Partiti e Transizione

In questa fase pre-elettorale sembra ormai evidente che i partiti e “la politica” ci hanno notati. Sempre più spesso veniamo contattati da amministratori, sindaci, aspiranti sindaci, attivisti ecc.

Credo quindi sia utile a tutti farsi un’idea precisa di quale rapporto può instaurarsi tra il mondo della politica e il movimento di Transizione. Sin dal principio, infatti, i fondatori hanno discusso molto su questo argomento e cercato di immaginare una formula che garantisse la più ampia possibilità di collaborazione e sinergia e al contempo la completa protezione dei principi che il movimento cerca di diffondere.

Politici, diventate facilitatori

Alcuni recenti episodi rendono questo chiarimento più urgente e quindi cominciamo dalle basi, per esempio dai 12 passi, in cui al punto 9 possiamo osservare un’indicazione piuttosto precisa:

Il ruolo della vostra autorità locale (comune, municipio, ecc.) sarà quello di SUPPORTARE e FACILITARE la vostra iniziativa di Transizione, non quello di GUIDARLA.

Ne deriva che, quando un amministratore pubblico ci chiede “i moduli” per fare diventare il suo comune una Città di Transizione scopre che questi moduli non esistono e che non c’è modo di fare partire questo processo dall’alto. Non importa quante azioni virtuose si siano già messe in pratica in quella città, non è così che funziona. Se siete in cerca di un marchio o di una certificazione per evidenziare “il buon governo” della vostra amministrazione, questo movimento non vi sarà molto utile.

La Transizione è un processo e può nascere solo “dal basso”. Quello che un’amministrazione può fare è invece creare le migliori condizioni perché questo processo si attivi. Facilitare la nascita di una o più iniziative di Transitione nel proprio territorio.

Anche qui c’è ovviamente un’avvertenza. Se la politica è veramente interessata a veder succedere queste cose farebbe bene a non cercare di marchiare o di cavalcare la Transizione. In primo luogo perché facendo questo la fa apparire come qualcosa che ha affinità con la propria area politica, allontanando quelli di aree diverse dal processo stesso. Il risultato è che il processo viene ucciso o rimane mutilato.

I sistemi si cambiano in modo sistemico, e intervenire in modo sistemico significa poter coinvolgere ogni parte del sistema da modificare, non solo una fazione. In transizione si lavora CON mentre i partiti lavorano CONTRO altri partiti, le due cose non si sposano molto bene.

C’è poi da dire, che sia in Italia che all’estero, quando ci sono stati tentativi di “conquista” di questa idea, i cittadini hanno reagito istantaneamente con grande intelligenza riconoscendo l’uso improprio e venendo poi a cercare informazioni alla fonte.

La Transizione nei programmi elettorali

Abbiamo ricevute tante richieste di partecipazione alle attività elettorali in corso. Noi siamo sostanzialmente disponibili ad andare da chiunque ci chiami, ma chi ci chiama deve sapere che racconteremo sempre le stesse cose che già stiamo raccontando, non ci schiereremo a supporto di nessuna parte politica, non orienteremo voti, e che se nel medesimo contesto elettorale ci chiamano due “avversari” noi andremo da entrambi.

Il nostro messaggio è per gli esseri umani, le altre divisioni non sono particolarmente utili nel nostro contesto. Noi vogliamo costruire, muoverci, agire e progettare in uno spazio che non è quello attuale.

Le richieste sono trasversali

Un buon segno è il fatto che fino ad oggi abbiamo ricevuto richieste abbastanza trasversali, si sono interessati alle idee della Transizione esponenti di orientamento politico molto diverso.

Noi siamo diversi

L’ultima raccomandazione a tutti i politici (e non solo) è quella della prudenza, se vi improvvisate a spiegare cosa sia la Transizione dopo aver letto 5 righe da qualche parte potreste trasmettere informazioni profondamente sbagliate. Non affrettatevi ad accomunarci ad altro che sembra assomigliare a questo movimento perché non c’è niente che gli assomigli.

