. Sviluppare una reputazione per il divertimento e la socialità. Essere la soluzione ai bisogni che hanno le vostre comunità e che non sono collegate al cambiamento climatico. Essere stravagante e celebrare ogni volta che infrangete una delle vostre regole. Passare del tempo a sentirsi grandi per ciò che avete fatto e non aver paura di condividere ciò che vi stimola del vostro lavoro. Creare piacere. Davvero, è il piacere che porta le storie e le speranze nelle reti sociali. Penso che dovremmo sviluppare un Indice di Piacere e fare solo progetti che abbiano un voto di 8/10.

Scrivi del bisogno di “creare un’eccitazione”, ma come pensi sia meglio sostenerne lo slancio una volta che l’hai creata?

L’eccitazione o la conversazione sono l’onda portante del cambiamento. Nel libro spiego come la sorpresa e il piacere portino le storie nelle reti sociali su un’onda di eccitazione alla pari. Ma l’eccitazione da sola non fa il cambiamento. Ne è solo il vettore. Dovete fare attenzione ad altri quattro fattori che ho menzionato sopra: assicuratevi di solleticare i pruriti delle persone, rendetelo facile, rendetelo sicuro e trovate la persona giusta che inviti. Fate bene queste quattro cose e c’è una possibilità molto buona di vedere che i nuovi comportamenti si diffondono. Poi, per sostenere l’eccitazione, avrete sempre bisogno di nuovi modi per sorprendere le persone, che significa ribaltare continuamente i loro stereotipi, per esempio, su cosa vogliono ottenere i gruppi di Transizione. E questo significa sorprendere sé stessi… una sfida piacevole che, ancora una volta, mette le vostre immaginazioni e la vostra flessibilità in evidenza!

Hai scritto della giocosità di recente, in che modo questa aiuta?

I principianti spesso sono i pensatori più creativi ed i promotori di cambiamento che hanno più successo. Si tratta di guardare il mondo da capo, come i bambini con le “menti da principiante”. Il modo più semplice di pensare come un bambino è di praticare la giocosità. Ho sperimentato con diversi metodi nei laboratori, di recente. Ho scoperto il più sorprendente aumento della creatività semplicemente dando alle persone dei cappellini da festa da indossare. E i giochi per bambini, come “Chi ha paura del Signor Lupo?” funzionano bene. Per me è ormai regola che ogni persona deve proporre almeno un’idea ludica ed ho messo dei premi per le idee più strambe. Anche solo usare fogli colorati fa la differenza. Ho anche dato ad ogni gruppo una fornitura di Lego per giocare mentre pensano. Il mio prossimo esperimento sarà fornire ogni tavolo con un mucchio dei miei giocattoli di quando avevo 4 anni e figurine per giocare mentre fanno strategia. Questi metodi sono semplici, ma i loro effetti sulla creatività sono sorprendenti. Naturalmente, è tutto poco famigliare e in qualche modo difficile per attivisti dalla testa dura, ma se non possiamo cambiare noi stessi, come possiamo aspettarci che gli altri cambino?

Il sito di Les contiene molte idee e risorse per i promotori del cambiamento.

 

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