Rob, il petrolio e il summit Uk

Ogni tanto si può fare a meno di fare fatica. Questa volta infatti, è Debora di Petrolio che ha fatto il lavoro di traduzione del post di Rob Hopkins sull’incontro svoltosi pochi giorni fa tra una selezionata cerchia di industriali e i funzionari governativi UK. Rob e Peter Lipman erano stati invitati a rappresentare il movimento di Transizione.

Ecco quindi la sintesi di Debora Billi su quanto avvenuto (riporto il suo post così com’è):

Doveva restare segreto persino l’evento stesso del meeting, ma ilGuardian ha rotto le uova nel paniere. Questa è la prima notizia che ci riporta Rob Hoskins dal suo blog. Rob ha presenziato al summit sul peak oil del governo inglese come rappresentante di Transition Network, e racconta com’è andata.

Definito “affascinante e frustrante” allo stesso tempo, il meeting ha visto la partecipazione di 20 selezionatissime persone, tra le quali ministri, esponenti del governo e dell’industria e studiosidel problema. 4 le presentazioni, la prima delle quali ha riassunto la non consapevolezza dei governi sul peak e la necessità immediata di prendere provvedimenti.

La seconda presentazione ha esposto il punto di vista dell’industria petrolifera, secondo la quale il plateau è cominciato nel 2004. Dal 2005 è finita inoltre l’era del petrolio a basso prezzo. E’ stato chiarito che non conta la disponibilità, ma la continuità del flusso sul mercato, e che le compagnie sono ben consapevoli del fatto che, malgrado le riserve siano ancora consistenti, buona parte di esse non sono economicamente sfruttabili. L’esempio usato è stato quello delle particelle d’oro nell’acqua del mare: ce ne sono moltissime, ma nessuno si sogna di prendersi la briga di estrarle. Esiste qualche margine di sfruttamento nel gas non convenzionale, ma per renderlo conveniente occorre che il prezzo aumenti di parecchio. Fin qui l’industria, che a me pare assai chiarificatrice: a porte chiuse si ammettono verità generalmente ben occultate quando ci si rivolge al grande pubblico (e ai mercati…)

La presentazione della Peak Oil Task Force si è focalizzata sulla produzione, chiarendo che difficilmente si raggiungeranno i 90 milioni di barili al giorno e che da quel momento comunque non si potrà che scendere; che i Paesi occidentali, meno abituati alla volatilità dei prezzi, avranno molti più problemi di Cina e India; infine, che il primo settore su cui agire è quello dei trasporti.

Transition Network ha presentato le proprie proposte per una discesa soft, incentrata su un mondo a bassa energia, e portando imolti esempi di comunità locali che già stanno adottando politiche di transizione.

La discussione che è seguita ha un po’ sconcertato il nostro insider. Qualcuno ha suggerito che non occorre prendere provvedimenti di sorta, visto che ci penserà il mercato a regolare la transizione attraverso il meccanismo del prezzo. Al che, qualcun altro ha saggiamente obiettato che se penserà a tutto il mercato, allora cosa ci sta a fare il governo? Quest’ ultimo, infatti, dovrebbe agire proprio per rispondere alla volatilità e all’indeterminatezza del prezzo. Qualcun altro ha osservato che dovrà cambiare l’intero approccio politico, da una società dove ci si preoccupa di distribuire il surplus ad una dove bisogna invece saper dividere una torta più piccola.

I gruppi di studio a seguire si sono concentrati sulle risposte nazionali e locali alla sfida in atto. Molta la preoccupazione per i trasporti. Le conclusioni finali del lavoro sono state le seguenti:

– La data del peak è incerta, ma comunque inevitabile;

– C’è un alto rischio che i problemi si presentino nel giro di 3 o 4 anni;

– I prezzi saranno inevitabilmente più alti;

– A breve termine, si conterà di più sul gas naturale

– L’intervento del governo sarà inevitabile;

– Lo stile del cambiamento sarà decisivo, e il governo dovrà trasmettere il messaggio alla popolazione in modo chiaro ma non pessimista;

– Ci sarà bisogno di intervenire nei trasporti pubblici;

– Il sistema di pianificazione per l’uso del territorio dovrà tenere il problema ben in mente, e in futuro si potranno considerare anche i razionamenti.

Rob ha trovato affascinante come il governo sia sia finalmente deciso ad affrontare seriamente la questione peak oil, e si è sentito onorato per l’invito esteso alla sua associazione che è molto attiva a livello locale. Ha trovato invece frustrante l’impossibilità di farli uscire dal mito dell’eterna crescita economica, dal mito di “la tecnologia risolverà i problemi” e da come ogni preoccupazione sia concentrata essenzialmente sui trasporti, panacea per i quali pare essere il semplice passaggio alle auto elettriche e tutta la rete di alimentazione ad esse connessa.

Sembra non esserci alcuna considerazione di come una nazione che è la seconda più indebitata al mondo, che è diventata un importatore di energia in un momento di volatilità dei prezzi,riuscirà a pagare una simile infrastruttura.

Credo che questo summit sia da considerarsi un evento di importanza storica. E credo anche che, forse, la segretezza dell’evento non sia stata violata del tutto casualmente…

Il post originale di Rob Hopkins (in inglese).

2 commenti
  1. Giordano Mancini
    Giordano Mancini dice:

    Molto interessante. Mi pare evidente che si tratta delle prime vere prese di coscienza da parte del governo inglese, altrimenti salterebbe all’occhio che per l’economia della globalizzazione, così come è organizzata ora, sarà una vera mazzata. Non è solo una questione di auto elettriche. Ad esempio, converrà ancora fra 5 anni importare il grano dal Canada? Quanto costerà il trasporto via nave? Le nostre produzioni per l’export saranno ancora competitive dopo un drammatico aumento dei costi di trasporto? L’econonomia, nel frattempo sempre più sofferente, se non si trasforma in tempo riceverà altri colpi mortali.

    Per quanto riguarda l’atteggiamento generale, fino a che non cambieranno i “paradigmi di eccellenza” di riferimento, non sarà semplice avere dei cambiamenti nell’atteggiamento dei politici e degli imprenditori.

    Un saluto a tutti.

    Giordano

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