Capiamo che sia facile fare confusione, ma forse, i 26 appena usciti dal Transition Training di Verbania potrebbero spiegarvi che principi, modalità e idee della transizione sono davvero molto diversi da quel conosciamo, non necessariamente migliori, semplicemente diversi.

Assomigliamo a i “Comuni Virtuosi”? Alla “Decrescita Felice”? Agli “ecovillaggi”? No, anche se condividiamo con questi e con mille altri realtà e movimenti molte delle azioni visibili, alcuni dei principi. Siamo assolutamente pronti a collaborare con tutti, ma credeteci, siamo molto, molto, molto diversi. Non affrontate la cosa con leggerezza, perdereste una grande opportunità (a volte si fanno anche brutte figure).

Consigli spassionati

Se volete saperne di più prendetevi il tempo che serve (e a volte ne serve parecchio, dipende dalla vostra preparazione di base). Fatevi queste domande: saprei divulgare disinvoltamente questi temi?

  • EROEI
  • Permacultura
  • Ecopsicologia
  • Pensiero sistemico
  • Facilitazione
  • Psicologia del cambiamento

Se la risposta è “no” o “forse”, magari chiamate qualcuno di Transition Italia a spiegare la Transizione al vostro posto. Oppure studiate, ma ci vuole tempo. Noi stessi, dopo 3 anni di lavoro intensissimo, abbiamo ancora un costante bisogno di studiare in continuazione, spendiamo capitali in libri e tantissimo tempo incontrando persone che ci aiutino a capire aspetti particolari del processo che facilitiamo.

Credo di aver detto quel che serve, ma lascio il post aperto in modo che se arrivano contributi lo arricchiamo tutti assieme.

Buone elezioni, referendum e quant’altro a tutti…

—–

Documenti: “Breve guida per i confronti elettorali di Transizione” un documento sviluppato in Inghilterra e tradotto da Erica Giuliani con la supervisione di Dario Tamburrano. Visualizzabile in italiano su scribd.com o scaricabile direttamente in pdf.

8 commenti
  1. Dario Tamburrano
    Dario Tamburrano dice:

    Bel post davvero. Peraltro “spiegare” alla maggior parte dei “politici” (o aspiranti tali) certe cose, vi assicuro che è una delle imprese più ardue… è una questione di “forma mentis”. In genere come hai detto bene il politico lavora per una parte (e infatti si riuniscono spesso in partiti) e per un risultato a breve termine. Mentre il concetto di lungo periodo e di pensiero sistemico (l’insieme delle parti) è un po’ alieno. Sono cose che comprenderebbero bene quelli che vengono definiti Statisti, ma pare aimhè che sia una razza estinta…

  2. Massimo Giorgini
    Massimo Giorgini dice:

    Sento veramente importante parlare di questo argomento, perché sta nascendo un grande interesse verso la “transizione” nel mondo dei partiti e della politica.

    Personalmente credo che sia fondamentale mantenere una distinzione tra questi 2 mondi pur continuando a dialogare ed a scambiare informazioni.

    Possiamo anche avere alcune affinità con alcuni movimenti politici, ma rimane pur sempre una grande differenza a livello di metodi:
    i partiti di solito lavorano “contro” altri partiti
    – noi lavoriamo “con” gli altri gruppi o le singole persone;
    i partiti tendono a creare barriere e a fare una differenza tra “chi è con me e chi è contro di me”
    – noi lavoriamo per la massima inclusività sapendo che le differenze generano creatività e resilienza;
    i partiti in genere fanno proposte partendo dall’alto verso il basso
    – noi intendiamo generare dei progetti che nascano “dal basso”, dalle persone e dalle esigenze locali della comunità.

    Per questo , anche se la tentazione può essere grande perché sembra che la politica ci possa fornire delle scorciatoie per raggiungere i nostri obiettivi, è molto importante mantenere la nostra autonomia.

