Sorprendente Bruxelles: premio EESC

Scusate il titolo, ma è che torno da questo viaggio davvero sorpreso, e lo dico in senso estremamente positivo. Diciamo che, di base, il pianeta UE con il suo roboante carrozzone mi lascia spesso molto perplesso, e quindi anche andare a ritirare questo premio mi sembrava, prima di tutto e più di tutto, un’occasione per fare un po’ di chiacchiere con Rob, Filipa e gli altri della delegazione TN.

Confesso che per me il premio era un po’ un aspetto collaterale, invece mi sono dovuto ricredere. Ho la netta sensazione che ancora una volta si sia passata una soglia evolutiva di questa formidabile, grande avventura e in questo post provo a spiegarvi perché e quali interessanti scenari si aprono ora.

Però andiamo con ordine e cominciamo dal principio.

VOLO CANCELLATO

Il mio viaggio, dopo la sveglia alle 4:20 del mattino, è cominciato così, una laconica scritta sul tabellone dell’aeroporto e nulla più. Ho vinto la voglia di tornarmene a letto e assieme a tutto il gruppo di passeggeri orfani del loro aereo mi sono messo in fila agli sportelli in attesa di essere “riprotetto” dalla compagnia. Fortunatamente il volo di mezzogiorno per Bruxelles era quasi vuoto, quindi la mattina se ne è andata su una poltroncina nel via vai del Guglielmo Marconi.

Filipa via sms mi riorganizza il trasferimento tra aeroporto di Bruxelles e il palazzo in cui verrà consegnato il premio, dovrei comunque riuscire ad arrivare in tempo. Una volta in Belgio, però, le mando un messaggio dal treno che mi porta in città e lei mi chiama dicendomi: “Per fortuna che stai arrivando, perché Rob invece no”. Il nostro eroe è rimasto piantato per due ore su un Eurostar rotto e quando entriamo nel salone dove si sta svolgendo la plenaria del EESC lui è ancora sul treno, da qualche parte.

Va a finire che al momento fatidico, come vedete nella foto qui sopra, è Filipa a rappresentare TN e a ritirare il “trofeo” mentre Rob arriva mentre viene premiato il secondo classificato. Seguono strette di mano, baci e congratulazioni incrociate, pacche sulle spalle e tutto il corollario tipico di queste occasioni. Rob avrà poi modo di rifarsi in serata, prima del buffet, con il discorsetto che vedete qui sotto.

CHI È FILIPA?

Per chi non seguisse le vicende del Transition Network (immagino la maggior parte di voi), forse è utile spiegare come si è arrivati a questo premio e capire meglio chi è questa Filipa di cui parlo. Quando l’idea di Transition ha cominciato a valicare i confini inglesi e a diffondersi in altri paesi europei (e nel mondo), è nata anche l’esigenza di avere in ogni stato una sorta di gruppo che si occupasse degli aspetti di adattamento al contesto culturale, che provvedesse alle traduzioni necessarie, che organizzasse le attività minime di formazione, che mantenesse i contatti e le relazioni a livello internazionale.

Questi gruppi (o agili strutture) vengono chiamati “hub”. Transition Italia è, appunto, l’hub italiano, tra i primi a nascere e ad oggi tra i più “organizzati” (figuratevi gli altri… hi hi hi). All’inizio gli hub erano pochi, ma nel tempo sono aumentati di numero e quindi è cresciuta l’esigenza di relazione e di un minimo di coordinamento.

Ecco che entra in scena Filipa, portoghese, ex funzionaria UE con grande esperienza dei palazzi e dei meccanismi dell’Unione. Scopre Transition, viene colta da illuminazione, dà le dimissioni e si offre di lavorare gratuitamente per un paio di anni per il Transition Network nel coordinamento degli hub e come lobbista a Bruxelles.

Qui serve una piccola parentesi perché in Italia, il termine “lobbista” non suona particolarmente positivo. Noi lo associamo alle malefatte e alle pressioni di oscuri centri di potere che operano per biechi interessi. In realtà si tratta semplicemente di fare in modo che una certa idea o una certa “causa” trovi ascolto là dove il potere politico ed economico operano. Inoltre, Filipa sta sviluppando un modo “transizionista” di intendere l’attività di lobby e, a quanto pare, dà i suoi risultati.

Infatti qualche tempo fa Filipa ha chiesto udienza all’EESC e ha spiegato loro cosa sta facendo il movimento di Transizione nel mondo, suscitando un estremo interesse. Sono rimasti tanto impressionati da accettare il fatto che per capire Transition non bastava assistere a una relazione e a qualche diapositiva. Si sono convinti che fosse necessario andare a vedere sul campo quello che stava succedendo.

Così hanno inviato i loro osservatori a passare una giornata in una Iniziativa di Transizione nel proprio paese di origine (per esempio, per l’Italia, un membro italiano dell’EESC è venuto a Monteveglio, ha incontrato me, il nostro sindaco, le nostre maestre, la direzione del Parco dell’Abbazia, indagato nelle nostre relazioni che si estendo oltre confini del Comune, sulle altre iniziative di transizione tutte attorno a Bologna, ecc.) Ognuno di questi inviati è poi rientrato alla base e ha fatto la sua relazione su quanto ha scoperto.

