Ci serve la crescita economica?
Salve a tutt*,
ho pensato che l’articolo suggerito da Cristiano nel suo ultimo post, dove presentava la locandina dell’evento bolognese di mercoledì 29, valesse la pena di essere tradotto, quindi eccolo qui.
Ci vediamo a Bologna?
Buona lettura.
Osiamo mettere in discussione la crescita economica?
Da “The Guardian”. Traduzione di MR
Ci hanno venduto in maniera molto efficace la storia che la crescita infinita sia essenziale per mantenere e migliorare la nostra qualità della vita. Ma questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà.
Di Warwik Smith
Il pianeta ha risorse finite. Foto:Reid Wiseman/NASA/Rex/Reid Wiseman/NASA/Rex
Il perseguimento infinito della crescita economica ci sta rendendo infelici e rischia di distruggere la capacità della Terra di sostenerci. La buona notizia è che muoversi per rendere le nostre vite più sostenibili ci renderà anche più felici e sani. Vi piacerebbe un fine settimana di quattro giorni, ogni settimana?
Sono stato a due conferenze con premesse di base analoghe, nell’ultimo anno. La prima è stata all’Università Nazionale Australiana sull’economia ecologica e la seconda, appena la scorsa settimana, è stata sull’economia di stato stazionario all’Università del Nuovo Galles del Sud. La premessa dietro ad entrambe le conferenze è semplicemente ed innegabilmente vera, tuttavia è così destabilizzante da essere fondamentale per il nostro attuale stile di vita:
Viviamo in un pianeta finito.
Questo è quanto. Potreste chiedervi, come può una tale semplice affermazione di una cosa ovvia minare i principi della società moderna? La Terra è una gigantesca pietra che sfreccia attraverso uno spazio inospitale e circondata da una sottile pellicola di atmosfera che sostiene la vita. I sistemi di supporto vitale della Terra si auto sostengono e si auto regolano. Tuttavia, noi esseri umani stiamo lentamente e continuamente facendo a pezzi questo sistema di supporto. Il nostro pianeta è molto grande e può assorbire molti aggiustamenti dei propri sistemi, ma ora ci sono oltre 7 miliardi di noi umani e la quantità di energia e risorse che ognuno di noi usa sta crescendo rapidamente. Questo significa molti aggiustamenti.
Ci sono un sacco di prove del fatto che stiamo cozzando contro e superando diversi limiti cruciali della sostenibilità globale. Con questo non intendo l’idea di sostenibilità di qualche abbraccia alberi, intendo che stiamo intraprendendo azioni che non possono essere sostenute dai sistemi terrestri sul lungo termine. Stiamo già superando la capacità adattiva della Terra rispetto alle emissioni di gas serra, alla perdita di biodiversità, al ciclo dell’azoto e stiamo raggiungendo il limite critico sia del ciclo del fosforo sia dell’acidificazione degli oceani. Il nostro uso di acqua dolce sta a sua volta raggiungendo o superando i limiti sostenibili in molte parti del mondo e stiamo sistematicamente distruggendo la nostra terra fertile. Questi sono processi globali cruciali a sostegno della vita che non possono essere ignorati senza gravi conseguenze.
Il Rapporto sul Pianeta Vivente illustra ciò che sappiamo del nostro impatto sui processi globali. Foto: living planet report
Gli economisti, come il vincitore del premio Nobel Paul Krugman, contrasteranno questa linea di pensiero indicando che, in teoria, possiamo avere la crescita economica infinita per merito dei continui miglioramenti di efficienza. Se si crede che la creatività umana sia infinita, allora si può sostenere che la crescita economica sia infinita. Tuttavia, in questo caso come in molti altri, la realtà si scontra violentemente con la teoria economica. Non stiamo manifestando segni di disaccoppiamento della crescita economica dall’uso di risorse fisiche. A meno che questo disaccoppiamento non inizi ora e non avvenga rapidamente, la crescita economica continua spingerà il pianeta al di là della sua capacità di sostenerci – su diversi fronti.
