Sophy Banks: Cambiamento climatico – se fossimo razionali, l’avremmo già risolto

 

Da “Transition Culture”. Traduzione di MR

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 Il dibattito sul clima è in stallo? Il meteo estremo nel Regno Unito significa che ne stiamo parlando di più o di meno? Quand’è il momento buono per cercare di fare i collegamenti fra cambiamento climatico e alluvioni? E c’è qualcosa che la Transizione Interiore possa offrire alle domande su come a quando avere queste conversazioni?Ieri il gruppo per la Transizione Interiore di Totnes ha condotto un evento pubblico chiamato “

Cambiamento degli agenti atmosferici – un’occasione per parlare del tempo”. Abbiamo pianificato l’evento in gennaio, proprio quando le tempeste che hanno spazzato via la linea ferroviaria dalla costa stavano cominciando a soffiare e le piogge sferzante stava cominciando a formare il grande mare che si trova ancora sulle Pianure di Somerset [Questa foto (sotto a destra) è stata scattata dal treno e mostra che le Pianure sembrano più che altro un mare]. Mentre le alluvioni e la distruzione peggioravano, molta gente con cui ho parlato sembrava veramente entusiasta per l’evento – ed ho somerset%20lake-300x225cominciato a preoccuparmi dei numeri – cosa fare se vengono 40 persone? Abbiamo dato delle linee guida per tenere una conversazione ai gruppi locali di Strade in Transizione, immaginando che potesse essere una conversazione che gli altri avrebbero voluto fare.

Di fatto si sono presentante solo 8 persone, gran parte già coinvolte nella Transizione Interiore. Abbiamo passato una serata ricca e di grande connessione parlando di come il tempo abbia impattato sui di noi nella pratica così come a livello di sensazione. Come mi era già capitato prima, ascoltare gli altri ed avere uno spazio al di fuori della mia vita quotidiana per essere ascoltata, mi ha permesso di raggiungere un senso più profondo di quante sensazioni porti il cambiamento del tempo. Abbiamo anche parlato di come gestire le nostre risposte per continuare a vivere. Ho potuto lasciarmi la possibilità di sentire quanta rabbia ho verso il comportamento distruttivo dei nostri politici e dei “leader” d’affari, rabbia con la quale non entro in contatto – se lasciassi uscire tutta la rabbia e provassi ad agire mi stancherei molto alla svelta. Abbiamo riconosciuto che viviamo anche in uno stato di negazione per parte del tempo, portando avanti le nostre vite come al solito.


10%20keys%20to%20happier%20living-300x225La settimana scorsa sono stata invitata a far parte di alcune conversazioni ad una conferenza chiamata “Uscire dalla situazione di stallo: perché il dibattito sul clima è in stallo”. La conferenza ha riunito accademici e ricercatori, “professionisti” – quelli coinvolti nel terreno dell’impegno pubblico intorno al cambiamento climatico ed un paio di persone coinvolte nella politica energetica nei governi britannico e scozzese. L’obbiettivo della conferenza era verificare se gli “approcci psicologici” possano aiutare a far progredire il dibattito, a partire da l’interessante domanda: che roba è l’essere umano? 
Sotto molte idee circa il nostro mondo ci sono assunti impliciti su cosa sono gli esseri umani e su come ci comportiamo – e spesso riflettono le nostre percezioni imprecise. Due percezioni comuni sbagliate nella quali mi sono imbattuta: Nell’economia classica gli esseri umani si assume che gli esseri umani siano totalmente razionali, quindi quando hanno una piena conoscenza di un (presumibilmente perfetto ed onesto) mercato, faranno scelta razionali. Mentre la teoria economica si basa su queste multinazionali, i pubblicitari fanno un buon uso del fatto che le persone sono molto più sviate dalla proprie emozioni, identità, aspirazioni ed avversioni ed usano questi aspetti in modo efficace per venderci delle cose. Il secondo esempio è nei movimenti per il cambiamento che assumono che una volta che le persone hanno le informazioni, queste prenderanno delle decisioni sulla base di un’analisi razionale di quelle informazioni. Se vi mostro un film sul picco del petrolio o sul cambiamento climatico vi unirete alla Transizione per fare qualcosa sul problema”. Molte persone che sono state pioniere della Transizione potrebbero essere così – quando ho sentito del picco del petrolio messo insieme al cambiamento climatico ho cambiato la direzione della mia vita. Ma posso vedere che per gran parte delle persone non è così che funziona – c’è un lungo processo interiore fra l’ascoltare l’informazione, che può essere scioccante e travolgente, darle un senso e giungere ad un qualche nuovo modo di agire nel mondo. Ecco una definizione di una persona di un approccio psico-sociale e gli spunti che fornisce su come funzionano realmente gli esseri umani:

  • I nostri mondi interiori sono fortemente determinati dalle emozioni e il bisogno di gestirle, compreso il difenderle da cose che sembrano opprimenti.
  • Costruiamo il nostro mondo interiore e capiamo il mondo esterno attraverso la narrazione e le storie.
  • Gli esseri umani sono incoerenti e contraddittori piuttosto che razionali e coerenti.
  • La nostra percezione di noi stessi e il nostro comportamento è ampiamente influenzato dal nostro contesto sociale e dalle sue regole, strutture e valori.

