Le idee che sono in giro
Agli angloabili con un po’ di tempo libero mi sento di consigliare l’ultimo video pubblicato sul blog di Rob Hopkins. È sempre molto interessante sentire quel che racconta nelle sue uscite pubbliche.
Il suo intervento a Sunrise Off Grid comincia con una citazione di Milton Friedman (economista USA) che mi pare davvero adatta questa fase:
Only a crisis—actual or perceived—produces real change. When that crisis occurs, the actions that are taken depend on the ideas that are lying around.That, I believe, is our basic function: to develop alternatives to existing policies, to keep them alive and available until the politically impossible becomes politically inevitable.
Solo una crisi – reale o percepita – produce veri cambiamenti. Quando una simile crisi avviene, le azioni che vengono compiute dipendono dalle idee che stanno circolando in quel momento. Questa, io credo, è la nostra funzione di base: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle disponibili fino a che ciò che è politicamente impossibile diviene politicamente inevitabile.
Penso che in questo periodo, in cui il disfacimento del sistema si manifesta progressivamente sempre più visibile (e tangibile), l’idea di essere tra coloro che preparano strategie per il “politicamente inevitabile” possa essere di grande motivazione per tutti. Per chi sta sperimentando la Transizione, ma più in generale per tutti quelli che sono alla ricerca di modelli differenti e che fanno “circolare idee” che potranno essere raccolte al momento opportuno da tutti gli altri.
La disponibilità all’ascolto aumenta ogni giorno, e se guardate Repubblica di oggi, in prima pagina trovate un editoriale (di Zygmunt Bauman) che cita Tim Jackson e riflette abbastanza seriamente sul senso della crisi.
Entriamo in una nuova, interessante fase di passaggio, un’altra tappa della inevitabile transizione verso il futuro. Approfittiamo dei cambiamenti e spargiamo buone idee… sempre più persone ascolteranno, sempre più persone ne avranno bisogno.
Condivido pienamente 🙂 !!!
E’ una bella considerazione. Grazie.
E’ anche interessante osservare come la resilienza (magari chiamata in altro modo) prenda rapidamente il posto della sostenibilità.
Ho parenti in Argentina. Mi hanno spiegato cos’è in pratica un default: una mattina la banca è chiusa e il bancomat pure. Poco dopo i negozi sono vuoti, altri vengono saccheggiati. Non c’è niente da mangiare. Poi lentamente si riparte. Ma quella che fa male è la fase transitoria, il momento della crisi. Speriamo almeno che il cambiamento sia verso nuovi stili di vita.
Un saluto
È per quello che è molto importante essere pronti, prima di tutto psicologicamente e poi dal punto di vista pratico. Ci sono tante piccole, grandi cose che si possono fare a livello di singoli, di famiglie e, ancora più importante, di comunità di prossimità.
A tutti questi livelli è possibile costruire resilienza e la consapevlezza della resilienza porta serenità invece che tensione sociale e scontro.
Il rapporto poi tra resilienza e sostenibilità è complesso e dibattuto, io penso che la resilienza debba essere uno dei fattori che vanno a costruire un sistema sostenibile. Potresti infatti creare un processo ripetibile all’infinito nel tempo, che non crea rifiuti, ma che è fragile ai cambiamenti, quindi sostenibile ma scarsamente resiliente.
Direi che resilienza e sostenibilità dovrebbero andare a braccetto, l’intuizione nella Transizione è che in questo momento la resilienza è prioritaria per ragioni contingenti.