Potreste essere sorpresi di sentire che c’è una notizia davvero buona in tutto questo. Nessuna delle cose che stiamo facendo, e che stanno distruggendo la biosfera, ci stanno rendendo felici. Al contrario, passare ad uno stile di vita più sostenibile ci porterà anche maggiore felicità e benessere generale. Sembra troppo bello per essere vero? E’ perché ci hanno venduto in maniera molto efficace la storia che la crescita infinita sia essenziale per mantenere e migliorare la nostra qualità della vita. Ma questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà. La prosperità materiale ha dei ritorni decrescenti quando si tratta di felicità e benessere. Una volta che abbiamo avuto accesso a buon cibo, riparo, servizi sanitari ed altre cose fondamentali, la natura della comunità in cui si vive e la qualità delle relazioni che si hanno sono i migliori fattori predittivi di benessere. Più cose fanno solo una differenza molto marginale.
I soldi non possono comprare la felicità. Quando i paesi ricchi diventano più ricchi, il loro benessere soggettivo (SWB) non aumenta necessariamente. Foto: Development, Freedom, and Rising Happiness: A Global Perspective (1981–2007)
Quindi, la buona notizia è che le impostazioni delle politiche pubbliche per salvare il pianeta sono molto bene in linea con quelle per salvare il proprio matrimonio e le relazioni coi vostri figli, coi vostri amici e coi vostri vicini, quindi con l’essere a servizio della vostra felicità e del vostro benessere. Per prima cosa dobbiamo fare qualcosa riguardo al prezzo delle case. Le persone non possono essere liberate dalla corsa affannosa alla distruzione della Terra e della propria anima se solo il fatto di assicurare un posto per vivere significa una vita di schiavitù dal debito con le banche (o dal pagare affitti assurdi a qualcun altro di modo che questi li dia alle banche).
Fatto questo, dobbiamo capire e promuovere il valore dell’ozio e del mancato guadagno che otteniamo dal consumo materiale. La terapia dello shopping funziona sempre e solo sul breve termine. La vera amicizia funziona per tutta la vita. Che ne dite di una settimana lavorativa di tre giorni e di un fine settimana di quattro giorni? Si può fare. I miglioramenti di produttività possono essere diretti a permettere alle persone di lavorare meno per lo stesso stipendio, piuttosto che ai profitti e all’espansione delle imprese. Non è inciso nella pietra che dobbiamo sempre lavorare più duramente possibile e per quanto più tempo possibile perché qualche dirigente di lungo corso possa avere il suo bonus da un milione di dollari. Piuttosto lavoriamo per (o apriamo una) cooperativa no profit in cui i lavoratori possiedano l’azienda e possano distribuire i guadagni nel modo che ritengono opportuno. E’ vero che se lavoriamo meno e compriamo meno l’economia potrebbe contrarsi, ma saremo tutto più felici e sani. Ecco una cosa che non sentirete dire a molti politici o economisti: l’economia dovrebbe servire noi, non il contrario.
Pensate alla settimana lavorativa di tre giorni. E’ possibile, la sola ragione per cui non lo facciamo è perché non soddisfa le ambizioni dei costruttori dell’impero, l’1% che controlla tantissima ricchezza e potere politico. Il loro sistema ha bisogno del nostro consenso e della nostra partecipazione. Possono essere battuti, se semplicemente smettiamo di credere alle loro ca**ate e diamo priorità al nostro benessere e a quello del pianeta. E’ così semplice, ma anche così difficile.
L’ha ribloggato su Pianoro in transizione.
Grazie Massimiliano, la parte che non mi convince di questo articolo resta comunque quella finale, questa faccenda dell’1% è reale, ma è anche un bell’alibi per tutti quanti. La retorica dei “cattivi che governano il mondo che è fatto di buone vittime”… bah?… uno dei tanti efficaci stabilizzatori del sistema.
Be’, a dire il vero non l’ho cassata per correttezza, ma a me non convince affatto. Sono d’accordo sul fatto che questo tipo di atteggiamento stabilizzi il sistema. Il punto non è che sia sbagliato in assoluto, è che è solo una parte della verità complessiva, in questo caso proprio la parte che serve a tanti per scaricare le responsabilità (che pure ci sono) su altri. Se si parlasse anche della tendenza delle persone e delle masse a delegare le decisioni e a scansare le responsabilità, sarebbe più chiaro perché si è venuta a creare questa situazione. Poi ci sono tantissimi altri fattori. Insomma, è un tipico esempio di riduzionismo comodo, ma è anche in un certo senso comprensibile, visto che sappiamo che la complessità e il nostro cervello spesso fanno a botte 🙂
Ehhhhh già 🙂
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