E’ stato bello incontrarsi con altro organizzazioni di “professionisti”, compresa L’unione per la Psicologia Climatica (Climate Psychology Alliance), Rete di Divulgazione dell’Informazione sul Clima (Climate Outreach Information NetworkCOIN, che sta sviluppando un evento per aiutare i luoghi colpiti dall’alluvione a parlare di cosa è successo e collegarlo al Cambiamento Climatico) e Conversazioni sul Carbonio (Carbon Conversations). Carbon Conversations ha progettato in un profondo processo sostenuto da facilitatori preparati ed ha esplorato le risposte al Cambiamento Climatico in piccoli gruppi facilitati. Migliaia di persone hanno aprtecipato al processo e dopo il piccolo numero di partecipanti all’evento Cambiamento degli agenti atmosferici mi sono chiesta se abbiamo realmente bisogno di un piccolo gruppo di fiducia per aprire questo territorio emotivo.

Ho letto un articolo del fondatore di Carbon Conversations Ro Randall, diversi anni fa, che descriveva il suo focus nel processo di perdita, per aiutare le persone a lavorare nei “Compiti del Lutto” come sono stati definiti dallo psicologo J Worden nel suo modello della perdita. Questo comprende:

  • riconoscere la realtà della perdita,
  • lavorare sul dolore,
  • creare una nuova identità all’interno delle mutate circostanze,
  • e reindirizzare l’energia del vecchio attaccamento verso nuove relazioni.

Guardando il mio processo posso vedere che il solo terzo compito ha comportato cambiare il mio lavoro, vivere in un altro posto, iniziare una nuova relazione, rinegoziare tutte le mie amicizie – alcune delle quali le ho perse, così come ne ho trovate di nuove – ed imparare capacità del tutto nuove come coltivare verdure biologiche. Tutto questo è avvenuto senza aver risparmiare un singolo grammo di carbonio. C’è voluto molto tempo e di energia interiore. Ma è il fondamento di tutti i cambiamenti del modo in cui vivo ora.

Alla conferenza potevo percepire la mia delusione per coloro che lavorano con modelli limitati a volte pensano che il loro modo è il migliore. Ho scoperto che ogni modello si usi ci mostra una diversa sfaccettatura del quadro complessivo. Se ci concentriamo sulla perdita e sul dolore potremmo dimenticare che in realtà il sistema che stiamo perdendo è in diversi modi più una dipendenza autodistruttiva che una caro amico. Sì, ha sostenuto la vita di molti paesi e molte persone, ma solo attraverso un’enorme distruzione del mondo naturale, di molte altre culture e la creazione di un’enorme diseguaglianza. Quindi una lente di dipendenza aiuta a vedere qualcos’altro – che la fine del sistema della crescita industriale ha potenzialmente dei benefici enormi se possiamo trovare un sistema diverso che sia basato su qualcosa di più salutare.

Ho trovato molto utile che uno dei relatori chiave alla conferenza ci abbia fornito una panoramica più completa dei modi di comprendere e agire nel mondo. [Mi è sembrato molto come i quattro qudranti di Wilber, che ho anche usato per insegnare una comprensione completa e integrata dei sistemi umani salutari e distruttivi]. I quattro quadranti possono anche essere approssimativamente definiti come inteiore/esteriore ed individuale/collettivo. Ecco una versione abbreviata del modello:

L’approccio quadrante all’impegno (Renee Lertzman)

Esperienza emotiva Sentimenti, costruzione di senso, meccanismi di difesa, negazione, narrazione, empatia, colloquio motivazionale 

Attività: gruppi di conversazione/sostegno, ricerca qualitativa, laboratori, sviluppo della leadership, arti

Comportamentale Motivazioni, ragionamento, probabilità, leve e motori, processi cognitivi, razionalità, inneschi, passaggio, accensione, incentivi, cambiamento proattivo, ricerca quantitativa 

Attività: programmi di cambiamento comportamentale, efficienza energetica, servizi, trasporto (incentivi/tasse), coinvolgimento degli impiegati  

Sistemi Socio Visioni del mondo, etica, ideologie, credenze, messaggi, impegno basato su strutture e valori,  