Non avevano mai fatto una cosa di questo tipo, e l’esperienza li ha toccati in modo profondo, perché quando si è trattato di assegnare il loro premio annuale, il Transition Network è stata una scelta facile ed estremamente convinta (primi indiscussi su 23 organizzazioni candidate al premio).

UN PUNTO DI SVOLTA?

E qui viene la parte più bella della faccenda. Siamo andati a Bruxelles a prendere un premio espressione di un apparato burocratico che “tanto ste cose le deve fare” (cosa che io sospettavo)? O c’è di più. Beh.. l’impressione è che ci sia molto, molto di più. Molti membri dell’EESC, a partire dal Presidente Staffan Nilsson, appaiono ora fan sinceri (oserei dire sfegatati) di quello che stiamo facendo e hanno passato gran parte del tempo a parlare con noi incoraggiandoci, dandoci consigli su come muoverci nei rapporti con le istituzioni europee.

Forse posso sbagliarmi, ma qui siamo passati dalle istituzioni che ci consultano incuriosite (era la situazione al Consiglio d’Europa qualche tempo fa) alle istituzioni che sembrano volerci sostenere in modo convinto: ed è tutto un’altro scenario.

Penso occorra valorizzare con grande attenzione questa situazione, apre scenari incredibili. Ne abbiamo ragionato con Rob, Gerd (Transition Germany) e Filipa in serata e a colazione, visto che eravamo ospiti a casa di Filipa, ma come sempre, il tempo non è mai abbastanza.

Il mio volo era alla sera e io e Filipa abbiamo poi continuato i ragionamenti immaginando davvero un grande quantità di nuove possibilità e strade da esplorare (di cui magari poi vi racconto in modo che ci pensiamo tutti assieme). Per ora mi resta una sensazione entusiasmante che non mi aspettavo di provare.

Vediamo se saremo in grado tutti assieme di trarre frutto da questo momento affiancando al lavoro locale un supporto europeo che davvero potrebbe farci fare veloci passi avanti nella giusta direzione e permetterci di modificare le attitudini politiche delle istituzioni.

Non sarebbe bello? La Transizione in corso dall’orto sul terrazzo ai palazzi del potere Europeo?
Dai vediamo…

La delegazione TN al completo (io e Rob avevamo addirittura la cravatta perché invitati “ufficiali”)

18 commenti
  1. Laura
    Laura dice:

    Complimenti, bella esperienza e belle prospettive, … “adelante con juicio”: attenzione ai “palazzi del potere” . E…attenzione soprattutto al “potere” ;)).

    • Cristiano
      Cristiano dice:

      Sai, molti di noi sono usciti spontaneamente dai palazzi del potere, quindi dovremmo avere un certo livello di vaccinazione al riguardo… però le attenzioni non sono mai abbastanza, fai bene a ricordarlo.

  2. luca mingardi
    luca mingardi dice:

    Speriamo davvero che le impressioni che hai avuto siano corrispondenti a realtà e soprattutto che l’interesse che hanno dimostrato non svanisca nel nulla col passare del tempo.
    Bravi, bravi, bravi.

    • Cristiano
      Cristiano dice:

      Sì, speriamo, e soprattutto lavoriamoci… poi ovviamente certezze non ce ne sono, ancora…

  3. Lorenzo
    Lorenzo dice:

    IL FATTO: Il Transition Network ha ricevuto un premio da un’istituzione europea, il Comitato Economico e Sociale Europeo, cioè l’European and Economic Social Committee (erronea la sigla EECS nel titolo del post). Questo organo è una di quelle istituzioni ‘consultive’, che cioè fornisce pareri sulle proposte di leggi europee, e si esprime inoltre con pareri elaborati di propria iniziativa su altre problematiche che a suo giudizio meritano una riflessione.

    LA DOMANDA: C’è sicuramente chi ai ‘piani alti’ del Transition Network (perchè si è creata, inevitabilemente, una struttura interna) sta riflettendo su questi temi e sarebbe bene partecipare numerosi a questa riflessione: collaborare e come con le istituzioni europee? è bene entrare a far parte integrante dei meccanismi di governo/governance della UE con tutti i vantaggi che possiamo immaginare, oppure si corre qualche rischio? Se si, quali secondo voi?

    Rimango nel dubbio…La mia personale bilancia protende, al momento, verso la cauta collaborazione con le istituzioni europee. E voi, che ne pensate?

  4. Filippo
    Filippo dice:

    Complimenti vivissimi!
    Vogliamo contribuire di più… aiutateci a creare maggiore responsabilità e opportunità di transizione.
    Alleluia

  5. Giovanni Marocchi
    Giovanni Marocchi dice:

    UNA BELLA NOTIZIA NATALIZIA, dopo la morte del calendario Maya, questo importante evento … potremmo considerarlo come il battesimo di un nuovo calendario TN?…. in ogni caso la stella sotto cui nasce è buon auspicio.

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  4. […] A metà dicembre a Bruxelles una delegazione di Transition Network con Rob Hopkins e  il nostro Cristiano Bottone ha avuto il piacere di ricevere il primo premio “Società Civile” promosso da EESC (Comitato Economico e Sociale Europeo). E’ interessante leggere il resoconto di Cristiano che mette in luce il grande interesse che dall’Unione Europea è stato attribuito alla rete delle città in Transizione. Vai all’articolo …  […]

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