    Una domanda che può nascere è questa:
    che fare quando in una città o in un paese l’amministrazione sta prendendo delle decisioni che sono assolutamente in contrasto con il processo della Transizione?
    Ad esempio costruire ancora case e appartamenti, quando in futuro avremo bisogno di terra buona da coltivare con metodi che rispettano i cicli della natura; favorire la costruzione di nuovi inceneritori, invece di incrementare la quota raccolta differenziata; ecc ecc .

    Beh, ciascuno di noi come persona può partecipare a comitati, liste civiche o quant’altro, se lo ritiene giusto.
    Ma il gruppo di transizione non dovrebbe essere coinvolto in una “lotta” che utilizza metodi molto diversi dai suoi.
    Può invece incrementare le energie e la creatività per aumentare la consapevolezza dei problemi che dobbiamo affrontare e per coinvolgere la comunità in progetti che costruiscano un futuro migliore.

  3. Dario Tamburrano
    Dario Tamburrano dice:

    Per le regionali 2010 traducemmo grazie alla segnalazione di Glauco un documento del Transition Network sull’argomento

    TRANSIZIONE, E POLITICA NELLE CAMPAGNE ELETTORALI

    Tratto da “A Draft Guide for Holding Transition Hustings” – “Breve guida per i confronti elettorali di Transizione”
    http://transitionculture.org/2010/01/11/a-draft-guide-for-holding-transition-hustings/
    by Rob Hopkins, Peter Lipman, Ciaran Mundy Jules Peck, Alexis Rowell e Shaun Chamberlin.
    Traduzione in italiano di Erica Giuliani. Revisione ed adattamento Dario Tamburrano
    Visualizzabile su scribd.com: http://www.scribd.com/doc/53378574
    Downoad diretto
    http://www.indipendenzaenergetica.it/doc/TRANSIZIONE_E_POLITICA_NELLE_CAMPAGNE_ELETTORALI.pdf

  4. silvano ventura
    silvano ventura dice:

    Mi sono avvicinato da poco alla transizione per cercare degli elementi di condivisione delle mie preoccupazioni sull’attuale modello di sviluppo e sui danni ambientali, economici e sociali che sta provocando. Le soluzioni che la Transizione propone e che inizio a”vedere” , sono sicuramente il frutto di una vera visione di base dei vari problemi e coinvolgono il quotidiano di ogni singola persona, nella ricerca delle soluzioni. Credo che, in questo senso, la Transizione sia un modo di fare politica; di fare cioè il “bene di tutta la Società degli umani e dell’ambiente che li circonda”. La politica dei partiti non è ancora pronta a questo, perchè è spesso strumentale agli interessi di parte della società che rappresenta. Quando sarò grande, avrò studiato e sarò diventato più bravo, proverò anche io di spiegare la Transizione alle altre persone ;-))

  5. Paolo
    Paolo dice:

    la prima domanda in genere è “chi c’è dietro?”

    comunque bellissimo post..ma ne approprio appena ho un attimo..se posso dare un suggerimento aggiungerei dopo diversi “non necessariamente migliori semplicemente diversi”, visto che, secondo me, spesso si tende a recepire diversi nel senso di migliori

    in ogni caso la mia risposta standard è, quando mi chiedono di dare appoggio a qualunque cosa: quarda la tua è una proposta molto interessante. Quando saremo riconosciuti dalla comunità locale come una realtà che trascende gli schieramenti se ne potrà parlare più approfonditamente. Ma per il momento è no, grazie ma no, e questo vale per te come per tutti di destra,sinistra,centro, nord, sud, est, ovest.

Trackbacks & Pingbacks

  1. […] Transizione, non quello di GUIDARLA”. Sicuramente richiede un dibattito ampio e articolato. Leggi l’articolo … E’ disponibile anche la traduzione  di “Transizione, decrescita e politica nelle […]

  2. […] Intanto che il Corso di Condivisione e Approfondimento prosegue molto approfonditamente:-) vi esorto a leggere questo bellissimo articolo apparso su Transition Italia: link […]

I commenti sono chiusi.