Attività: programmi basati sulla fede, sondaggi di opinione pubblici

Contesti: marketing, messaggi politici, segmentazione della politica

CulturaliCollaborazione, progettazione, pratiche sociali, pensiero sistemico, resilienza, infrastruttura, focus sulle soluzioni 

Progetti di innovazione sociale, partnership pubblica/privata, progetti basati sulla comunità, progettazione partecipata, pilotaggio 

Attività: problemi di risorse (regionale/spartiacque),

Renee, che ha portato questo modello, ha suggerito che questi diversi modi di impegno tendono ad operare solo all’interno delle loro serie di sistemi che quendi limita ed indebolisce la loro pratica, visto che la realtà è che gli essere umani operano in tutti e quattro i quadranti per tutto il tempo. Questo riflette fortemente ciò che ho visto in particolare nei due grandi movimenti per il cambiamento positivo nei quali mi sono coinvolta. Nel movimento per la crescita personale il focus parte con l’esperienza interiore personale – “Il cambiamento inizia con ciò che c’è dentro di me, per fare cambiamenti positivi nel mondo devo guarire prima me stessa/o”. I movimenti per il cambiamento politico ed ambientale hanno la visione opposta: “Possiamo agire soltanto all’interno dei sistemi che sono intorno a noi – i sistemi devono cambiare prima che la gente possa cambiare”. feelings%20on%20offSecondo me questo è un caso classico della necessità di “entrambi/e” – le discussioni su cosa è più vero sono una vera perdita di tempo. Penso sia parte del raro potenziale della Transizione (alcuni mi hanno detto che per questi c’è una definizione distinta per cui vale la pena dare tempo alla Transizione) è che tentiamo – nonostante le difficoltà – di includere entrambi i modi di creare il cambiamento.

Ecco perché questo approccio inclusivo è importante. Le persone che vedono solo il quadrante personale interiore possono bloccarsi nel loro viaggio personale. E’ utile che ci siano persone con una grande pace interiore e che accedano persino a stati di illuminazione, se le loro pratiche personali includono un consumo insostenibile di carbonio attraverso voli per i laboratori o particolari diete? Di certo ad un certo punto ci dev’essere una connessione fra le nostre pratiche interiori, le necessità della nostra comunità ed i sistemi ecologici che sostengono la vita, oppure viviamo la nostra versione personale di separazione e negazione. E, dall’altra parte, molti movimenti sociali e politici sono finiti o esauriti o divisi dal conflitto perché non avevano intuizioni interiori e capacità di processo per affrontare il proprio processo inconscio – che naturalmente includerà dinamiche non salutari sul potere e il privilegio che permeano tutti noi, qualunque sia la profondità della nostra aspirazione alla cooperazione o all’uguaglianza. Quindi i movimenti più forti e più longevi saranno quelli che praticano realmente l’inclusività – elevando a sfida di comprensione le diverse visioni del mondo e i diversi linguaggi di coloro che si concentrano su altri quadranti e che possono realmente impersonare la qualità della pace e la resilienza che provengono dal valutare la diversità. Un’ultima parola sulla felicità! Una bella coincidenza è che oggi, giovedì 20 marzo, è l Giornata Internazionale della Felicità. Non sono sicura se la tempistica sia deliberata, ma oggi potete ascoltare gratuitamente una discussione di Hilary Prentice – che per prima ha sognato la Transizione Interiore di Totnes – che discute proprio questo tema. A partire dalla prospettiva del perché la consapevolezza e le discipline interiori siano preziose per gli attivisti – ma immagino anche riconoscendo che il ponte va gettato su entrambi i lati.

Il mio ultimo incontro a Londra è stato con Mark Williamson di Azione per la Felicità, parte di un movimento crescente che punta a rendere la Felicità una priorità politica, la cosa su cui i governi si dovrebbero concentrare per far crescere piuttosto della nostra economia materiale e finanziaria. Sto pianificando di scrivere altro su questo, ma il lavoro che sottende al movimento per la Felicità è cruciale per la transizione, perché spiega come sia possibile creare decrescita energetica – una costante e grande riduzione del nostro uso di energia e risorse – mentre si crea un miglior stile di vita.

La chiave di questo si trova ancora una volta nel capire cosa sia realmente un essere umano e cosa ci rende felici. Sempre più prove mostrano che ciò non proviene dai possedimenti materiali o dal consumo, a parte la soddisfazione delle necessità della nostra sussistenza di base – ma piuttosto da cose come l’avere delle relazioni felici, vicine ed amorevoli, un lavoro significativo e connesso e saper che le persone intorno a noi si trovano a loro volta in uno stato di benessere. Buona giornata di felicità!!