Individuato il nostro “grande orecchio”

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Ieri è stata una giornata molto importante per il Transition Network (l’organizzazione non profit che coordina Transition) e per la rete di Transizione (la miriade di gruppi che sperimenta sul campo in giro per il mondo questo approccio al cambiamento).

Un viaggio cominciato a Lione

Completando un percorso cominciato lo scorso anno a Lione, abbiamo individuato “the keeper of the global perspective” ovvero un membro del board (più o meno il consiglio di amministrazione) del Transition Network che si occuperà di mantenere attivo e costante l’ascolto dei segnali, delle esigenze, delle richieste, delle paure, delle aspettative che emergono in giro per il mondo.

Per la cronaca, Ellen Bermann è ora il nostro “grande orecchio”, occhi, cuore, mani e farà ufficialmente parte del board con questo specifico incarico di ascolto, le facciamo quindi i nostri migliori auguri e faremo di tutto per aiutarla in questo compito.

La cosa però veramente straordinaria e incoraggiante è che siamo riusciti a gestire questo processo a livello internazionale senza utilizzare meccanismi di democrazia rappresentativa e evitando le dinamiche competitive tipiche del nostro attuale sistema.

Ascolto non rappresentanza

Innanzitutto Ellen non rappresenta gli Hub di Transizione presenti nel mondo presso il board del Transition Network, ma si occupa di garantire un canale di ascolto (e questa è una piccola, grande rivoluzione). Quindi non è stata scelta attraverso un processo “elettorale” basato sul criterio di rappresentanza, ma attraverso un percorso ispirato alla sociocrazia e al metodo del consenso.

Si è trattato di scegliere la persona che a tutti è sembrata più adatta, sommando pensieri ed energie di tutti, idee, supporto, ecc. (l’esatto contrario di quanto accade nelle normali elezioni a cui siamo abituati). Abbiamo sviluppato collettivamente un protocollo sperimentale che definisse le modalità di individuazione della “persona più adatta” (sono servite tante videoconferenze e lavoro su documenti condivisi in rete, visto che gli hub sono ormai sparsi un po’ ovunque nel mondo).

Sommare invece che sottrarre

È stato necessario infrangere molte barriere formali e psicologiche, ma così a caldo mi pare di poter dire: si può fare ed è molto bello farlo così.

Non riesco nemmeno a spiegare quanto sia triste confrontare questo modo di procedere con la faticosa e guerresca campagna elettorale che caratterizza questi mesi prima del voto. La differenza tra sommare le energie per prosperare e farsi a pezzi l’un l’altro per vincere è davvero sostanziale (cioè di sostanza, tangibile).

Si può vincere tutti?

Tanto per capire la differenza, credo che Ellen troverà uno straordinario supporto proprio da parte degli altri candidati a questo ruolo, è molto probabile (se ne sta già parlando) che formeranno assieme un formidabile team in cui Ellen avrà una posizione formale ma assieme svolgeranno il loro compito di ascolto in modo ancora più efficace, vedremo…

Per contro, in un normale processo elettorale competitivo, uno vince, gli altri perdono e la guerra ricomincia… difficile che in questa dinamica si trovi posto per il bene comune.

Un altro interessante esperimento quindi e la procedura* individuata, che sicuramente va migliorata e perfezionata (è solo un inizio), potrebbe essere utilizzata in altri contesti, dal micro al macro. Anche questo lo vedremo…

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* Questo il documento sintetico che spiega la procedura sperimentata (è in inglese al momento).

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  2. […] metodo è stato sperimentato su temi reali nei mesi passati, ad esempio per scegliere il membro di nomina internazionale da collocare nel board del Transition Network. Così, quando ci […]

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